Costruiamo la Chiesa
nell’Amore di nostro Signore Gesù Cristo.
Questa é una delle prime chiese che ho visitato quando sono arrivato a Mantova e sono ormai quattro anni! La grazia del Signore ha voluto che fossi il vostro vescovo ma é la prima volta che mi incontro con la Chiesa viva che si raccoglie qui ad Ognissanti. E’ la prima volta che mi incontro con voi per l’esercizio del mio ministero durante l’assemblea liturgica nella quale con la nostra presenza, col nostro stare insieme, col nostro ascolto comune dell’unica parola di Dio, con la nostra preghiera comune, con la partecipazione alla santa eucaristia, noi ci realizziamo e ci esprimiamo come Chiesa.
Oggi compiamo un passo avanti nella sua edificazione. Noi ci edifichiamo come Chiesa. Noi ci edifichiamo come popolo di Dio in mezzo al quale Egli stabilisce la sua dimora. Le parole dell’Apocalisse ci dicono che noi siamo la “tenda del Signore”, noi siamo la dimora di Dio, noi siamo coloro in mezzo ai quali egli sta tanto volentieri da trovare, in questo fatto della sua permanenza in mezzo a noi, la sua delizia, la sua gioia, la sua soddisfazione.
Miei cari, non so fino a che punto la nostra fede ci dà la certezza che: c’è in mezzo a noi Uno che vale più di noi, c’é in mezzo a noi Colui che conta per noi e per tutto il mondo, c’è in mezzo a noi Colui che conta per la nostra vita e per il destino della nostra vita, c’è in mezzo a noi Colui che ci ama di un amore che sorpassa ogni conoscenza, ogni possibilità di immaginazione perché é infinitamente al di sopra delle nostre capacità umane di intendere. Prendiamo coscienza di essere in questo momento l’espressione della Chiesa di Dio e di edificarci come Chiesa di Dio.
Prendiamo coscienza che Dio ci parla. Dio, prima di tutto parla al suo popolo, parla alle sue creature, parla agli uomini che stanno al vertice della sua creazione e non dice soltanto chi egli é ma comunica qualche cosa di se stesso alla nostra povertà, alla nostra limitatezza, alla nostra povera persona. Che cosa ci comunica?
Ci comunica la sua vita su questa terra nel mistero, nell’intimo più profondo della nostra persona, per avere la possibilità – nei giorni definitivi che non avranno mai tramonto – di renderci partecipi della sua stessa vita, di ammetterci a comunicare con tutto ciò che Egli è, per essere – da quel giorno- il Dio totalmente in noi, per essere per noi tutta la sua ricchezza, tutta la sua potenza, tutto il suo splendore, tutta la sua bellezza, tutta la sua grazia, tutto il suo amore che sorpassano il nostro pensiero, ma che sono le aspirazioni profonde del nostro essere. Tutto sarà realizzato per noi.
Il profeta, tanto per esprimere qualche cosa di questa realtà, dice a noi che abbiamo paura della morte e che giorno per giorno costruiamo più la nostra morte che la nostra vita, che la morte non ci sarà più, che non ci sarà più lutto, non vi sarà più lamento, non vi sarà più dolore perché le cose di prima sono passate ed é giunto il momento della pienezza della vita. Il momento della pienezza della vita è quello nel quale il comandamento di Gesù che abbiamo udito, che adesso costituisce l’indicazione più valida e più costruttiva della nostra esistenza, raggiunge tutta la sua pienezza perché è sciolto da tutte le difficoltà ed è coinvolto dalla potenza di Dio stesso operante in noi.
Qual é il comandamento di Gesù? Lo abbiamo appena ascoltato, insieme, con un senso festoso. Vi do un comandamento nuovo dice Gesù, dopo avere parlato della sua morte e della sua risurrezione, che vi amate a vicenda. Come io ho amato voi così amatevi anche voi. Da questo riconosceranno che siete miei discepoli: se vi amate a vicenda. Questo amore che é un’indicazione per la nostra esistenza sulla terra, diventerà definitivo, pieno di una profondità e di una ricchezza inconcepibili, – perché é inesprimibile il mistero della ricchezza dell’amore di Dio – e saremo nella pienezza dell’amore.
Questo amore noi dobbiamo costruirlo giorno per giorno. E’ nell’amore vicendevole che noi costruiamo il popolo di Dio. E’ nell’amore vicendevole che vive la famiglia dei figli di Dio: nell’amore di figli di un unico Padre, nell’amore di fratelli che hanno nostro Signore Gesù Cristo come fratello primogenito.
Costruiamo la Chiesa nell’amore stesso di nostro Signore Gesù Cristo. Gesù ci dice: amatevi come io vi ho amato. Non é semplicemente una indicazione! Gesù Cristo, perché fossimo in grado di amarci come egli ci ha amato – e sappiamo come ci ha amato – diventa per noi la sorgente, la fonte, il principio vitale della capacità di amare, di una capacità di amare eminentemente umana che ci fa veramente uomini e veramente donne.
