Cronaca di don Benito Regis per la Rivista Diocesana
Ci siamo raccolti qui nel Santuario di San Luigi non solo per una devota manifestazione, ma per una vera celebrazione, con la volontà di aprirci ad accogliere il significato vitale di ciò che stiamo celebrando e con l’impegno di farne maturare la grazia nel vivo della nostra esistenza.
San Luigi rimane un Santo giovane ed ha ancora molti titoli per essere il Santo dei giovani.
Oggi che la presenza dei giovani nella società è così avvertita e carica di problemi, la sua figura costituisce un forte richiamo alla nostra responsabilità di sacerdoti nei riguardi del mondo giovanile.
Abbiamo appena ascoltato la forte affermazione che Gesù stesso mette sulla bocca di Dio: « lo sono il Dio di Abramo, di Isacco, e di Giacobbe, il Dio dei viventi e non dei morti ». E’ con questo Dio che, ancora in tenera età, San Luigi si è incontrato e la sua vita ne è rimasta segnata per sempre: Dio è diventato per lui la persona più grande e più decisiva, la persona che in se Polarizzava tutti i suoi interessi, il motivo dominante e la ragione stessa della sua vita. I! Dio dei viventi gli si era imposto con forza e attrattiva irresistibile, al di sopra di un mondo corrotto, che ostentava i segni esteriori dello sfarzo e della potenza, ma che intimamente era minato dalla presunzione di bastare a se stesso e di reggersi senza Dio.
Perciò fa la sua scelta: non le cose del mondo, non le lusinghe del secolo, ma Dio e il suo amore. Aveva scoperto, Luigi, che la vita ha un senso solo quando è animata e sorretta da un grande amore per le cose vere e valide; aveva insieme scoperto che tra queste, le più importanti sono soltanto due: il Dio dei viventi e l’uomo come figlio di Dio e come fratello.
Così Luigi si impegna fino in fondo nell’amore di Dio, perché si sa amato da Lui, di un amore totale e generoso oltre ogni limite, che giunge fino a dare il suo Unigenito alla morte di croce. Per Luigi, il Crocifisso non è solo un oggetto di devozione, è il motivo di tutte le sue scelte, ed egli ama contemplarlo più che in una morta immagine, nel mistero Eucaristico, dove Gesù Crocifisso è vivente.
L’amore del Dio vivente, egli lo scorge di preferenza nella figura di una Donna, che è più grande di sua madre e di tutte le dame che frequentano le corti dei principi: Maria Santissima, specchio della tenerezza di Dio.
A questa scuola, ben presto il suo cuore generoso si apre nell’amore per i fratelli, a cominciare dai più lontani e bisognosi di salvezza: è lo sbocciare in Lui della vocazione missionaria.
Dio conosce il suo sogno e il suo proposito, ma perché l’offerta sia piena, dispone che la di lui carità si esprima in una forma più immediata e bruciante: il breve gesto dell’assistenza agli appestati sarà l’ultimo, eroico suggello a una vita tutta ispirata dall’amore.
Un’altra considerazione resta da fare- ha continuato il Vescovo-e ci è suggerita dalle parole della liturgia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura: « Beato l’uomo che fu trovato senza macchia, che poteva peccare e non peccò, compiere il male e non lo fece ».
E’ qui descritto con esattezza un aspetto caratteristico della santità di S. Luigi, che visse in un ambiente brulicante di seduzioni ma non ne fu conquistato, anzi ne trasse motivo per risalire a Dio e confermarsi nella fedeltà a Lui, per affermare i suoi diritti al di sopra di ogni altro vero o presunto diritto, la sua libertà prima di tutte le libertà create, la sua grazia al di là di ogni dono o allettamento che il mondo gli offriva.
E’ questo aspetto che rende attuale la figura di S. Luigi.
L’ambiente in cui egli è vissuto può essere rapportato a quello in cui vivono i nostri giovani, che, sia pure in forme diverse, non è meno corrotto e presuntuoso; così come il rifiuto opposto da S. Luigi a quell’ambiente e ai principi che lo ispiravano può essere paragonato all’attuale contestazione giovanile.
