agli operatori in preparazione alla Pasqua – per la data tenere conto che solo la Vittorina impegnava il Vescovo per questi incontri religiosi periodici e il Vescovo rispondeva sempre in modo positivo
Un altro incontro per raccoglierci nell’intimo di noi stessi – come abbiamo detto – nella parte migliore di noi stessi: il cuore, lo spirito, i sentimenti, per metterci alla presenza di Dio. Non di un Dio qualsiasi, generico, ma di un Dio personale che ha un volto, ha una fisionomia, si chiama Padre, si chiama Figlio, si chiama Spirito Santo.
Dobbiamo avere una disposizione di fondo, cioè sapere, essere coscienti che questo Padre e Figlio e Spirito Santo ci amano. Questo Dio ci ama. Noi siamo delle persone amate.
E’ importante questo per l’equilibrio del nostro umore, per l’equilibrio della nostra esistenza, per trovare in questo rapporto personale col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo la ragione di essere della nostra esistenza, il senso della nostra vita. Oggi, specialmente da parte della gioventù, si va alla ricerca di senso e purtroppo il mondo non dà un senso adeguato, un senso sufficiente, che dia ragione della nostra esistenza. Solo l’amore dà ragione della esistenza. Anche l’amore umano. Però, l’amore umano ha un grande limite: il limite della nostra debolezza, il limite della nostra fragilità.
Abbiamo bisogno di qualche cosa, cioè di un amore, veramente consistente, immutabile: Dio fedele.
E’ curioso come in una inchiesta nazionale, la donna non abbia richiesto, come prerogativa del proprio marito, la fedeltà. Ha richiesto una bontà generica ma non questa bontà di fondo che garantisce, assicura, che é la fedeltà. Dio é fedele.
Con queste disposizioni e con questi pensieri noi ci accingiamo a meditare il significato della Quaresima come tempo di preparazione alla Pasqua.
Ogni mistero celebrato dalla Chiesa, sempre, ha in centro colui che il Padre ci ha dato: Gesù Cristo nostro Salvatore. E’ al centro di Natale, é al centro di Pasqua, é al centro di Pentecoste quando darà lo Spirito Santo.
In questo incontro, Gesù lo troviamo al centro del mistero della sua Pasqua: il suo passaggio dalla morte alla vita, dalla morte alla risurrezione, dalla morte ad una vita piena, definitiva, che più nessuno gli toglie. E la Chiesa ci prepara alla celebrazione di questo mistero con la Quaresima ,che ha appunto al centro, Gesù che si prepara alla sua Pasqua. E, lo troviamo in un momento particolare della storia del Vangelo: i quaranta giorni e le quaranta notti – Quaresima- quadragesima, quaranta giorni – nel deserto dove digiuna ed é sottoposto alla tentazione.
Gesù nel deserto, Gesù nel raccoglimento.
Miei cari fratelli e sorelle, il raccoglimento é un elemento essenziale per ogni vita umana che voglia vivere “al di dentro”, come abbiamo detto, “con la parte migliore di se stesso”.
Il raccoglimento é stare nel cuore, nel silenzio, alla presenza di Dio. Così Gesù nel deserto: lontano dagli uomini, lontano dalle faccende umane, con una attenzione tutta diretta al Padre.
Gesù non é solo nel deserto. E’ con il Padre. Così noi non siamo mai soli nella nostra esistenza, nella nostra vita. E’ con noi il Padre che ci ama anche se noi lo dimentichiamo, anche se noi non lo amiamo.
IL Padre del Figliolo prodigo vive con il pensiero del figlio che si é allontanato,che lo ha abbandonato. Così il nostro Padre é sempre con noi, con il dono del Figlio e il Figlio con il dono di se stesso e lo Spirito Santo come dono del Padre e del Figlio.
Cerchiamo di pensare a un momento di raccoglimento. Cerchiamo di pensare a questo fenomeno della vita umana che é il raccoglimento: dimenticare tutto e tutti per stare con noi stessi – ripeto per l’ennesima volta – con la parte migliore di noi stessi, con il nostro Dio che ci ama.
E, cerchiamo di esaminare la nostra esistenza, la nostra giornata.
Ci sono dei punti di raccoglimento?
Al mattino quando ci alziamo, alla sera prima di addormentarci?
