é la storia dei tentativi instancabili di Dio per strappare l’uomo al peccato.
Agli uomini in preparazione al Precetto pasquale
Sia lodato Gesù Cristo.
Carissimi, il nostro animo é ancora colpito dal racconto che l’evangelista ci fa della passione e morte di Gesù; e noi dobbiamo chiederci, perché é accaduto questo: che il Figlio di Dio che ha salvato gli altri non é stato capace di salvare se stesso, come dicevano quelli che stavano a guardare mentre egli moriva sulla croce.
E’ una domanda che dobbiamo rivolgerci anche noi, non per beffare e beffeggiare Gesù che muore come un malfattore condannato al supplizio, ma come credenti che sanno molto bene che Colui che spirò sulla croce é il Figlio di Dio, che dopo tre giorni risusciterà, dimostrerà la sua forza, la sua potenza di Figlio di Dio.
Dicevo, noi, questa domanda, “perché Gesù é morto?”, ce la rivolgiamo come dei credenti, e la risposta la troviamo sempre nel Vangelo, ce la fornisce Iddio stesso che ha mandato il Figlio suo, fatto uomo, perché salvasse il mondo dal peccato; ce lo indica Giovanni, quando Gesù incomincia la sua vita pubblica, mostrandolo alle folle con quelle parole: – ecco l’Agnello di Dio che viene per portare via i peccati del mondo-.
Dunque questo fatto misterioso, perché non si può spiegare umanamente che il Figlio di Dio possa morire, é in rapporto, é in relazione con il peccato; e questa sera dobbiamo arrivare ad una convinzione chiara, per quanto ce lo concederà la grazia di Dio, che proprio questo fatto ci riguarda e ci riguarda per i nostri peccati, perché noi abbiamo commesso peccati.
Tutta la storia della salvezza, cioè della nostra religione, é la storia dei tentativi instancabili da parte di Dio per strappare l’uomo al peccato. Tutto ciò che ha fatto Iddio: dal momento in cui Adamo ed Eva hanno peccato, all’episodio del diluvio, alla vocazione di Abramo, alla elezione del popolo di Israele, alla missione del Figlio suo sulla terra, é tutto un susseguirsi dell’impegno, potremmo dire dello sforzo di Dio, per toglierci dal peccato.
E perché? Perché il peccato é intimamente connesso con Dio, con i nostri rapporti con Lui. Iddio ci ha creato, Iddio ci ha posto su questo mondo, non per abbandonarci a noi stessi, non per togliersi un capriccio, ma per un atto infinito di amore. Ci ha dato i doni che abbiamo di intelligenza, di capacità di decidere delle nostre azioni, proprio perché comprendessimo che Lui ci ha creati, che Lui ci ha arricchito di tutti i suoi doni affinché comprendessimo che noi non siamo staccati da Lui, che noi non siamo separati da Lui, che noi non siamo indifferenti al suo cuore, che noi non siamo degli estranei, che noi non siamo semplicemente delle sue creature come sono sue creature tutto ciò che esiste, ma che tra noi e Lui intercorrono dei rapporti del tutto particolari, singolari, unici, tutti pervasi da quel sentimento che noi chiamiamo amore.
E allora vediamo, per quanto brevemente sarà possibile, un po’ di questa storia come la ricaviamo dal libro di Dio. Non importano i nostri ragionamenti, importa ciò che é accaduto; importa capire il significato di ciò che é accaduto; importa capire che ciò che é accaduto, avviene ancora oggi e perciò ci riguarda personalmente.
Vediamo tre momenti della storia della salvezza come ci viene narrata dal libro di Dio.
Il momento della creazione,
il momento della costituzione del popolo di Israele,
il momento della presenza del Figlio di Dio in mezzo a noi.
Il momento della creazione
Il peccato di Adamo e di Eva, come ce lo descrive la Sacra Scrittura, esteriormente, all’apparenza, come fatto, come episodio, sarebbe semplicemente un piccolo atto di disubbidienza, ma se noi questo fatto, questo episodio lo guardiamo proprio in quei particolari che ci mette dinanzi il libro di Dio, vediamo che ha un significato ben profondo, ben serio, ben grave, estremamente grave.
