significa possedere la Sacra Scrittura
Martina 67 – Incontro con i sacerdoti 07
Una cosa bella sarebbe che immettendo la corrente nel registratore, poi, l’apparecchio funzionasse nel cervello!
Questa nostra giornata é impegnata per scoprire, approfondire, assimilare tutto ciò che nella economia dell’attuazione della salvezza, comporta l’impegno, l’esercizio della funzione profetica, il ministero della Parola, che ha come scopo immediato quello di generare la fede, farla crescere, perfezionare, perché si possa arrivare a quella adesione totale e libera di noi stessi al piano di Dio, per edificare la Chiesa.
L’esercizio del ministero della predicazione, come ogni ministero, diventa per noi che abbiamo ricevuto una consacrazione sacramentale e abbiamo quindi acquisito un essere nuovo, siamo diventati in un senso particolare nuove creature, è un esercizio che comporta qualche cosa nella nostra vita. Viene in mente l’affermazione scolastica operari sequetur esse.
Le nostre azioni sacerdotali devono sviluppare il nostro essere sacerdotale, secondo il principio vitale per cui un organismo si sviluppa con l’esercizio delle funzioni vitali. L’esercizio della predicazione come l’esercizio del ministero sacramentale e della potestà regale, favorisce la santità del sacerdote. E’ un principio richiamato dal concilio nel Presbiterorum Ordinis.
Presbyterorum Ordinis n.13 ” I presbiteri raggiungono la santità nel loro modo proprio se nello spirito di Cristo eserciteranno le proprie funzioni con impegno sincero ed instancabile.
Essendo ministri della Parola di Dio, essi leggono ed ascoltano ogni giorno questa stessa parola che devono insegnare agi altri: e se si sforzano anche di realizzarla in se stessi, allora diventano dei discepoli del Signore sempre più perfetti, secondo quanto dice l’apostolo Paolo a Timoteo: occupati di queste cose, dedicati ad essi e interamente,affinché siano palesi a tutti i tuoi progressi.
Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento, persevera in tali cose, perché così facendo salverai te stesso e quelli che ti ascoltano.
Infatti, pensando a come posso trasmettere meglio agli altri ciò che hanno contemplato, assaporeranno più intimamente le insondabili ricchezza di Cristo, e la multiforme sapienza di Dio.
Non dimenticando mai che é il Signore ad aprire i cuori e che l’efficacia non proviene da essi ma dalla potenza di Dio, all’atto stesso di predicare alla parola si uniranno più intimamente con Cristo maestro e saranno guidati dal suo Spirito.
Uniti così a Cristo, partecipano della carità di Dio, il cui mistero, nascosto nei secoli, é rivelato in Cristo.”
Ecco come, l’esercizio del ministero della Parola diventa per noi sorgente di santificazione. Se la Parola é parola di riconciliazione, di santificazione, di salvezza, di gloria a Dio per gli altri, lo é prima di tutto per noi. Se gli altri, sono in ascolto della Parola di Dio quando noi parliamo, noi antecedentemente dobbiamo avere ascoltato questa parola e questa parola deve avere prodotto i suoi frutti nelle anime nostre prima che noi la trasmettiamo agli altri.
Qui potrebbe affiorare la questione: quando é efficace la predicazione? Per sé, la risposta é semplicissima: è efficace quando la parola che noi annunziamo é veramente Parola di Dio
Come é veramente Parola di Dio? Non é veramente Parola di Dio in senso materiale perché la leggiamo dalla sacra Scrittura, ma é Parola di Dio in quanto, Dio in quel momento, parla nella Chiesa e parla alla Chiesa.
Ciò che distingue la Parola di Dio da quella dell’uomo é la santità della parola stessa, sono i frutti di santità che produce questa parola, i frutti che sono evidenti conseguenze di questa parola, che fanno sì che sia udita e ascoltata come Parola di Dio, quindi sia distinta dalla parola degli uomini.
Faceva notare padre Grosso la settimana scorsa parlando ai sacerdoti, che in tutta la storia della Chiesa, la parola é stata riconosciuta come Parola di Dio quando era accompagnata dalla santità della Chiesa. Era la santità dei membri di tutta la Chiesa, che rendeva credibile questa parola e distingueva questa parola come Parola di Dio e non come parola degli uomini.
Era o é la santità di chi é ministro della Parola di Dio, affermava ancora padre Grasso, e non é per una ragione semplicemente psicologica che questo avviene. Il santo che predica, colpisce talmente che convince, ma convince per una ragione ontologica della costituzione della Chiesa, la quale intanto annuncia la Parola di Dio in quanto ne porta i frutti in se stessa, e questa santità se non é nella comunità, deve essere almeno nel ministro, affinché questa parola sia distinta come Parola di Dio e non sia confusa con una parola semplicemente umana.
