E’ un’illusione pensare d’essere cristiano
perché si viene in chiesa
il giorno di Pasqua
Fratelli carissimi, potersi rivolgere ad un’assemblea di credenti come quella che gremisce il nostro S. Andrea, é un privilegio per il vescovo
E’ un privilegio, é una grazia poter esercitare il ministero della Parola e il ministero eucaristico sacramentale quando il popolo di Dio é presente numeroso, ma é anche una responsabilità.
E’ soprattutto una responsabilità, perché onestamente dobbiamo prendere le cose sul serio e chiederci se la nostra presenza in chiesa il giorno di Pasqua coincide con il significato di questa celebrazione.
Dobbiamo chiederci se siamo qui per fare qualche cosa o per vedere ed ascoltare qualche cosa, se ci troviamo in chiesa in un modo coerente, e cioè se siamo qui per fare la nostra parte nell’avvenimento che celebriamo nella Pasqua di nostro Signore Gesù Cristo: il suo passaggio dalla morte alla vita.
Il passaggio dalla morte alla vita di nostro Signore Gesù Cristo non deve essere qualche cosa che richiama genericamente la nostra fede ad esprimersi nell’atto religioso che si compie in questo giorno. Gesù Cristo che passa dalla morte alla vita, deve ripercuotersi, riecheggiare e riprodursi nella nostra persona.
Avete ascoltato il canto della liturgia di questo giorno. Avete sentito che questo giorno é tutto pervaso dall’alleluia, un grido di gioia, di giubilo, di festa. E’ il grido della certezza della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo , che ci é stata annunciata dalla lettura degli Atti dove centinaia di persone sono testimoni della risurrezione. Lo hanno visto. Lo hanno potuto toccare con le loro mani. Hanno mangiato con lui e non era fantasma.
Gesù Cristo risorto da morte non é testimoniato soltanto dalle donne che di mattino presto sono andate al sepolcro. Gli apostoli vogliono rendersi conto personalmente. Pietro, Giovanni e gli altri hanno la possibilità di costatare che Gesù Cristo in mezzo a loro non é un fantasma, non é un prodotto della loro immaginazione o dell’immaginazione un po’ fanatica di alcuni seguaci. Si rendono conto che la risurrezione é una constatazione palpabile dinnanzi alla quale devono arrendersi. Gesù Cristo é veramente risorto!
Miei cari, che Gesù Cristo sia risorto, che questa certezza sia sicura ed evidente nella chiesa perché non si può negare, portano con sé delle conseguenze enormi. Se ci pensiamo bene, accettare la risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, significa capovolgere completamente il senso della nostra esistenza. Se Gesù risorto é il Figlio di Dio, il suo insegnamento non può essere rifiutato, sul suo insegnamento non si può discutere, il suo insegnamento deve essere accettato fino in fondo e, accettare l’insegnamento di nostro Signore Gesù Cristo fino in fondo, accettare Gesù Cristo come unico maestro della nostra vita, ha conseguenze che sconvolgono il nostro modo di pensare, di vedere, di concepire l’esistenza.
Avete udito san Paolo che afferma: se credete alla risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo dovete dare più importanza alle cose di lassù che alle cose di quaggiù. San Paolo non dice quanta importanza dobbiamo dare alle cose di quaggiù. San Paolo non dice, che non dobbiamo dare importanza alle cose di quaggiù. San Paolo dice, che le cose di lassù sono enormemente più importanti. San Paolo dice che, le cose di quaggiù assumono un’importanza vera e valida soltanto se commisurate con le realtà di lassù. Le realtà di lassù sono le realtà dello spirito: le realtà della vita interiore, le realtà dell’intimo costitutivo della nostra persona stessa, le realtà di una vita che matura su questa terra, che dà i suoi frutti alla fine.
Tutto questo, miei cari, non é facile da credere. E’ facile ammetterlo ed accettarlo fin ad un certo livello,per esempio fino al livello intellettuale, fino al livello di sentimento e di tradizione. Non é giusto. Se queste cose sono vere dobbiamo accettarle fino alle ultime conseguenze, che importano il capovolgimento della nostra vita. E’ un’illusione pensare d’essere cristiano, perché si viene in chiesa il giorno di Pasqua. Almeno il giorno di Pasqua, dice il precetto! Capisco, ammetto, quasi accetto che si venga in chiesa almeno per Pasqua. E’ già qualche cosa, però, poiché almeno per Pasqua si viene in chiesa, bisogna esaminare la nostra fede. E’il momento di lasciarci agganciare dalla fede.
La fede non é ammettere o accettare qualche cosa. La fede é arrendersi davanti a qualcuno. Se c’é qualcuno più grande e più saggio di noi, se c’é qualcuno che il nostro bene lo procura con maggiore preoccupazione e capacità di come possiamo fare noi, dobbiamo arrenderci a questo qualcuno. Questo qualcuno é Gesù Cristo, davanti al quale, se ci arrendiamo possiamo dire di essere dei credenti.
Allora, credere significa affidarsi al senso del vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, al senso dell’azione di salvezza che vuole compiere nostro Signore Gesù Cristo. Allora, credere significa abbandonarsi nelle mani di Dio. Allora, credere significa lasciarsi condurre dagli impulsi che ci vengono dalla sua grazia e non dagli istinti o dagli interessi che ci sono proposti dal mondo o dal nostro egoismo. Capite perché il credere a nostro Signore Gesù Cristo é un capovolgimento? Ma, Gesù Cristo non vuole questa arresa come un atto di debolezza. Ci chiede di arrenderci per essere noi stessi, per poterci salvare, per poterci edificare e farci crescere come uomini e come donne nel senso di una umanità vera e piena, che va al di là dalle semplici attese o aspirazioni della nostra natura, perché Dio non distrugge le sue creature, ma vuole salvare tutte le sue creature.
Questi, miei cari, sono il significato della Pasqua, le conseguenze della Pasqua, le esigenze della Pasqua. Siamo disposti ad arrendersi a nostro Signore Gesù Cristo? La fede non é una decisione nostra. La fede é una risposta ad una chiamata. Dopo la nostra risposta viene il dono, la grazia, l’aiuto per camminare secondo la logica della fede. Facciamo un atto di fede che è abbandono nelle mani di Dio e diciamo come tutti i credenti: – Signore fa di me un vero uomo, – Signore fa di me una vera donna, -Signore compi in me la tua volontà di Padre infinitamente amoroso, -Signore fammi capire dove é il valore vero e autentico della mia esistenza.
Mi unisco a voi e a tutti i vostri cari nella preghiera che é la preghiera stessa di nostro Signore Gesù Cristo qui sul nostro altare, perché la Pasqua sia vera e autentica per ciascuno di noi, perché ognuno di noi vuole veramente credere in nostro Signore Gesù Cristo che é risorto e che ci salva. Tutti, insieme, adesso, esprimiamo la nostra fede recitando il Credo e lasciando che il nostro spirito sia condotto dall’ondata di grazia presente in mezzo a noi.
OM 451 Pasqua 71
Pontificale di Pasqua in sant’Andrea