Il demonio per indurre Eva e conseguentemente Adamo a disubbidire a Dio, dice loro:” Sarete come Lui; conoscerete il bene e il male” Perciò noi diciamo che il peccato non è il mangiare un frutto, non é l’atto di mangiare un frutto, ma é l’intenzione suggerita dal demonio che definisce il peccato; è l’intenzione di essere come Dio; è l’intenzione di mettersi alla pari di Dio; è l’intenzione di mettere da parte Iddio. Questa intenzione é espressa nelle parole suggerite dal demonio: “conoscerete il bene e il male”.
Non ha questa espressione il significato che diamo noi nella nostra cultura, nel nostro linguaggio. E’ linguaggio biblico, é un linguaggio semitico che va capito bene, profondamente, e oggi gli studi sempre più approfonditi delle lingue semitiche ci portano a scoprire proprio la portata di questa espressione: conoscerete il bene e il male, cioè: sarete voi che deciderete quando una cosa é bene e quando una cosa é male. Non sarà più Iddio. Voi sarete come Dio a decidere che questo é bene, e che questo é male. Sarete voi che direte questo é bene e questo é male.
Se sarete voi a decidere, questo é bene e questo é male, che cosa ne avverrà di conseguenza? che tutto ciò che vi piacerà sarà bene, che tutto ciò che non vi piacerà sarà male; che tutto ciò che vi tornerà comodo sarà bene, che tutto ciò che non vi tornerà comodo sarà male; che tutto ciò che riguarda il vostro interesse sarà bene, che tutto ciò che riguarda l’interesse degli altri, non vi importerà e sarà male.
Guardate che questo atteggiamento dell’uomo espresso così, direi, semplicemente, popolarescamente dalla Sacra Scrittura é sempre vivo.
L’uomo ha sempre fatto questo tentativo di essere lui il giudice delle proprie azioni; di trovare lui il criterio per definire una cosa giusta o ingiusta.
In pratica, anche quando noi non abbiamo in mente certe ideologie, ci diportiamo così, da non tenere conto: che Dio é il più grande, che Dio é il più intelligente, che Dio ha più giudizio, che Dio fa meglio le cose; che Dio conosce il valore delle cose; che Dio ha diritto di indicarci quali sono le cose buone e quali sono le cose cattive
Ci sono quelli che hanno detto: tutto ciò che é utile é bene, ci sono quelli che dicono: tutto ciò che fa piacere é bene; ci sono quelli che hanno detto: tutto ciò che favorisce la libertà é bene; Ma che libertà? Tutto ciò che favorisce il trionfo di una classe é bene!
Vedete che queste cose si ripetono, che queste cose sono attuali. Ecco il peccato di Adamo e di Eva. Ma non si risolve tutto qui. Iddio con Adamo ed Eva aveva stabilito, non soltanto dei rapporti di signore, di padrone, di creatore, rispetto ai sudditi, agli inferiori, alle sue creature, ma aveva stabilito dei rapporti di padre.
Voi capite un’espressione come questa, non é vero, miei cari uomini? Il padre é tutto per i suoi figli, il padre pensa e provvede ai suoi figli, il padre mette da parte, accumula, aumenta il suo patrimonio, le sue possibilità culturali, sociali per i suoi figli, ma questo, Iddio lo ha fatto in un modo eminente, perché un padre su questa terra ha sempre anche bisogno anche per sé, deve sempre premunirsi anche per se stesso.
Iddio é ricco. Iddio non ha bisogno di nulla.Iddio é perfettamente ricco, perfettamente completo non ha bisogno di nulla.Non é nella condizione di potere ricevere perché é completo, non gli si può più aggiungere niente, e allora é anche nella condizione che non può che dare, é nella condizione quasi di dover dare. Se fa qualche cosa é per dare, é per comunicare.
All’uomo ha dato tutto: ha disposto tutto l’universo, ha disposto per lui tutte le creature, ha disposto per lui tutti gli esseri.