Può essere un bel discorso, una sacra eloquenza, la predica del predicatore di cartello, come si diceva una volta, ma non é Parola di Dio. La Parola di Dio deve portare con sé un segno distintivo, inconfondibile, perché gli uomini la sappiano discernere da un’altra parola e sia parola efficace che ha la forza di generare la fede e la vita eterna. Perciò come importa la nostra santificazione per l’esercizio di questo ministero! Come importa che noi dobbiamo santificarci attraverso l’esercizio di questo ministero!
E’ un po’ una novità, questa, affermata dal concilio perché, quando si tratta di spiritualità del clero, si é stati più preoccupati di mezzi di santificazione generali. Questi ci vogliono naturalmente perché valgono per tutti i cristiani. Oppure ci siamo riferiti ai mezzi di santificazione che sono propri della vita monastica. La spiritualità della imitazione di Cristo é uno strumento, é un mezzo di santificazione proprio della vita monastica e non si può trasferire la vita monastica nella nostra vita di sacerdoti dediti al ministero. Ci vuole qualche cosa d’altro e nostro Signore Gesù Cristo non ci ha privato dei mezzi di santificazione propri del nostro stato. Questi mezzi li troviamo nell’esercizio del nostro ministero.
Se l’esercizio del ministero é dato per l’edificazione della Chiesa, tanto più è dato per la nostra santificazione e per la nostra edificazione come Chiesa, quindi, é qui dove noi dobbiamo cercare i mezzi della nostra santificazione e le sorgenti della nostra spiritualità di sacerdoti impegnati nel ministero.
Allora cosa dobbiamo fare, quando si tratta del ministero della Parola, per santificarci per mezzo della parola? Dobbiamo essere in ascolto della parola. Essere in ascolto della parola significa: conoscerla per mezzo dello studio, assimilarla per mezzo della preghiera o meditazione, viverla con una vita conforme al senso della rivelazione.
La Costituzione sulla Divina Rivelazione dice nell’ultimo capitolo, tra le altre cose, Dei erbum n. 21 “la Chiesa ha sempre venerato le Divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane e della vita della mensa, sia della Parola di Dio che del corpo di Cristo e di porgerlo ai fedeli” La Chiesa non ha mai desistito da fare questo, ma la Chiesa che siamo noi, noi sacerdoti ci siamo nutriti di questa Parola di Dio? La nostra formazione culturale e professionale in ordine al ministero della Parola, su quali documenti é stata formata? Ci siamo fermati ai manuali, ai trattati? E’ coerente la nostra formazione teologica in campo biblico?
Noi, generalmente, non abbiamo avuto una teologia biblica. La nostra formazione teologa non ha come fondamento la teologia biblica, perciò noi non siamo nutriti di Parola di Dio. Questo ha delle conseguenze enormi nell’esercizio del ministero. Sarebbe interessantissimo, per cinque e o sei domeniche, farsi un giro nelle chiese del mondo o anche solo d’Italia e registrare la predicazione dei nostri sacerdoti e poi setacciarle, togliere le scorie che non sono Parola di Dio, metterle al vaglio della rivelazione e vedere che cosa ci rimane.
Ci saranno delle verità, ci saranno delle buone indicazioni. La verità non é soltanto quella rivelata nella Parola di Dio, é anche come l’ha rivelata Dio, è anche come si é manifestato Dio. Non é questo indifferente. Iddio é il primo psicologo ed il primo pedagogo. Quando noi dimentichiamo la principale pedagogia di Dio, dimentichiamo che la pedagogia di Dio è parte integrale del deposito della rivelazione.
Se non ordiniamo le cose nel senso in cui le ha ordinate Dio, se non rispettiamo il suo piano, se non edifichiamo secondo il suo progetto, noi lavoriamo fuori campo, noi costruiamo muri che non sono perpendicolari e non possono stare in equilibrio. La riforma deve incominciare da qui. La riforma non incomincia col far comparire il leggio, col voltare l’altare dell’altra parte, col comprare i candelieri bassi. Queste sono delle fesserie. La riforma incomincia col vuotare la testa delle cose vecchie e riempirla del tesoro autentico della rivelazione.
Si fa evidente la necessità inderogabile e insostituibile dello studio. Il sacerdote oggi, ha il dovere principale di mettersi a studiare. Non andiamo a cercare la scusa del lavoro e di tutto quello che c’é da fare. Chiudiamo bottega per due anni e studiamo. Lo dico per paradosso, nel senso che non c’é altra occupazione più importante e più urgente di questa. Possono avvenire tutti i concili di questo mondo ma non fanno niente se non penetrano nella testa dei vescovi e dei preti. Possedere il concilio, oggi, significa possedere la sacra Scrittura.
