Questo nostro incontro in questa celebrazione nella quale siamo impegnati, non ha per oggetto soltanto la Cresima. La Cresima dei vostri figlioli s’inserisce in un contesto particolare della nostra celebrazione: il contesto della Pasqua, il contesto della prima comunità cristiana, questo contesto é il fondamento di ciò che accade oggi per questi nostri fratelli che riceveranno la Cresima.
La Pasqua.
Abbiamo ripetuto insieme più volte – e non so fino a che punto abbiamo potuto dirlo con verità – queste parole: “Abbiamo contemplato o Dio le meraviglie del tuo amore”.
Credo che voi tutti abbiate partecipato alle celebrazioni della Pasqua, abbiate fatto -come si dice – la Pasqua.
Che significato ha avuto la Pasqua che avete celebrato quest’anno? Permettete di chiedervi: ha avuto un significato particolare?
E’ stato un momento singolare che ha prodotto dentro di voi degli atteggiamenti nuovi rispetto all’orientamento della vostra vita, rispetto alle scelte di fondo -come si dice – della vostra esistenza?
Cristo é risorto. Ecco il cento della nostra celebrazione, della nostra Pasqua!
Cristo è risorto e dal momento che Cristo é risorto, intorno a Lui tutto é cambiato: tutto é cambiato negli apostoli e nei discepoli che erano rimasti, non solo turbati ma scandalizzati e scoraggiati dalla sua passione e morte. Una sicurezza nuova é entrata nel loro spirito, quindi un atteggiamento nuovo é entrato in loro nei confronti di Gesù.
Veramente hanno constatato – e avete udito come il vangelo di Giovanni insiste sull’episodio narrato oggi – hanno potuto costatare in diverse circostanze, in diversi modi, in tutti i modi -possiamo dire – la realtà di questo fatto:
Gesù é veramente morto,
il sepolcro é veramente vuoto,
Lui é veramente presente.
E allora
Gesù é il Cristo,
Gesù é il Signore,
Gesù é colui che deve venire,
che é stato atteso da tutti i tempi,
che viene per portarci la salvezza,
viene per portarci la vita nuova,
viene per strapparci al dominio del maligno, del peccato, delle passioni, di ogni disordine e di ogni egoismo e trasferirci
nell’ambito della sua vita di risorto,
nell’ambito di una vita nuova.
Di una vita che ha inizio qui,
avrà il suo compimento in cielo,
ma è una realtà concreta che ci tocca e ci dà un nuovo essere,
ci dà una nuova natura,
diventiamo creature diverse da quello che eravamo prima,
diventiamo creature nuove,
diventiamo figli di Dio.
Gesù é risorto e allora anche i rapporti fra di noi cambiano.
Se Lui é il Signore e noi siamo riportati come dei figli verso il Padre, che Egli ci ha rivelato in tutto il tempo della sua predicazione,
gli altri non sono più “gli altri”.
Gli altri sono nostri fratelli,
gli altri sono creature di Dio come noi.
Il primo titolo che hanno nei nostri confronti
é che siano creature come noi del Padre nostro che é nei cieli,
è soprattutto che siano figli di questo Padre come lo siamo noi,
è che siano stati riscattati, sottratti alle conseguenze del peccato e della morte come noi, a prezzo del sangue di nostro Signore Gesù Cristo.
Ecco miei cari, queste sono le meraviglie dell’amore di Dio che noi abbiamo contemplato, in quelle parole “Abbiamo contemplato o Dio le meraviglie del tuo amore”.
In questo tempo di Pasqua abbiamo pensato a queste cose meravigliose operate da Dio per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo, e per mezzo del suo Spirito che egli comunica a quelli che credono in lui, così che noi diventiamo creature nuove? Ripeto.
Ecco, se siamo qui in chiesa, é motivo di responsabilità personale di ognuno di noi nei propri confronti.
Io mi trovo qui, perché ho capito qualche cosa di queste meraviglie che l’amore di Dio ha compiuto per me?
Ci credo?
Queste cose, questo avvenimento, questi avvenimenti nella mia persona, per la mia persona, hanno un senso?
Veramente appoggio la mia vita, la mia esistenza sulla certezza che Gesù Cristo é il Signore perché se è risorto da morte, è perché é morto per me?
E’ perché é il figlio di Dio?
