La parola del Vescovo
Miei cari Sacerdoti,
mentre per tutti i fedeli in occasione della Quaresima di quest’anno, viene pubblicata nelle Chiese la Pastorale Collettiva dell’Episcopato Pugliese, mi piace intrattenermi con voi su alcuni argomenti che sono di maggiore attualità per il nostro ministero pastorale.
Verso la conclusione della visita pastorale
Nell’atto di indire la Visita Pastorale (gennaio 1955), mi proposi come scopo particolare l’efficienza della vita parrocchiale, e durante un intiero anno sono ritornato insistentemente nelle Parrocchie, e nei frequenti contatti con i Parroci, i loro Cooperatori, le Giunte di Azione Cattolica, mi pare di aver dato sufficiente risalto all’importanza della Parrocchia e di aver fatto intendere che ogni attività di ministero e di apostolato deve avere come centro propulsore e coordinatore la Parrocchia.
Non vi sono dubbi sul fatto che per ordinare bene il lavoro di apostolato nelle nostre Parrocchie bisogna incominciare dalI’istruzione religiosa.
Voci molto più autorevoli della mia hanno messo in evidenza proprio in questi ultimi tempi, ciò che ebbi occasione di denunciare in molte circostanze: nel nostro popolo c’e molta religiosità e poca religione; la causa principale è riconosciuta da tutti nell’ignoranza religiosa.
Se ricordate, le Missioni al popolo che furono dettate durante I’Anno Mariano ebbero un tema unico per tutte le Parrocchie della Diocesi: ” Dio, Gesù Cristo, la Chiesa ” e ci si prefisse unico frutto: “La santificazione della festa”, mettendo l’accento sul dovere di partecipare all’istruzione religiosa.
Era naturale che nello svolgimento della Visita Pastorale non desistessi dall’insistere principalmente sul rimedio più efficace e più urgente da apportare al male che affligge così gravemente le nostre popolazioni. I nostri comunisti, nella maggioranza!, non sarebbero tali se capissero che il marxismo è inconciliabile con la loro fede; le nostre chiese sarebbero molto più frequentate se nella mente di tutti quelli che magari si agitano per le “tradizioni” ci fosse una qualche idea un po’ più chiara su Dio e i suoi Santi.
Si può dire che, in seguito alla Visita Pastorale, il problema dell’istruzione religiosa in ogni Parrocchia è avviato a una buona soluzione, almeno per i piccoli. Ci sono elenchi aggiornati dei bambini e delle bambine, le classi sono divise, dovunque si sono scovati locali che funzionano da aula (alcuni molto infelici, ma resi accoglienti dalla industriosità e dal buon gusto delle catechiste); per ogni classe c’è una catechista, e un’assistente, funzionano le segreterie e per tutto il personale si sono tenuti corsi di pedagogia e didattica catechistica; a principio del corrente anno si è insistito per rendere più efficiente l’azione delle pescatrici, dalla quale dipende in gran parte la frequenza dei bambini. Che i frutti possano dirsi consolanti, si è costatato alle premiazioni catechistiche; da qualche parte è risultato che nei bambini si forma la convinzione che al catechismo non ci si va solo per prepararsi alla S. Comunione o alla Cresima, ma soprattutto per imparare a diventare cristiani.
Purtroppo, per l’istruzione religiosa degli adolescenti, dei giovani e degli adulti, si sono fatti solo dei tentativi: in qualche caso si possono dire anche riusciti, ma non c’è stata continuità. Bisogna riconoscere che le difficoltà sono maggiori rispetto a quelle incontrate per organizzare la Scuola di Catechismo per i piccoli; non è neppure da pensarsi che io possa essere a fianco ai parroci, Parrocchia per Parrocchia, come ho fatto per i bambini nell’ambito della Visita, per studiare tutte le situazioni e le possibili soluzioni: la Visita dovrebbe durare almeno tre anni. Mi pare invece conveniente chiuderla prima del Congresso Eucaristico di Lecce, per ritornare con più calma!ma su quanto ho potuto costatare e ricavarne le opportune conclusioni le quali, se fossero ritardate di troppo, ci porterebbero a procrastinare ciò a cui sarebbe invece urgente porre mano.
Intanto si continui a sviluppare ciò che è stato iniziato, si ritorni sulle iniziative già tentate. Raccomando le lezioni di religione nelle Scuole Medie, quelle da tenersi nei corsi di cultura popolare, di qualificazione e nelle scuole popolari; le “tre – sere” o le settimane per gli adolescenti e per i giovani; raccomando di dare importanza e di essere fedeli alle disposizioni dell’Episcopato Pugliese per ciò che riguarda la breve istruzione da tenersi in ogni Messa festiva.
