S. Andrea festa di S. Stefano 1969
La festa di Santo Stefano é una estensione della solennità del santo Natale. La persona di santo Stefano può essere considerata come il primo frutto del Natale di Gesù. Santo Stefano é il primo diacono ed é il primo martire. E’, uno dei sette che nella chiesa hanno ricevuto l’ufficio di esprimere il senso del servizio che ha portato sulla terra Gesù Cristo e che tutti siamo chiamati ad esercitare nei confronti dei nostri fratelli.
Santo Stefano é martire perché è testimone. E’ uno che rende ragione di ciò che fa ed ha il coraggio di rendere ragione nella sua esistenza, nello stile della sua vita, nelle motivazioni ultime e profonde del senso della vita.
Santo Stefano si mette nel vivo della situazione del cristiano, particolarmente dell’uomo che non crede perché é sempre creatura di Dio anche chi non crede. Ha sempre la vocazione di diventare figlio di Dio anche chi non crede.
La situazione é questa, prevista, scritta da nostro Signore Gesù Cristo: i genitori uccidono i figli, il fratello dà la morte al fratello, i figli insorgono contro i genitori e li fanno morire alle volte di crepacuore se non fisicamente. Non ci meravigliamo tanto di trovarci in determinate situazioni! E’ il male che si scaglia contro il bene, é il peccato che resiste alla grazia, é l’odio che resiste all’amore. Ma il peccato, l’odio, il male quando sono impersonati in determinati individui, impressionano di più. E’ perché il peccato non può essere che nell’uomo. Il peccato non può essere che nella persona, nell’individuo. Il peccato non esiste in astratto. Così l’odio, così il male. C’é il peccato!
Miei cari fratelli non é chiaro come il peccato è nel mondo. Ci impressionano tutte le manifestazioni di violenza, che sono l’esplosione e le conseguenze del peccato, ma noi dobbiamo pensare se nella nostra persona, in ognuno di noi, non c’é il peccato.
C’é una certa resistenza al bene?
C’é una certa resistenza alla grazia di Dio?
C’é una certa resistenza alla nostra vocazione di cristiani?
Non c’é in noi un certo disimpegno verso quella testimonianza – di tutti non soltanto di alcuni – che tutti sono chiamati a dare in forza del loro essere di uomini, di donne e in forza della loro fede del cristianesimo?
Ci dobbiamo chiedere: fino a che punto la nostra vita cristiana corrisponde alla nostra vocazione, alla nostra fede; fino a che punto noi siamo impegnati in quel servizio che ha operato nostro Signore Gesù Cristo quando ha detto: ” Non sono venuto per essere servito ma per servire e a dare la mia vita per la salvezza di tutti”.
Così ha fatto Stefano. Però miei cari, dobbiamo avere tutta l’attenzione e fare tutti gli sforzi: per capirci bene noi, per capire la nostra fede, per essere in grado, nella vita, di testimoniare la nostra fede.
Perché questo giovane, Stefano, ha accettato di spendere la propria esistenza a servizio dei fratelli?
Perché ha avuto la forza, il coraggio, di dare la testimonianza estrema offrendo la sua vita per la sua fede?
Qui cade il mio richiamo, qui cade il richiamo della chiesa, qui cade il richiamo della Parola di Dio. Stefano ha questa statura spirituale e morale perché – ci dice la Sacra Scrittura- è pieno di Spirito Santo.
Noi, qualche volta, giudichiamo troppo superficialmente e pretendiamo troppo dagli altri e anche da noi stessi. Non possiamo pretendere nulla nel campo del bene e della morale, perché siamo tutti incapaci a fare , da soli, qualche cosa di bene.
Il bene é in noi quando Dio si stabilisce in noi, quando Dio illumina la nostra vita, quando Dio sostiene tutte le nostre facoltà e questo è possibile ed accade per un compito particolare, proprio della Terza Persona della Santissima Trinità, lo Spirito Santo.
Santo Stefano aveva lo spirito di servizio perché era pieno di Spirito Santo.
Santo Stefano muore per testimoniare la propria fede perché è pieno di Spirito Santo.
Noi, miei cari, siamo della famiglia di Santo Stefano, apparteniamo come lui ai discepoli di nostro Signore Gesù Cristo perché siamo segnati dallo Spirito Santo, che abbiamo ricevuto il giorno del battesimo e che è stato confermato il giorno della cresima.
