Omelia alla Messa in Duomo, 21 agosto 1976
La nostra chiesa mantovana ha avuto il privilegio di avere tra i suoi Pastori colui del quale facciamo memoria questa sera: San Pio X. Non c’è un altro luogo nella nostra diocesi che respiri tanto della sua presenza e della sua memoria come il Duomo, dove egli, quando i suoi impegni glielo permettevano, scendeva a svolgere attivamente il suo ministero, particolarmente il ministero del confessionale. Dava l’esempio ai suoi sacerdoti impegnandosi, per amore di Cristo, a svolgere il ministero a cui era stato chiamato: il ministero della riconciliazione. Poi da qui è passato a Venezia e da Venezia a Roma. E’ diventato Papa, il successore di San Pietro, il vicario visibile di Cristo in terra.
Come ce lo presenta la parola di Dio che abbiamo celebrato insieme? Il Papa, il vicario di Cristo, il successore di Pietro subisce nella sua vita, nel suo ministero lo stesso esame che ha subito san Pietro. Non è un esame sulla scienza, sulle capacità umane, sul prestigio o qualche altra dote che deriva – come si esprime il Vangelo – « dalla carne o dal sangue ». E’ un esame sull’amore di Dio: « Simone di Giovanni – Giuseppe Sarto – « mi ami tu »? E per la seconda volta: « mi ami tu »? E per la terza volta: « mi ami tu più degli altri »? E la risposta che ognuno di loro, ognuno dei pontefici e il nostro San Pio X dà a Cristo in umiltà e confusione è: « Sì, Signore, tu lo sai che ti amo ». Poi, nella realtà esistenziale di ognuno, questa risposta sarà più o meno vera, più o meno fedele, come del resto comporta la condizione umana di ogni creatura.
Ma la risposta di San Pio X è stata una risposta fedele, una risposta – come si dice oggi – impegnata a voler bene a Cristo, perciò ad accoglierlo nella totalità delle esigenze del suo vangelo nella propria persona e nella propria vita.
« Beati i poveri, beati i miti, beati quelli che soffrono persecuzioni… » Tutte queste beatitudini, queste condizioni si sono verificate nella vita di San Pio X, per essere fedele a Cristo in tutte le situazioni, nel suo ministero di sacerdote, nel suo ministero travagliato di vescovo di Mantova in tempi molto difficili.
Noi diciamo che sono difficili i nostri tempi. Se leggessimo la storia di quei tempi della nostra Mantova e le difficoltà che san Pio X ha dovuto superare per annunziare il vangelo, ci accorgeremmo che tutti i tempi sono tempi di tribolazione, di prova, di persecuzione, senza dare a questa parola una coloritura particolare, per coloro che annunziano Cristo. E’ la condizione comune, normale che Cristo ha previsto per coloro che gli sarebbero stati fedeli.
Le tribolazioni e le persecuzioni che Pio X ha dovuto subire soltanto per entrare come Patriarca di Venezia sono un altro capitolo della sua storia e della sua fedeltà a Cristo. Quando è diventato pontefice ed ha avuto la responsabilità di tutta la chiesa ha trovato la chiesa in condizioni tali da fare paura: all’interno della chiesa per i movimenti che esistevano proprio in quei tempi, – e mi riferisco al fenomeno non troppo conosciuto ma molto grave del modernismo – .
E all’esterno della chiesa nella vita dei popoli e della nostra Europa, quello che si agitava tra le nazioni e che è sfociato nella prima grande guerra mondiale. è stato il colpo finale della sua esistenza terrena, per la sofferenza che ha raccolto nel suo cuore vedendo e prevedendo quell’immane disastro che il suo successore avrebbe definito « la inutile strage » Una inutile strage di vite umane senza alcun frutto per il benessere dell’Italia e delle popolazioni di tutte le nazioni di Europa. La nostra Italia ne sa qualche cosa e ne dovrebbe ricordare qualche cosa!
