Se si rinnova tutto,
perché non si deve rinnovare la fede?
Finalmente, dopo tante difficoltà di ogni genere, avete la gioia e l’orgoglio di vedere il vostro campanile svettare nella pianura e di ascoltare le vostre campane consacrate e ingrandite. Il campanile e le campane sono un segno, un simbolo, una parola alta e squillante che volete dire a voi stessi e a tutti quelli che vi vedono e vi ascoltano. Voi, innalzando il campanile nuovo e rinnovando le vostre campane, avete preso, l’ impegno dinnanzi a Dio e dinnanzi alla comunità diocesana di volere essere ciò che il campanile e le campane significano.
Il campanile e le campane sono il segno della Chiesa, sono il segno della presenza di nostro Signore Gesù Cristo, sono il segno della fede nel vangelo di nostro Signore Gesù Cristo che le vostre persone debbono proclamare nella vita e nella condotta.
Ho detto il vostro impegno. Non si tratta semplicemente dell’impegno finanziario notevole. Non so quanto sia. Il vostro arciprete bonariamente e fiduciosamente sorride. L’impegno é che voi, che avete rinnovato il campanile e le campane, dovete rinnovare la vostra fede. Voi nel 1970 avete avuto il coraggio di erigere un campanile nuovo e di rifondere le campane. Voi, perciò, dovete avere il coraggio di prendere coscienza che dovete e volete rinnovare la vostra vita di cristiani.
Non conosco la vostra vita. Mi metto insieme ai cristiani del mondo chiamati dalla voce di un papa come Papa Giovanni e dalla voce del concilio, a rinnovarvi, ad essere i cristiani che corrispondo ai tempi. I nostri non sono più i tempi delle tradizioni per cui si fa così, perché si é sempre fatto così. Nei nostri tempi si fanno cose in modo diverso che nel passato. Voi non coltivate più i campi come cinquanta anni fa. Voi non piantate le stese piante e non seminate le stesse sementi. Voi andate a cercare piante e sementi selezionate e a queste piante e sementi non somministrate più semplicemente il concime delle stalle, ma quello che produce la fabbrica. Voi non avete più in mano la vanga ma impugnate il volante del trattore e vi trascinate dietro delle macchine del tutto nuove. Questo avviene nelle campagne e nelle officine. Tutto si rinnova. Tutto diventa più efficiente e più produttivo.
Se si rinnova tutto, perché non si deve rinnovare la fede? Direte che la fede é sempre la stessa. Lo so anch’io. Anche il grano é sempre grano e l’erba medica é sempre erba medica, ma tutto é rinnovato e migliorato. Così, il cristianesimo é sempre il cristianesimo ma deve diventare un cristianesimo più vero, più autentico, più sincero, più efficiente. Deve diventare un cristianesimo che non si mostra soltanto nel fare il segno della croce o nel venire in chiesa, nell’accostarsi qualche volta ai sacramenti, nel tenerci ad avere un bel campanile e delle buone campane. Deve essere un cristianesimo che incide nella nostra persona e che ci rende conformi a nostro Signore Gesù Cristo. Il cristiano é colui che assomiglia a nostro Signore Gesù Cristo.
Non dobbiamo dimenticare che questa mattina entriamo nel tempo della passione di nostro Signore Gesù Cristo per prepararci al giorno della Pasqua. Suppongo che le campane siano sul campanile per suonare la gloria della Pasqua. Il tempo di passione ci ricorda che nostro Signore Gesù Cristo é morto in croce perché :doveva distruggere l’uomo vecchio che é in noi – il nostro peccato, i nostri peccati – per fare di noi i figli di Dio: gli uomini nuovi. Noi celebriamo la passione di nostro Signore Gesù Cristo, ricordiamo i dolori di Gesù Cristo, adoriamo la croce perché riconosciamo di avere bisogno di morire al nostro orgoglio, alla sensualità, all’attaccamento alle cose: ai nostri peccati.
Miei cari, il campanile nuovo dice che dovete rinnovarvi, che dovete togliere tutto ciò che é fatiscente, tutto ciò che é guasto. In tutti c’é il guasto del peccato: la superbia, l’egoismo e la sensualità. Tutto ciò che é guasto non é conforme a nostro Signore Gesù Cristo, e stonerebbe uno che continuasse a mantenersi così, dopo tutto quello che ha fatto erigendo questo campanile e dotandolo di campane nuove, squillanti e intonate.
