L’amore di Dio
si esprime con un linguaggio umano
Anche noi siamo di quelli che in particolare oggi volgono lo sguardo a colui che é stato trafitto, alla persona di Gesù che porta in terra l’amore di Dio.
L’amore di Dio da tutti i tempi, come é stato così bene espresso dal profeta Osea, si volge a noi, ci accompagna momento per momento, ci porta in braccio con la tenerezza di una madre perché l’amore di Dio si esprime con un linguaggio umano, con dei segni eminentemente umani. Questo linguaggio, questa espressione, questo segno si trova nel cuore trafitto di nostro Signore Gesù Cristo.
Noi diciamo: é trafitto dai nostri peccati. No. E’ trafitto dal suo amore che supera i nostri peccati, che non é trattenuto o fermato o impedito dai nostri peccati. Questa sera il nostro sguardo deve essere fisso: nell’espressione dell’amore di Dio che ha il suo culmine nel cuore trafitto del Figlio fatto uomo e aperto dinnanzi a noi. Il nostro sguardo, la nostra attenzione, tutto noi stessi deve essere impegnato nella fede, nella speranza, nella corrispondenza a questo amore.
La vita cristiana, molte volte, non é intesa secondo il pensiero di Dio. Qualche volta è concepita come un cumulo di doveri verso Dio che debbono riassumersi nell’amore verso di lui. Quando si parla dell’amore di Dio si pensa al nostro amore per lui piuttosto che al suo amore per noi. E’ sbagliato. Non é nell’ordine delle cose. Intanto ci può essere in noi qualche segno di amore per lui, in quanto lui ci ha amato per primo e ci ama. San Giovanni esprime questa verità con le parole: ” diligamus Deum quoniam ipse prior dilexit nos”: vogliamo bene al Signore perché é stato lui in persona, per primo, a volerci bene.
Ciò che conta é l’amore di Dio per noi. Se non esistesse l’amore di Dio per noi, non ci sarebbe in noi alcuna capacità di amare Dio. Noi dobbiamo credere a questo amore, dobbiamo essere sicuri di questo amore, dobbiamo alimentare la nostra fede e la nostra sicurezza nel Signore che ci vuole bene. Quante persone pie si sentono soddisfatte quando hanno la coscienza di essere buone! Poi si disperano nel momento in cui sono meno fedeli verso il Signore! Come se l’amore di Dio verso di noi fosse determinato dalla nostra bontà e non fosse, invece, un amore del tutto gratuito che sta al di sopra della nostra malizia, al di sopra di tutte le nostre miserie e di tutti i nostri peccati!
E’ tipico, nei tempi recenti della storia della chiesa, l’esempio di santa Teresa del bambino Gesù la quale affermava: – se io avessi la disgrazia di diventare anche la più grande peccatrice che é mai esistita, io non dubiterei minimamente che il mio Dio non mi ami come mi ama.
Dobbiamo credere all’amore di Dio e alimentare la nostra fede nell’amore di Dio tenendo davanti l’immagine del cuore di nostro Signore Gesù Cristo in tutte le manifestazioni, che durante la storia della salvezza ci rivelano l’amore singolarissimo, infinito e misericordioso del nostro Dio. L’amore di Dio per noi, deve essere la nostra certezza più grande, la nostra sicurezza più forte e più vitale, altrimenti non sarebbe possibile nessuna vita spirituale.
Quindi bisogna avere fiducia e credere che l’amore di Dio é un amore personale. Dio vuole bene a me personalmente ed é un amore che non si rivolge genericamente a tutte le creature. Come ognuno di noi si distingue da qualsiasi altro per quello che é nella sua personalità, così l’amore di Dio per noi é diretto e raggiunge le nostre singole persone. E’ ciò che san Paolo ha espresso con le parole:”dilexit me et tradidit semetipsum pro me”
Alimentare questa sicurezza. Non dubitare mai dell’amore di Dio! In mezzo a tutte le vicende, a tutte le difficoltà, a tutte le tentazioni, a tutti i momenti di scoraggiamento di tutta la nostra esistenza noi dobbiamo sempre ripetere a noi stessi: ma il Signore mi vuole bene, ho il Signore che mi vuole bene. Se questo lo può credere e dire ogni creatura tanto più lo dobbiamo credere noi che abbiamo scelto il Signore come nostra eredità.
