nel libro “Il Dio Cristiano”
Il cristianesimo è una storia. La storia d’un amore, discreto ed impenitente, libero ed universale. È la storia di un Dio che porta in cuore gli uomini, che fa d’ognuno di loro “una persona amata”.
Così è il libro di Mons. Carlo Ferrari, il nostro Mons. Ferrari di Fresonara, Vescovo di Mantova fino allo scorso anno. È uscito nelle ultime settimane dall’Editore Schena e profuma ancora di inchiostro. Ha per titolo: “ll Dio cristiano”. Non è però un trattato. È un’esperienza, o meglio ancora, una vicenda dello spirito, dove i protagonisti sono due: Dio che rivela o rischiara qualche suo particolare lineamento e l’autore del testo che accoglie con gioia e si gode questa nuova luce, ed arrivato avanti, nel suo viaggio, si volta, chiama intorno gli amici, e dà un’appropriata relazione di quanto gli è successo. “Ciò che si è e ciò che si è vissuto è un puro dono di Dio”. Bisogna, dunque, raccontare la propria e segreta storia.
Sarà una peregrinazione ed un’ascesa verso l’infinito. Al centro della narrazione c’è l’incontro con la Trinità. “È soprattutto la chiara impostazione Trinitaria e Kerigmatica che avvince e convince”, dice in una nota introduttiva il Card. Martini. Ed il mistero è come guardato in faccia, perdendo gli occhi tra le sante pagine della Scrittura e scrutando giorno per giorno nella profondità dell’anima che implora e grida e poi è consolata.
Accanto a tutto questo, discendenti di tutto questo, ci sono le osservazioni singole. “le affermazioni inconsuete che saranno intese solo a prezzo d “un cambiamento di mentalità”, le intuizioni guizzanti: intenzioni pastorali ed insieme pennellate di vita di sapore conciliare che vogliono dare un senso concreto all’assunto principale, che resta sempre un pensiero alto e solenne.
Alcune, nella loro semplicità, appaiono folgoranti. “Il Vangelo, che molte volte abbiamo ridotto a un codice di norme morali, scrive Mons. Ferrari, è essenzialmente il lieto annuncio che Dio ci è Padre”. E poi: “Di questo Padre noi siamo i figli: non di nome, ma di fatto, così che il nostro comportamento morale non è comandato da una legge, ma da un rapporto personale, che corrisponde alle nostre relazioni di figli con il padre”. Ed ancora: “Gesù non è soltanto modello a cui riferirci, ma è eminentemente sorgente viva che rende possibile l’autentica vita cristiana”. “Conoscere il Dio che si rivela, non avviene in un contesto di scienza, ma in un contesto di vita”. “lo sono del parere che non le condizioni debbono essere evangelizzate, ma gli uomini che vivono in esse”.
Ed infine: “Un certo malinteso, diffuso negli ambienti di Chiesa, considerava mistico soltanto tutto ciò che era straordinario nella vita cristiana, come le estasi, le rivelazioni private, le capacità di fare miracoli. La vita mistica, invece, è quella del battezzato che diventa sempre più cosciente di essere figlio di Dio”. “La prospettiva non sarà quella dell’uomo che cerca Dio, ma del Dio che cerca l’uomo”. “Ciò che i testi della divina Rivelazione ci dicono di Dio è vero, ma non possono manifestare tutta la verità di Dio “.
Non sono che citazioni, ma il testo ne è tutto fiorito e lumeggiato. Notevole, di per sè, non è la ricerca teologica, e neanche quella scritturistica; è notevole la fede nel Dio sperimentato quasi goduto, fede che poi diviene sapienza, sostanza di vita, vita pura ed eccelsa.
Il nitido volume lascia, a chi legge, un’idea e un messaggio. Lascia, soprattutto, il bisogno d’elevarsi. Fa pensare, fa migliori. È “il frutto di oltre trent’anni di ministero episcopale”. È un esempio contagioso di come spiritualità e dogma non vadano mai separati” (Bruno Forte).
L’Autore s’indirizza a tutti: ai Vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi, ai laici praticanti “che rimangono in varia misura clericalizzati” ed ai laici “non praticanti e non credenti; i quali più facilmente si avvicinerebbero alla fede se conoscessero il Dio cristiano”. A tutti si accosta “con grande rispetto ed umiltà “. A tutti offre, “una parola amica”. E mantiene la parola. Davvero la parola è amica, sincera e risonante.
(p.g.a.) Sac.Pier Giorgio Agnes
Da “Il Popolo ” Tortona 28 Giugno 1987