Festa di tutti i santi 1973, in Duomo
Mons. Carlo Ferrari
Carissimi, le parole pronunciate da Gesù, -con le quali proclama in che cosa consiste veramente la beatitudine, la soddisfazione, la gioia per l’uomo,- sono proclamate oggi in un contesto liturgico e storico ben preciso durante la celebrazione del Memoriale del Signore, mentre Gesù è vivo, presente e operante nel modo più forte in mezzo alla sua comunità, nella comunità di tutti i santi: i santi che hanno realizzato nella loro esistenza la parola del Signore perché hanno creduto, si sono fidati, si sono abbandonati a questa parola.
Gesù non ha soltanto proclamato le beatitudini. Le ha incarnate nella sua esistenza terrena nella sua persona di Salvatore del mondo. –E’ stato povero, –ha portato la pace, –è diventato il pacificatore con Dio e tra gli uomini, –è stato la purezza, intesa nel senso più largo o più profondo del termine, in tutto il suo essere, in tutte le sue parole, in tutto il suo comportamento; — è stato perseguitato per la giustizia come nessun altro –e quando si é proposto di raggiungere la gioia, ha abbracciato la croce.
Però, nella persona di Gesù Cristo, le beatitudini non sono tanto la magna charta del cristiano. Sono la possibilità di uno stile di vita che sgorga dal mistero della sua persona ed è comunicato ai credenti. Gesù, ciò che ha vissuto, lo ha vissuto per noi. Lo ha vissuto per quelli che avrebbero creduto in lui. Ed è diventato elemento di vita che non si cancella. Elemento di vita che si comunica dalla vite al tralcio e rende possibile, nei credenti in Lui, il suo comportamento, il suo stile di vita.
Le beatitudini, quindi, non sono soltanto da ascoltare, da accogliere come una proposta. Le beatitudini sono una grazia, un elemento sorgivo di vita a cui dobbiamo aprirci con umile e grata accoglienza,per essere nella condizione di vita nuova, da cui nasce il comportamento nuovo caratteristico della vita cristiana: il comportamento e lo stile di nostro Signore Gesù Cristo.
La moltitudine immensa poi, che nessuno può contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua, che sta in piedi dinnanzi al trono di Dio e davanti all’agnello, sono coloro che hanno aderito alla proposta di Cristo e non alla proposta del mondo. La loro vita agli occhi degli uomini è sembrata un “non senso”, una perdita, un fallimento e sono stati derisi; sono coloro che hanno riposto una speranza incrollabile nella potenza liberatrice di Cristo beato, che sono passati per la porta stretta della croce di Cristo; sono coloro che in Cristo si sono conformati alla sua spogliazione e al suo annientamento per appartenere alla discendenza di viventi della pienezza della sua grazia, della sua gloria, della sua beatitudine.
Questi sono i santi: coloro che hanno creduto a Cristo beato, morto in croce per loro, si sono aperti al mistero della croce, della umiliazione, dell’annientamento e non hanno tenuto conto del giudizio del mondo, ma del giudizio di Dio. E ora sono nella pace sicura di una vita eterna traboccante, che va al di là di ogni capacità di pensare e di immaginare.
Questa solennità dei santi, qualificata dalla realizzazione dei nostri fratelli che ci hanno preceduto nel segno della fede e delle beatitudini, la celebriamo oggi, nell’anno di grazia 1973. Noi perciò siamo concretamente davanti alla alternativa di due proposte e di due soluzioni per la nostra esistenza, quella del mondo e quella di Cristo.
Il mondo sottoposto al dominio del principe di questo secolo, si esprime nella ideologia di un progresso che si identifica nel “possedere”, nel “potere” e nel “sapere”, e concepisce l’uomo in una autonomia e in una autosufficienza indefinite. In altre parole. Nel mondo, l’uomo della scienza o della tecnica, della politica e anche l’uomo della strada insieme a quelli che oggi guidano le nazioni e i popoli, pensano che l’uomo si debba salvare da solo con il suo progresso e che non occorre un’altra salvezza. Questa ideologia é un mito, nonostante tutti gli sforzi con cui oggi si detronizzano miti. Chi vi aderisce ripone in essa la sua fede, si abbandona ciecamente a questa proposta del mondo.
