30 Ottobre Parrocchia San Francesco, 25° di sacerdozio
La Chiesa ci pone dinanzi alla grandiosità maestosa ed imponente di Colui che ha creato ogni cosa e che compirà l’opera meravigliosa e stupenda di ricapitolare in se tutto il creato e tutte le creature che stanno in cielo e sulla terra. E farà questo, dopo che il male si sarà scatenato ed avrà più di una volta, lasciato la sensazione che l’autore del peccato sia il principe di questo mondo.
Ma la vittoria è di Cristo, del Figlio di Dio che, dopo aver dominato tutte le cose riscattandole con il suo sangue, esplicherà tutta la sua potenza per dare loro una vita nuova, come Egli ha una vita nuova dopo la sua resurrezione, perché vivono della stessa vita di Dio e siedono con Lui, Re dei re, Principe di tutti i principi di questa terra, alla destra del Padre nel regno eterno, nel cielo.
Questa, miei cari, è la visione che ci presenta la Chiesa proclamando la Parola di Dio tratta dagli scritti dell’apostolo Paolo. E questa visione è la risposta, la soluzione data da Gesù imprigionato, sputacchiato, coronato di spine, che sarà messo in croce, trafitto a morte e sepolto, da Pilato il quale è angustiato dal timore che Egli sia il Re dei Giudei al posto dell’imperatore di Roma.
Il suo regno non è di questo mondo. Ecco la grandezza di nostro Signore Gesù Cristo che vince la morte e la potenza del mondo che afferma la vita che stabilisce nel mondo la presenza della forza di Dio, che può darci una vita nuova e trasferirci dal regno delle tenebre al regno del Suo stesso Amore. Ecco l’opera del Sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo, il pontefice eterno, Colui che fa da ponte tra il mondo immerso nel peccato e soggiogato dal male, e Dio.
E questo sacerdozio regale di nostro Signore Gesù Cristo, per ricapitolare in se stesso tutto il creato e portarlo nel seno dell’Amore infinito del Padre, continua ancora sulla terra. Continua in voi perché il giorno del Battesimo siete stati consacrati sacerdoti per offrire a Dio le vostre pene, le vostre persone, e per essere impegnati – ciascuno al proprio posto – a riordinare le cose del mondo e tutti i valori del creato secondo il volere di Dio. Siete stati consacrati sacerdoti più intimamente il giorno della cresima, e in forza di questa consacrazione avete assunto l’impegno di portare nel mondo la testimonianza del sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo, cioè la testimonianza della presenza della forza del bene che vince e trionfa sempre sul male.
Come ho già accennato, molte volte pare che il male abbia a prendere il sopravento; molte volte abbiamo l’impressione che coloro che operano il male siano i più fortunati su questa terra e che i disonesti siano gli stessi che si affermano dignitosamente nell’apparenza, nel mondo davanti agli uomini. Ma non è così. Il male cade perché è stato vinto da nostro Signore Gesù Cristo; il male non può “consistere” perché non ha nessuna consistenza. Il bene invece trionfa non sempre in un modo visibile su questa terra, anche in modo visibile a volte, ma sempre e in tutto il suo splendore alla fine quando saremo, insieme, intorno a nostro Signore Gesù Cristo.
Il Sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo continua particolarmente in coloro che noi chiamiamo comunemente sacerdoti, in questi che sono qui, in me come in loro anche se nella mia povera persona c’é una pienezza di questo sacerdozio. Tutti partecipiamo benché in grado diverso, in una forma diversa, come si esprime il concilio, recando una natura diversa allo stesso sacerdozio a cui partecipate voi, che è l’unico sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo, ma noi abbiano i poteri sacerdotali di legare e di sciogliere, di consacrare e di santificare che ci vengono da nostro Signore Gesù Cristo.
Oggi, giorno della regalità del sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo ci raccogliamo intorno a Don Paolo, che è il padre di questa famiglia parrocchiale, colui che porta la responsabilità di questa chiesa che si raccoglie tra queste mura, colui che vive intorno a questo edificio, e che sono le vostre persone, le vostre famiglie. Noi festeggiamo il suo sacerdozio che ha raggiunto il traguardo di 25 anni. Sono tanti. Sono un bel numero. Ce ne saranno ancora tanti. Noi ce lo auguriamo perché è dopo 25 anni di sacerdozio che si raggiunge quella maturità e quella saggezza di cui parlava Papa Giovanni; quell’equilibrio per cui questi formidabili poteri che ci vengono conferiti dal Signore, trovano un’apertura più facile nei cuori, per portare il bene operato da nostro Signore Gesù Cristo.
La Chiesa, secondo il suo stile che deve diventare sempre più evidente ai tempi nostri, non fa l’elogio della persona. La Chiesa lascia le persone al vostro giudizio, alla vostra coscienza,alla vostra responsabilità, alla vostra solidarietà. La Chiesa lascia le persone davanti al giudizio di Dio e la Chiesa davanti a Dio si pone in ginocchio e implora per tutte le persone la sua misericordia e la sua grazia. Allora l’elogio di Don Paolo lo faccia ciascuno di voi che lo conosce, che lo avvicina, che gode della grazia del suo sacerdozio. Lo faccia, con senso di responsabilità e di solidarietà.
Entrate in voi stessi e riflettete bene che Don Paolo come qualsiasi altro sacerdote è figlio della carne e del sangue, è vostro fratello, però va inteso come un figliuolo degli uomini che è stato assunto da Dio per la sua grazia, per trattare gli interessi del Signore. Se è stato assunto da Dio, se è stato elevato e portato in alto, si trova davanti agli sguardi di tutti. S. Paolo non esita dire: “noi siamo uno spettacolo davanti agli angeli e davanti agli uomini”
Voi tutti che non avete responsabilità, e non dico che siete persone anonime, se volete andare per i fatti vostri, gli altri sono benevoli, vi lasciano andare per i fatti vostri. Ma quando uno è elevato, quando è posto in alto proprio da Dio, allora gli occhi di tutti si puntano su di lui e, se non sono occhi che si ricordano di se stessi e invece di essere solidali diventano giudici di un proprio simile, poveri noi!
Noi ci arrendiamo ma ci arrendiamo alla misericordia di Dio. Qui sta la nostra grandezza. Non so se si possa stabilire un’analogia. Noi siamo grandi della grandezza di Gesù che sta davanti a Pilato, il quale ordinerà che sia spogliato, coronato di spine, sputacchiato, proposto alla derisione del mondo e poi messo in croce. Gesù ha accettato di essere trattato così. “Nessuno ha amore più grande di colui che dà la vita per i propri fratelli. Quella è la nostra porzione perché abbiamo accettato Gesù come nostra porzione per il bene dei nostri fratelli, per la loro salvezza.
Entrate nella vostra coscienza e domandate a voi stessi come state davanti a Dio e come avete approfittato della grazia che viene dal suo sacerdozio. Ci sono tanti modi per dare la vita per i propri fratelli. Pensiamo a Gesù davanti a Pilato. Caro Don Paolo sei associato alla passione e morte di nostro Signore gesù Cristo, perché quelli che ti sono stati affidati abbiano a ricevere la grazia della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo: la grazia della vita divina, la grazia della riconciliazione fra di loro, la grazia della sicurezza della fede e tutte le benedizioni del cielo sulla terra, e la grazia nella vita eterna.
Allora sali l’altare ancora una volta e ti auguro ancora migliaia di volte come l’ hai salito per 25 anni, e associati a Cristo crocifisso per portare in mezzo ai tuo figlioli la grazia della resurrezione di Gesù Cristo re e Signore dell’universo.
OM 45 Sacerdozio 1966