E’ perché é Lui che ha l’indicazione giusta da darmi per il senso da imprimere alla mia esistenza?
Proviamo a farci queste domande perché, se non ci poniamo queste domande, se continuiamo a porci delle domande di superficie, esteriori, alle quali siamo sollecitati dalla vita quotidiana,
perdiamo il fondo di noi stessi,
perdiamo la consistenza della nostra persona,
perdiamo il senso della nostra vita,
perdiamo il senso dei valori della esistenza umana.
E lo abbiamo costatato ai tempi nostri, ai giorni nostri che, quando la vita non é orientata nel segno di Dio e di Gesù Cristo e della fede e del suo amore e delle meraviglie dell’amore di Dio che ha compiuto per noi, non soltanto tutto diventa banale, ma tutto perde senso.
Perde senso la dignità della persona,
perde senso la libertà,
perde senso il rispetto,
perde senso l’amore per gli altri,
perde senso l’amicizia,
perde senso l’onesta;
Perdono senso tutti quei valori che dovrebbero essere il patrimonio primo della nostra persona.
Ho detto – finisco, faccio presto – che questa celebrazione ci riporta al tipo di vita che conduceva la prima comunità cristiana.
Dobbiamo pensare, miei cari, che la gente di cui si parla negli Atti degli Apostoli, é gente che, addirittura, ha constatato la risurrezione del Signore, che ha conosciuto nostro signore Gesù Cristo e allora ha scelto uno stile di vita del tutto nuovo, che gli Atti descrivono così:“i fratelli “
Vedete come si denominano i primi cristiani! – “I fratelli”, perché si consideravano come fratelli, figli del Padre.
“Erano assidui nell’ascoltare gli insegnamenti degli apostoli, nell’amore fraterno, nella frazione del pane, nelle preghiere”.
Confrontiamo un po’ il nostro tipo di vita cristiana con questo modello dei primi cristiani.
Noi diciamo sempre “i primi cristiani” e ci sembra di dire una cosa astratta, ma i primi cristiani devono essere i cristiani di tutti i tempi.
Noi viviamo sulla loro testimonianza.
Noi crediamo perché loro hanno creduto.
Ma allora anche il nostro comportamento deve, in qualche modo, misurarsi sul loro.
Le circostanze esterne della vita sono notevolmente cambiate, però c’é qualche cosa di sostanziale che deve rimanere, che deve caratterizzare i fratelli, cioè coloro che credono, coloro che accettano Gesù Cristo.
“Erano assidui nell’ascoltare gli insegnamenti degli apostoli”
La loro prima caratteristica é questa:
volevano sapere tutto del Signore,
volevano sapere tutto l’insegnamento del Signore. In altre parole volevano darsi ragione, a fondo, delle motivazioni della loro fede.
Non erano dei fanatici che andavano così, perché l’onda andava in quel senso. No. Cercavano la ragione del cambiamento di vita che avevano scelto e perciò erano assidui all’insegnamento degli apostoli.
L’insegnamento degli apostoli, miei cari, non é mai venuto meno nella chiesa, è attuale per tutti i tempi
perché la missione apostolica di nostro signore Gesù Cristo non cessa mai,
perché tutti ascoltino il suo vangelo, il suo messaggio,
perché tutti abbiano le ragioni della loro fede.
In quale misura siamo assidui all’insegnamento degli apostoli?
In quale misura siamo assidui all’ascolto della parola del signore?
In quale misura siamo preoccupati di cercare le ragioni della nostra fede con tutti i mezzi che sono a nostra disposizione e nelle nostre chiese e intorno alle nostre chiese e nella stampa e in tanti altri mezzi?
C’é in noi una preoccupazione di nutrire la nostra fede?
I vostri figlioli, tra poco riceveranno la Cresima – voi state tranquilli, tra poco ve la do! –
Per prepararsi a questo atto, a questo avvenimento, sono stati assidui all’insegnamento degli apostoli, hanno frequentato per mesi e mesi una catechesi tutta per loro.
E voi papà e mamme, ne sapete tanto, come loro?
Guardate che, nella vita non si pretende che sappiate tanta matematica quanta ne sanno loro, tanta geografia come sanno loro, tanta storia come sanno loro. Non é per questo che vi stimeranno di più o di meno, ma nella vita essi hanno il diritto che voi conosciate le ragioni della fede meglio di quanto non le conoscano loro,
altrimenti rimanete indietro,
altrimenti rimanete “fuori”,
altrimenti ad un certo punto la fede non ha più senso,
venire in chiesa non ha più senso.
