Fiducia nei giovani
Dopo la felice esperienza delle “Settimane”
Riserviamo uno spazio a parte ad alcune considerazioni sul problema dei nostri giovani perché sappiamo che un posto del tutto particolare essi hanno nei pensieri e nelle preoccupazioni del Vescovo. Presenti sempre e in posizione di privilegio alle sue sollecitudini pastorali, essi lo sono con più insistenza ed evidenza da alcuni anni a questa parte, fino a diventare un assillo acutamente sentito, che lo spinge personalmente a non lasciare nulla d’intentato pur di stabilire dei contatti con loro e lo rende insofferente di indugi o di mancanza di serio impegno da parte dei collaboratori.
Balza agli occhi di tutti che, anche nei nostri paesi, il problema dei giovani si aggrava ogni giorno più, col dilagare preoccupante di atteggiamenti spirituali e di costume in assoluto contrasto con gli ideali cristiani. Si ha l’impressione che molti tra loro non credano più a niente e a nessuno, e non siano più disposti a riconoscere alcuna autorità ne alcun freno, avidi soltanto della libertà di comportarsi come tanti animaletti istintivi. Si direbbe che i loro interessi siano diventati così banali e ristretti da non poter andare oltre il cinema, lo sport, la moda, la musica leggera e tutte le volgari manifestazioni del sesso. Viene da chiedersi se essi non ci siano già irrimediabilmente lontani, così da dover rinunciare ad avvicinarli e a comprenderli, a fare qualcosa per loro…
Tuttavia sarebbe errore gravissimo generalizzare casi particolari e ambienti per fortuna ristretti sotto l’impressione della malsana pubblicità che ne hanno fatto il cinema, i giornali e certa letteratura. In ogni caso si sbaglierebbe a fermarsi e formalizzarsi su certe manifestazioni sconcertanti offerte oggi dall’ ambiente dei giovani. Al di là di esse urgono i bisogni profondi ed eterni della giovinezza e della natura umana, creata da Dio e destinata a Lui, misconosciuti forse, erroneamente interpretati, ma oggi più inquietanti e urgenti che mai.
Quando si tiene conto di questo, ci si spiega perché i giovani ci appaiono tante volte sfiduciati e disorientati. E’ perché hanno scoperto la falsità degli ideali e dei miti che la società moderna, lontana da Dio, aveva loro proposto ed esaltato; è perché hanno messo a nudo l’ipocrisia di una pretesa moralità ridotta, come quella farisaica, a poche osservanze sociali e rituali; è perché si sono resi conto del vuoto di sostanza e dell’aridità spirituale degli uomini che dovrebbero indicare loro la strada. Insomma i giovani sono quello che sono perché vogliono verità, nettezza, essenzialità di parole e di cose, mentre intorno non trovano che ostentazione, vacuità e compromessi.
Così, in particolare non è vero che la fede sia per loro un valore scaduto, senza più pregio ne significato per la vita. Ciò che è crollato o sta per crollare, minato inesorabilmente dai fermenti dei tempi nuovi, è invece qualcosa che troppo a lungo è stata confusa con la fede, contrabbandata per fede, quel rimasuglio di pratiche e di osservanze religiose e morali, tutta esteriorità e niente anima, a cui la fede è stata ridotta nella mentalità e nella vita di tanti.
Da queste convinzioni, intimamente condivise, sono ispirati l’atteggiamento e l’azione pastorale del Vescovo nei riguardi dei giovani. Da esse, in particolare, è nata l’iniziativa delle ” settimane giovanili “, ormai ben note a tutta la gioventù della diocesi.
Quando, in una prima tornata di tali “settimane “, fu proposto il tema, d’interesse vivissimo per i giovani, del fidanzamento e della preparazione al matrimonio, il successo, in certo senso, poteva dirsi scontato. Ma fu senza dubbio un atto di grande fiducia e di coraggio indire successivamente un’altra serie di ” settimane ” per studiare il problema della fede e dei rapporti con Dio: tema austero e quanto mai impegnativo, apparentemente estraneo agli interessi di un pubblico giovanile.
Invece i giovani sono accorsi all’invito e in numero non meno rilevante della prima volta. Sono accorsi perché aperti, sensibili e interessati a una presentazione autentica della fede, nella quale tutto è grande, bello, entusiasmante. Sono accorsi per questo, non per altro. Ne abbiamo avuto la riprova il mese scorso a Fasano, in occasione di analoghe ” settimane ” tenute questa volta da giovani sacerdoti della diocesi. Chi pensava che fosse l’attrattiva della presenza e della parola del Vescovo a spiegare il successo dell’iniziativa ha dovuto ricredersi: il vero mordente delle ” settimane ” è nella loro capacità di interpretare alcune esigenze essenziali e profondamente sentite dell’anima giovanile.
Dall’insieme delle dichiarazioni, dei quesiti, delle obbiezioni che i giovani in queste occasioni hanno avuto modo di fare, ricaviamo la persuasione che non pochi tra loro hanno compreso che una fede così intesa e vissuta potrebbe trasformare radicalmente la natura dei loro rapporti con Dio, e di riflesso con gli altri, comunicando loro interiorità, sostanza, bellezza, facendo della religione il valore più alto della vita.
Non è poco, anche se è solo un inizio. Il lavoro intrapreso dovrà essere continuato nel prossimo futuro con più costanza e regolarità di come finora si è fatto, e dovrà concretizzarsi in altre pratiche iniziative.
Fin da ora, comunque, la felice riuscita delle ” settimane ” è per noi la sicura conferma di quale ricco e promettente campo di lavoro e di iniziative apostoliche costituisca il mondo dei nostri giovani; d’altra parte, essa è la migliore riprova, quella fornita dall’esperienza di ministero, della esattezza attualità e incisività delle grandi idee che ispirano e orientano l’azione pastorale del nostro Vescovo.
Stampa, Numero unico 1960