Giornata per le vocazioni 1972
Mons. Carlo Ferrari
Oramai tutti sanno che il vescovo fa esercitare la pazienza. Non si può dimenticare che in tutto il mondo oggi si celebra la giornata delle vocazioni, in particolare della vocazione sacerdotale.
Miei cari, oggi si sente tanto parlare dei sacerdoti. Se ne sentono di tutti i colori dei preti, dei vescovi, del papa. Ebbene, essi sono quello che sono, però nell’intenzione di nostro Signore Gesù Cristo, per la grazia del dono dello Spirito Santo che ricevono nel giorno della loro consacrazione, sono persone destinate a dare la propria vita per i fratelli.
Non hanno altro scopo. La loro missione non ha altro senso che quello di rendere presente nella loro persona, nella loro vita, nella loro attività, Gesù Cristo che si dona. Non hanno altro scopo se non quello d’essere fratelli, che vivono per amore dei loro fratelli e per alimentare l’amore cristiano nei loro fratelli.
La tradizione, la storia, l’abitudine ci può dare del sacerdote un’immagine falsata, sfasata, sfocata – dite come volete – ma questo é il sacerdote: é quella persona che si lascia prendere dall’amore di nostro Signore Gesù Cristo e si lascia portare in croce, é quella persona che diventa segno di contraddizione da parte dei buoni e da parte di quelli che non si possono dire meno buoni. Siamo in tempo di elezioni e perciò non bisogna dirle certe parole. Fatto sta che il sacerdote se le prende da una parte e dall’altra.
Perché?
Perché rappresenta una realtà difficile, perché rappresenta nostro Signore Gesù Cristo, perché é un richiamo continuo a rinunciare all’egoismo, perché é un richiamo a vivere secondo la dimensione dell’amore, e cioè, secondo l’impegno di rinunciare a se stessi e donare se stessi agli altri. E’ grande questo compito, é difficile questo compito ed é svolto da uomini che sono come tutti gli altri uomini.
E’ l’azione dello Spirito Santo che conserva indefettibile la chiesa ed é questo dono che noi dobbiamo -in certo qual senso- meritarci. Capite, miei cari ragazzi che ricevete la cresima, cari bambini e cari giovani, che c’é un mestiere nel mondo che oggi é particolarmente difficile? un mestiere che non cerca né l’interesse né il prestigio né il potere? il mestiere di servire i propri fratelli perché diventino capaci di volersi più bene? E, questo mestiere, questa vocazione – per dirlo con termini cristiani – é quello del sacerdote.
Se la voce del Signore si fa sentire al vostro cuore, rispondete di sì generosamente.
Vale una vita spesa per amore di Gesù e dei propri fratelli!
Papà e mamme, attenti! Nessuno può condannare i sogni che avete per il loro avvenire, per la riuscita dei vostri figlioli, però pensateci bene: non c’é nessuna carriera, nessun successo, nessun valore per una esistenza che possa paragonarsi a quella del sacerdote che serve i propri fratelli. E, se il Signore bussa alla porta delle vostre case per chiamare qualcuno dei vostri figlioli, non chiudetegli la porta, non rispondete con un rifiuto a nostro Signore Gesù Cristo che chiama, che chiama per la salvezza del mondo. Non vi pentirete di questo sacrificio, vi pentireste se aveste la sventura di dire di no a Gesù che chiama.
Scusatemi se ho parlato troppo a lungo, ma cercate di capire quello che ho avuto la grazia di dirvi, in qualsiasi modo lo abbia detto. Cercate di capire il senso della vita cristiana che é quello di amare. Cercate di capire il senso della vocazione sacerdotale che é quello di vivere per amore dei propri fratelli.
OM 620 vocazioni 72