Siamo stati con tutti, dobbiamo essere capaci di stare con noi stessi, per essere autenticamente noi stessi, per essere autenticamente qualcuno, e non da soli, ma come – io suppongo – ci facciamo il segno di croce: nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, riteniamo sicuro che il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo sono con noi.
Ecco il primo punto del nostro ritiro per la Quaresima, in riferimento a nostro Signore Gesù Cristo che é condotto dallo spirito nel deserto, dove digiuna per quaranta giorni e quaranta notti.
E’ un digiuno straordinario. Ha un valore simbolico, esemplare, ma anche, come tutti i misteri di Gesù Cristo, un valore di sorgente, un valore vitale, di una vita che si comunica, di sentimenti che si comunicano, di atteggiamenti che si comunicano. Noi diventeremo capaci di digiunare, non tanto fisicamente ma cristianamente, se attingiamo al digiuno di nostro Signore Gesù Cristo, se attingiamo alla sua forza , alla sua vitalità che egli vuole comunicare a ciascuno di noi.
Come si ripete, é una parola ostica quella di “digiuno”. Non soltanto il digiuno della bocca ma, per esempio, il digiuno della lingua: non dire parole inutili, tanto meno dire parole insulse.
Il digiuno degli occhi: non volere vedere tutto, specialmente ciò che può turbare, ciò che ci può rendere meno casti, meno delicati, meno puri.
Il digiuno delle orecchie che non vogliono ascoltare tutto, ripeto, anche ciò che turba.
Il digiuno della fantasia: non fermarci su immagini che sono meno composte, di conseguenza meno caste, meno pure.
Ecco alcuni esempi di digiuno che noi dobbiamo praticare, per custodirci nella grazia di Dio, per custodirci nella compostezza di tutto noi stessi, per custodirci in quella integrità di vita umana della quale dobbiamo essere . Attingiamo alla grazia del digiuno di nostro Signore Gesù Cristo per diventare capaci anche di digiuno, anche il digiuno corporale della compostezza, della gola, della bocca. Pensiamo a questa grazia che ci rende più casti.
In terzo luogo Gesù é tentato. E’ tentato nell’orgoglio, é tentato ,se così si può dire ,nella lussuria, “dì alle pietre che diventino pane per soddisfare la tua fame”.
La tentazione del dominio.
Noi siamo tentati ,miei cari. Tentati nel nostro orgoglio, tentati quindi nel nostro egoismo.
Noi siamo dei potenti egoisti . Rispetto agli altri , mettiamo noi stessi al centro del mondo, al centro dell’attenzione, al centro dell’interesse degli altri. Tutti dovrebbero guardare noi, tutti dovrebbero rispettare noi.
Che ci sia in noi una esigenza di rispetto, questo é legittimo, però non dobbiamo sacrificare gli altri. Dobbiamo essere capaci di donarci. Ecco la prima vittoria sulla tentazione dell’orgoglio. Io ripeto sempre: il mondo, specialmente il mondo occidentale, non ha bisogno di ricchezza , di scienza, di potenza, ha bisogno di amore, ha bisogno di comprensione, ha bisogno di dedizione.
Quand’é che noi vinciamo il nostro egoismo donandoci agli altri?
Vivendo per gli altri?
Faticando volentieri per gli altri?
Dando agli altri della nostra attenzione, della nostra premura, della nostra benevolenza, della nostra serenità, della nostra gioia?
Oh la gioia! Essere contenti di ciò che siamo per il dono di Dio, e questa contentezza comunicarla anche agli altri, vincendo ogni forma di egoismo.
E poi c’é la tentazione del possesso.
Il mondo occidentale é un mondo possessivo. Ci sono delle espressioni macroscopiche di una forza indicibile e incontrollabile. Pensate alle multinazionali che sono capaci di dominare anche gli stati, anche l’economia internazionale: pochi individui che si sono accapparrati una ricchezza che dovrebbe essere di tutti e ne dispongono secondo il loro capriccio, secondo il loro interesse.
Nazioni potenti che dominano sulle altre nazioni, correnti ideologiche che cercano di sopraffare le altre correnti.
