Sant’Andrea 17 maggio 1970 solennità di Pentecoste
Mons. Carlo Ferrari
Carissimi, in occasione delle nostre grandi celebrazioni, vediamo questo. Le nostre celebrazioni religiose cristiane non sono semplicemente dei riti che vogliono commemorare i fatti che la Sacra Scrittura ci registra, i fatti avvenuti nei tempi passati e che meritano certamente la massima attenzione da parte nostra.
Le celebrazioni cristiane non comportano semplicemente la nostra attenzione e la nostra devozione ma, comportano un impegno da parte di Dio che è l’autore di ciò che è accaduto nei tempi passati e vuole che ciò che é accaduto nei tempi passati sia attuale per noi, oggi.
Le nostre solennità: il Natale, la Pasqua, Pentecoste!
Natale e Pasqua non ci ricordano semplicemente che il Figlio di Dio fatto uomo per noi è morto in croce per distruggere il peccato ed è risorto dal sepolcro per portare in noi una vita nuova. La Pentecoste, non è semplicemente il ricordo di ciò che è accaduto a Gerusalemme per gli Apostoli e per coloro che hanno ascoltato per la prima volta la predicazione degli Apostoli. Tutti questi fatti, questi misteri, diventano la volontà di nostro Signore Gesù Cristo se facciamo una memoria viva, se facciamo una memoria efficace che renda presenti ed attuali questi fatti. Questo è decisivo.
Quando partecipiamo alle manifestazioni liturgiche non siamo semplicemente noi, sacerdoti e voi, che siamo impegnati in qualche cosa, in una azione santa. Prima di noi, in ognuno di noi, nell’intimo di noi stessi, c’è Colui che ci ama, c’è Colui che ci vuole salvare, c’è Colui che vuole fare di noi delle creature nuove, c’è in mezzo a noi il Figlio di Dio operante, perché si realizzi la nostra salvezza. In questa luce noi dobbiamo compiere la nostra celebrazione. La Parola di Dio che abbiamo ascoltato, ci annuncia l’oggetto della celebrazione di oggi: il dono dello Spirito Santo che si manifesta negli Apostoli, nel loro magistero e nei credenti.
Facciamo un piccolo esame sul nostro comportamento religioso. Per noi, così come ci comportiamo anche a riguardo della frequenza alla chiesa, pare che tutto sia compiuto con la Pasqua. Le messe pasquali, il pontificale di Pasqua vedono le nostre chiese gremite. Oggi, Pentecoste, vediamo quanti siamo e non siamo certamente quanti eravamo il giorno di Pasqua! Che cosa vuol dire?
C’è un certo modo di pensare la Pasqua come la più grande solennità, come la solennità che compie tutto il mistero cristiano. No. Gesù è preoccupato, proprio prima di lasciare questo mondo, di assicurare la sua presenza, la sua azione per mezzo di un Altro che sarebbe venuto dopo di lui, e che sarebbe stato il compimento della salvezza. L’adempimento della salvezza, per ciascuno di noi personalmente, è dato dalla presenza e dall’azione dello Spirito Santo che incomincia la sua missione il giorno di Pentecoste.
Oggi celebriamo la solennità di Pentecoste oggi celebriamo quell’oggi che, in ognuno di noi, segna il momento in cui gli è stato dato lo Spirito Santo. Noi siamo nati dall’acqua e dallo Spirito Santo. Noi siamo stati confermati il giorno della cresima dallo Spirito Santo. Noi abbiamo una vita spirituale perché lo Spirito di Dio si è stabilito in noi e fa di noi delle nuove creature.
E’ lo Spirito di Dio in noi che ci rinnova come rinnova la faccia di tutta la terra.
E’ lo spirito di Dio in noi che rinnovandoci ci trasferisce veramente, dal piano di semplici creature al piano di figli di Dio.
E’ lo Spirito Santo che a ciascuno di noi dà la certezza, la sicurezza di essere figli di Dio.
Questo, miei cari, è il compimento della salvezza che viene operato in noi personalmente, dallo Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità e perciò siamo in grado di avere una vita spirituale.
Pensiamo alla nostra vita spirituale.
