Malcantone, Domenica 13 ottobre 1968 ore 9,
per la festa di san Luigi Gonzaga
Miei cari, perché il Vescovo vi saluta rivolgendosi a voi con quest’appellativo: miei cari? Perché veramente mi siete cari. Io, nella mia vita, non ho altre persone cui voler bene. Come sacerdote, come Vescovo, il Signore mi costituisce, con la sua grazia, padre di ognuno di voi e un padre è così per i suoi figli, soprattutto nella misura con cui vuole loro bene. Quindi non è un modo di cominciare la predica dire miei cari, ma è un modo di salutarvi. E’ un modo, questa mattina, di incontrarvi la prima volta e dirvi i sentimenti con cui vi vengo incontro: i sentimenti con cui vi accolgo, i sentimenti coi quali io sto in questa celebrazione in mezzo a voi e con voi: sentimenti di affetto, sentimenti di amore, sentimenti di dedizione.
C’è tra voi una persona in più. Dovete pensare che vive per voi, che spende la propria esistenza per ognuno di voi e per tutti voi, che spende la propria esistenza, quindi tutte le proprie giornate, tutto le ore di ogni giorno per il vostro bene, per quel bene autentico, per quel bene che dura, per quel bene che non è di un giorno, ma è un bene per tutta la vita, è un bene per tutti i giorni di questa vita mortale -come diciamo- è un bene per tutti i giorni della vita eterna. Questo è il bene che vi vuole il Vescovo. Questa mattina siamo qui per comprendere un po’ di questo bene, festeggiando insieme S.Luigi Gonzaga.
Cari ragazzi care ragazze, San Luigi era un giovane, era un ragazzino prima, ed è arrivato appena all’età di 21 anni. Questi anni della sua infanzia, della sua fanciullezza, della sua adolescenza, li ha vissuti, tutti, scoprendo il valore della vita, scoprendo quali sono i veri beni della vita, scoprendo che vale la pena vivere per questi beni, scegliendo questi beni, abbracciando interamente e dare tutto se stesso per questi beni.
Che cosa ha scoperto? Voi lo sapete che : San Luigi era ricco, doveva diventare il marchese di Castiglione. San Luigi, quindi, aveva tutte le possibilità che uno può desiderare per la vita presente. Aveva una famiglia nobile imparentata con le principali famiglie di quel tempo. Sapeva che tutti i nostri paesi, le nostre zone erano proprietà dei Gonzaga ed egli era uno dei Gonzaga.
Egli che cosa ha fatto? Ad un cero punto ha rinunziato a tutto: ha rinunziato alla possibilità di avere un titolo nobiliare, ha rinunziato alla possibilità di avere delle ricchezze, ha rinunziato alla possibilità di godersi la vita. Perché? Forse perché era un ragazzo che non gli piaceva divertirsi, stare allegro, godersi le ricchezze? Tutt’altro. Era un ragazzo vivace, era un era un bel tipo. Oggi che si studia più da vicino la figura di San Luigi si scopre dai documenti, dalle lettere che scriveva a suo padre a sua madre, dalle lotte che ha dovuto sostenere contro tutto il parentado per scegliere la propria vocazione, per rinunziare a tutto quello che aveva e diventare un semplice religioso, si scopre che era una figura vivace, era una “testa dura”, aveva un carattere molto forte, molto volitivo.
Dalla descrizione che fa di certe feste alla corte del gran duca di Firenze o della corte di Spagna, si scopre che godeva, che prendeva parte a ciò che era bello, a ciò che poteva dare gioia. Un tipo di questo genere: intelligente, vivace, volitivo, aperto, rinuncia a tutto. Perché rinuncia a tutte queste cose? Perché scopre che tutte queste cose non sono la grandezza dell’uomo, non sono la misura della dignità della persona, non sono quelle che possono darci veramente felicità. Non sono le cose che fanno le persone! Sono le persone che fanno le cose! Sono le persone che valgono più delle cose!
Nostro Signore Gesù Cristo ha compiuto un gesto nella sua vita. Ha preso un bambino, lo ha posto davanti ai suoi, e ha detto: “tutto quello che avrete fatto a uno di questi miei più piccoli lo avrete fatto a me”. Perché? Perché non c’è nulla più grande di una persona anche se è un bambino, perchè non c’è nulla più grande di una persona anche se è un povero, anche se è un ignorante. I soldi, le terre, i “posti”, le carriere non valgono più della persona. E san Luigi ha scoperto che la sua persona doveva avere una grandezza, una ricchezza, una potenza,diversa dai soldi, dai titoli nobiliari, e altre cose. Ha scoperto di essere la creatura più grande che Iddio aveva posto su questa terra. Ha scoperto di essere figlio di Dio e di essere amato da Dio: di essere amato da Dio creatore di tutte le cose, più di qualsiasi cosa, di essere amato da Dio veramente come un figlio, tanto amato che per lui aveva dato il suo figliuolo Gesù Cristo.