E la Scrittura con un linguaggio plastico ci descrive tutti gli esseri: tutti i viventi dell’acqua, della terra, del cielo che passano davanti a Adamo ed Eva, e Adamo dà loro un nome. Dare un nome é un atto di possesso e questo possesso gli è conferito da Dio: “Tutto è vostro, moltiplicatevi, assoggettate la terra perché produca”
Quindi tutto ha dato Iddio all’uomo e inoltre, a questo aggiunge qualche cosa di più: il suo amore. Non è semplicemente una persona facoltosa, una persona ricca che diventa un benefattore rispetto ad un altro perché lo arricchisce, no, a questi doni aggiunge il dono più pieno, quello dell’amore, come un padre che dona tutto ai propri figli, ma prima di tutto e sopra tutto dona il proprio amore.
E allora comprendiamo che il peccato di Adamo ed Eva: che hanno voluto disubbidire a Dio, che hanno voluto essere al suo livello, che hanno voluto mettersi al suo posto che hanno voluto prendere le cose non come un dono di Dio, ma come un loro diritto, non come una espressione di amore, ma quasi sottrarglielo come se Egli fosse geloso delle proprie cose, é un peccato di diffidenza verso Dio. Non credono che Dio, che ha fatto tutte le cose per loro, le abbia fatte per amore.
Questa storia, questi atteggiamenti, queste espressioni, continueranno sempre.
Iddio nonostante che è stato trattato così, non desiste dal pensiero di avere l’uomo come sua creatura prediletta e di amare l’uomo come colui che vuole introdurre nella familiarità della propria esistenza, come aveva fatto nei primi tempi della vita del paradiso terrestre.
Non desiste dal pensiero di introdurre l’uomo in una comunione della pienezza della sua vita, per farlo felice della sua felicità.
Perciò dopo il peccato gli fa intravedere la possibilità di un perdono, la possibilità di una salvezza.
E verrà il momento in cui questa salvezza intravista, per i secoli futuri incomincia ad avere una consistenza nella vocazione di Abramo e poi soprattutto nella costituzione del popolo di Israele. E siamo ancora da capo, perché le cose si ripetono come da principio, direi con una gravità più maliziosa, più grande. Che cosa fa Iddio? Iddio nonostante l’ingratitudine dell’uomo, non desiste dal desiderio di salvarlo.
Iddio per puro amore, senza che vi sia nessun titolo , nessun motivo particolare, sceglie Israele che era un popolo come tutti gli altri popoli, un popolo costituito dai discendenti di Abramo, un popolo di peccatori, di ribelli, di ingrati. Sceglie Israele perché diventi il suo popolo tra tutti i popoli della terra.
Per questo popolo Iddio moltiplica i prodigi, ed è tutta la storia del popolo di Israele: lo libera dalla schiavitù dell’Egitto, lo guida, lo protegge, lo nutre, lo disseta durante la traversata del deserto. Dopo avergli dimostrato tutto il suo interessamento con dei fatti concreti constatati per vari anni, stabilisce con lui un patto di alleanza, con cui – notate bene – Iddio si impegna a non venire meno, a cui lega le sue promesse e le sue benedizioni per il futuro. Proprio mentre accadevano queste cose, cioé mentre Iddio d’intesa con Mosè preparava questo patto, questa alleanza, il popolo ai piedi del monte, chiedeva ad Aronne un altro Dio, un Dio che si potesse vedere, che si potesse toccare, un Dio che si potesse portare dove si vuole.
Questo popolo non vuole camminare con Dio, vuole che Dio cammini con lui. Vedete che siamo ancora come ai tempi di Adamo ed Eva, cioè come a tutti i tempi? Il popolo non vuole camminare con Dio, non vuole un Dio che gli parli dall’alto, non vuole un Dio che lo guidi nel deserto, non vuole un Dio anche che lo nutra e lo disseti; vuole un Dio a sua disposizione, vuole un Dio a suo uso e consumo, vuole un Dio che faccia quello che vuole lui; vuole un Dio un Dio che si possa, “trattare” vuole un Dio con cui si possa anche mercanteggiare.
Quanta gente ha questo concetto di Dio. Quanta gente viene in chiesa, accende una candela e pensa: se io offro qualche cosa al Signore, Lui è obbligato a dare qualche cosa a me! Quante espressioni ci sono, che noi riteniamo religiose e sono idolatriche! Quanti – anche tra coloro che vanno a portare ceri santi – bestemmiano perché Iddio non si può comperare con le candele.
