8 Dicembre 1965
diario per gli amici
Miei cari, quest’anno per rispondere ai vostri auguri vi trascrivo parte del diario dell’otto dicembre.
ore 9.45
Giunto in Aula siedo a un posto non mio vicino all’uscita della Basilica, con la speranza di occupare un posto buono in Piazza S. Pietro.
ore 10
Si ordina la processione dei Padri Conciliari, sto al primo posto di sinistra della prima fila; sfiliamo per sei.
ore 10.20
Siamo fermi prima del Portone di Bronzo, dopo aver percorso lentamente l’atrio della Basilica e il corridoio della scala regia. Si intravede la piazza che continua a gremirsi di folla, i primi arrivati (dicono dalle 6) sono appiccicati alle transenne per difendere un posto privilegiato. La lunga fila dei Vescovi è pigiata nel corridoio e il sole che entra dai finestroni riflesso dal bianco delle mitre e dei piviali crea una luce calda e vivace.
ore 10.30
Muoviamo i primi passi nell’alveo del « torrente che sgorga dal lato destro » di questa rinnovata Gerusalemme, e ci avviamo verso la nostra missione di « rallegrare la Città di Dio ». Il nostro corteo fluisce veramente come l’acqua che proviene da una sorgente inesauribile. Ci accolgono gli sguardi dei nostri figli che ci stringono con la loro devozione e la loro speranza. Oh, cosa attende da noi tutta questa gente! Scattano gli obbiettivi, le cineprese fissano lo spettacolo sulle pellicole, le telecamere aprono una finestra che si affaccia su questa piazza, in tutte le case del mondo.
Io ho raggiunto il posto buono: è il primo in alto a sinistra, davanti alla tribuna delle rappresentanze delle nazioni; vedo tutto: l’altare, la cattedra, le tribune dei Padri, il Palazzo Apostolico con le tribune stampa, la piazza immensa, l’obelisco, la corona del colonnato, via della Conciliazione e la facciata di S. Pietro con le statue degli apostoli e del Salvatore. Il corteo dei Vescovi continua a scorrere e le tribune che fiancheggiano l’Altare si coprono di bianco. I richiami alle visioni di S. Giovanni sono del tutto spontanei…
ore 10.40
La folla si fa più attenta al lato destro donde esce il fiume bianco; c’è qualche interruzione: i cardinali più anziani con le mitre pendenti… il Papa: Viva il Papa! un fremito attraversa la folla e si propaga nell’aria ancora limpida e tepida e raggiunge tutti i punti del globo dove un video o una transistor captano queste voci e questi scrosci. Il passaggio del Papa è segnato dalla selva di braccia festanti che a mano a mano si alzano e si muovono, si protendono; quanto affetto, quanta devozione e gratitudine e speranza e impegni espressi da quelle mani!
ore 10.56
Il Papa confessa i suoi peccati ai piedi dell’altare e con le mani si batte il petto davanti a tutti quei fratelli che con le loro mani poco prima non l’avevano accusato ma acclamato. Essi rispondono: «il Signore abbia pietà di te»… Dal Cielo viene la risposta per bocca di Maria, la nostra Sorella, la nostra Madre, la Madre del Salvatore.
« Mi ha vestito degli abiti della salvezza; del manto della giustificazione mi ha avvolto, come una sposa mi ha ornata coi suoi gioielli ». Anche la Chiesa è vestita così e chiede di giungere in Cielo purificata dai suoi peccati per i meriti di Gesù Cristo, come Maria vi giunse preservata dal peccato.
Le analogie tra Maria e la Chiesa oggi sono impressionanti.
Il Mistero dell’Immacolata, le mete del Concilio, le mete dell’umanità: l’umanità perfetta come è stata concepita dall’Amore di Dio.
Il Popolo di Dio ci crede, questa assemblea intuisce che i suoi destini sono analoghi a quelli di Maria descritti dalla Sapienza ed esplode in un festoso « Alleluja » pasquale.
Non è mai accaduto sulla terra che il triplice Alleluja di Pasqua sia stato cantato da tante lingue con tanta pienezza di significato, come è accaduto in questo momento.
ore 11.10
Parla il Papa: «questo è il momento dei saluti. Dopo, la nostra voce tacerà… Questo saluto è universale… si rivolge a quelli che lo accolgono e a quelli che non lo accolgono… Per la Chiesa cattolica nessuno è estraneo, nessuno è escluso, nessuno è lontano. Ognuno… è un presente. Lo dice il cuore di chi ama… tutti noi amiamo… Saluto voi, Fratelli, tuttora ingiustamente trattenuti nel silenzio… La Chiesa è con voi!… così lo sia la coscienza civile del mondo! (applausi intensi: poter leggere nel cuore dei presenti, Vescovi esiliati, Missionari espulsi, Padri delle Chiese delle varie cortine, rappresentanti di governi)… «E infine questo nostro saluto rivolgiamo anche a voi uomini che non ci conoscete… che non ci comprendete… che non ci credete… un saluto sincero, un saluto discreto, ma pieno di speranza… pieno di stima e di amore ».
