Castiglione delle Stiviere 1969
Miei cari, lo sentivo oggi che avreste risposto all’invito di ritrovarci qui a Castiglione per un incontro di preghiera. Ho dapprima pensato e ripensato a che cosa dovevo dire a voi in questo primo incontro con tutta la gioventù della diocesi. Vengono in mente tante cose e si vorrebbe profittare di queste occasioni uniche per dirle tutte: per dire tutto quello che si pensa, tutto quello che si desidera quando il pensiero va alle proprie giovani e ai propri giovani che ci sono nella nostra chiesa mantovana.
Ma vi dico con tutta semplicità: a un certo punto, non ho più pensato: ho pregato, e ho pregato adorando Iddio perché la preghiera è adorazione, ed è pensare a ciò che fa Dio, ed è conformarci a ciò che Dio fa per noi, non in modo vago, non in un modo generico. Adorare Dio é pensare a ciò che Egli fa in questo momento per me, per voi, per ognuno di voi. E ho adorato il Padre che quest’oggi vi chiamava qui, che questa sera vi chiama a essere davanti a lui come suoi figlioli.
E ho adorato il Cristo figlio di Dio, che in questa sera in un modo singolarissimo e straordinario è in mezzo a noi, poiché siamo più di due o tre , numero al quale ha promesso la sua presenza Siamo centinaia ed egli – ci esprimiamo come siamo capaci – Egli centuplica la sua presenza in mezzo a noi, questa sera, per fare ciò che deve fare lui, Gesù Cristo Figlio di Dio nostro fratello: darci la possibilità di essere figli del Padre.
Ed ho adorato lo Spirito Santo che i figli del padre certifica, che ai figli del Padre dà la certezza e la sicurezza di esserlo, che soprattutto ai figli dell’unico Padre dà il desiderio, la forza di essere una cosa sola: tutti insieme a formare l’ unica famiglia di Dio.
Questo avviene questa sera, in questo momento per ognuno di noi, per chi ci pensa e per chi ci pensa meno, per chi crede molto e per chi crede anche poco e, se ci fosse qualcuno che non crede, anche per questi il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo sono qui per operare per ciascuno qualche cosa che nella storia di Castiglione si è già verificato quattro secoli fa. Il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo ci pongono dinnanzi ad una scelta, ad un’alternativa come già avvenne per san Luigi.
Intorno – intorno- c’è una certa prevenzione nei confronti di S. Luigi. Ma se noi fossimo capaci di accostarlo bene, nel modo giusto, se noi fossimo capaci di intendere quello che è avvenuto nella sua esistenza per avere delle indicazioni per la nostra esistenza, scopriremmo che S. Luigi può essere una bella indicazione per noi.
Chi era San Luigi quando é stato posto dinnanzi a questa scelta, quando questa scelta si é fatta viva nella sua coscienza, quando questa convinzione è diventata una certezza, quando questa certezza è diventata un imperativo che lo spingeva ad operare quella scelta?
Era il primogenito del marchese di Castiglione. Fa ridere oggi pensare a un marchese di Castiglione, ma allora contava molto: contava parentele, ascendenti e discendenti in tutta l’Europa. Era un Gonzaga, quindi apparteneva a una famiglia che disponeva non solo di potere; disponeva di tutto quello che può il potere, di tutto quello che dà il potere. Era un Gonzaga e vedeva intorno a sè: ciò che gli offriva la vita, ciò che gli offriva il marchesato, ciò che gli offrivano le Corti di tutta Europa.
Che cosa offrivano le Corti in quei tempi oltre la potenza e la ricchezza? Offrivano l’occasione e la facilità di una vita largamente data non solo al piacere ma anche al vizio e per il vizio anche al delitto. Luigi comprende che questo non é giusto, che questo non ha valore, che questo non può fondare il motivo di una esistenza: Soprattutto comprende che disporre di ricchezze a piacimento, poter soddisfare a tutte le proprie passioni, non conta. Forse lo avrà riscontrato in molti che frequentava e nei quali non scorgeva una vera gioia. Ma soprattutto é stato il Dio di Abramo, il Dio di Giacobbe, il Dio dei vivi – e lui era giovane vivo, era un giovane vivace, era un giovane dalle forti esigenze- e per la grazia del Dio dei vivi comprende che ha bisogno di altro per essere soddisfatto, per essere felice, soprattutto per essere se stesso. E compie la scelta. E abbandona tutto.
