Rivoltella del Garda, 22-9-68 per gli “Impegnati nella vita civile”
Miei cari, la nostra giornata ha già avuto un inizio serio, certamente impegnato, che deciderà in parte della riuscita della giornata stessa, perché tutti, il Vescovo per primo, ci siamo posti davanti all’altare del Signore e abbiamo invocato la sua salvezza, sua misericordia, e la grazia di poter compiere bene il nostro lavoro.
In questa preghiera, che abbiamo fatto insieme, per ottenere del Signore la grazia di fare bene, c’è una professione di fede nella parola del Signore la quale dice: “Senza di me non potete fare nulla”.
Noi quest’atto di fede lo dobbiamo rendere più cosciente, più avvertito. Dobbiamo essere profondamente convinti che abbiamo bisogno di salvezza e quindi della misericordia del Signore. Abbiamo bisogno tutti della grazia sua per poter fare qualche cosa; “Sine me nihil potestis facere”! S. Agostino insiste su questo particolare: siamo capaci di non fare niente senza di Lui.
Se questo sarà l’atteggiamento della nostra preghiera comunitaria e s’intensificherà mano a mano che procederà la celebrazione liturgica fino all’incontro personale sacramentale o spirituale con nostro Signore Gesù Cristo, noi trascorreremo insieme, davvero, una bella giornata di grazia. Vedete come il Signore ci viene incontro con la sua parola per stabilirci sempre di più in quest’atteggiamento d’umiltà e di fiducia!
Non vi rileggo più questa Parola che vi é stata proclamata. Mi riferisco all’ultima parte del brano riportato dalla liturgia per noi oggi. “Quando sei invitato a cena non occupare il primo posto, scegli l’ultimo posto”,un discorso sull’umiltà, ma che discorso! Dobbiamo intendere sempre meglio i discorsi del Vangelo. Sono i discorsi di Dio con gli uomini. Non sono composti semplicemente di parole. Sono principalmente, essenzialmente dei fatti che si sono compiuti durante tutta la storia della salvezza che hanno avuto l’epilogo in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, il quale è in persona l’umiltà.
Un discorso sull’umiltà: é un discorso su nostro Signore Gesù Cristo, é un discorso sul servo di Javhè che prefigura la persona di nostro Signore Gesù Cristo il quale, pur essendo Figlio di Dio ha voluto prendere l’espressione, la forma del servo – il contenuto naturalmente- facendosi ubbidiente fino alla morte, e per questo ha annientato se stesso. Ecco il discorso sull”umiltà. E sappiamo quale é stato l’atteggiamento di nostro Signore Gesù Cristo fino alla ignominiosa della croce.
Noi siamo i discepoli di questo Gesù, noi oggi siamo impegnati a cercare Gesù Cristo e lo troviamo nella sua Parola che é una Parola d’umiltà, di nascondimento, d’annientamento, di sacrificio di uno che si dona per essere fatto cibo e bevanda, – quasi per perdersi-, perché gli altri possano avere vita e nutrimento: possano avere vita dalla sua morte. Ecco, questa mattina c’incontriamo con l’umiltà di nostro Signore Gesù Cristo il quale è venuto per servire e non per essere servito. E’ venuto ad occupare l’ultimo posto, il posto dello schiavo e del servo. E’ venuto a porsi in ginocchio davanti ad uno che lo avrebbe rinnegato e ha detto: “Vi ho dato l’esempio affinché come ho fatto io, vostro Signore e Maestro, così facciate anche voi”.
In questo atteggiamento, in questa espressione, in questa forma, che é in tutto l’umiltà di nostro Signore Gesù Cristo: c’è la manifestazione del suo amore per gli uomini. Il significato dell’umiltà di nostro Signore Gesù Cristo, è nella prova tangibile del suo amore per noi: si é posto ai nostri piedi perché ci ama; si é annientato perché ci ama; si é rivestito della forma di schiavo perché ci ama; ha dato tutto se stesso perché ci ama; é morto per noi perché ci ama. Da questo suo annientamento, da questa sua morte, da questo suo amore nasce per gli uomini una possibilità nuova di essere come Lui.
Gesù Cristo muore per diventare la nostra vita. Gesù muore in un’espressione infinita di umiltà e di amore per dare a noi la forza, la capacità, le energie, le grazie per essere come Lui: umili come Lui, capaci di amare il nostro prossimo come lui, offrendo umilmente noi stessi al servizio degli altri come lui.
Miei cari, continuando la nostra celebrazione, ci accostiamo sempre di più alla persona di nostro Signore Gesù Cristo, ci uniremo a Lui spiritualmente o sacramentalmente nell’Eucaristia e Gesù ci unirà a lui. Ricordiamo sempre che non siamo noi che ci uniamo a Lui, ma é Lui che si unisce a noi nell’abbraccio infinito del suo amore per comunicarci la sua forma d’umiltà, per darci la sua fisionomia, che é la fisionomia di quelli che amano e perciò si donano. “In questo riconosceranno tutti che siete miei discepoli, se vi volete bene più degli altri”.
La cosa più importante da sottolineare è che Gesù: non é soltanto il nostro modello che ci fa apprendere i motivi dell’umiltà, ma è Colui che ci dà la possibilità di essere umili, perché ci comunica la sua dignità di figlio di Dio fatto uomo, perciò di figlio di Dio fatto umile, perciò di Figlio di Dio che si dona per amore. Lasciamoci abbracciare dall’umiltà e dalla carità di nostro Signore Gesù Cristo. Cerchiamo ognuno per nostro conto di seguire Gesù nella condizione concreta della nostra esistenza. Altra é l’umiltà di un figlio altra è l’umiltà di un padre; altro è l’amore di un figlio, altro è l’amore di un padre o di una madre; ogni situazione esige un amore ed una umiltà. Dobbiamo essere capaci di lasciarci condurre, dove dobbiamo andare: da nostro Signore Gesù cristo che ci precede e ci dice: vi ho dato l’esempio perché anche voi facciate lo stesso.
OM 144 Rivoltella 68 – Rivoltella del Garda, 22-9-68,
per gli “Impegnati nella vita civile”