Duomo 18 marzo 1970 festa di S.Anselmo Patrono
Arazzo del Duomo di Mantova
Carissimi, oggi ci troviamo in questa chiesa perché è la ricorrenza liturgica della festa di S. Anselmo, primo protettore della città e della nostra Diocesi. S. Anselmo Vescovo, non è stato vescovo di Mantova, ma è morto a Mantova come vescovo della chiesa nel compimento di una missione altissima per il bene della chiesa.
Questa, perché sia una celebrazione veramente liturgica, veramente ecclesiale, veramente cristiana, cioè come la vuole nostro Signore Gesù Cristo, deve entrare nella nostra comprensione e deve suscitare in ognuno di noi delle disposizioni, degli impegni morali che corrispondano alla natura stessa della celebrazione.
Celebrare la memoria di un santo durante la santa Messa, cioè nel momento in cui è celebrata solennemente la parola di Dio e nel momento in cui è reso presente in mezzo a noi in una forma sacramentale il sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo, che senso ha venerare un santo? Che senso ha pregare un santo? Che senso ha stringerci intorno ai suoi resti mortali per esprimere la nostra devozione?
Sarebbe molto bello, sarebbe necessario che al posto del Vescovo ci fosse qui S. Anselmo a dire come lui si trovi in mezzo a noi, che cosa fa in mezzo a noi, che cosa vuole da noi.
S. Anselmo è in mezzo a noi. Miei cari è importante e decisivo che noi impegniamo la nostra fede. S. Anselmo è veramente in mezzo a noi non perché la nostra cattedrale conserva le sue spoglie mortali, ma è in mezzo a noi perché, essendo entrato nella vita definitiva portata in terra da nostro Signore Gesù Cristo, è un vivente, è un presente. E’ un vivente perché vive in Dio, perché vive in nostro Signore Gesù Cristo ed è vivo di tutta la vitalità dello Spirito. E’ presente perché noi, che siamo qui, apparteniamo alla sua famiglia, a quella comunità di cui egli è membro, perché noi qui, siamo la chiesa di nostro Signore Gesù Cristo.
Noi siamo la chiesa di nostro Signore Gesù Cristo perché qui, in questo momento, c’é tutto il tesoro di ricchezza del mistero della chiesa. Noi siamo qui, battezzati e credenti, perché Dio Padre prima che noi fossimo, prima che noi avessimo la fede, prima che noi fossimo battezzati, pensava a noi e operava perché noi arrivassimo al traguardo della fede, perché noi arrivassimo al traguardo di questo giorno per esprimere insieme la nostra fede.
Noi siamo tutto il mistero della chiesa perché in mezzo a noi è presente Gesù Cristo.
Gesù Cristo non è presente in mezzo a noi soltanto al momento della celebrazione della Messa. Gesù Cristo è presente perché ha impegnato la sua parola quando ha detto: “Se due o più si adunano nel mio nome io sarò in mezzo a loro”. E noi siamo più di due e siamo riuniti nel nome del Signore Gesù Cristo. Abbiamo incominciato la celebrazione nel nome del Padre, nel nome di Gesù Cristo e dello Spirito Santo. Siamo radunati nel suo nome, allora é presente in mezzo a noi.
Gesù Cristo é presente non vagamente, non così misteriosamente da non essere presente. E’ presente perché parla a ciascuno di voi, sia pure per il ministero del vescovo. Il vescovo non dice cose sue. Il vescovo dice le parole di nostro Signore Gesù Cristo. Quando il vescovo all’altare pronuncerà le parole di Gesù Cristo, allora la sua presenza sarà più intensa in mezzo a noi e avrà la capacità particolare di raggiungere ciascuna delle nostre persone perché si compia in noi quello che Dio vuole. E Dio vuole che noi siamo uniti come membra della sua famiglia, come membri del suo popolo.
Noi siamo chiesa perché in mezzo a noi aleggia lo Spirito di Dio.
Prendiamo questa affermazione in tutta la concretezza. Nel nome di chi, nella forza di chi, nella grazia di chi siamo stati battezzati? Nella grazia dello Spirito Santo. Tutti noi siamo stati cresimati. Nel giorno della cresima lo Spirito Santo, in un modo più decisivo e radicale, ha preso possesso della nostra persona per essere il compagno inseparabile della nostra esistenza.
