Qui sta il mio peccato:
non amare Dio come Dio ama me
Miei cari, abbiamo ascoltato la Parola del Signore. E’ Parola del Signore. Non é parola degli uomini. E’ la Parola della sapienza, dell’amore e della potenza infinita del nostro Dio che si rivolge a noi. E’ una Parola sicura e buona, che cerca il nostro bene, tutto il nostro bene, il bene di tutta la nostra persona, il bene per tutto il tempo della nostra esistenza che ha una durata nel tempo e che sarà perpetua nell’eternità.
Così dice il Signore: fate ritorno a me con tutto il vostro cuore, con digiuno, pianto e gemito; fate attenti i vostri cuori non le vostre menti; fate ritorno al Signore vostro Dio perché é pietoso e misericordioso e longanime e facile a commuoversi, si pente per la sventura inviata: chissà che non torni a pentirsi lasciando dietro di sé la benedizione”
Pensate, miei cari, a Dio che ci chiama a pentirci, a Dio che si pente nel senso che gli rincresce di averci castigato per i nostri peccati, anche se lo ha fatto unicamente perché noi ritornassimo a lui. Noi ci troviamo dinnanzi al nostro Dio col quale dobbiamo prendere l’atteggiamento che conviene nei suoi confronti.
E’ un Dio misericordioso, é un Dio padre, quindi il nostro atteggiamento deve essere quello dei figli che sanno di vivere perché il padre li ha voluti, sanno che il padre li ha voluti in un momento di amore, sanno che il padre non può non volerli se non attraverso l’amore, sanno che il padre per l’amore dei suoi figli impegna tutto se stesso perché il padre. Noi siamo in questa posizione.
Ma, a che punto siamo nel nostro atteggiamento, nei confronti del nostro Dio che é padre? Come ci comportiamo da figli verso questo padre? Crediamo che Dio é nostro padre? Crediamo che Dio ci ama da padre, essendo Dio, e quindi ci ama infinitamente più del padre che abbiamo o che abbiamo avuto su questa terra? Lo teniamo presente nella nostra vita? Può dire quello che deve dire Lui in ogni istante della nostra vita: in ogni nostro pensiero, in ogni nostro sentimento, in ogni nostro giudizio, in ogni nostra scelta, in ogni nostra azione? Coi nostri pensieri, sentimenti, giudizi, scelte e azioni, noi camminiamo verso il nostro Dio?
Ognuno di noi conosce la propria risposta. Ognuno di noi, se é leale con se stesso, deve dire: io non cammino verso mio Padre che é Dio con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze, e, in quanto non impegno il mio cuore e la mia mente e le mie forze, io sono ancora lontano da Dio, io posso allontanarmi sempre di più da Dio. Qui sta il mio peccato: non amare Dio, come Dio ama me. Si capisce: che si tratta di un amore di povera e piccola e limitata creatura nei confronti di Colui che é infinitamente al di là, infinitamente al di sopra di ogni nostra possibilità di concepire, tanto é grande, perfetto e santo e buono questo Dio padre!
Fra pochi istanti ci presenteremo al sacerdote che ci cospargerà il capo con la cenere benedetta, per esprimere liturgicamente il sentimento dei nostri peccati, la penitenza che accettiamo e la nostra conversione, il nostro ritorno a Dio. Noi partecipando a questa celebrazione entriamo nella celebrazione liturgica della Quaresima, che é un periodo di celebrazione della penitenza.
Noi ci presentiamo al sacerdote per ricevere la cenere: qualche cosa che ci porta la benedizione del Signore. Noi compiamo un atto pubblico di penitenza con cui diciamo: io membro della chiesa, mi associo a tutti i fratelli che costituiscono la chiesa che oggi si raduna in questo luogo, che domani può radunarsi altrove, per celebrare la penitenza in modo liturgico, cioè in un modo ufficiale.
Diamo il senso giusto a questa parola “ufficiale”: io m’impegno come membro di questo popolo di Dio, che cammina verso il suo Dio, verso la conversione, per unirmi a Gesù che si é caricato di tutti i peccati, per unirmi a Gesù che, come dice san Paolo, é diventato peccato per essere la nostra giustizia, che ci giustifica nel suo sangue e nella sua croce, e ci rende giusti attraverso la sua penitenza.
Dobbiamo quindi unire la nostra penitenza alla penitenza di nostro Signore Gesù Cristo e prepararci con Lui alla Pasqua, al nostro passaggio ad una vita nuova, attraverso una pratica interiore ed esteriore di atti di penitenza. Dobbiamo sentire l’impegno, che prendiamo questa sera, di celebrare la Quaresima. Dobbiamo sentire che questo tempo è diverso da tutti gli altri tempi liturgici e che in questo tempo dobbiamo compiere atti di mortificazione e coltivare sentimenti di compunzione nel nostro cuore sapendo che con queste mortificazioni e con questi sentimenti, attraverso le celebrazioni di questo tempo di quaresima e specialmente attraverso la celebrazione della santa Messa, ci uniamo a nostro Signore Gesù Cristo, perché la nostra penitenza sia inserita nella sua penitenza, perché la nostra mortificazione sia inserita nella sua mortificazione
Dobbiamo trascorrere questo tempo di Quaresima compiendo non soltanto atti interiori ma anche atti esteriori, perché dobbiamo portare a Dio tutto noi stessi, non soltanto la nostra anima ma tutta la nostra persona perché, come é vero che se ci sono sentimenti autentici dentro di noi si manifestano anche all’esterno, é altrettanto vero che gli atteggiamenti esterni favoriscono i sentimenti interiori. Perciò, le tradizionali pratiche della santa Quaresima devono essere evidenti, in qualche misura, nella nostra persona. Il digiuno, la mortificazione, le opere di carità, il perdono, ed altre manifestazioni di autentica penitenza devono entrare nella pratica della Quaresima, altrimenti svuotiamo questo tempo del suo significato.
Diciamo che facciamo delle belle liturgie, che partecipiamo a delle belle celebrazioni della Parola del Signore, che facciamo la confessione comunitaria, ma che cosa portiamo il giorno in cui ci presentiamo al sacerdote per la nostra confessione che normalmente coincide con la confessione pasquale? Che cosa portiamo perché sia ratificato dalla chiesa nel nome di Dio e ci siano rimessi i nostri peccati? Dobbiamo portare la prova, constatabile davanti ai nostri fratelli, che noi andiamo ad inginocchiarci davanti al sacerdote perché abbiamo capito e abbiamo fatto penitenza.
E’ un discorso un po’ difficile, eppure se vogliamo ritornare alle cose autentiche della nostra fede, dobbiamo ritornare anche a queste pratiche penitenziali e capire tra l’altro, che la confessione ratifica una pratica sincera di penitenza, che la confessione ci inserisce con un gesto sacramentale in Cristo che muore per i nostri peccati e che risorge perché noi abbiamo una vita nuova.
Cerchiamo di comprendere le cose che facciamo questa sera e durante tutti i giorni della nostra Quaresima particolarmente durante le celebrazioni liturgiche o sacramentali.
OM 368 Ceneri 71 – Sant’Andrea – 24-2-71 ore 18 – 19,30