Castiglione Mantovano 5 Aprile 1970 ore 10,30 pasqua dei giovani
Castiglione Mantovano 1970
Miei cari, siccome il vescovo si pone sulla continuità della missione degli apostoli che sono stati mandati da Gesù nel mondo a continuare la sua missione, le mie labbra non possono che riecheggiare le parole di Gesù.
Poiché, come abbiamo udito, Gesù incontrandosi per la prima volta dopo la risurrezione con i suoi dice con insistenza “Pace a voi”, anch’io dico la stessa parola incontrandomi per la prima volta con voi: “Pace a voi”.
La pace è un grande dono. Il mondo, in tutti i tempi, e oggi particolarmente, la sospira, la desidera con tutte le forze, con tutti i suoi sforzi. Il mondo potente, sapiente e grande non è capace di stabilire la tranquillità, la concordia, una convivenza pacifica in mezzo agli uomini.
Gesù aveva detto che sarebbe accaduto così: “Vi do la mia pace, vi lascio la mia pace, non come la dà il mondo”. Gesù spiega con chiarezza che il mondo non è capace di dare la pace, che il mondo non è capace di costruire la pace, che solo lui è in grado di offrire agli uomini questo grande dono della pace!
Miei cari, abbiamo letto insieme che la moltitudine di coloro che erano venuti alla fede, di coloro che credevano in Gesù Cristo, aveva un cuore solo e un’anima sola. Questa è l’immagine della pace: un cuore solo e un’anima sola, uno spirito pacificato, una coscienza in pace, dei desideri e delle esigenze personali soddisfatti secondo la giustizia, secondo la grazia, secondo la bontà, secondo l’amore.
In pace con se stessi, in pace con gli altri e operatori di pace con tutti. Io continuo a farvi l’augurio di Gesù con queste mie povere parole svolgendo la mia missione visibilmente, attualmente in mezzo a voi, quella missione che abitualmente svolgo per mezzo del vostro parroco.
Dentro di noi ci sono sempre dei conflitti. Dentro di noi c’è sempre la tendenza alla lotta tra il bene e il male. Dentro di noi c’è sempre una lotta che, – se riflettete un istante – è sempre tra l’istinto di essere egoisti e la spinta ad essere generosi, tra l’egoismo che ci chiude in noi stessi, ci fa cercare noi stessi, il nostro interesse, il nostro prestigio, la nostra stima, l’onore, e forse la soggezione degli altri, e l’impulso dell’amore che, invece, ci porta a non volere essere “sopra gli altri” a non strumentalizzare gli altri, a non volere sfruttare gli altri e le cose degli altri, ma ad essere giusti, a dare a ciascheduno quello che gli conviene e non soltanto quello che ci conviene, ma anche di più per superare noi stessi.
Miei cari, se noi esaminiamo bene il nostro cuore, vediamo che è giusto non prendere la misura che ci propone il mondo nel nostro rapporto con gli altri, perché è sempre la misura del nostro interesse del nostro vantaggio. Se esaminiamo profondamente noi stessi, il metro è un altro: è quello di dare di più e di dare sempre di più.
Un fidanzato non dà soltanto una parte del suo affetto alla propria fidanzata. Così la fidanzata. Danno tutto e se avessero di più darebbero di più. Un padre e una madre per i propri figli non danno soltanto qualche parte di loro stessi. Danno tutto se stessi e, specialmente nel momento del bisogno, della malattia, della indigenza, che cosa non farebbero!
Vedete che nel nostro cuore, nella nostra natura tutti abbiamo l’istinto ad essere egoisti, ma tutti portiamo anche con noi un impulso ad essere generosi.
Gesù che vuole stabilire la pace tra questi due conflitti, tra queste due tendenze, viene a portarci il suo amore, viene a dirci: “Siate un cuore solo e un’anima sola” , viene a dirci: “Amatevi come io vi ho amato”.
Abbiamo appena celebrato la settimana santa, il venerdì santo e la Pasqua e sappiamo come Gesù Cristo ci ha amato e qual é la misura del suo amore per ognuno di noi. Sappiamo che è morto sulla croce, che ha dato veramente tutto, che ha dato totalmente se stesso e non ha risparmiato nulla. Ecco, la pace che ci porta nostro Signore Gesù Cristo: è la vittoria sul nostro egoismo e il trionfo dell’amore.
Capite molto bene, è molto facile capire se in tutto il mondo trionfasse questo amore e fosse fatto tacere questo egoismo, veramente ci sarebbe la pace.