La nostra vita spirituale non esiste semplicemente perché noi abbiamo dei pensieri, delle aspirazioni e siamo mossi da impulsi che esprimiamo in parole sante, in atteggiamenti retti, in azioni delicate. Noi abbiamo una vita spirituale perché nell’intimo di noi stessi si stabilisce un rapporto tra i nostri pensieri, i nostri affetti, i nostri impulsi, i nostri desideri con Qualcuno, non con qualche cosa,non con una verità, non con dei principi, ma con una Persona, con una Persona Divina, con lo Spirito Santo.
Noi abbiamo una vita spirituale perché nell’intimo di noi stessi nasce un rapporto di vita, un rapporto di esistenza con un Altro, che é lo Spirito di Dio, che è dentro di noi, che è nell’intimo di noi stessi, che è nel fondo primordiale di tutto il nostro essere.
Noi abbiamo una vita spirituale in un rapporto di confidenza, in un rapporto di amore, in un rapporto di azione perché lo Spirito Santo rinnovando noi stessi, facendo di noi delle nuove creature, dà a noi anche la possibilità di pensare al livello di questa nuova creazione che si è operata in noi, dà a noi la possibilità di amare secondo il grado e la dignità di questa vita nuova che è in noi, dà a noi la possibilità di esprimerci in parole, in atteggiamenti, in gesti, in opere che sono proporzionate a quell’impulso di vita divina che si è stabilita in noi.
Capite come la nostra vita spirituale è qualche cosa che avviene nell’intimo di noi stessi? Capite che è un incontro: con Altro più grande, con un Altro più santo, con un Altro più potente, con un Altro più forte, con un Altro più buono?
Capite che dentro di noi c’è un mondo più bello, più vasto, più ricco del mondo che ci circonda,perché c’è la ricchezza di Dio in noi, perché c’è la ricchezza del mondo di Dio in noi? Perché c’é la ricchezza del mondo di Dio? Perché la nostra persona, è posta al vertice di tutta la creazione.
Noi siamo questo mondo interiore. Noi che abbiamo questo mondo interiore, viviamo la nostra vita interiore?
Viviamo questo rapporto con Uno che sta in mezzo a noi, che sta in noi e che ci dà la possibilità di svolgere, di sviluppare, di portare avanti tutte le nostre capacità di relazione?
— Di rapporto con Dio di cui ci dà la testimonianza che ci è Padre?
— Di rapporto con nostro Signore Gesù Cristo, modello di vita che noi dobbiamo riprodurre per essere i figli di questo Padre?
– Di rapporto che crea in noi l’amore verso tutte le creature, in particolare verso gli uomini, nostri fratelli?
Vedete quale mondo si apre? Si apre su Gesù Cristo, su tutto il suo amore, su tutto il suo mistero, su tutto il suo vangelo; su tutto il mondo, verso tutti gli uomini e ci toglie dalla nostra solitudine e dalla nostra esteriorità. Miei cari, da tante parti, è denunciato il pericolo che corre la persona di essere alienata, di essere in condizione di non poter realizzare se stessa perché è “portata via”, perché è condizionata, perché è assoggettata agli uomini e alle cose. Quanta esteriorizzazione c’è nella vita organizzata da noi e intorno a noi! Avviene tutto all’esterno, tutto alla superficie! Nell’intimo di noi stessi che è la parte più viva e più esigente della nostra persona, rimane il vuoto, la povertà,la solitudine.
Quanti ” scontenti” genera questa posizione non nostra! Non genera soltanto situazioni di insofferenza e di ribellione, ma anche di scoraggiamenti profondi, di rifiuti radicali, di disperazione, di atti inconsulti, perché non si riesce ad essere se stesso perché non si ha una vita che corrisponde alle esigenze della natura, perché non si ha una vita spirituale, perché non si vive “da dentro”, perché non si vive con Colui che viene per essere la nostra luce, la nostra forza, il dinamismo che ci impegna e ci rende veramente vitali, direi vivaci, perché non si vive con Colui che ci dà il gusto della vita, che ci dà una arricchimento continuo per camminare con Dio verso la vita piena, la vita che lo Spirito ha iniziato in noi.
Celebriamo la Pentecoste. Celebriamo il nostro incontro con lo Spirito Santo che forse abbiamo dimenticato o ignorato e che, invece, ci è stato dato con tanta certezza e che ci viene incontro con molta insistenza, con tanto impeto per trasformarci, per renderci santi, cioè spirituali, cioè interiori.
OM 313 Pentecoste 70 – Sant’Andrea – Messa solenne