Abbiamo ascoltato la parola del Signore che dice: “beato l’uomo che poteva commettere il male e non lo ha commesso,” che poteva usufruire delle ricchezze e non le ha volute. Abbandona tutto e sceglie in luogo della potenza e del potere il servizio dell’umiltà di essere fratello in mezzo a una Compagnia di fratelli. E sceglie in luogo della ricchezza una povertà vera, concreta, totale E sceglie in luogo di tutte le soddisfazioni che gli può dare il mondo, la dedizione di se stesso nella radice più profonda del suo io che lo porterà a sradicarsi talmente dal proprio egoismo da diventare totalmente disponibile a tutto l’amore di Dio e a tutto l’amore per i fratelli. Sapete come ha servito i fratelli in carità, in dedizione, al punto di dare la sua salute, la sua vita, la sua esistenza al servizio dei fratelli.
Ecco miei cari, noi che siamo battezzati, noi che siamo venuti per incontrarci col nostro Dio, noi che siamo venuti per pregare, – e pregare da cristiani non é parlare a Dio ma é ascoltare Dio- noi questa sera ci troviamo dinanzi alla proposta di Dio ai giovani di oggi. Io non vado a cercare la problematica dei giovani di oggi. Io non vado a tirare fuori i motivi della contestazione. Io vi invito a stare dinanzi a Dio nell’atteggiamento della preghiera comune che facciamo tutti insieme, il Vescovo, i miei e vostri sacerdoti e ognuno di voi.
La proposta di Dio ai giovani di oggi, ai ragazzi e alle ragazze di oggi, è una proposta di umiltà: non la prepotenza, non essere sopra gli altri, non disporre degli altri, non rifarsi sugli altri, non sfruttare gli altri . Essere come gli altri é una nota di umiltà.
Vi prego, miei cari, di intendermi bene, questa sera.
Il mondo così come sì presenta oggi, il mondo contro cui voi protestate, volete e dovete protestare, è un mondo di prepotenza. Sarà la prepotenza economica, sarà la prepotenza organizzativa o politica o di altro genere, sarà la prepotenza del meccanismi della produzione, sarà la prepotenza che produce la civiltà del consumi: il tipo di civiltà in cui siamo costretti vivere. Voi, se non volete essere prepotenti, dovete essere umili. Dovete guardare in faccia i vostri fratelli e le vostre sorelle con un atteggiamento di umiltà, di dolcezza, di bontà, di comprensione, come si guardano gli amici, che non stabiliscono tra di loro una gara per sopraffarsi ma si danno una mano per camminare insieme.
La proposta che Dio questa sera ci fa, che il Padre fa ai suoi figlioli, che Gesù Cristo ha vissuto per noi per darci la possibilità di accettarla e di viverla, che lo Spirito santo crea dentro di noi , é una proposta di povertà. Questa sera Dio fa ai suoi figlioli una proposta di povertà. Voi capite il senso di questa proposta: una proposta di povertà? Non é che i beni materiali siano un male. Non é che poter vestire bene sia un male. Non é che possedere una casa sia un male. Non é che il disporre di mezzi e di strumenti sia un male.
E’ male procurarsi tutto questo a spese degli altri. E’ male procurarsi tutto questo a spese della nostra dignità personale. E’ male procurarsi tutto questo a danno degli altri e a nostro esclusivo vantaggio. E’ male che la ricchezza dei beni materiali diventi l’ideale, il bisogno e la meta ultima dei nostri desideri. Come se quando ci fossero i soldi ci fosse tutto, come se la nostra persona potesse avere tutte le soddisfazioni quando ha tutte le disponibilità finanziarie.
E’ una grave situazione e voi vedete che cosa capita nel mondo perché ci sia l’abbondanza dei beni di consumo, perché ci sia un’alta produzione, perché ci sia questo tipo di benessere materiale. Due terzi della umanità sono disoccupati, vivono nella povertà, sono mantenuti nella povertà da sistemi politici, amministrativi, soprattutto economici ingiusti, Anche nei paesi dove si è raggiunto un certo benessere le persone soffrono in conseguenza del sistema con cui si produce il benessere: sono schiave degli altri, sono schiave dell’organizzazione del sistema di azienda.