Terminata la Santa Visita sarà questo il settore su cui impegnerò maggiormente la mia attività.
2) Per un apostolato liturgico
Il nostro popolo per passare da una religiosità tradizionale a una vera vita religiosa, ha poi bisogno che gli si schiudano i tesori della S. Liturgia. Se pensiamo alla portata e alla insistenza dell’azione Liturgica della Chiesa, da S. Pio X a Pio Xll, dobbiamo ammettere che non è snobismo fare dell’apostolato liturgico, ma semplicemente capire e intendere quale sia il mezzo stabilito dal divino Fondatore della nostra Religione per condurre gli uomini verso la salvezza.
Dopo un documento della portata della “Mediator Dei”, non c’è più posto per le discussioni sull’opportunità di un apostolato liturgico. La liturgia, nel documento pontificio, è talmente definita nella sua essenzialità, da rivelarsi come l’azione dello stesso Cristo «che comunica e diffonde la Grazia dal Capo divino nelle membra del Corpo Mistico». In ogni azione liturgica, insieme con Ia Chiesa, è sempre presente il suo Divino Fondatore, il Quale, come durante la sua vita mortale mirò a ricondurre al Padre celeste, primo principio ed ultimo fine, la misera stirpe di Adamo infetta dal peccato di origine, con il continuo esercizio della preghiera e del sacrificio, finché sulla Croce si offrì “Vittima immacolata a Dio”, affinché gli uomini, di nuovo ordinati a Dio “con la personale collaborazione al conseguimento della propria santificazione, frutto del Sangue immacolato dell’Agnello, dessero gloria a Dio”, così prima di lasciare questa terra ” istituì un Sacerdozio visibile per offrire dovunque l’oblazione monda affinché tutti gli uomini, dall’Oriente all’Occidente, liberati dal peccato, per dovere di coscienza servissero spontaneamente e volentieri a Dio”.
“La Chiesa, fedele al mandato ricevuto dal suo Fondatore, continua l’ufficio sacerdotale soprattutto con la Liturgia.
Lo stesso insegnamento religioso non è fine a se stesso: “Con L’insegnamento della fede Cattolica e con l’esortazione all’osservanza dei cristiani precetti, la Chiesa prepara la via alla sua azione propriamente sacerdotale e santificatrice”; e poiché “ogni atto di volontà presuppone l’esercizio dell’intelligenza, così la Chiesa insiste sull’istruzione religiosa, ma con lo scopo preciso e diretto di chiarire nella mente dei fedeli “la conoscenza degli argomenti e dei motivi che impongono la religione: il fine ultimo dell’uomo, la grandezza della divina maestà, il dovere del!a soggezione al Creatore, i tesori inesauribili dell’amore col quale Egli ci vuole arricchire, ecc “, affinché si concepisca il desiderio e il proposito di darsi a Dio”.
In altre parole, la Chiesa con l’insegnamento mira a far nascere in noi il sentimento della devozione che è I’atto principale della virtù della religione, col quale gli uomini si ordinano rettamente, si orientano opportunamente verso Dio e liberamente si dedicano al culto”, (1) cioè partecipano all’azione del Mediatore di Dio e degli uomini, al Sacerdozio della Chiesa e quindi alla vita liturgica.
Ora sarebbe logico e anche urgente far seguire all’azione catechistica avviata nelle Parrocchie, un sistematico apostolato liturgico.
E’ quasi lontana l’eco della Settimana Liturgica che ha inaugurato, nell’Ottobre 1952, lo studio dell’azione pastorale del Vescovo in collaborazione con i suoi Sacerdoti!; in più di una occasione si è potuto costatare come il nostro popolo sia aperto ai motivi della i liturgia e come li gusti quando il rito che si svolge davanti ai suoi occhi è sufficientemente illustrato da opportune didascalie; ricordiamo l’attenzione trasfigurata della folla che ha assistito negli ultimi anni al nuovo rito della Veglia di Pasqua la commozione che ha pervaso chi ha potuto assistere alle Sacre Ordinazioni, alla consacrazione degli altari e com’è attiva la partecipazione dei frequentatori delle Messe Vespertine che finiscono di essere le più curate. Avremmo quindi una grave responsabilità se non facessimo fruttificare i tesori di dottrina e di pietà che abbiamo attinti dallo studio della «Mediator Dei”, a favore della vita religiosa del nostro popolo veramente assetato delle cose del Signore.
