29 Giugno – Ordinazione sacerdotale di don Vasta
Come risuonano impressionanti, nella nostra celebrazione, le parole del Signore rivolte ai suoi discepoli! Siamo qui in un numero notevole di discepoli davanti a Lui, davanti a voi. C’è il nostro venerato don Punzi, il più commosso di tutti, che si é turbato quando le sue annose mani si sono posate sul giovane capo del vostro don Vasta.
C’è l’ Arciprete che oggi ricorda i suoi 25 anni di sacerdozio. Quante cose hai fatto in questi lunghi anni: dal seminario di Monopoli, alla Cattedrale, alla scuola, e poi qui in mezzo al tuo popolo nella vetusta, ricca, gloriosa, carica di storia chiesa di Cisternino. E poi ci sono tanti altri sacerdoti venuti da ogni parte. Alcuni sono alla vigilia del sacerdozio e altri meno prossimi.
Gesù fa cadere nelle nostre coscienze questa impegnativa domanda: “Chi dite che io sia?”
Con le parole si fa presto dire, davanti a voi, che il Cristo é il Figlio del Dio vivente.
Noi, per l’imposizione delle mani, che si sono stese sul nostro capo a distanza di anni e che questa mattina si sono stese sul capo del vostro sacerdote,
noi abbiamo ricevuto la forza dello Spirito Santo,
noi siamo stati trasformati dalla sua virtù,
noi non siamo più soltanto i nati dalla carne e dal sangue, da un padre e da una madre
noi siamo i nati in un modo straordinario dalla virtù creatrice dello Spirito Santo
per dire davanti a voi con la nostra persona, con il nostro ministero,con la nostra vita, chi é il Cristo.
Comprendete quale impressione possono fare queste parole quando cadono nella nostra coscienza?
Noi dobbiamo dire a voi: ecco il Cristo, ecco il Figlio del Dio vivente.
Ma lo dobbiamo dire perché voi che ci conoscete come vostri fratelli o vostri figlioli, riscontriate che nella nostra persona c’è qualche cosa d’altro per una trasformazione compiuta dal sacramento.
E’ una realtà che ci mette al di sopra di voi – benchè semplici figli di Dio come voi, – benchè creature di Dio come voi, – benchè redenti dal sangue di nostro Signore Gesù Cristo come voi, – benchè abbiamo conseguito la Misericordia di Dio come voi
noi siamo Cristo in mezzo a voi.
Quale affermazione, essere Cristo in mezzo a voi!
Cristo, in tutto, si é fatto simile a noi ad eccezione del peccato perché era conveniente che coloro che rappresentano la maestà di Dio in mezzo ai figli di Dio non fossero esenti dall’esperienza della conseguenza del peccato originale, non fossero esenti dalla debolezza e dalla colpa per poter accostarsi ai propri fratelli con più umiltà, con più comprensione ed esprimere con convinzione sincera il bisogno di misericordia, perché questo bisogno di misericordia essi l’hanno per primi.
Cristo in noi,
Cristo nella nostra persona,
Cristo in mezzo a noi,
– uno come voi,
– uno di voi debole come voi.
Allora la figura di Cristo che cosa ci dice? “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”.
Il buon Papa Giovanni quando parlava dell'”imperio”, della grandezza, della sovranità della Chiesa diceva: “E’ un principato di dolcezza e di umiltà” perché, quelli che in certo qual modo hanno la rappresentanza della Chiesa devono essere la continuazione di Cristo in mezzo al popolo di Dio, devono presentarsi in atteggiamento di umiltà e di mitezza e di dolcezza e di delicatezza e di tenerezza materna.
Noi siamo quelli che, come Cristo, vanno intorno non per spezzare la canna già fessa, non per spegnere il lucignolo fumigante, ma per consolare, fortificare, confortare, sostenere.
Per confortare, sostenere, consolidare, non bisogna stare “al di sopra” e schiacciare e spegnere
bisogna “stare sotto” e incoraggiare, e dare fiducia, e mettere nei cuori la speranza della forza della grazia, della salvezza che ci viene da nostro Signore Gesù Cristo.
Noi sacerdoti dobbiamo essere umiltà e dolcezza.
Cari fratelli e care sorelle che ci conoscete, se conoscete che noi non siamo umili, che noi non siamo miti, pregate per noi, sollecitateci, ricordatecelo che siamo Cristo e che Cristo é il buon Pastore che va a cercare quelli che sono perduti, che Gesù Cristo é la voce di Dio che si é manifesta agli uomini.
Questo é il peso che grava sulle nostre spalle e deve tormentare la nostra esistenza.
Noi dobbiamo essere Cristo in mezzo a voi perché abbiamo un cuore che ama.
Cristo ci ha amato e ha dato tutto se stesso per noi.
Se noi siamo Cristo dobbiamo amarvi e dare tutto noi stessi a voi.
Ecco che cosa importa assistere ad una ordinazione sacerdotale: scoprire il valore e la funzione del sacerdozio.
Non guardateci e non ammirateci:
perché siamo belli,
perché siamo maestosi nei nostri paludamenti,
perché siamo sapienti,
perché siamo colti,
perché apparteniamo a certi ceti sociali…
Per questo compatiteci, sopportateci e perdonateci.
Guardateci come persone che devono avere un cuore che é tutto di Dio e perciò tutto vostro.
E’ tutto vostro per capirvi, per intendervi, per amarvi, per illuminarvi.
E’ tutto vostro perché possa stare in ascolto della Parola di Dio e comunicarla a voi.
E’ tutto vostro perché sia posseduto dalla grazia di Dio e questa grazia la possano trasfondere nelle vostre anime.
E’ tutto vostro perché è il cuore di un buon pastore che non pensa al suo interesse ma alle proprie pecorelle, specialmente a quelle più lontane, a quelle più deboli, a quelle che hanno bisogno della assistenza, della tenerezza, della delicatezza, della finezza dell’amore, della finezza delle intuizioni e che debbono essere nel cuore di un pastore.
Questa parola é risuonata ancora una volta, nella vostra chiesa, rivolta a noi: ” E voi chi dite che io sia”?
Noi umilmente, per la grazia del Signore e per la vostra preghiera rispondiamo:
noi sappiamo che Cristo é il Figlio di Dio venuto nel mondo per salvarci e questo ve lo vogliamo dire non soltanto con le parole ma principalmente con la nostra vita di fratelli vostri,
di peccatori come voi che hanno bisogno della misericordia di Dio,
in un atteggiamento di umiltà per stare al vostro servizio,
in un atteggiamento di mitezza che sia un invito ad avvicinarvi con il cuore aperto, per abbracciarvi tutti in nostro Signore Gesù Cristo.
OM 66 Cisternino 1967