Celebrazione del 25° di episcopato in S. Andrea
29 Maggio 1977 Festa di Pentecoste
Miei cari, vi saluto, vi abbraccio, mi metto davanti a voi così come si sta nella chiesa di Dio dove, non ogni anno o 25 anni, ma ogni minuto è nuovo. E chi fa nuovo ogni minuto e chi ci fa nuovi mettendoci in ogni istante in situazioni nuove è lo Spirito di Dio che noi oggi celebriamo a cui vogliamo sottometterci la cui ispirazione vogliamo accogliere nel nostro cuore.
Il Vescovo questa sera si sente profondamente legato nelle vicende di tutta la sua esistenza alla presenza e all’azione dello Spirito di Dio, quello Spirito di cui purtroppo si tiene così conto. Non vi dico di aver fatto un esame di coscienza dei miei 25 anni di episcopato e neppure di essere qui per farlo. Sono qui per rendere testimonianza: per rendere testimonianza insieme con lo Spirito e per rendere testimonianza allo Spirito.
…come il profeta Amos…
Perdonate se mi rifaccio a fatti che toccano la mia esistenza. Tra voi c’è un gruppo nutrito di miei coetanei che conoscono bene un “certo tale” che andava “a parare i buoi” come il profeta Amos. E anche con lui, benché ragazzo comune come tutti i suoi compagni, già da allora – non per manifestazioni particolari ma per constatazioni successive lo Spirito operava. In mezzo a voi c’è almeno qualcuno che viene da Tortona e che ricorda gli anni del seminario da seminarista, da modesto educatore in seminario, e del mio ministero sacerdotale.
Tra voi c’è una rappresentanza qualificata di monopolitani che sanno dei quindici anni del vescovo trascorsi colà.
E poi ci siete voi, cari mantovani.
Dieci anni fa vi dicevo: datemi tempo perché anch’io mi faccia un cuore mantovano. Non so se questo sia avvenuto. Non lo so, ve lo dico sinceramente. Però adesso che ho toccato questo arco della mia esistenza so che lo Spirito di Dio mi ha sempre guidato e so che da parte mia una semplice confessione che vuole essere una testimonianza – c’è stata una disponibilità serena ma impegnata a dire di “sì” alla sua azione.
Direte: in che modo? In modi molto semplici che possono sembrare casuali: un libro, una persona, un convegno una rivista o altro. Ricordo, e, qualche sacerdote della mia età ricorderà, un libro di Schriwers ” Il dono di sé” Sono incontri casuali ma decisivi. In altre parole: non è che io sia arrivato a determinate mete – della vita spirituale o della vita cristiana o del ministero o in altri campi perché ho delle doti, perché ho studiato, ecc. No. Ci sono arrivato o non sono arrivato. A principio dicevo che ogni istante è nuovo – perché mi ha condotto lo Spirito di Dio al quale, per una grazia che certamente operava in me, ho sempre detto “si”. Avrò sempre detto “si” con tutto me stesso, con tutta la generosità che comportava? con tutto l’impegno? Vi garantisco di nò. State tranquilli. Ho cercato di dire “sì” secondo il mio temperamento, così come sono fatto e certamente con limiti e pigrizie.
La Chiesa ha la garanzia dello Spirito
Nei nostri tempi si sentono dire cose che possono impressionare o anche turbare: sono le voci che si rivolgono alla chiesa, generalmente – col dito puntato per dire chissà che cosa. E ci si meraviglia e ci si turba dimenticando che questa benedetta chiesa, papa, vescovi, sacerdoti, religiosi, laici è costituita da persone limitate e con le loro pigrizie, ma vivaddio, ha la garanzia dello Spirito di Dio. Ed è lo Spirito di Dio che opera la nostra salvezza, che porta a compimento il disegno del Padre manifestato in nostro Signore Gesù Cristo e che riguarda ciascuno di noi.
Alle volte non sappiamo, altre non ricordiamo, altre ancora ci rifiutiamo di riconoscere che tutto è garantito dallo Spirito Santo: l’Amore del Padre che sta nei cieli, l’Amore di Nostro Signore Gesù Cristo che è venuto sulla terra, l”amore in persona che vuole farci entrare nella corrente dell’abisso della comunione di vita che intercorre tra le Divine Persone di un solo Dio. Certo questo non è cosa che viene da noi, non è cosa che ci possono dare gli altri, è dono di Dio. Allora dobbiamo prima di tutto rassicurarci non di una falsa sicurezza, ma della sicurezza della fede e della speranza cristiana, perché Dio è con noi ed è operante in mezzo a noi. E’ il Dio dei cieli e della terra, degli abissi e delle distese senza confini il Padre di Nostro Signore Gesù Cristo il quale ci avvolge in un infinito amplesso di amore paterno: questo è la nostra sicurezza.
Cosa dobbiamo fare noi
Ma c’è qualche cosa che dobbiamo fare anche noi: questo Spirito di Dio che si e stabilito in noi dal giorno del Battesimo e che ci è stato confermato nella Cresima perché avessimo la capacita di entrare nella intelligenza del vangelo, di essere coerenti alle sue esigenze e di crescere secondo le dimensioni dell’amore sta alle soglie della nostra libertà, non ci costringe ma ci sollecita con una discrezione e una soavità indicibili perché non gli resistiamo, perché non lo contristiamo, perché Dio non voglia, non lo spegniamo, ma anzi gli spalanchiamo la porta della nostra accoglienza e della nostra impegnata collaborazione.
Ecco, il vescovo nel 25.mo del suo episcopato vi dice: tenete conto che c’è lo Spirito nei vostri cuori, ascoltatelo e non abbiate paura a seguirlo, lasciatevi condurre da lui: è la guida più sicura, l’amico più fidato. Non abbiate paura, ho detto: la vita cristiana può fare paura. Come è rassicurante la parola di Gesù quando sta per ritornare al Padre, e affida i suoi ad un’altra Presenza: lo Spirito che sarà dato!
Ecco le cose semplici che il Vescovo ha creduto bene di dirvi in questa circostanza. Io mi affido a voi perché mi aiutiate a ringraziare Dio della sua immensa misericordia, perché possa continuare ad avere fiducia sempre in questa misericordia, per essere ogni giorno a disposizione dello Spirito, per essere ogni giorno a vostra disposizione; per essere vostro amico, vostro fratello, vostro padre, uno che vive per voi.
Il Papa vertice dell’azione dello Spirito
Il mio pensiero va naturalmente al santo Padre, che con una degnazione singolare ha voluto rivolgere alla mia persona in questa circostanza il suo pensiero, il suo incoraggiamento, la sua benedizione. Miei cari, vogliate bene al papa, perché è il vertice della presenza e dell’azione dello Spirito nella Chiesa. La persona, il temperamento, gli atti si possono giudicare, ma noi che siamo nella Chiesa dobbiamo essere guidati dallo sguardo della fede.
Quando Gesù ha voluto dare una consistenza divina alla sua chiesa, perché non si smarrisse, perché potesse continuare a seguirlo ha scelto e stabilito una roccia visibile, Pietro, e per lui ha pregato e a lui in modo particolare ha dato il suo Spirito. Siamo riconoscenti a Dio del dono che ci fa nella persona del Papa.
Grazie alle autorità intervenute a questa celebrazione, ai miei parenti, ai miei compaesani, ai cari monopolitani e a voi tutti che costituite la mia dolce chiesa mantovana.
ST 363 Vescovo 1977
29 Maggio 1977 Festa di Pentecoste
Celebrazione del 25° di episcopato in S. Andrea.
stampa “La Cittadella” 12 Giugno 1977