Simone di Gallipoli 27/07/1978 – ore 11:00
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Siamo arrivati alla constatazione chiara della situazione in cui ci troviamo. Da una parte le meravigliose realtà della salvezza: Dio, le Divine Persone, il suo amore, la sua sollecitudine, la sua tenerezza, la nostra vocazione a figli di Dio e a fratelli tra di noi, il nostro destino a una comunione di vita con Dio.
Dall’altra, la nostra persona con i suoi sensi, immersi e sommersi da tutto ciò che li circonda, per un contatto diretto e insistente, e petulante. Non solo i sensi esterni ma anche quelli che scolasticamente chiamiamo i sensi interni: la nostra fantasia, la nostra memoria, la nostra immaginazione; e poi, la nostra sensibilità, i nostri sentimenti; e poi ancora: preoccupazioni, problemi, difficoltà, incontri, scontri ecc. Tutto ci trattiene da un contatto vero e assiduo con le realtà stupende di cui noi dovremmo vivere, che sono le realtà della salvezza.
Ma Dio conosce questa nostra condizione, aggravata dal peccato di origine e dai nostri peccati personali e, come abbiamo detto fin da principio, lui ci viene incontro per stabilire un rapporto personale, chiaro, – direi e non è una affermazione esagerata – travolgente, prima di tutto, per mezzo della sua parola.
Dio si mette a contatto con noi. Vuole mettersi a contatto con noi. Vuole stabilire un rapporto permanente con noi che ci dia la possibilità di una comunione abituale con lui.
Nella Costituzione, che alcuni ritengono la più importante del Concilio Vaticano secondo, sulla divina Rivelazione, al n.2, leggiamo quelle parole preziosissime e bellissime: “piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura”.
Con questa rivelazione infatti Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sè..
….. “La profonda verità, poi, su di Dio e sulla salvezza degli uomini, per mezzo di questa rivelazione splende a noi nel Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta la rivelazione”.
Dunque, abbiamo questa certezza che nella vita della Chiesa, cioè nella nostra vita personale: Dio nel suo grande amore ci parla come ad amici e si intrattiene con noi per invitarci e ammetterci alla comunione con se. Ci crediamo?
Ecco, miei cari. La parola di Dio è rivolta a noi personalmente da Dio. La Scrittura, la Tradizione, il Magistero sono degli strumenti, sono dei mezzi creati attraverso cui il Padre, per mezzo del Figlio nello Spirito, ci invita e ci ammette alla comunione di vita con sè e si intrattiene con noi come amici.
Questo è il senso di quella pratica della vita cristiana che chiamiamo meditazione. E’ dalla prima volta, da quando abbiamo fatto gli esercizi spirituali in seminario, che ci viene raccomandata la meditazione. Mi pare che oggi, e dico oggi anche per merito del Concilio, noi siamo in grado di comprenderne la necessità insostituibile. Questo mondo della salvezza, deve diventare il nostro mondo. E allora, questo mondo della salvezza, deve essere in comunicazione con noi. Notate che io non dico, che noi dobbiamo essere in comunicazione con questo mondo. Noi potremmo fare tutti gli sforzi ma non approderemmo a nulla se Dio, nella sua misericordia, nel suo amore, non ci venisse incontro, non prendesse, lui, l’iniziativa di intrattenersi con noi e di parlare con noi come con degli amici.
E allora, la Divina Rivelazione, attraverso tutti quegli strumenti con cui giunge materialmente a noi, è accompagnata dalla grazia della fede perchè a contatto con queste realtà non ci si pone con la semplice intelligenza.- lo abbiamo già rilevato in altri momenti – con la semplice ragione, con la speculazione. Niente, affatto. E’ la fede che deve essere operante in noi. E la fede è l’apertura dell’anima nostra, è la apertura di tutto il nostro essere, operata soprannaturalmente da Dio, perchè noi possiamo metterci a contatto con lui. La fede ci è data da Dio con il magnifico corteggio delle virtù soprannaturali, in particolare dei doni dello Spirito Santo – come abbiamo riflettuto ieri – : il dono dell’intelligenza, della sapienza, della scienza ecc.
