Noi Vescovi del Concilio
Conversazione con i vescovi lombardi 1-6- luglio 1988
Siamo pieni di gioia perché abbiamo scoperto l’amore tenero e fedele del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: la loro unità è il supremo modello e la sorgente del nostro amore vicendevole (cf UR 20, 21). Siamo costituiti per portare avanti l’opera della salvezza progettata dal Padre, eseguita dal Figlio, portata a compimento dallo Spirito e siamo credibili nella misura in cui siamo una cosa sola.
In questo incontro non terrò propriamente una omelia, ma colgo l’occasione singolare e propizia per comunicarvi uno dei pensieri che da anni mi assilla e che ho cercato di portare avanti: la catechesi degli adulti.
Se guardiamo le nostre comunità, in particolare quelle parrocchiali, ci accorgiamo che sono comunità infantili. Non so in quale percentuale, ma la maggior parte del nostro impegno, delle nostre energie e la migliore collaborazione dei laici piú preparati e volenterosi la impieghiamo per i bambini e gli adolescenti. Eppure sono gli adulti i soli maturi, capaci di responsabilità e impegno veramente serio, che garantiscono la continuità di una vita cristiana solida.
Ci sono molte occasioni per una catechesi agli adulti, ma il passaggio obbligato, per la maggior parte, è il matrimonio.
La tradizionale preparazione alle prime comunioni e alla cresima mantiene il suo significato e la sua importanza, quando è sostenuta dagli adulti nelle famiglie.
Mi permetto di ricordare la nostra “ignoranza” del valore salvifico di questo sacramento, il cui studio, fino a ieri, nei corsi teologici, o veniva tralasciato per mancanza di tempo o era ridotto alla teologia dei manuali.
Io ringrazio il Signore che ha disposto questa occasione nella quale un gruppo significativo di vescovi può rivolgersi a un teologo qualificato per chiedergli la stesura di un catechismo su questa realtà sacramentale che nel pensiero di Dio si pone sul cammino della salvezza.
A indispensabile sgombrare il terreno da vari preconcetti: il matrimonio non è l’atto giuridico con cui si ratifica l’unione di due cristiani. Il matrimonio invece è l’atto sacramentale che porta avanti la salvezza nel momento piú impegnativo per la vita degli adulti. Non è vero che la famiglia è una piccola chiesa: essa è una piccola comunità, costituita da un sacramento, nella quale è presente tutto il mistero della Chiesa (cf LG 348). Come in ogni realtà di salvezza, qui sono coinvolte le divine Persone per essere modello e sorgente: questa è la ricchezza insondabile di questo sacramento, carico di amore, di impegno e di gioia.
Nella preparazione di questo strumento non dovrà mancare l’apporto di un bravo biblista, il quale ponga chiaramente in luce la dimensione sponsale delle divine Persone. Fino ai nostri giorni un presunto pudore e parecchia ignoranza non ci hanno permesso di mettere in evidenza temi cosí ricchi e fondamentali contenuti nelle pagine della Sacra Scrittura.
Il Padre è sposo del suo popolo, il quale è considerato come sposa e fidanzata: è uno sposo geloso, esigente, che se non è corrisposto giunge all’ira, allo sdegno e al rifiuto;; ma che alla fine chiama la sposa in un luogo solitario, le parla al cuore e la reintegra nella sua dignità. Il Figlio è lo sposo e i;n che lo sposo è presente e si ode la sua voce non si può “digiunare”. Cristo è lo sposo della Chiesa e la dottrina di Paolo è esplicita in riferimento ai mariti e alle mogli. Credo che una buona esegesi possa liberare questo testo della Rivelazione dai luoghi comuni che ne hanno impoverito la portata. Questo sacramento non è grande soltanto per Cristo e per la Chiesa, ma è grande in se stesso. Ricordiamo le nozze di Cana: sono presenti la madre di Gesú, Lui e i suoi discepoli; a Gesú compie il primo miracolo e i discepoli credettero in Lui (cf Gv 2,1-11). Lo Spirito Santo è sposo, basti pensare al mistero della Incarnazione, dove per l’accoglienza di Maria Egli opera il piú grande portento. Maria è una sposa singolare, ma è madre: madre del Figlio di Dio e di tutti i suoi discepoli.
Nel sacramento tutto è modello e sorgente: una tendenza moralistica ha indotto gli uomini di chiesa a insistere sulla esemplarità e quindi sui doveri, lasciando in ombra la grazia, la forza della potenza di Dio che salva la persona umana in tutte le situazioni e in particolare in quelle piú impegnative che sono ordinate alla salvezza di molti.
Pensiamo ai figli, ai parenti, alle generazioni che saranno il domani del mondo e della Chiesa.
L’impegno di una preparazione adeguata e quindi estesa nel tempo è indispensabile per questo sacramento. Certo, non è nelle consuetudini e chi si prepara al matrimonio in un primo tempo sarà sconcertato, si ribellerà; ma se noi, tutti insieme, saremo risoluti ed esigenti, ad un certo punto accetteranno, poi si troveranno dinanzi ad una scoperta, ricca, piena di grazia e di gioia; ci ringrazieranno e, questi, saranno i nostri migliori amici.
Il fidanzato e la fidanzata sono per ciascuno dei due le creature piú belle del mondo. Pensiamo alla bellezza, agli ornamenti della sposa del re e allo sposo che esce dalla stanza nuziale come un prode. Questi innamorati debbono prendere coscienza che tra di loro è presente un Innamorato piú grande che sostiene il peso del loro amore. Chi l’ha mai detto? E chi lo crede?
Gli atti coniugali debbono essere il termine e il culmine di tante affettuosità che non debbono essere soltanto del tempo della preparazione al matrimonio; da esse il matrimonio deve essere alimentato e reso nuovo tutti i giorni. Queste affettuosità, mentre da una parte sono espressione dell’amore reciproco, di loro natura sono soprattutto manifestazioni del mutuo rispetto: della donna per le sue esigenze e dell’uomo per i suoi compiti. Un apporto considerevole sarà dato dal punto di vista e dalla esperienza di laici sposati veramente cristiani.
Gli atti coniugali si pongono sulla continuità della creazione di Dio, della salvezza del Figlio e della pienezza della gioia dello Spirito.
So di parlare ai Vescovi della Lombardia dove l’Oratorio ha una lunga e valida tradizione. Mi permetto di fare presente che il compito educativo delle nuove generazioni non è legato al sacramento dell’Ordine ma a quello del Matrimonio. Cedere la direzione dell’oratorio a genitori preparati è un superamento del clericalismo ed un legittimo riconoscimento del carisma educativo dei genitori nell’ottica di una giusta promozione dei laici.