Aveva come unico fine educare il suo popolo ad essere
Chiesa viva nella parrocchia
partecipe della Chiesa universale
Ebbi la grazia di partecipare al Concilio Vaticano II che iniziò nel 1962, fino alla sua chiusura nel 1965.
Papa Giovanni XXIII diede al Concilio il compito di “conformare la Chiesa ai nostri tempi e Paolo VI quello di “ritornare alle sorgenti”.
Ogni fine settimana, quando da Roma ritornavo a Monopoli, riferivo ad un gruppo di sacerdoti e di laici ciò che era stato definito nelle varie sessioni del Concilio.
Tra i presenti più interessati e che quasi “beveva” le mie parole, spiccava il giovane sacerdote don Salvatore Carbonara. Con l’entusiasmo della giovinezza e la grazia della sua vocazione, già allora studiava come conformare la sua azione pastorale di Chiesa tra i giovani che gli avevo affidati, impegnato seriamente, come era, a sostenere la sua missione con il nutrimento della Sacra Scrittura.
Il primo documento approvato dai Padri conciliari fu “Sacrosanctum Concilium ” sulla liturgia. In esso c’erano già tutti i principi che sarebbero stati sviluppati negli altri documenti del Concilio. In questo documento sulla liturgia è messo in evidenza il valore della celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo.
Don Salvatore partecipava alle celebrazioni del Vescovo nella Cattedrale di Monopoli, dove ogni liturgia era solenne e per la quale egli stesso preparava gli arredi, i canti per l’assemblea, organizzava la presenza di numerosi chierichetti.
Quando don Salvatore venne come Priore a Fasano, poiché conosceva i documenti del Concilio, li viveva e sapeva di essere un “mandato “per fare le veci del Vescovo, volle che anche le celebrazioni eucaristiche in Matrice fossero solenni come se il vescovo fosse presente. In questo, aveva come unico fine quello di educare il suo popolo ad essere Chiesa viva nella parrocchia e partecipe della vita della Chiesa universale.
Nella celebrazione eucaristica, che aveva posto al centro della sua pastorale, egli educava tutto il suo popolo a godere della maestosa presenza di Dio, attraverso la liturgia, con il decoro dei paramenti, con la guida di cerimonieri discreti, con le preghiere e i canti biblici accuratamente scelti e sapientemente guidati. Così rendeva tutta l’assemblea partecipe per sentirsi gioiosamente sicura di essere Chiesa vera, vero popolo adunato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Allo stesso modo don Salvatore preparava seriamente le sue omelie.
I giovani e i meno giovani che l’ hanno conosciuto più da vicino hanno la gioia di pensare che il loro parroco studiava e si preparava per rispondere con sicurezza alle loro domande esigenti. E’ veramente così.
Don Salvatore conosceva bene la Sacra Scrittura e i documenti del Concilio, ma era sempre aggiornato anche su ogni documento della Chiesa italiana: testi che troverete citati molte volte nelle omelie da lui scritte e che ho il gradito compito e impegno di pubblicare, per voi.
E’ indubbio che l’amicizia per i suoi giovani e l’amore per il suo popolo siano stati motivi validi per studiare e meditare continuamente, al fine di dare loro non delle parole, ma profonde convinzioni e verità a lungo pensate e confrontate. Leggendo queste omelie potrete riascoltare la sua voce entusiasta, gioiosa e convincente.
Molti di Fasano ricordano ancora don Salvatore impegnato nella preparazione dei giovani alla famiglia. Gli interessi di don Salvatore erano molti, ma tutti avevano un unico fine: realizzare una vera vita di Chiesa. Anche la famiglia doveva esprimere nella parrocchia la sua testimonianza, vivendo come “Chiesa domestica”. Poiché, secondo quanto si legge nella “Gaudium et Spes”, l’amore tra i coniugi è simbolo dell’amore di Cristo per la sua Chiesa, don Salvatore valorizzava questa convinzione per rendere stabile e fecondo il matrimonio cristiano.
Caratteristica di don Salvatore è stata quella di non essersi mai fermato al “piccolo gregge”, ma di servirsi del “piccolo gregge” per raggiungere tutto il popolo di Dio. Ne sono testimonianza la creazione delle Diaconie, la Radio, il numeroso gruppo di catechisti e catechiste, tutti chiamati affettuosamente “diaconi e diaconesse”, al servizio di tutto per tutti. Ne rimane traccia anche nei manoscritti di alcune sue catechesi svolte in Matrice e che troverete raccolte in questo volume.
Tutto questo perché egli amava la sua Chiesa e si è dato tutto per essa fino alla morire, perché voleva che tutti sentissero la gioia di appartenervi: sia il piccolo gregge che lavorava con lui, sia i cosiddetti “Iontani” che dovevano sentirsi festosamente accolti poiché, egli diceva testualmente, “i lontani hanno una profonda nostalgia di una casa accogliente”!.
E’ mia intenzione, con questo volume, cominciare a pubblicare, i suoi scritti, frutto di un lavoro silenzioso, spesso realizzato rubando al sonno le prime ore del giorno, testimonianza di coscienziosa preparazione dottrinale ed espressione di vero servizio a tutti.
La scelta, per questa prima pubblicazione, è caduta su argomenti trovati già in un certo ordine e comprende i momenti più densi di un anno particolarmente significativo nella vita di doti Salvatore: il suo venticinquesimo anno di sacerdozio. Così potrete scorrere l’arco di oltre un anno, dalla Quaresima del 1984 al giorno anniversario della sua ordinazione sacerdotale, il 29 Giugno 1985.
Sono espressi nelle catechesi qui raccolte i temi e le scelte fondamentali dell’annuncio e del ministero pastorale di don Salvatore: la centralità del mistero di Cristo, la Chiesa, il Battesimo, la testimonianza, il servizio, la famiglia, la religiosità popolare, la liturgia.
Certamente don Salvatore scriveva soltanto per parlare alla sua gente e non per “essere pubblicato “. Da qui l’immediatezza del pensiero e del linguaggio da lui usati.
Spero perciò che la lettura di queste pagine possa rimandarvi l’eco della sua voce e il calore della sua amicizia.
.Carlo Ferrari Vescovo emerito
Fasano, 11 Aprile 1991
ST 414 Don Salvatore 90