Nel mondo si parla tanto di amore. Nel mondo si propaganda l’amore, ma che cos’é l’amore? Penso, per esempio, a quella bambina di Genova, che ha l’età delle vostre bambine che questa mattina saranno cresimate, e che é la vittima di un riscatto. Penso al piccolo che ieri é stato liberato dopo quasi due mesi di paure, di stenti, di pericoli incombenti. Penso a tanti episodi della cronaca di questi giorni. Noi pensiamo ai delinquenti e agli assassini. Dovremmo essere più umili, più riflessivi.
Miei cari, ogni volta che noi ci lasciamo dominare da un sentimento di egoismo ci associamo a quegli atti che turbano nostra esistenza, ci mettiamo in comunione con quelli che deprechiamo. Diciamo che costoro devono essere presi e condannati. Questo lo farà la legge, ma noi riflettiamo bene: ogni volta che compiamo un atto di egoismo siamo in comunione con loro, ci associamo a loro, camminiamo sulla loro strada. Vi potrà sembrare esagerato ma, lasciate che l’egoismo prenda un posto nel nostro cuore e non avrà più limiti. Non commetteremo dei crimini clamorosi, ma quanti crimini nascosti conosciamo? Tutti noi davanti a Dio, magari con una coscienza tranquilla e soddisfatta diciamo: noi non siamo come gli altri. Tenete conto che quando diciamo: noi non siamo come gli altri, siamo i farisei che nostro Signore Gesù Cristo condanna.
Volere bene come ha voluto bene Gesù: é volere bene al di sopra di ogni interesse, é volere bene fino al punto di dare noi stessi, é volere bene come uno sposo vuole bene alla sua sposa se il suo amore é sincero e non é espressione di egoismo, é volere bene come vogliono bene i genitori quando veramente amano i loro figli. Volere bene in questo senso é difficile.
Qualcuno dirà: il vescovo si dimentica che é venuto qui per fare la cresima. Me lo ricordo. Me lo ricordo e voglio arrivare a questo punto: per volere bene non basta la buona volontà. Per essere in grado di non arrivare al delitto, di non arrivare al peccato, per liberarci dal nostro egoismo e superarlo con un impegno, con una disposizione, con una vita di amore che significa una vita di dedizione, é necessario che nostro Signore Gesù Cristo ci salvi, é necessario che nostro Signore Gesù Cristo adempia la sua promessa e diffonda il suo Spirito in noi.
Sapete che lo Spirito di Dio, che Gesù Cristo diffonde in noi, ci dà in primo luogo la capacità di amarci. San Paolo lo insegna: la carità di Dio, cioè, l’amore con cui Dio ci ama, é diffusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci é dato. Fra poco io imporrò le mani per invocare lo Spirito Santo su questi piccoli che mi presentate e nella Chiesa nasce la certezza dell’efficacia del ministero del vescovo che imponendo le mani dona lo Spirito Santo a questi piccoli.
Ma il vescovo non agisce da solo. Il vescovo é nella Chiesa. Il vescovo é nella comunità. Il vescovo é in mezzo a voi e in questo momento, voi ed io, insieme esprimiamo tutto il mistero della Chiesa, tutta la grazia e tutta la forza della Chiesa. Il vescovo é con voi e dona lo Spirito Santo insieme con voi. Il vescovo é con voi per essere per voi lo strumento del dono che questi piccoli riceveranno.
Ricordiamo che il mistero e la natura della Chiesa sono espressione della incarnazione, sono l’invisibile che ha voluto essere visibile. La Chiesa contiene il mistero invisibile dell’azione di Dio, ma l’azione dello Spirito invisibile, che diffonde la carità in noi, deve essere visibile. Queste bambine e questi bambini che ricevono lo Spirito Santo nella loro persona, devono vedere l’azione dello Spirito Santo accanto a loro, devono costatare l’azione dello Spirito Santo nel loro papà, nella loro mamma, nel loro padrino, nella loro madrina e in tutti membri della comunità parrocchiale in cui vivono.
Se ognuno di noi non é una espressione della vita dello Spirito di Dio che ci é stata data, con la preoccupazione continua di essere persone che amano gli altri più dell’interesse, più del prestigio o di altre espressioni della vita del mondo, lo Spirito Santo rimane muto nel cuore di questi piccoli e, poco per volta sarà spento nei loro cuori- secondo la espressione di san Paolo- e diventeranno come gli altri che non hanno ricevuto lo Spirito. Oggi possono essere le vittime di un delitto. Domani possono essere gli autori del delitto!
Non vi turbino queste parole. Guardiamo nell’intimo della nostra coscienza. Sentiamo la responsabilità di essere per questi bambini la espressione visibile dell’amore di Dio, del comandamento di nostro Signore Gesù Cristo che ci deve distinguere come discepoli del Signore. Non ci dobbiamo distinguere per altre cose. Ci dobbiamo distinguere dagli altri perché ci amiamo.
OM 462 Ognissanti 71
Ognissanti, Domenica 9 Maggio -40 cresimandi-