Con queste facoltà, con queste possibilità che Dio crea per noi, noi ci possiamo intrattenere con lui, dal momento che lui vuole intrattenersi con noi. Capite che: questo è il ponte gettato da Dio perchè noi siamo sottratti a tutte le sollecitazioni, a tutti i richiami, a tutti gli ostacoli che si infrappongono tra noi e l’evento della rivelazione e della salvezza, perchè noi possiamo abitualmente intrattenersi con Dio e con le realtà meravigliose della salvezza?
Questa è la realtà della situazione in cui noi ci troviamo, per la grazia misericordiosa dell’amore infinito di Dio. Pensiamo come è buono il Signore che ci viene incontro; come è misericordioso il Signore che ci dà la possibilità, la capacità , le capacità di incontrarlo!
Allora, se questo è il nostro mondo, noi dobbiamo starci in questo mondo. Se queste sono le realtà di più alto valore, che decidono maggiormente della nostra vita e che debbono informare la nostra vita, noi, a contatto di questa realtà, dobbiamo starci assiduamente perchè, se perdiamo i contatti, se distanziamo i contatti , noi perdiamo anche il senso di queste realtà, noi perdiamo anche la coscienza del valore di queste realtà. Queste realtà non possono più essere operanti in noi, in particolare nella nostra sensibilità, nei nostri sentimenti e perciò nella valutazione della nostra ragione, e così via dicendo, e viviamo come degli estranei al mondo che è nostro, al mondo della fede.
Notiamo un aspetto particolare che abbiamo già richiamato tante volte, ma non importa insistere, che queste realtà sono eminentemente personalistiche. Noi, quando ci intratteniamo per, la così detta, nostra meditazione non dobbiamo preoccuparci del soggetto o dell’oggetto, dell’argomento, del tema ecc. Dobbiamo preoccuparci della persona che parla con noi. A seconda delle disposizioni dello Spirito, sarà il Padre, sarà il Figlio, sarà lo Spirito Santo. L’ordine è che il Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito, giunge a noi e vuole intrattenersi con noi.
Ma le stagioni della vita spirituale sono molte. I nostri stati d’animo non si contano. Non ha importanza. Ciò che è importante è incontrarsi personalmente con Dio, è mettersi personalmente davanti a Dio in persona. Il vecchio Shotard (?) nell’Anima dell’apostolato, che è stato uno dei testi fondamentali della nostra formazione a quei tempi e che avrebbe tanto bisogno di essere rispolverato, in una nota diceva: “la preghiera incomincia dal momento in cui tu prendi contatto personale con Dio, in persona. Solo da quel momento. Tutto il resto È preparazione”.
E può darsi che il tempo che hai a disposizione, tu lo debba spendere tutto in questa preparazione. Importante è che tu faccia la sforzo di arrivare a questa presenza, a questo contatto. Che, se non si stabilisce questo contatto, non c’è stato niente. A motivo delle circostanze, magari per tua colpa, può darsi che questo contatto non si stabilisca. Pazienza. Non si stabilirà stamattina o stasera. Si stabilirà domani. Lo sforzo è già un momento di contatto. Dio fa il resto anche se non appare chiaro alla nostra constatazione, alla nostra coscienza. Ma È decisivo questo perchè la meditazione, nel senso cristiano, non è speculazione. E’ l’incontro per stare insieme, per intrattenerci come con degli amici, per essere ammessi alla comunione di vita.
Speriamo che venga il momento di grazia di parlare della vita cristiana come esperienza di vita. Dicevo, la meditazione ha questo scopo: di metterci a contatto con Uno che vuole intrattenersi con noi, che vuole ammetterci alla comunione di vita con se. E’ un fatto di vita, è un fatto esistenziale, come si dice, è un fatto soprattutto esperienziale di ordine della grazia, dell’ordine della fede nella quale non vale tanto il capire, lo speculare. Scusate se me la prendo tanto con questo speculare , ma è tanta la nostra consuetudine, è tanto la nostra abitudine, è stata tanto la nostra formazione quello di capire intellettualmente, e non quello di conoscere, in senso biblico soprannaturalmente, per l’azione che Dio compie in noi, così che il nostro atteggiamento, come ho detto forse fin dal primo giorno, deve essere un atteggiamento passivo, nel senso di accogliente.