Guardate che non é fuori opportunità: richiamare le realtà soprannaturali proprie della nostra persona di battezzati e di cresimati,per ricordare che abbiamo un rapporto di vita, non un rapporto di devozione, con lo Spirito di Dio, con lo Spirito Santo!
Dire che cosa conta per noi lo Spirito Santo, è lo stesso che dire, che cosa contano per noi il battesimo e la cresima. Questi due sacramenti rischiano di essere dei riti compiuti sulla nostra persona quando non eravamo ancora capaci di comprenderne la portata, mentre questi riti non appartengono al passato della nostra vita. Questi riti <uhanno impresso un carattere, hanno fatto di noi il tempio, l’abitazione, la casa dello Spirito di Dio.
Comprendete anche voi che: anche se portiamo nei nostri spiriti lo Spirito di Dio, se poi non lo pensiamo, se non ci fermiamo con lui, se non prendiamo atto della sua presenza, se non siamo docili alla sua azione, é come se non fosse in noi.
Santo Stefano é un forte richiamo a questa realtà della nostra vita spirituale.
Vogliamo essere cristiani? Vogliamo essere figli di Dio? Abbiamo bisogno di una testimonianza che non venga da fuori con dei ragionamenti; abbiamo bisogno di una testimonianza che sia una certezza, una sicurezza, una convinzione che non venga semplicemente dalla ragione, ma che venga dalla persuasione intima che Dio stesso opera in noi per mezzo del suo Spirito.
Lo Spirito ci rende testimonianza da dentro, che siamo figli di Dio, ma é indispensabile che questo Spirito Santo lo incontriamo, lo ascoltiamo nei momenti della preghiera e del raccoglimento. Nel momento in cui rientriamo in noi stessi quando preghiamo, non dobbiamo spaziare nel mondo, dobbiamo entrare dove Dio ha stabilito la sua presenza per mezzo dello Spirito Santo e vuole farci sentire qualche cosa, non dico sensibilmente ma concretamente, per ciascheduno di noi.
Stefano ha avuto la forza di testimoniare la fede, perché ha ricevuto la forza della testimonianza. Anche noi abbiamo avuto dal Signore questa forza. Noi che ci sentiamo deboli e fragili, noi che siamo soggetti alle suggestioni del mondo e alla tentazione, dobbiamo andare a cercare aiuto là dove Dio c’incontra e, l’aiuto é la presenza attiva di una Persona viva, che sta con noi per essere il nostro coraggio,per essere la nostra forza per affrontare l’ambiente in cui viviamo.
E, dobbiamo affrontare l’ambiente in cui viviamo per animarlo, per essere in mezzo ai fratelli come figli di Dio e quindi, con la testimonianza vivente di quelli che credono, di quelli che sono convinti in ogni espressione della loro vita:
che il Padre che sta nei cieli vale più di tutti, che tutto ciò che ci circonda é dono di Dio, che tutto é segno dell’amore di Dio, che tutti siamo un segno attraverso cui Dio vuole darsi a ognuno di noi nella pienezza del suo amore. Allora i nostri fratelli dovrebbero cogliere nella nostra persona e nella nostra vita, che per noi conta di più Dio e conta di più il dono di Dio, e così essere per loro segno per credere come crediamo noi.
Conseguentemente dobbiamo accettare tutto ciò che ne può derivare dalla lotta del male contro il bene. Il male e il bene, se si traducono in persona, se si concretizzano nella persona, vuole dire che ci saranno delle persone che non ci vorranno bene,che saranno contro di noi, ma noi non saremo animati contro di loro. Noi ci offriamo in servizio perché anch’essi possano credere, perché anch’essi possano avere la coscienza di appartenere alla famiglia dei figli di Dio, perché anch’essi abbiano la certezza di essere amati da Dio, perché anch’essi possano essere animati dalla capacità di volere bene agli altri, in ogni caso.
Ecco miei cari i pensieri, che sono fin troppi, ma qualcuno arriverà a voi. Allora lo Spirito di Dio s’incaricherà di farlo maturare nei vostri cuori, perché si veda il frutto della salvezza portato da Gesù Cristo.
OM 271 Stefano 69 – S. Andrea, festa di S. Stefano 1969
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