Miei cari, noi dobbiamo aprire gli occhi e domandarci dove va il mondo e noi con esso. La situazione in cui viviamo si incarica di mettere sotto i nostri occhi le conseguenze catastrofiche di questa proposta. Il possedere diventa accaparramento, accumulazione insaziabile di pochi e spogliamento di molti. Il potere in qualunque sistema diventa privilegio di pochi e assoggettamento più o meno velato o giustificato di molti. Il sapere non è l’offerta di una promozione culturale, sociale per tutti, ma lo strumento in mano al potere per possedere di più. Dietro questo disumano e tragico camuffamento incombe l’orrore della distruzione di tutti i valori, che da finalità sono stati cambiati in mezzi. Vedi: la vita, la dignità, la libertà della persona, la sua coscienza, la sua salute, l’ambiente.
Cristo, oggi, qui, nella nostra celebrazione si erge: con la stessa sicurezza, con lo stesso potere, con la stessa forza, con la stessa grazia e con lo stesso amore e propone ancora le beatitudini a noi e al mondo che vuole salvare.
Ma, Gesù non fa semplicemente una proposta. Gesù : è diventato il nostro fratello, è diventato in tutto simile a noi, è diventato ciò che noi dobbiamo diventare per la vita, per la forza, per il coraggio che ci comunica attraverso i doni della sua salvezza, offerti in sovrabbondanza a tutti quelli che credono in Lui.
sta a noi esaminare noi stessi, chiederci quale veramente è la nostra fede: se è la fede del mondo o la fede di Gesù Cristo. Sta a noi decidere senza ambiguità, senza paure, senza rispetto umano, di stare con Gesù. E Gesù Cristo – siamo sicuri -, si pone al nostro fianco per darci il coraggio con cui possiamo vincere il mondo come Gesù Cristo ha vinto il mondo
I Santi, questi nostri fratelli che sono vissuti nelle nostre stesse situazioni, nella nostra condizione umana anche moderna, odierna, fidandosi più di nostro Signore Gesù Cristo che è morto per loro, piuttosto che degli uomini che chiedono la morte agli altri uomini, hanno superato tutte le prove e oggi dimostrano che la parola di Gesù non li ha ingannati perché si ritrovano nella pienezza della vita, in piedi, dinnanzi al trono di Dio e davanti all’agnello, a cui hanno sempre creduto nei giorni della loro esistenza.
Questi nostri fratelli ci sollecitano a considerare bene dove siamo diretti, in compagnia di chi siamo, se camminiamo verso la salvezza o se camminiamo verso la perdizione. Questi nostri fratelli sono in comunione di vita con noi. Non sono degli assenti. Tanto meno sono degli indifferenti. Le beatitudini proposte da nostro Signore Gesù Cristo sono la via per giungere all’amore,alla capacità più profonda dell’amore autentico ed essi che sono maturati in questo amore, amano ciascheduno di noi con il cuore stesso – lasciatemi dire – di nostro Signore Gesù Cristo. Allora sono solleciti della nostra salvezza, e ci vengono incontro per darci non soltanto l’aiuto del loro esempio, ma anche l’aiuto della loro intercessione e della loro comunione di vita con noi perché veramente continuano a comunicare nel mistero della chiesa con quelli che sono nella chiesa, come noi vogliamo essere nella chiesa, e ci invitano e ci spingono e ci sollecitano ad aderire alla parola di nostro Signore Gesù Cristo e alla sua grazia.
OM 567 Santi 73
Festa di tutti i santi 1973, in Duomo.