Voi vedete abitualmente raffigurato san Luigi con il crocifisso in mano. Non tiene il crocifisso in mano per devozione. Tiene il crocifisso in mano perché ha capito che la croce era la misura dell’amore che gli dimostrava il buon Padre che è nei cieli. Quella croce era l’espressione dell’amore che il Figlio di Dio aveva per lui.
Quello, quindi, era il segno della grandezza e ricchezza che possedeva: aveva un Padre in cielo più grande, più forte, più ricco, infinitamente più amante e amabile del padre che aveva in terra. Non per disprezzare suo padre. Non ha mai disprezzato suo padre e tanto meno sua madre. Aveva un grandissimo rispetto per loro.
Ma aveva scoperto: che c’era qualche cosa di più, che c’era qualche cosa di meglio che c’era qualche cosa di più grande: il suo Dio, il suo Signore che gli voleva un bene infinito.
Ma, san Luigi non ha scoperto tutto questo soltanto per se stesso. Lo ha scoperto anche per i suoi fratelli. Ha scoperto che Dio era padre suo ed era padre di tutti. Allora, se Dio è padre di tutti, tutti meritano un grande rispetto, perchè hanno la grande dignità dei figli di Dio. Allora a tutti bisogna volere bene e bisogna volere bene particolarmente a quelli che hanno più bisogno di essere ben voluti. Voi papà e mamme lo capite tanto bene questo fenomeno di vita .
E’ per questo che Gesù dice: ” tutto quello che avrete fatto a uno dei miei più piccoli lo avrete fatto a me. E’ per questo che san Luigi intende impegnare la sua esistenza come religioso per mettersi a disposizione di quelli che avevano più bisogno: di quelli che non avevano la fede che sono i più bisognosi anche se non appare, di quelli che non avevano la gioia di credere: (gli infedeli, tanto per intenderci!) e poi di tutti quelli che nell’esistenza erano i meno fortunati. E sapete come ha speso la sua esistenza e come l’ha data.
Come san Luigi ha concluso la sua vita? Ha concluso la sua vita andando a seppellire gli appestati ed è morto come quei fratelli.
Perché? Perché tutti sono sono creature di Dio, perché tutti hanno la dignità dei figli di Dio, perché tutti sono ugualmente amati da Dio.
Allora, se si vuole bene a Dio – ecco qui il pensiero importante, un elemento importante della vita di S.Luigi – se si vuole bene a Dio bisogna volere bene ai figli di Dio. Come quando si vuole bene a un uomo che è padre, non si può voler bene a lui senza voler bene ai suoi figli. Come quando si vuole bene a una donna che è madre, non si può volere bene a lei senza volere bene ai suoi figli. Così è di Dio. Non possiamo dire di voler bene al Signore se non vogliamo bene ai nostri fratelli.
Miei cari, ecco il significato della celebrazione di oggi: S. Luigi ha scoperto che c’è qualche cosa più grande degli onori, delle ricchezze, e dei piaceri del mondo non per disprezzare ciò che è buono nella vita, ma perché c’è qualche cosa di meglio: c’è la dignità della persona, c’è la grandezza della propria persona, c’è l’arricchimento interiore della propria persona, ci sono gli altri e tutti insieme siamo figli di Dio. Questa è la nostra grandezza: Iddio che ci ama infinitamente: Iddio che ci ama fino al punto di darci il suo Figlio che muore in croce per fare di noi i suoi figli e che ci dice di volerci bene come lui ci ha amto.
Miei cari, qui avete una chiesa nuova, qui si è costituita una parrocchia nuova.
Che cosa è la parrocchia? Che cosa è la chiesa di cui l’edificio è il simbolo? Sono tanti mattoni messi insieme con tanto cemento armato. Il giorno che il cemento armato si disgregasse e non stessero più insieme i mattoni, l’edificio non sussisterebbe più. Ma questo è un simbolo, questa è una figura.
La chiesa siete voi e siete chiesa, e siete parrocchia se siete uniti nel volevi bene tra di voi. Nel volervi bene, non guardando se avete la faccia bella o brutta, se avete il vestito più o meno elegante, se avete tanti o pochi soldi. No! Nel volervi bene perchè avete una dignità e ognuno è più grande di tutto quello che possedete. Per essere chiesa, per essere parrocchia dovete rispettarvi li uni gli altri, dovete volervi bene gli uni gli altri, riconoscendo che avete Dio come Padre, pensando che Dio ci ama infinitamente, pensando che tutto quello che siete, che tutto quello che avete, è dono di Dio.
In questo modo, con questi pensieri festeggiamo San Luigi; in questo modo incominciamo la nostra vicendevole conoscenza e ricordiamoci che siamo tutti insieme figli di Dio. Io ho il compito di ricordarvi che siamo tutti insieme infinitamente amati dal Signore. Questo ve lo divo dire tutti i giorni. Questo ve lo ricorderà il vostro parroco. Questo tornerò a ricordarvelo personalmente quando passerò di qui perché questa è la mia missione: che comprendiate la vostra grandezza, che comprendiate che siete infinitamente amati da Signore.
OM 153 Malcantone 68 – Domenica 13 ottobre ore 9