Acquanegra 28 marzo 1969 ore 12 per la santa cresima
Sia lodato Gesù Cristo.
Carissimi, Questa mattina, entrati in chiesa, siamo colpiti da qualche cosa che richiama la nostra attenzione:i quadri, e specialmente le croci, sono velate. Perché? Perché con questa domenica incomincia il tempo di Passione, il tempo più impegnativo della Quaresima, il tempo che ci prepara più immediatamente alla Passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo e conseguentemente alla santa Pasqua. Allora, entrando in chiesa e accogliendo la parola di Dio, dobbiamo cercare di scoprire il significato di questi segni esterni.
Abbiamo ascoltato Gesù alle prese con i Giudei in una polemica serrata. Quasi, stringe i tempi perché si appressi l’ora della sua testimonianza da rendere al Padre come Figlio di Dio, attraverso la sua morte in croce: l’atto supremo della sua testimonianza, l’atto più alto del suo amore per il Padre.
Abbiamo ascoltato San Paolo che interpreta, nella luce dello Spirito Santo, il significato della morte in croce di nostro Signore Gesù Cristo, del suo sacrificio, del suo atto sacerdotale di sommo ed eterno sacerdote. Gesù non entra più nel tempio costruito dagli uomini, ma nel tempio stesso della vita intima di Dio, per offrire se stesso e non più delle cose.
Gesù, con l’atto di offrire se stesso in sacrificio al Padre dimostra tutto il suo amore verso il Padre. Con la sua sottomissione di amore, di Figlio di Dio fatto uomo, al Padre, riconcilia i suoi fratelli con il Padre. Con questo atto di sottomissione e di amore, ha cancellato la ribellione e l’egoismo degli uomini, ha cancellato, quindi, il peccato che è ribellione a Dio ed egoismo per se stessi e nei confronti degli altri.
Questo è il significato del sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo. Egli viene nel mondo e trova il peccato, cioè trova gli uomini lontani da Dio, e divisi tra di loro. Lontani da Dio perché lo dimenticano, perché sono indifferenti nei suoi confronti, perché lo ignorano, perché lo rifiutano, perché rifiutano di riconoscerlo come loro Creatore, rifiutano di riconoscerlo come loro Padre. Questo è il peccato. E conseguentemente, rifiutando di riconoscere Iddio come loro Padre, rifiutano di considerare gli uomini come loro fratelli. Questo è l’altro aspetto del peccato.
Gesù, con il suo sacrificio, ricompone le cose. Si mette al nostro posto compiendo l’atto supremo della sottomissione e dell’ubbidienza annientando se stesso. Si mette al nostro posto e in netta opposizione all’egoismo, offre se stesso in sacrificio, come espressione di amore per noi. Ho detto: Gesù si mette al nostro posto. Sì, ma non si sostituisce a ognuno di noi. Ci apre la strada, ci dà una indicazione, ci offre una possibilità.
Ci apre la strada per ritornare a Dio e riconoscerlo come nostro Creatore e nostro Padre.
Ci apre la strada per ricondurci a riconoscere gli altri come nostri fratelli.
Ci dà una indicazione: Dio é Colui che deve dominare su tutti noi, perché è il nostro Creatore.
Ci dà una indicazione: Dio é nostro Padre e gli uomini non sono dei nemici da combattere o degli “altri” da escludere nella nostra esistenza. Gli uomini sono i nostri fratelli – più che i nostri simili! -, perché hanno con noi un Padre comune.
Gesù con il suo sacrificio ci offre una possibilità, perché noi, nonostante il suo esempio e il suo insegnamento, rimaniamo sempre nella nostra debolezza, rimaniamo sempre schiavi delle nostre passioni e delle nostre tendenze: la tendenza di allontanarci da Dio e la tendenza di allontanarci dai nostri fratelli.
Gesù ci offre un elemento di vita che deve entrare in ciascheduno di noi per seguire il suo esempio, per esercitare – adesso dico una parola che potrà sembrare un po’ strana – per esercitare il nostro sacerdozio, cioè, per entrare nell’atteggiamento stesso di nostro Signore Gesù Cristo che muore in croce, per riconoscere il Padre e per riconoscere che gli uomini sono fratelli fra di loro. Il nostro sacerdozio è proprio questo: riconoscere Dio come nostro Padre e nostro Signore, e riconoscere gli uomini come nostri fratelli. Questo è l’esercizio del nostro sacerdozio!
Capite che questo impegna tutto noi stessi?
Capite che impegna tutta la nostra persona e tutto il nostro essere nel sottometterci a Dio, se è vero, come é vero, che Egli é il nostro Creatore e il nostro Padre? Capite che impegna tutto il nostro essere, tutta la nostra persona: i pensieri, i sentimenti, gli affetti, gli atteggiamenti, le opere, a riconoscere nei nostri simili altrettanti fratelli da rispettare, da amare, da aiutare? Capite il significato, la portata, la forza, la grazia del sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo, che non offre olocausti, vittime o altre cose a Dio, ma offre se stesso?
E noi siamo qui, chiamati, più fortemente e più chiaramente in questo tempo di Passione, a diventare i sacerdoti del nostro Dio, dal momento che partecipiamo – per esempio – ad una celebrazione liturgica. Siamo chiamati ad essere i sacerdoti del nostro Dio, riconoscendo che Egli é veramente il nostro Creatore, riconoscendo che da Lui deriva tutto e tutto dipende da Lui riconoscendo che noi abbiamo bisogno di lui; riconoscendo che egli é veramente il nostro Padre che ci ama infinitamente, non ci rifiuta nulla, anzi arriva al punto di offrirci il suo Figlio come dono del suo amore, come prezzo del suo amore!
Ecco che cosa fa Iddio per noi! E noi dobbiamo riconoscere il nostro Creatore. Noi dobbiamo riconoscere il nostro Padre e stare più decisamente in un atteggiamento di amore verso i nostri fratelli.
Quante volte sentite ripetere: il cristianesimo si trova nell’amore per gli altri. Il Vangelo, la S. Messa, i Sacramenti, tutte le manifestazioni religiose, ci devono portare a questa conclusione: Dio é nostro Padre, gli uomini, sono nostri fratelli. Allora entriamo in questo tempo sacro, carico di significato e di grazia, e apriamo l’animo nostro alla gloria di Gesù che offre se stesso, e uniamo noi stessi a Gesù per offrirci a Dio in un atto di sottomissione e di amore, per offrirci ai nostri fratelli in un atto veramente fraterno di carità grande verso tutti.
La celebrazione di questa mattina, di questa S. Messa, è segnata dalla presenza, – ve ne accorgete – degli invalidi civili. Sono coloro che portano in se stessi il segno del sacrificio, per le cause più varie, per i motivi più vari che coincidono con l’adempimento del loro dovere. E’ una categoria di persone che deve stare davanti alla nostra attenzione di cristiani, per rispettare in loro un sacrificio, onorare in loro un sacrificio e pensare che questo sacrificio che si unisce a quello di nostro Signore Gesù Cristo, diventa un sacrificio di salvezza per la loro propria persona e per tutti i fratelli che siamo noi.
Sia lodato Gesù Cristo
OM 587 Passione 69 -venerdì della settimana di Passione per la cresima