commento al vangelo di una domenica in una parrocchia
Ecco, miei cari, adesso cerchiamo di mettere tutta la nostra attenzione su ciò che facciamo. Abbiamo celebrato insieme la Parola di Dio. Non ci può essere una cosa più importante al mondo di Dio in persona che parla alle sue creature.
E’ Dio, la Persona più sapiente e più saggia, che ci possa essere, al di sopra di tutti i sapienti e di tutti i saggi!
Ciò che importa é che questa Persona non é soltanto sapiente e saggia ma ci vuole infinitamente bene, quindi ogni sua parola é espressione del suo amore e il suo amore non é un amore qualsiasi.
L’amore di una creatura é sempre debole e non può realizzare i desideri più belli che sono nel suo cuore. Il nostro Dio, invece, che ci parla e ci parla col suo amore, é una persona dotata di una potenza infinita, cioè, ciò che il suo cuore desidera lo può operare per tutti. Lo può operare e lo vuole operare per noi che siamo le creature predilette. Questo é il significato della Parola che celebriamo questa mattina.
Non é che io mi distragga, ma richiamo la vostra attenzione Se in piazza ci fosse un ciarlatano che vende una cosa qualsiasi, la gente accorrerebbe. Qui, attraverso il ministero della Parola, Dio infinitamente buono e potente rivolge la sua parola agli uomini e là, in piazza, ci sono gli uomini che vanno e vengono…ma…sono pochi! Credo che la maggior parte sia qui.
Noi non sappiamo cosa significhi il fatto che Dio ci parla, noi non sappiamo di che cosa abbiamo bisogno, noi non sappiamo ciò che ci salva. E, difatti, restiamo così assenti, così indifferenti rispetto a Colui che nella sua sapienza infinita sa molto bene ciò che conviene alla nostra persona, ciò che conviene alla nostra natura e non é geloso né avaro, è infinitamente buono e ci vuole dare ciò che é buono per noi.
Dicevo: noi celebriamo la parola più preziosa, si può dire, del vangelo. Gesù Cristo proclama: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figliolo unigenito perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna. Guardate che, nel vangelo l’espressione vita eterna ha un significato ben preciso. Significa: vita che matura nell’eternità, ma che si coltiva qui, ma che cresce qui, ma che deve già dare i suoi frutti qui. Una vita, quindi, concreta, una vita che noi viviamo tutti i giorni perché sia una vita da uomini veramente uomini, sia una vita di donne veramente donne. Noi abbiamo bisogno di questa vita e abbiamo bisogno di ricercarla continuamente da Dio. Ed ecco la parola di Gesù: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figliolo unigenito perché noi possiamo avere il meglio della vita, perché noi possiamo avere il fondamento di tutto ciò che ha un valore nella vita, in tutti i campi.
Iddio non ha fatto soltanto qualche cosa, ha dato il suo Figlio unigenito. Lo sapete e lo sappiamo che cosa é questo dono: é il Figlio di Dio mandato su questa terra dal Padre e Lui, per dimostrare l’amore che il Padre ci porta, é morto in croce per noi. Noi siamo troppo abituati all’immagine del crocifisso e dimentichiamo che quella immagine evoca una persona in carne ed ossa come noi, una persona sensibile come noi, una persona perfettamente cosciente di ciò che accadeva, una persona, che quindi, ha sopportato tutte le sofferenze della passione morte per dire agli uomini quanto Dio li ama, quanto Dio fa perché noi abbiamo quella vita che matura nell’eternità ma che si coltiva qui sulla terra.
Non si potranno mai raccogliere frutti da un seme che non é mai stato seminato, da un seme che non é germogliato, da un germoglio che non si é sviluppato nella sua completezza producendo fiori e frutti. Ma i frutti vengono alla fine. C’é tutto un percorso che va dal momento della seminagione al momento del raccolto. La vita al di là di questa vita che viviamo quaggiù, sarà il tempo del raccolto, ma se non avremo seminato non potremo raccogliere. Ora, Dio ci vuole dare questa possibilità dandoci il suo Figlio che va a morire in croce per noi.
Miei cari, tutta la storia del mondo ricorda forse qualcuno che abbia compiuto un gesto analogo a quello che compie il nostro Dio nel suo figlio, che volontariamente si consegna ai nemici, subisce una morte ignominiosa non per un ideale ma per amore degli uomini per poterli salvare? Ecco la grande parola che noi ascoltiamo questa mattina, che noi celebriamo, che dobbiamo accogliere come un seme, che dobbiamo fare nostra.
Il cristianesimo sta qui: siamo cristiani perché il Padre ci ha dato il suo figliolo unigenito. Siamo cristiani perché il suo figliolo unigenito, nostro Signore Gesù Cristo, è divenuto uno di noi perché noi avessimo la vita. E, dove é la vita? Il vangelo dice, riportando le parole di Gesù, chiunque crede in lui non muore. Noi dobbiamo credere.
OM 629 domenica 74