Notate bene che spesso chi si sente “sfruttato”, se per caso ha la fortuna di diventare padrone, è un padrone peggiore di quello che lui ha avuto per padrone. Questo perché c’è sete di cose, di soldi, di ricchezza e non c’è spirito di umiltà, non c’è coscienza che la persona vale più del denaro, non c’è la coscienza che una ricchezza di pensiero è più apprezzabile di una ricchezza di soldi, non c’é la coscienza che una ricchezza di sentimento vale più della ricchezza materiale, che si può sfoggiare in tanti modi, non c’è la coscienza che la scelta della propria libertà, che l’esercizio dello sviluppo della propria personalità vale più del guadagno.
Questa coscienza ci deve essere. Il Vangelo, nostro Signore Gesù Cristo, il Padre che sta nei cieli, queste cose ce le propongono fortemente e vogliono farcele intendere per mezzo dello Spirito. Gli uccelli dell’aria e Gesù Cristo, figlio di Dio, che non ha un sasso su cui posare il capo, come ci possono proporre tutto questo per il nostro bene? Perché sanno che siamo così adattati sanno che abbiamo bisogno di essere noi stessi più che di avere delle cose.
Di conseguenza Iddio vi fa ancora una proposta: la proposta di ” essere uomini e di essere donne”, la proposta di mettere in voi i presupposti per una vita di amore e di dedizione, la proposta, evidentemente, che è un rifiuto a tutte le proposte che il mondo di oggi quasi impone con la sua pressione – scusate le parole – di carattere sessuale. E’ inutile parlare di castità e di purezza quando da tutte le parti ci sono continue sollecitazioni perché: nella persona del ragazzo e della ragazza si scatenino nel disordine quelle forze che Dio, nella sua provvidenza infinita, ha deposto in loro, perché fossero il perno di una capacità di dedizione come si realizza tra uno sposo e una sposa che si vogliono sinceramente bene, come si realizza in un padre e in una madre degni di questo nome.
Sì, qui funziona il sesso ma è in funzione dell’amore, è in funzione del rapporto tra l’uomo e la donna come Dio lo ha voluto, è in funzione del rinnegamento di se stesso per essere tutto dell’altro nell’amore: della moglie per il marito, del marito per la moglie, che é il figlio o i figli per il padre e la madre. Che sono “tutti” perché Dio ci proietta in un mondo più alto di quello dei nostri sensi, ci fa partecipi della sua paternità, ci fa i suoi figli, ci fa fratelli fra di noi e ci comanda di amarci.
Luigi è stato un grande amante. Poteva amare le donne, ha amato Dio con tutto il cuore e al di sopra di ogni creatura. Poteva essere un Gonzaga, è diventato un Gesuita nel modo bello, valido e positivo della dedizione al fratelli. Non è potuto arrivare fin nelle Indie come sognava, ma vi è arrivato col desiderio e con l’amore anche se il corpo appestato, lo ha lasciato a Roma perchè lo aveva dato ai fratelli appestati.
Ecco, miei cari, i motivi della nostra preghiera e del nostro incontro. Io continuo a pregare il Padre che farà onore a ciascuno di noi che siamo qui e che tra poco farà il dono sacramentale del suo Figlio. Continuo a pregare Gesù Cristo che ripete l’atto di amore infinito con cui ci vuole raggiungere personalmente questa sera con il dono del suo sacrificio. Continuo a pregare lo Spirito di Dio perché sia attivo in ognuno di voi per farvi intendere questa parola del Signore:
– che siate dei giovani che credono nel loro battesimo,
– che vivono il loro battesimo,
– che si sentono figli di Dio
– che si amano come fratelli e sorelle
– perché scelgono di essere umili,
– perché scelgono di essere poveri,
– perché scelgono di essere pienamente disponibili per Dio e per i fratelli.
OM 225 Giovani 1969 per la festa di san Luigi Gonzaga