Quello di Gesù Cristo non é soltanto un augurio o un insegnamento. Gesù non ci dice soltanto: chi vuole essere in pace con se stesso e vuole corrispondere all’amore deve rinnegare se stesso, deve prendere la sua croce e seguirmi. deve e giungere al punto di amare gli altri come lui ci ha amato. Gesù ci dà la forza, la capacità, la grazia di vincere noi stessi.
Questo è un fatto nuovo. E’ un fatto compiuto non da un uomo qualsiasi. E’ un fatto compiuto dal Figlio di Dio, da Uno che è vivo e, possiamo dire, più vivo di quando non lo fosse su questa terra, perché ha vinto la morte, perché è risuscitato, perché ormai vive una vita definitiva, e non si è allontanato da noi anche se noi non lo tocchiamo con le nostre mani come voluto fare Tommaso.
Gesù non è lontano da noi. Gesù si è impegnato ad essere in mezzo a noi, ripeto, non semplicemente per augurarci la pace, non semplicemente per insegnarci la via della pace che é rinnegare l’egoismo, ma per darci la forza, la capacità, la grazia di vincere noi stessi.
Noi, da soli, non siamo capaci a vincere noi stessi , Noi da soli non siamo capaci di stabilire la pace in noi stessi e nel mondo. E’ Gesù Cristo che vince il mondo. E’ Gesù Cristo la nostra pace. Gesù Cristo è colui che porta la pace nel mondo. E’Gesù Cristo che porta la pace in tutte le persone. E porta la sua pace perché ci porta una vita nuova.
Specialmente nella festa pasquale, nella celebrazione liturgica della Pasqua noi siamo continuamente richiamati al nostro battesimo. Il nostro battesimo non è stato semplicemente il giorno in cui ci hanno imposto un nome. In quel giorno Gesù Cristo si è posto nel vivo della nostra persona con tutta la sua vita, con tutta la sua forza, con tutta la sua grazia, con tutto il suo amore per farci vivere la vita nuova che ha portato su questa terra, la sola che ci rende veramente capaci di vincere l’egoismo e di trionfare con l’amore. Così siamo in pace.
Gesù non ci augura semplicemente la pace, Gesù non ci insegna semplicemente la via della pace, Gesù ci porta la pace perché ci ha portato una vita nuova. Questo è accaduto nel giorno del nostro battesimo. Noi siamo stati inseriti come tralci vivi nella vite viva che è Gesù: vita nostra, pace nostra, grazia nostra.
In questi giorni, in campagna, tra le altre cose si potano le vigne. I tralci che avete tagliato non servono a niente. Al mio paese servivano per friggere le frittelle di san Giuseppe. Il tralcio che, invece, avete lasciato sul ceppo incomincerà a germogliare, poi metterà il fiore, e poi il grappolo,e poi l’uva e dall’uva il vino. Con questo vi voglio dire una cosa molto importante. Gesù ha detto “Io sono la vite e voi i tralci”. Che cosa capita al tralcio che non vive della linfa del ceppo?
“Io sono la vite”. Il ceppo è nostro nostro Signore Gesù Cristo e noi siamo i tralci che ci nutriamo della vita che ci ha portato in terra nostro Signore Gesù Cristo e che ci dà la possibilità di essere buoni, di produrre frutti buoni, e i frutti buoni che ci porta la vita di nostro nostro Signore Gesù Cristo sono frutti di amore, di bontà, di superamento, di gioia, di pace. Questa vita si stabilisce nella pace della nostra coscienza, nella pace generosa del nostro cuore, nella pace dell’armonia con gli altri, nelle pace della generosità verso gli altri.
Così siamo in pace.
Questo auguro sia per voi nella celebrazione della Pasqua che continua. Questo auguro sia per voi in questo giorno festivo che ha come motivo anche la celebrazione della festa di san Luigi.
San Luigi ha creduto in Gesù Cristo, ha vissuto della vita portatagli da nostro Signore Gesù Cristo perciò ha avuto la forza di rinnegare se stesso, il suo principato, di superare il suo egoismo e di dedicarsi ai suoi fratelli fino al punto di morire curando i propri fratelli ammalati di peste.
Ecco il trionfo della grazia di nostro Signore Gesù Cristo.
Ecco la santità.
Ecco la vita cristiana che è proposta a ognuno di noi.
OM 286 Castiglione Mantovano 70 5 Aprile 1970 ore 10,30 pasqua dei giovani