Nostro Signore Gesù Cristo si sottomette alla passione e morte per liberarci dal peccato e portarci una vita nuova quando risorge da morte. Nostro Signore Gesù Cristo che non morirà più, vuole comunicarci la forza della sua risurrezione, la capacità di vivere la vita nuova di figli di Dio, il coraggio di vivere le virtù cristiane. Quali sono le virtù cristiane? Non faccio l’elenco delle virtù morali. Accenno il fondamento delle virtù cristiane che é l’amore di Dio e del prossimo. Gesù ci porta questa vita nuova di creature capaci, per la grazia e la forza che ricevono da Lui, di amare Dio con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze e di amare i fratelli.
Che cosa significa amare Dio? Non significa ripetere la giaculatoria: dolce cuor del mio Gesù fa che io t’ami sempre più. Ci vuole poco a dire così. Amare Dio vuole dire trattarlo come una persona alla quale si vuole bene. Quando si ama veramente una persona, la si tiene nel cuore al primo posto, la si circonda di rispetto, si fa di tutto per non scontentarla. Così deve essere, per il Padre nostro che é nei cieli. Noi dobbiamo fare di tutto per tenerlo al primo posto nella nostra vita. Non importa tanto avere in casa un crocifisso o un quadro religioso, mentre importa molto avere nel cuore la preoccupazione e il pensiero della presenza di Dio, avere il sentimento della paternità di Dio e la preoccupazione di non dispiacergli.
Noi, per Dio, non siamo delle creature qualsiasi. Noi, per Dio siamo i suoi figli. Per noi, Dio ha dato il suo Figlio unigenito. Capite quanto costiamo noi a Dio?
Che cosa vuole da noi, questo nostro Padre che sta nei cieli? Vuole che ci vogliamo bene tra di noi, Vuole che non siamo invidiosi gli uni degli altri, Vuole che non siamo gelosi del bene degli altri, Vuole che non portiamo nel cuore sentimenti che si oppongono alla giustizia, all’equità, alla bontà quando trattiamo con gli altri. Questo é rinnovarsi nel senso cristiano. Questo é accettare di seguire nostro Signore Gesù Cristo per essere dei cristiani autentici.
Miei cari, voi sentite con quale calore, questa mattina, io vostro vescovo e padre nella fede, vi dico queste cose, voi sentite con quale accento accorato vi esprimo i miei pensieri che sono di Dio, di nostro Signore Gesù Cristo, della Chiesa, perché non vorrei fosse vano tutto quello che avete fatto. Credo che tutto quello che avete compiuto, ha un significato, allora mi permetto di dire che quando il vostro arciprete é venuto ad invitarmi gli ho detto: io verrò ma vi darò una bella sgridata.
Qualcuno dirà: ma come! Abbiamo fatto il campanile nuovo e le campane nuove e lei è qui a sgridarci? Mi capite! Beh! Vi siete impegnati, avete speso molti soldi per il campanile e per le campane! Guardate che avete anche una bella chiesa che a momenti cade! Forse era necessario mettere a posto anche la chiesa. Ma, voi non siete la Chiesa di san Giovanni del Dosso, per conto vostro. Voi siete la Chiesa nella Chiesa santa di Dio: nella chiesa della diocesi e nella chiesa universale. Voi siete dei credenti in mezzo a tutto il mondo. Quello che avete fatto per il campanile e le campane del vostro paese deve dimostrare che sapete farlo per tutta la Chiesa. Guai se uno pensa solo a se stesso!
Non sarebbe cristiano perché tutti gli uomini sono figli di Dio, tutti gli uomini sono fratelli nostri. Ci sono i bisogni del seminario e delle parrocchie dove non c’é la chiesa e neppure la casa del sacerdote. Qualcuno potrebbe dire: ci pensino loro! Bisogna vedere se loro sono in grado di pensarci! C’é la chiesa di tutto il mondo, ci sono i disastrati del Perù e del Pakistan e gli affamati del terzo mondo. Voi che avete dato una bella prova di generosità dovete dimostrare che siete sensibili a tutti i problemi della diocesi e del mondo e non soltanto a quelli del vostro campanile.
Capitemi bene altrimenti ci sarebbe da offendersi! Il campanile é una bella cosa, ma il campanilismo non é una bella cosa. Il campanile vi deve fare spaziare oltre i confini del vostro paese. In particolare oggi é la giornata dell’Università Cattolica. Questa università tanto contestata e contestatrice é sempre una istituzione valida, anzi necessaria per i nostri tempi di tanto sbandamento ideologico o di altro genere. Date nella misura della vostra sensibilità e della vostra fede.
Ho finito di sgridarvi. Vi siete offesi? No! Avete capito? Si? Allora siete proprio bravi. Adesso vi assolvo dal peccato di avere costruito il campanile e di avere rinnovato le campane. Da veri cristiani, continuiamo insieme la celebrazione della santa Messa.
OM 381 S. Giovanni del Dosso 71 – Domenica 28 Marzo 1971 ore 10,30