Forse si dice meglio: il nostro atteggiamento deve essere un atteggiamento contemplativo, sempre nel senso di accogliente. Io, quando mi godo uno spettacolo anche da questo punto di vista, o del tramonto o del paesaggio o altro, io non mi preoccupo di capire che cosa è il tramonto, non mi preoccupo di capire che cos’è il paesaggio. Lascio che il tramonto, il paesaggio si imprimano in me, suscitino in me tutti quei sentimenti di meraviglia, di stupore. Ecco la nostra meditazione, la nostra preghiera dovrebbe essere questo stare in un atteggiamento di accoglienza e di stupore e di meraviglia e di gratitudine e di lode dinnanzi alle cose magnifiche, dinnanzi ai “magnalia dei”, dinnanzi alle meraviglie – ripeto – che Dio compie per noi , in noi. Senza preoccuparci.
Vi ricordate i predicatori dei nostri esercizi che ci dicevano che la nostra meditazione, non è valida se non si conclude con un proposito e se non si mantiene il proposito? Quando noi abbiamo bisogno di essere trasformati dall’azione di Dio! Non che noi dobbiamo essere inerti dinnanzi a Dio che opera, ma lasciamolo operare in noi, lasciamo che in noi susciti e sentimenti, e disposizioni, e decisioni, e intenzioni, e sforzi, e disponibilità per essere come lui ci vuole, per essere a sua immagine e somiglianza.
Qui avviene – se permettete, immagine molto povera, – il gioco dello specchio, ma soltanto che questa immagine riflessa, non è l’illusione dello specchio, è qualche cosa della realtà di Dio che si imprime in noi: è il calore, la luce, la vita, i sentimenti che sono nel cuore di Nostro Signore Gesù Cristo che si rivelano, attraverso Nostro Signore Gesù Cristo: la rivelazione che risplende a noi, in Cristo, che si imprime nella nostra persona.
Allora, quand’è che dobbiamo ascoltare questa parola di Dio? Noi siamo scanditi dal tempo. Siamo condizionati dal tempo. Allora bisogna trovarlo un tempo per metterci a disposizione con Dio, che vuole intrattenersi con noi, perchè – ripeto – altrimenti la nostra vita perde di senso. Hai voglia di fare delle opzioni fondamentali se poi non porgi la mano a Dio che ti vuole condurre con sè.
Tutti i giorni la meditazione? E si. E quando proprio proprio non fosse possibile? Una volta alla settimana è sufficiente? Una volta al mese È sufficiente? La questione è una questione di valore. E il valore sta qui: se io faccio meditazione faccio bene scuola, celebro bene, parlo come si conviene, mi intrattengo con il prossimo come se fosse veramente il mio prossimo. Se non faccio la meditazione, tutto può andare soggetto alla abitudine, alla superficialità, addirittura al “non senso”. Allora, lo trovo il tempo per dire la messa? Magari ne dico due o tre, secondo se c’è o non c’è la devota. Un po’ maligno eh! Lo trovo il tempo per fare la lezione? Ma bisogna, bisogna, bisogna fare le cose che sono più importanti, bisogna fare le cose che hanno più valore.
E’ indubitato che noi, tutti i giorni, dobbiamo trovalo questo tempo. Sarà un tempo minimo. Io non lo definisco nella durata. Padre Voillaume (?) che se ne intende, in quel libro degli esercizi predicati al Papa dice: tutti i giorni, poi una volta alla settimana, che ci sia una mezza giornata alla quale si dispone di un tempo più spazioso, nella quale prolungare la vostra meditazione, e mensilmente, ci sia un giorno intero da dedicare alla preghiera. Guardate: non dobbiamo prendere queste indicazione, di persone di profonda esperienza, di larga esperienza e anche di larghe vedute, come se non fossero delle indicazioni valide, come se non fossero delle indicazioni che diventano moralmente obbligatorie per vivere lealmente una vita cristiana.
Io vi posso dire quello che capita – e lo potreste dire anche voi – nel mondo di oggi specialmente nel mondo della gioventù. I giovani ci chiedono di pregare, i giovani seminaristi di teologia, che dalla contestazione sono arrivati alla contemplazione, a chiedere maggiore spazio per la loro preghiera, molti giovani sacerdoti che – caschi il mondo ma – si riservano una giornata alla settimana e in gran parte la dedicano alla preghiera, che non lasciano trascorre un mese senza fare un incontro tra di loro: compagni di scuola o amici, per trattenersi in preghiera, direi, senza abusare troppo di espressioni fatte, che questi sono segni dei tempi, che queste sono le indicazioni dello Spirito.
Questo dice lo Spirito alla sua Chiesa: fermatevi ed ascoltatemi.