Per quanta gente venire in chiesa non ha più senso!
Perché?
Perché non cercano le ragioni della fede, si lasciano indottrinare in tutti i modi. In tutti i modi! Non li sto a numerare.
“Erano assidui – altra caratteristica- nell’unione fraterna. Ecco qui il frutto dei frutti della vita cristiana:
l’unione fraterna,
il volersi bene vicendevolmente,
non concepire la propria esistenza come un giardino chiuso dove nessuno può entrare, ma
essere invece cuori aperti disposti ad accogliere tutti, e
disposti ad offrirsi per tutti,
a donarsi per tutti.
Questo caratterizza il cristiano. Gesù aveva detto “In questo riconosceranno che siete miei discepoli perché vi volete bene gli uni gli altri”
Non é dal numero delle preghiere, delle messe, delle comunioni che si distinguono i cristiani, ma é da qui, dalla loro capacità di andare d’accordo con gli altri, di essere amici, di voler bene agli altri.
“erano assidui nella frazione del pane”. Era la celebrazione dell’eucaristia.
Siamo assidui almeno di domenica?
Partecipiamo alla frazione del pane oppure siamo di quelli che fanno la Pasqua una volta l’anno?
Ma Gesù ci ha lasciato il suo corpo e il suo sangue perché siano nutrimento, sostentamento, energia continuamente comunicata, perché noi possiamo vivere la nuova vita di figli di Dio e di fratelli tra di noi. E qui dobbiamo alimentarci!
Perché c’é poco amore verso Dio?
Perché c’é poco amore verso i fratelli?
Perché non andiamo ad attingere alla sorgente dell’amore,
perché non ci nutriamo dell’amore che ci vuole comunicare nostro signore Gesù Cristo attraverso questi segni del pane e del vino nella santa eucaristia.
Non sono cose marginali queste. Sono cose essenziali. O ci sono e allora c’é vita cristiana o non ci sono e allora di vita cristiana non ce ne può essere, perché in questo si alimenta la vita cristiana.
“Erano assidui nella preghiera”.
Pregate miei cari?
Ve lo chiedo davanti ai vostri figlioli: pregate? –
Potrei farvi un brutto scherzo: – non ve lo faccio – dire che alzino la mano i cresimandi che pregano con il loro papà e la loro mamma in casa, tutti i giorni, mettiamo tutte le sere. Non lo voglio sapere. E’ una domanda che vi dovete fare voi.
Siete cristiani,
ammettete che ci sia Dio,
accettate Gesù Cristo,
poi volete che i vostri figli siano battezzati
poi volete che i vostri figli facciano la Cresima,
poi volete che i vostri figlioli, fra qualche anno se si sposano, si sposino in chiesa,
le vostre persone care quando lasciano questa vita volete che siano portate in chiesa.
Va bene, ma tutto questo presuppone, tutto questo esige, che si abbiano dei rapporti con Dio e che, questi rapporti con Dio si esprimano.Si esprimano in un modo esplicito, e il modo più esplicito di esprimere i nostri rapporti con Dio é quello di pregare.
Ecco miei cari dove si inserisce la Cresima dei vostri figlioli.
I vostri figlioli ricevono la Cresima per essere così:
per diventare capaci, per avere il coraggio, per avere la forza di continuare nell’ascolto della Parola del Signore,
per essere assidui alla frazione del pane, alla celebrazione eucaristica, di essere capaci di superare tutte le barriere e volersi sempre bene tra di loro.
Volere sempre di essere amici, grandi amici tra di loro e con loro continuare a pregare, perché il dono dello Spirito che é dato loro in questa celebrazione, sia sempre vivo in loro e li salvi in ogni circostanza della loro esistenza.
Grazie, miei cari, che mi avete ascoltato con tanta attenzione.
Io prego la Madonna perché sia in mezzo a noi a pregare, come é stata in mezzo agli apostoli nel cenacolo, perché abbiamo la grazia di comprenderle queste cose e di prenderle sul serio.
Sia lodato Gesù Cristo
CT 4B Pasqua 78 pag. PAGE 2