Allo scopo di iniziare una attività liturgica ordinata e uniforme per tutta la Diocesi, come ho già avuto occasione di comunicare nell’ultimo ritiro, prima della chiusura della Visita Pastorale celebreremo in tutti i centri una settimana liturgica. Mentre sono tanto grato all’Abate di Noci [1] per aver accettato il peso del lavoro delle Settimane, non dobbiamo dimenticare che il frutto sarà proporzionato alla preparazione che disporremo, nell’ambiente della Parrocchia e a quella di cui noi saremo forniti per continuare le iniziative che saranno avviate proprio in occasione della Settimana.
Spero che su questo ci potremo intendere durante le due giornate di Clero che procederanno le Settimane. Intanto pregate e fate pregare.
3) Ottantesimo del Papa
C’è poi un avvenimento che mi preme sottolineare e al quale vorrei che dessimo tanta importanza: l’80mo del S. Padre.
Cari Confratelli, ci sono delle espressioni così abituali nel nostro linguaggio che rischiamo di non avvertirne più il significato e la importanza: «Ubi Petrus, ibi Ecclesia» (S. Ambrogio); «Habere non potest Deum Patrem, qui Ecclesiam non habet matrem (S. Cipriano); sarebbe come dire che la Chiesa è tutto per la nostra vita spirituale. e che nella Chiesa il Papa è tutto. Togliete il Papa è viene meno la Chiesa, e senza la Chiesa Dio non si trova più: è così.
Non so se ci preoccupiamo proprio di stare nella Chiesa per essere in condizione di trovare Dio e se nella Chiesa cerchiamo soprattutto il Capo visibile che poi è il tramite insostituibile per arrivare al Capo invisibile.
Lasciate che vi trascriva alcune espressioni di D. Orione sulla devozione che i Sacerdoti devono avere verso il Papa; io le ripeto a me stesso: “Il Papa, ecco il nostro credo e l’unico credo della nostra vita”.
“Nessuno ci vinca nella sincerità dell’amore, nella devozione, nella generosità verso la Madre Chiesa e il Papa; nessuno ci vinca nel lavorare perché si seguano i desideri della Chiesa e del Papa. Nessuno ci vinca nel seguire le direttive pontificie, tutte, senza reticenze e senza piagnistei, senza freddezze e senza riserve. Adesione piena e filiale e perfetta: di mente, di cuore, di opere, non solo in tutto quanto il Papa decide solennemente in materia di dogma e di morale, ma in ogni cosa qualunque siasi che Egli insegna, comanda ed esige”.
“Il Papa si ama in Croce e chi…. non lo ama in Croce non lo ama affatto”
Il Papa, che in questi giorni compie ottant’anni, c’è stato in ogni momento del suo lungo Pontificato sulla Croce; Gli dobbiamo tanta gratitudine proprio perché è stato e sta sulla Croce, e Gli dobbiamo dimostrare il nostro amore abbracciando la Croce.
Lasciamoci guidare dal Suo insegnamento attuale e luminoso, apriamo il cuore alle Sue angosciose preoccupazioni, intoniamoci generosamente alle Sue direttive.
4) La carità del Papa.
Questa mi pare la migliore celebrazione del fausto avvenimento.
Tutti i Parroci in questi giorni sono stati messi nella condizione di poter soccorrere alle necessità dei loro figli più bisognosi proprio attraverso la generosa liberalità del S. Padre; vi raccomando ancora, come vi dissi a voce: fate in modo che in quel aiuto che ricevono da mani delicate, i poveri possano scorgere una manifestazione tangibile dell’amore di Gesù vivente nel Suo Rappresentante in terra.
Cerchiamo di far capire a tutti chi è il Papa; insegniamo a volerGli bene
Ecco, così ho avuto modo di richiamare nuovamente i motivi che hanno caratterizzato la Visita Pastorale (v. Bollettino Diocesano 10-11 gennaio 1955).
Vi chiedo scusa del fatto che a ripetere le cose si diventa noiosi; ma io ho fiducia che una volta o l’altra se ne faccia poi qualche cosa.
Voi pregate perché impari ad essere sempre più paziente e fiducioso in Dio, e io vi benedico.
Carlo Ferrari Vescovo
Stampa: Febbraio 1956 – Rivista diocesana.
ST 133 Febbraio 1956