Ecco la parte nascosta del mistero della chiesa che è qui attuale per la nostra presenza, perché dove ci sono i figli c’è il Padre, dove ci sono le membra c’è il corpo e c’è il capo del corpo che è nostro Signore Gesù Cristo; dove ci sono più persone che stanno insieme c’è lo Spirito di amore che le unisce tra loro e da questa unione tra noi, ne viene anche esteriormente in una maniera che colpisce anche i nostri occhi, la più alta espressione della chiesa.
Quando noi diciamo “chiesa” pensiamo a tante cose giuste e anche a tante cose sbagliate. La cosa giusta, la cosa vera è quella di questo momento. Il Concilio afferma che c’è la più alta manifestazione della chiesa quando il vescovo è circondato dai suoi sacerdoti, – che in questo momento concelebrano con lui, – nella chiesa cattedrale in mezzo ai suoi figli. E voi siete i figli di Dio che trovate una povera ma vera espressione della sua paternità nel vescovo che vi parla, nel vescovo che vi guida. Qui c’è tutta la manifestazione della chiesa.
Noi siamo la chiesa santa di Dio, tutta quanta, perché non siamo qui ognuno per proprio conto, ma siamo qui come credenti, siamo qui come coloro che camminano nella speranza e nella carità, siamo qui come figli del Padre che ha figlioli dispersi in tutto il mondo e per noi non è indifferente che vi siano dei figli di Dio in tutto il mondo perché siamo cristiani. Noi, se compiamo un atto religioso, riferendoci al Padre, dobbiamo riferirci a tutti i suoi figli che sono dispersi in tutte le parti del mondo ed essere perciò in comunione con loro.
La nostra comunione è con coloro che credono e sono su questa terra adunati nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo di cui noi siamo una espressione visibile e completa e piena, Ma la nostra comunione è anche con quelli che ci hanno preceduto nella fede, cioè con coloro che sono i nostri fratelli in un modo autentico, pieno, reale non più condizionati dall’interesse, dalle loro debolezze, dai loro limiti, ma sono nella pienezza della grazia di Dio e al cospetto del Padre e non possono partecipare alla vita di Dio nell’eternità in paradiso senza preoccuparsi di noi, senza preoccuparsi degli stessi figli del Padre che sono ancora su questa terra.
Ecco la comunione dei santi. Ecco la comunione di oggi con un santo in particolare. Per la fede di tutte le generazioni che ci hanno preceduto, per l’autorità della chiesa che ha sancito questa fede, S. Anselmo è nostro protettore.
S. Anselmo, presso Dio, non è un santo qualunque per noi, non è un fratello qualunque che ci ha preceduto in paradiso. E’ un fratello impegnato, è un fratello responsabile, è un fratello che ci vede e ci sente e vuole che ognuno di noi sia davanti a Dio come lo è lui:
davanti al Padre come un figlio, davanti a Gesù Cristo come un salvato dal suo vangelo e dal suo sacrificio in croce, davanti allo Spirito Santo vivificato da quella vita nuova che ci ha portato Gesù, che in noi è come un seme che deve crescere tutti i giornie che in Lui – S. Anselmo – ha raggiunto tutta la sua pienezza e tutta la sua estensione.
Capite allora, miei cari, che la nostra devozione, come la nostra celebrazione, devono essere ispirate dalla devozione bene intesa per S. Anselmo. La nostra devozione a S. Anselmo deve avere davanti a noi il Padre che è nei cieli, Gesù Cristo il Figlio di Dio fatto uomo che vuole rimanere in mezzo a noi come Via e Verità e Vita.
La nostra celebrazione deve essere animata non da tante parole e non da tanti gesti, ma da profonda convinzione, da ricchezza di sentimenti ispirati e guidati e sostenuti dalla fede, che ci fa ritrovare tutti insieme, nella gioia di stare insieme, nella gioia di avere un fratello caro a Dio e pieno di amore per noi.
La nostra celebrazione ci deve far pensare non tanto alla protezione di un santo, ma la protezione di Dio nostro Padre, la protezione della grazia di nostro Signore Gesù Cristo, la protezione dello Spirito Santo che è nei nostri cuori e vuole fare camminare ciascuno di noi sulla via della santità.
OM 291 Anselmo 70 – Duomo 18-3-70