Iddio è puro spirito. e loro si adornano di oro. Ai piedi del monte Sinai, si sono costruito un vitello d’oro al posto di Dio che li aveva condotti attraverso il mare, al posto di Dio che aveva distrutto la forza dell’esercito del faraone, al posto di Dio che li aveva difesi dal caldo, dalla fame, dalla sete. Non ne vogliono sapere di quel Dio. Vogliono comandare a Dio. Non voglio un Dio che li comandi.
Notate che questo Dio ama il popolo di Israele e le espressioni, soprattutto letterarie che rilevano l’amore di Dio, noi le troviamo soprattutto nell’Antico Testamento, e si concretizzano in termini molto commoventi per tentare -in qualche modo- di esprimere l’amore che Dio porta al suo popolo. Lo chiamerà “figlio mio” e dirà: potrebbe accadere che un padre dimentichi il proprio figlio ma io non mi dimenticherò di te; potrà accadere che una madre dimentichi il frutto delle sue viscere, ma io non ti dimenticherò; potrà accadere che uno sposo sia infedele, ma io ti sposo con delle nozze eterne e con un patto eterno.
Parola di Dio – diranno i profeti – che non può venire meno. Ecco Iddio!
Il popolo risponde rifiutando Iddio e Iddio in certo qual senso lo perseguita con il suo amore: sarà un amore forte, sarà un amore onnipotente che si esprimerà anche attraverso il castigo, ma non sarà il castigo per se stesso. Il castigo ha soltanto l’intento di far ravvedere questo popolo – lo vedremo domani sera – per convertirlo, per chiamarlo ancora perché ritorni sui suoi passi.
Notate un altro particolare del peccato. Il peccato non può raggiungere Iddio, non può toccare Iddio, non può colpire Iddio perché Iddio è puro spirito, ma Iddio su questa terra ha tutte le sue creature, dalle stelle alle piante, agli animali ed ha soprattutto gli uomini. Sono tutti opera delle sue mani. Quando uno commette peccato non può colpire Dio che è puro spirito, che è al di là, che è al di sopra di tutte le cose, ma colpisce le creature. Il peccato, soprattutto, colpisce la creatura di Dio: l’uomo, la donna.
Adamo ed Eva appena hanno commesso il peccato si accusano l’uno l’altro. Adamo accusa Eva. Eva accusa il serpente. Incominciano le gelosie dei primi coniugi. Nei loro figli questo sentimento sarà già odio e abbiamo Caino che uccide Abele.
E il peccato si moltiplicherà, cioè il male frutto del peccato avrà le sue ripercussioni in tutti i mali degli uomini.
Così sarà di Israele, che sarà castigato proprio come popolo perché ogni peccato è un male che non tocca Dio, ma tocca le creature di Dio, le creature predilette di Dio.
Cari uomini, comprendo che ci può essere già un po’ di stanchezza in voi, ma lasciate che vi dica ancora una cosa.
Le cose continuano. Iddio non si stanca neppure per il modo inconcepibile con cui il suo popolo gli risponde. E’ allora che il suo amore, si può dire, diventa più grande; è allora che il suo amore si concretizza più personalisticamente, più personalmente. Manda il Figlio suo. Poteva fare di più ? Poteva dimostrare meglio all’uomo che Lui, Iddio, non cerca se stesso, non cerca il proprio tornaconto, non cerca il proprio interesse ma cerca noi, la nostra salvezza, il nostro bene? Ci dona il Figlio suo! Ci manda il suo Figliolo perché si faccia uomo e possa esprimere e nel modo più concreto e sicuro l’amore suo verso di noi.
Gesù muore in croce. Abbiamo appena terminato di leggere la passione del Signore. Perché muore in croce? Perché Dio ci ama; Perché muore in croce? Perché Iddio ci vuole strappare dal peccato. Perché Iddio ci vuole strappare dal peccato? Perché il peccato ci strappa da Lui. Quando noi commettiamo peccato non sono le azioni materiali in se stesse che hanno valore di bene o di male. Adamo ed Eva, hanno voluto essere conoscitori del bene e del male. Hanno voluto conoscere il bene e il male, cioè hanno voluto porsi al di sopra di tutto, ma anche al di sopra di Dio e contro Dio.