ore 11.28
« Credo » di tutta la immensa Assemblea; è tanto attuale la meravigliosa storia della nostra salvezza che il Padre creatore, il Figlio fatto uomo e lo Spirito, che dà la vita, operano nella Chiesa, in questa Chiesa rinnovata!
ore 11.37
Preghiera dei fedeli: le invocazioni sono ripetute in tutte le lingue.
ore 11.41
Il S. Padre compie un gesto di carità concreta e offre cospicue somme per opere da compiersi in Palestina, Argentina, India del Sud, Pakistan, Cambogia.
ore 11.45
« Offertorio » Mai Altare del mondo ha accolto tante offerte di vite, di cuori, di sacrifici, di impegni come questo.
La folla attacca il « Tota pulchra », ma la « cappella » si prende… la rivincita: non si può essere nuovi subito, tutti in una volta.
ore 11.50
Dialogo del « Prefazio ». La Chiesa della terra, di tutte le parti della terra e la Chiesa del Cielo cantano a una sola voce: « Sanctus ».
Tutti gli occhi e tutti gli obbiettivi sono rivolti al punto dove il « segno » indicherà una sicura « Presenza ». Tutti gli strumenti da ripresa accentuano l’attenzione, il loro ticchettio è come una intensa preghiera mormorata, è un atto di fede e di adorazione comunicato a tutto il mondo.
« QUESTO E IL MIO CORPO »
QUESTO: il pane, il papa, i vescovi, i preti, i religiosi, le religiose, i laici, tutti questi laici e quelli che sono sparsi sulla faccia della terra: laici, religiose, religiosi, preti, vescovi… sono il Corpo di Cristo; sono il Capo e le membra, lo Sposo e la Sposa, la vite e i tralci; sono un solo vivente.
Dio è Persona.
L’uomo è persona.
Per questo è nata una alleanza.
L’alleanza è stata rinnovata nel Sangue.
Il Sangue ha riconciliato la persona degli uomini con Dio in persona.
E gli uomini per mezzo di Cristo con Lui, in Lui, nello Spirito rendono la risposta all’Amore di Dio Padre Onnipotente.
ore 12
Amen! il cannone di mezzogiorno e le sirene sottolineano questa corale ratifica. « Pater noster ».
Il Padre… questi figli che hanno bisogno di pane, di perdono, di pace.
La pace viene dall’Agnello che sta sull’altare.
Egli è la nostra pace. Se Lui entra nella nostra casa ci porta la sua pace.
ore 12.12
Sì: entra nella nostra casa.
La porta è il cuore del Papa e il cuore di cinque bambini dei cinque continenti della terra.
ore 12.30
Il Papa è ritornato alla Cattedra.
Lettura dei « Messaggi ».
La risposta del Concilio Ecumenico Vaticano II° alle voci imploranti che salgono da tutto il mondo.
Che parole alte, che parole fraterne, riguardose, leali, franche, consolanti, fiduciose!
Sono documenti che conferiscono un tono, uno stile, un calore non mai raggiunto dal Magistero.
ore 13.05
Mons. Felici, che col suo bel latino, vivace e comunicativo e persino arguto ha reso scorrevole il dialogo interno del Concilio, fa risuonare per l’ultima lettura la sua voce: «… il Concilio incominciato da Papa Giovanni… è finito »…
Oh, la viva e calda comunione degli animi alla rievocazione del Papa buono, che così come se facesse una cosa da nulla, ha aperto la via allo Spirito, perché compisse questo miracolo che i nostri occhi vedono ed è ormai nel cuore del mondo come un seme.
Il Papa: « Nel nome del nostro Signore Gesù Cristo andate in pace »…
Nella coscienza di ogni Vescovo risuonano con nuovo significato le parole di Gesù: « Andate in tutto il mondo». Come è letterale e personale questa parola oggi!
…………………….
ore 18.45
Sono in camera.
Sotto odo voci che incrociano saluti tra il personale della « Domus » e i Vescovi Brasiliani che i pullmans trasportano a Fiumicino.
Non ho il coraggio di scendere per salutarli.
E’ terminata una cosa troppo bella, che va al di là delle esperienze umane.
Questi Vescovi Brasiliani, così cari, spontanei, cordiali; così fiduciosi coi loro problemi senza soluzioni umane.
La convivenza di quattro Sessioni è una esperienza nella grande esperienza. Credo che ne porterò i segni per tutta la vita. Di nomi ne ricorderò pochi, i volti tutti. Il Signore sia con loro!
E anche con noi, miei Cari, per questo Natale e l’imminente anno nuovo.
Monopoli, Natale di Cristo e della Chiesa, 1965.
CARLO FERRARI Vescovo
ST 395 Concilio 65 – Opuscolo augurale per il Natale del 1965