Il dono della vocazione religiosa – il dono di una consacrazione a lui – é un dono di grazia, é un’espressione di amore che si aggiunge a tutto l’amore di Dio per le sue creature. E’ questo amore personale che raggiunge ciascuno individualmente, l’unico motivo che può sostenere, giustificare, rendere ragionevole e umano, il nostro stato, la nostra scelta, la nostra vita. Se non c’é questa certezza, se non c’é questa sicurezza, se non c’é questo fondamento dell’amore del Signore che ci ama e ci ama personalmente, come si possono sostenere le rinunzie che impone lo stato sacerdotale o lo stato religioso, lo stato di coloro che scelgono Dio per propria parte, per propria eredità e scelgono di vivere unicamente per lui?
Perciò questo tema dell’amore del Signore, che é così decisamente e specificatamente richiamato dalla festa liturgica in onore del sacro cuore, deve essere il tema abituale della nostra preghiera, della nostra meditazione. Credere all’amore di Dio, avere fiducia nell’amore di Dio, prendere sempre più coscienza di questo fatto inaudito che Dio ci ama personalmente, deve essere l’alimento abituale della nostra vita spirituale. Altri temi di vita religiosa, senza questo tema, diventano aridi e insignificanti, ci distolgono dalla vita religiosa autentica, dalla vita spirituale cristiana vera.
Ho detto:corrispondere all’amore di Dio. Che cosa é l’amore di Dio? Cosa significa corrispondere all’amore di Dio? L’amore di Dio é il desiderio di Dio di volerci bene. L’amore di Dio é il desiderio di Dio che noi gli diamo il modo di volerci bene, che noi gli diamo il tempo di volerci bene. Con tutto il nostro da fare, che può anche essere la preghiera, la santa Messa, la meditazione o il servizio verso il prossimo, finiamo con l’essere “presi” dal così detto dovere, e non da Colui che ci vuole prendere, finiamo col non essere a disposizione di colui che ci vuole raggiungere e che vuole alimentare in noi, nel mistero, il suo amore. Qui entriamo nel profondo della intimità dei rapporti di Dio con la nostra persona dove egli, per mezzo del suo Spirito, diffonde il suo amore nei nostri cuori.
Allora, corrispondere all’amore di Dio vuole dire dargli la possibilità di raggiungerci; é “stare fermi” davanti a Dio perché ci possa amare; é renderci disponibili perché possa creare in noi i frutti del suo amore, perché egli possa rendere fecondo il suo amore nella nostra persona e nella nostra vita. Tutto questo assume un tono, una espressione che non é più un atto di impegno della nostra ragione, della nostra intelligenza, della nostra volontà, ma un dono della contemplazione. Il termine deve essere inteso rettamente. Contemplazione é metterci alla presenza di Dio e lasciarci lavorare dalla sua grazia, lasciarci attirare dal suo amore, metterci a disposizione del suo amore perché faccia di noi tutto ciò che vuole. Non tanto che noi facciamo ciò che lui vuole, ma che Lui faccia di noi ciò che vuole!
Il Signore non vuole le nostre opere -capitemi bene!- vuole la nostra persona, vuole il nostro essere, e poi anche le nostre opere. Come possono essere sue le nostre opere se noi personalmente non siamo suoi? Ecco, mie care sorelle, cosa vi ricorda il vescovo mentre vi accingete a rinnovare gli impegni della vostra vita religiosa: – credere all’amore di Dio – avere fiducia nell’amore di Dio – alimentare questa fede nell’amore di Dio – corrispondere nel senso dell’abbandono perché possa fare di noi ciò che vuole.
– Allora la vita cristiana é autentica.
– Allora la vita religiosa é autentica.
– Allora le nostre opere in mezzo i nostri fratelli sono veramente l’opera di Dio, sono veramente l’espressione dell’amore di Dio, perché noi posseduti dall’amore di Dio diventiamo strumenti dell’amore di Dio anche quando non lo sappiamo, anche quando non lo diciamo. Specialmente quando non lo diciamo!
Continuiamo la nostra celebrazione, che é la celebrazione dell’amore di Dio che si manifesta per noi al punto di non essere soltanto il padre che porta il suo bambino alle guance e si china su di lui per dargli da mangiare, ma al punto di essere egli stesso il cibo nostro perché ci rende partecipi della sua vita, del suo amore.
Ci rende partecipi del suo amore, della sua vita, di se stesso soprattutto nella celebrazione eucaristica quando lui continua in mezzo a noi il grande evento del dono di se stesso sulla croce, e diventa dono personale per ciascuno di noi al momento della santa comunione.
OM 342 Sacro Cuore 70 –
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