Iddio ci vuole strappare dal peccato perché ci vuole strappare dalla separazione che noi abbiamo operato nei suoi confronti; perché ci vuole strappare da quella perdizione verso cui andiamo se ci allontaniamo da Lui; perché ci vuole strappare da tutti i mali che ne conseguono dal fatto che noi ci allontaniamo da Lui che è il bene e da cui deriva tutto il bene. Ci vuole strappare dal peccato per unirci a se stesso, per stringerci a se stesso, per chiuderci nell’abbraccio infinito del suo amore, per introdurci nella sua esistenza, per introdurci nella sua vita senza fine e senza limiti, per introdurci nella sua felicità.
Ma avete considerato che cosa ha fatto per raggiungere questo scopo? Volete ancora fare una considerazione? Iddio che non poteva essere colpito dal peccato dagli uomini perché è puro spirito, ma era colpito nelle sue creature, ora che manda il suo Figlio, fatto uomo in mezzo a noi, iddio è colpito anche personalmente dalla nostra malizia, dal nostro odio, dalla nostra ribellione Ricordate l’espressione della folla che assiste al processo di Gesù e che grida: ” Nolemus hunc regnare super nos” noi non vogliamo che Costui regni sopra di noi, noi non abbiamo nessun altro re se non Cesare?
Siete uomini, siete maturi, siete intelligenti, capite dov’è il peccato: togliere di mezzo Dio! E, poiché Dio si è fatto uomo, toglierlo ancora più concretamente, se fosse possibile, distruggendolo con la morte, perché non regni sopra di noi, disposti ad accettare che Cesare regni sopra di noi, che chiunque altro regni sopra di noi. Cesare è un nome, ma Cesare è un fatto, è qualunque cosa, è qualunque creatura: sarà la potenza del danaro, sarà la potenza dell’interesse, sarà la potenza dell’influenza politica, del prestigio, di tutto ciò che volete, purché non sia Dio. Purché non sia Dio!
Lo comprendete miei cari uomini che cos’è il peccato, qual è la profondità del peccato, qual’è la portata del peccato, qual’è la malizia del peccato, quali debbano essere conseguentemente i frutti del peccato? Tutto il male che c’é nel mondo è scatenato dal peccato. Cristo che è colpito dalle nostre mani per essere tolto di mezzo, è colpito in ognuno dei nostri fratelli. Noi non commettiamo un peccato che non sia un male contro quelli nei quali Egli, venendo sulla terra ha voluto stabilire la propria presenza. Fate del male ai piccoli? Lo fate a me. Fate del male ai poveri? Lo fate a me. Fate del male ai deboli? Lo fate a me. Fate del male a chiunque? Lo fate a me.
Dunque diamo uno sguardo a tutti i mali che sono intorno, intorno. Chi li commette questi mali? Non è la fatalità, non è la disgrazia, non è il caso, è la malizia, è la mancanza di amore, è che noi non abbiamo creduto al nostro Dio, è che noi non crediamo di avere bisogno di Dio, Lo capite il peccato?
Scusatemi; domani sera ritornate. Questa sera siete venuti in un numero discreto.Bravi. Portateveli nel cuore questi pensieri! Lasciate che penetrino nella vostra esistenza questi pensieri! Facciamo della nostra fede quello che è, non quello che abbiamo sentito dire.
Abbiate pazienza. Prendete come una penitenza della Quaresima quella di ascoltare il Vescovo così a lungo. Abbiate pazienza, ma continuiamo a pregare. Celebriamo insieme la Santa Messa. E’ il sacrificio di Gesù Cristo, Figlio di Dio che viene a morire per portare via i nostri peccati.
Mettiamoci nella disposizione sincera per dire a noi stessi: io voglio Dio sopra di me? Mi voglio rimettere al suo giudizio nel valutare ciò che e bene e ciò che è male? Ci credo che mi vuole più bene di qualunque persona al mondo? Ci credo che mi vuole bene senza interesse, che non ricaverà proprio un bel niente da me, e mi vuole bene lo stesso? Voglio bene a questo Dio che manda il Figlio suo a morire per me?
Poniamo queste domande miei cari uomini.
Queste sono domande religiose.
Queste sono domande cristiane.
Questo è un esame di coscienza cristiano.
Importa che questi pensieri siano scolpiti nei vostri cuori.
Sia lodato Gesù Cristo e perdonatemi ancora.
OM 104 Triduo 67