Possedere il pane della Parola di Dio é condizione indispensabile perché, la Parola di Dio produca e frutti il pane eucaristico Di comunioni ce ne sono assai nelle nostre chiese, ma vedete come la gente che fa la comunione tutti i giorni, é sempre tale e quale. O nostro Signore ha perduto il potere di santificare o siamo noi che e non mettiamo le condizioni perché ci possa santificare. Se non c’é il nutrimento della fede che si prende alla mensa della parola, i sacramenti della fede non fanno niente e non é possibile una vita morale cristiana.
Dei Verbum n.25 “Perciò e necessario, che tutti i chierici, principalmente i sacerdoti e quanti, come i diaconi e i catechisti, attendono legittimamente la ministero della Parola, conservino un contatto continuo con le Scritture, mediante la sacra lettura e lo studio accurato, affinché non diventi vano predicatore della Parola di Dio all’esterno colui che non l’ascolta di dentro, mentre deve partecipare ai fedeli a lui affidati le sovrabbondanti ricchezze della parola divina, specialmente nella sacra liturgia” Ci vuole altro che il lezionario o il messale in italiano, se non c’é una cultura da parte nostra e se non c’é un’assimilazione da parte nostra.
Dei Verbum n. 25 “Parimenti, il santo sinodo esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere la sublime scienza di Gesù Cristo con la frequente lettura delle divine Scritture. L’ignoranza delle Scritture, infatti, é ignoranza di Cristo”
Lo dice per i fedeli, tanto più lo dice per noi, quindi, questa assimilazione che é qualche cosa di più di una semplice conoscenza speculativa attraverso lo studio può avvenire soltanto nella preghiera.
Dei Verbum n. 25 ” si ricordino però che la lettura della sacra Scrittura deve essere accompagnata dalla preghiera, affinché possa svolgersi il colloquio tra Dio e l’uomo; poiché quando pregiamo parliamo con lui; lui ascoltiamo quando leggiamo gli oracoli divini” Quando si dice preghiera si dice in particolare l’esercizio di vita spirituale tanto raccomandato che è la meditazione. Ma, meditare che cosa?
Contemplare che cosa? Come può essere preghiera la meditazione?
E’ sempre stato detto che, la preghiera é la mente che si rivolge a Dio,ma aI Dio di Abramo, di Isacco, al padre di nostro Signore Gesù Cristo non ad un Dio speculativo. La mente rivolta al suo piano, alla comunicazione che ha voluto fare di se stesso, questo deve essere l’oggetto della meditazione. Un fenomeno per gli storici della vita cristiana ai tempi nostri che desterà molte meraviglie, sono i nostri libri di meditazione pieni di pie considerazioni vuote di tutto; pieni di raccomandazioni a non finire, pieni di descrizioni più o meno corrispondenti di stati d’animo, di situazioni spirituali e morali. Cose umane! Le cose di Dio e Dio in persona dove si trovano in questi libri?
Dov’é l’insondabile ricchezza di Gesù Cristo? Andiamo alla meditazione della Scrittura! Io non dico che si debba abbordare direttamente la sacra Scrittura come testo di meditazione, ma si deve arrivare a questo. Quando c’é stato uno studio adeguato, i libri sacri possono diventare con tutta naturalezza il testo di meditazione. S’intende che ci vuole una preparazione, intanto ci si può servire dei commenti dei diversi libri della sacra Scrittura come oggetto della a nostra meditazione. Oggi ci sono degli ottimi commenti. Lasciamo perdere tutte le fiamme, le scintille, i colloqui, il ciarpame che c’é intorno e dedichiamoci e intendiamo bene l’orazione mentale della lectio divina.
E’ Cristo che parla nelle Scritture.
E’ lo Spirito Santo che illumina le Scritture.
E’ Dio che parla alla sua Chiesa e noi siamo nella Chiesa
E’ Dio che ci rivolge la sua parola.
Ascoltiamo e contempliamo Dio.
E’ nella contemplazione di Dio che scopriamo noi stessi.
E’ nella contemplazione del mistero di Dio che scopriamo la nostra grandezza e anche la nostra miseria, il nostro destino e la nostra situazione.
E’ nella parola stessa di Dio che noi troviamo i mezzi per sollevarci all’altezza della nostra vocazione.
Se questi giorni di ritiro portassero come frutto una decisione seria di studio della sacra Scrittura, un impegno di fare della sacra Scrittura il testo abituale della nostra meditazione, ne avvantaggeranno la nostra vita e il nostro ministero.
OM 94 Martina Franca_07 1967