Forse noi siamo portati a giudicare con apprensione il fenomeno della protesta e specialmente le forme, a volte sconcertanti e per noi inquietanti, in cui si esprime. Forse ci domandiamo perché i giovani sono tanto scontenti e impazienti, pur avendo a loro disposizione una quantità di cose di cui noi tranquillamente abbiamo fatto a meno. Ma non sarebbe il caso di preoccuparsi maggiormente se i giovani non protestassero e se accettassero passivamente le aberrazioni. razioni di un mondo che, come quello di San Luigi, pretende di costruirsi senza Dio?
E’ fuori dubbio che c’è molto di legittimo e di positivo nella protesta dei non giovani. Quando si ribellano contro il cosiddetto ordine stabilito, che per tanti aspetti è disordine e ingiustizia; o contro la civiltà del benessere e dei consumi, che tende a banalizzare la vita; o contro le mostruose affermazioni del potere, che avviliscono l’esistenza di una parte notevole dell’umanità: essi protestano con ragione.
Quando affermano quel senso comunitario, che noi abbiamo per tanto tempo ignorato e trascurato, o la solidarietà con tutti gli uomini di ogni categoria, razza e nazione; quando chiedono di essere qualcuno e non soltanto qualcosa alla merce degli altri; quando chiedono di essere se stessi, di poter scegliere la propria strada, di potersi esprimere liberamente in forme originali e personali; quando rifiutano qualsiasi livellamento imposto dall’alto, essi esprimono delle esigenze legittime, non solo, ma si fanno interpreti e protagonisti di un dinamismo che nasce dal Vangelo e certamente obbedisce agli impulsi dello Spirito di Dio presente nel mondo.
San Luigi ha contestato un certo < ordine », imposto da persone di mondo e di Chiesa, che avevano dimenticato i principi evangelici, e hanno fatto di tutto per convincere lui, ribelle di Dio, ribelle per Dio, a rimanere nei quadri e a diventare un tranquillo e soddisfatto integrato al sistema. Ma lo Spirito in lui è stato più forte e io ha portato a rompere con tutto ciò che era « nato dalla carne e dal sangue ».
I giovani d’oggi, noi sacerdoti, non pretendiamo di farne dei San Luigi, ma non dimentichiamo che lo possono diventare: in grazia di questa nuova affinità che in loro si manifesta con le esigenze del Vangelo e attraverso la nostra azione educativa e pastorale.
Ma è necessario che questa sia concorde e unanime, espressione concreta e visibile del senso comunitario che vive tra noi e che vogliamo educare nei giovani. E’ necessario che sia coraggiosa, impegnata a stimolare l’incidenza dello Spirito nelle anime giovanili, fondata sull’azione salvatrice di Dio, sorretta dalla nostra coerenza personale con quello che predichiamo, tesa a comunicare la sostanza della vita cristiana: con l’annuncio più autentico del Vangelo e con l’applicazione dei mezzi della salvezza-da preferire sempre a ogni altro mezzo-, cioè con la forza inerme ma irresistibile che ci viene dalla Croce di Cristo attraverso i segni sacramentali.
Quanta luce e grazia può venirci da questa celebrazione; quale forza di salvezza può sprigionarsi dalla nostra apertura a Dio e dall’umile attenzione ai segni dei tempi tra cui ci è concesso di vivere!
Stampa: Rivista Diocesana n .7, 1968 pag. 265-267
Oltre un centinaio di sacerdoti, il giorno 21 giugno scorso, si sono dati convegno a Castiglione delle Stiviere per una « Giornata Sacerdotale » straordinaria, che quest’anno, nel Quarto Centenario della nascita di San Luigi, si è voluto tenere nella Città natale del Santo. E’ stato un incontro di preghiera e di fraterna carità, caratterizzato da una particolare attenzione al problema della pastorale nel mondo dei giovani, che oggi sono motivo di tante preoccupazioni e ai quali San Luigi ha ancora molte cose da dire.
Per l’occasione Mons. Vescovo ha celebrato la Messa Pontificale nella Basilica di Castiglione, affollata di sacerdoti e di popolo; al Vangelo ha tenuto l’Omelia che qui riportiamo pressoché integralmente. Dal registratore: letta e stampata da don Benito Regis
ST 338 Castiglione delle Stiviere 68