Ecco come un pontefice, come un vescovo può essere fedele a Cristo: vivendo la fedeltà al vangelo nei propri tempi e annunciando il vangelo come lo annuncia l’apostolo Paolo, descritto dalla parola di Dio che noi abbiamo ascoltato. Come san Paolo si presenta ai suoi, così si è presentato S. Pio X nella chiesa di Mantova, nella chiesa di Venezia, nella chiesa universale, dinnanzi a tutto il mondo, come l’araldo di Cristo che non porta un proprio messaggio.
Quante volte si fanno distinzioni tra un papa e l’altro, tra un vescovo e l’altro! Il papa, i vescovi, e con i vescovi i sacerdoti che cosa annunciano? Che cosa devono annunciare? Annunciano l’unico vangelo di Cristo. E Paolo scrivendo ai tessalonicesi dice e constata: voi avete accolto la nostra parola non come parola di uomini, che non avrebbe valore, ma come veramente è la parola di Cristo. E annunciata senza riguardo. Non dico senza rispetto per la persona.
Il riguardo è a Dio, è al senso del suo pensiero, al senso del suo messaggio, al senso della sua volontà, al senso del suo disegno di amore verso di noi. Questo ha fatto san Paolo; questo, sulle orme di tutta la chiesa di tutti i tempi, ha compiuto San Pio X con fortezza nell’annunciare l’integrità del vangelo di Cristo. Non con la preoccupazione di piacere agli uomini ma con la preoccupazione di piacere a Dio.
Oggi noi viviamo ore e tempi in cui possiamo essere presi dalla tentazione di adattare il vangelo alle esigenze degli uomini e non di mantenerci fedeli alle esigenze di Dio. Tra le due esigenze quale dobbiamo scegliere? Quelle di Dio. E quando si sceglie l’esigenza di Dio non si trascurano le esigenze degli uomini!
Si trascureranno le esigenze non autentiche, quelle sbagliate, quelle dannose. Le vere esigenze degli uomini coincidono con le esigenze di Dio, perché è Dio il nostro creatore che ha formato così la nostra persona, è Dio che ha messo nel nostro cuore le esigenze valide ed Egli non vuole mortificare. Tutto quello che ha posto in noi lo vuole edificare e sviluppare, perciò quando c’è una grande fedeltà all’esigenze di Dio si è nella condizione di corrispondere alle vere esigenze degli uomini.
Questa è la grande lezione che ci dà San Pio X per tutti i tempi e particolarmente per i nostri tempi e, particolarmente ancora per le nostre persone di ministri di Cristo che devono essere guidati da questa regola aurea e per le nostre persone di battezzati. Quando sentiamo certe esigenze nella nostra natura, intorno a noi, nella nostra società, confrontiamole con le esigenze del vangelo, con le esigenze di Dio. Possiamo essere sicuri che quando c’è una coincidenza, sono autentiche, buone, valide, vanno verso il bene nostro e il bene dei nostri fratelli.
Non dobbiamo avere paura di Dio. Dio ci potrà chiedere di sacrificare le esigenze non rette, indubbiamente ci chiede di passare attraverso il mistero della croce come è passato il suo Figliolo dilettissimo, perché possiamo essere liberati dal peccato – che è la fonte delle esigenze sbagliate ! – e possiamo entrare nella fonte della luce della grazia, cioè nella vita di Cristo, nella comunione con Dio che è il nostro padre che ci vuole infinitamente bene.
Quanto è stato amabile san Pio X ! Austero, forte ma amabile secondo l’insegnamento di san Paolo: « amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature ». Chi lo sospetta nei ministri di Cristo, nel Papa? Chi tiene in dovuto conto che il loro cuore è quello di una madre che ha cura delle proprie creature ? « Così affezionati a voi avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio ma la nostra vita ». E’ stato vero per san Pio X che ha dato la vita per il mondo. Espressamente ha offerto se stesso come vittima a Dio per scongiurare la prima grande guerra mondiale. « Perché ci siete diventati cari… ». Siete cari a Dio e allora non potete non essere cari a noi.
ST 387 San Pio X 76
Dal registratore e stampa ” da Dio a Dio un cammino di popolo e di persone” Mantova 1985 pag. 317-320 –
Omelia alla Messa in Duomo, 21 agosto 1976