Ora, noi viviamo in un mondo così fatto, e, diverse ore della giornata noi siamo bombardati, soprattutto attraverso la televisione, la pubblicità, dallo spirito di questo mondo possessivo, e diventiamo dei piccoli possessivi. Possessivi di noi stessi e delle nostre cose: guai a chi ce le tocca; delle rivendicazioni economiche al primo posto. Possessivi, nell’intimo, del nostro egoismo per cui diciamo “io” ad esclusione di tutti gli altri. C’é indubbiamente un possesso legittimo, ma le cose, le ricchezze, i beni sono per tutte le creature di Dio e chi se ne accaparra escludendo gli altri o prendendole agli altri ,é un possessivo disordinato.
Terzo elemento delle tentazioni nel quale Gesù non é stato tentato vistosamente, come lo possiamo essere noi. In lui non c’era la concupiscenza, però c’era un desiderio di cose che soddisfacessero a quella esigenza particolare di uno che ha digiunato quaranta giorni e quaranta notti: “Dì alle pietre che diventino pane”.
Noi siamo una finestra spalancata al mondo della concupiscenza che irrompe nel mondo attraverso l’elemento del sesso. Per quanta gente il sesso sta al centro della propria vita! E con tutto il loro essere, a cominciare dalla sensibilità fino ai singoli sensi, sono aperti a tutto ciò che c’é di sensuale, erotico, e quindi bestiale. E’ una parola impropria “bestiale” perché le bestie sono condotte all’esercizio della loro vita sessuale secondo un ordinamento della natura. L’uomo é stagliato in tutte le espressioni, appunto, alla concupiscenza di questo elemento della sua costituzione personale.
Il nostro diventa un mondo impossibile che ha delle manifestazioni paradossali, disumane, si può dire, violento di una violenza anche materiale. Pensate al divorzio, pensate all’aborto. Questo spegnere l’esistenza di un altro per la propria comodità, perché fa comodo, perché non disturbi! Una vita che viene e che disturba! E’ un punto grave di disumanità. Una donna che abortisce tocca il fondo della disumanità. E tocca il fondo del peccato.
Bisogna stare attenti perché c’é una coscienza superficiale, anche nei nostri credenti, anche nei nostri praticanti. Perché un’azione é diventata lecita civilmente, diventa lecita anche moralmente. Eh no! Far morire non é lecito, ammazzare non é lecito nonostante tutte le libertà della legge. Sono libertà disumane che non convengono alla civiltà ma alla barbarie. E’ una barbarie autentica.
Così il divorzio. Così le libere unioni, così i rapporti prematrimoniali. Anche se entrano nel costume, anche se sono leciti civilmente, sono peccati perché é una mancanza palese di un amore autentico. Un amore autentico, soprattutto quello umano, dice: “ecco” sono per sempre e lo dice in un modo radicale, in un modo cosciente, in un modo ragionato, in un modo che abbia tutte le ultimazione. Non si improvvisa un rapporto umano di amore che non abbia queste prerogative della stabilità, di quella che io ,a principio, ho chiamato fedeltà.
Ecco miei cari, fratelli e sorelle, il punto o i punti a cui ci porta Gesù nel deserto, Gesù che vince le tentazioni, Gesù che vive in comunione con il Padre.
Ecco io vi auguro che queste poche settimane che rimangono ancora della Quaresima, vi diano la possibilità di meditare
sul valore del raccoglimento,
sul valore della mortificazione e del digiuno, s
ul valore della castità intesa nel senso più vasto, nel senso più evangelico.
il Vangelo non cambia come non cambia Gesù Cristo.
Il costume civile può cambiare ma non cambia purtroppo verso il meglio ma verso il peggio .
Adesso raccogliamoci, esaminiamo noi stessi e poi preghiamo. Preghiamo con la grande preghiera di Gesù che egli compie in mezzo a noi, per la celebrazione liturgica.
E’ lui che ci ripete la sua parola, questa parola che abbiamo fatto oggetto della nostra meditazione.
E’ lui che diventa la sorgente di una forza nuova, che ci faccia vivere conformi al mistero della sua vita nel deserto, in preparazione della sua passione e della sua morte.
Verranno i giorni liturgici della particolare celebrazione della passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo e della sua risurrezione. Non la morte per la morte.No! La morte per la vita. Non é la mortificazione per la mortificazione. E’ la mortificazione per una vita nuova, rinnovata, più piena, più gioiosa .
Ecco, così vi auguro di trascorrere questi pochi istanti che ci separano alla celebrazione liturgica.
Così vi auguro di partecipare a questa santa Messa ,
così vi auguro, e auguro a me stesso, per le vostre preghiere: Buona Pasqua.