Siamo noi aperti
a ciò che ci offre la nostra fede?

Il mio incontro con voi questa sera è condizionato da un altro incontro. Sono passato a salutare gli anziani nella vostra casa di riposo.
Tutti voi che conoscete questa istituzione, sapete per esperienza, come sia impressionate avere davanti a sé la realtà di una vita che decade, di una vita che in certo qual senso è senza un domani, di una vita che con la mente è tutta rivolta al passato. Sapete che queste persone, nonostante un’apparente serenità, in fondo, hanno tutte indistintamente, in un modo cosciente o meno, una pena, un dolore che si chiama solitudine, dimenticanza di quelli che dovrebbero essere loro vicino, che avrebbero dovuto tenerli con sé, invece in qualche caso se ne sono disfatti come di un peso fastidioso.
Io non esprimo un giudizio su queste istituzioni, come non esprimo un giudizio sulla responsabilità di ciascuno, ma faccio notare che, forse, la società nostra ha messo le famiglie nella condizione di non poter tenere con sé tutti i membri che la costituiscono. Quale contrasto è stato per me l’incontro personale, ad uno ad uno, con queste persone anziane e poi con la vivacità di quel gruppetto di bambine che vedo ancora laggiù. E’ un contrasto che colpisce, che fa meditare, che dovrebbe farci meditare profondamente, insieme, tutti.
Non voglio rattristare i vostri spiriti, anzi, io voglio aprirvi lo spirito, come ho tentato di farlo con chi ha voluto dirmi una parola in particolare. Io vorrei confortare il vostro spirito, vorrei illuminalo di speranza, vorrei sostenerlo con la fiducia della fede, con il vigore della fede stessa. Ma, siamo noi aperti a tutto ciò che ci offre la nostra fede? Siamo aperti a tutto ciò che Dio vuole dare per ognuno di noi, < perché tutto il ciclo della nostra esistenza abbia sempre un senso pieno, un senso giusto, in modo che la nostra esistenza – gli uni accanto agli altri – sia sempre rischiarata e riscaldata da quei vincoli sinceri, da quell’amore profondo che deve distinguere i credenti in nostro Signore Gesù Cristo?
Noi abbiamo ascoltato nella celebrazione della Parola, un brano della lettera dell’apostolo Paolo che ci pone dinnanzi ad una responsabilità. Noi siamo i possessori, i depositari della Parola stessa di Dio, della Sacra Scrittura. La Sacra Scrittura, è quel libro che contiene il discorso che Dio ha rivolto a tutti gli uomini perché appunto scoprano in ogni età il senso giusto alla loro esistenza, perché nella loro esistenza possa sempre prevalere quell’amore che deve caratterizzare dei fratelli.
Mi pare di poter fare così una constatazione. Noi cristiani, noi che veniamo in chiesa, voi che questa sera mi presentate i vostri bambini e le bambine perché io imponga le mani e ricevano lo Spirito Santo, voi che questa sera vi accosterete alla santa comunione, voi che per qualsiasi motivo vi trovate qui e, più di una volta nella vostra giornata, entrate in chiesa, chiedetevi: conosciamo la parola di Dio? Conosciamo la Sacra Scrittura? Conosciamo la parola che Dio ha rivolto a ciascuno di noi perché la nostra vita possa essere illuminata,
abbia il senso giusto e sia animata da sentimenti convenienti alle creature di Dio, ai figli di Dio?
Guardate che, noi abbiamo una responsabilità. Che senso ha venire in chiesa e non essere preoccupati di conoscere ciò che Dio dice? Che senso ha professare di credere in Dio e venire in chiesa senza sapere ciò che Dio vuole? Come fa un padre ad impostare cristianamente la sua famiglia senza conoscere il pensiero di Dio su questa bella, naturale, realtà che è la famiglia? Come possono, un padre e una madre, assumersi il compito di diventare degli educatori dei loro figli senza conoscere qualche cosa in più oltre la loro esperienza? Senza aggiungere qualche cosa di nuovo alla loro cultura? Senza qualche cosa che vada al profondo dell’esistenza quotidiana, che costituisce tutto lo snodarsi dell’esistenza quotidiana e che tocca loro personalmente e i propri figli?
Normalmente, nei confronti della parola del Signore, abbiamo una responsabilità ed è la nostra prima responsabilità. -Perché? -Capitemi! -Che cos’è questo fatto di presentare i figli perché siano cresimati quando non si sa il significato e la funzione della cresima? -Che cosa sono queste cresime o queste comunioni quando si dice: mi hanno insegnato così e io faccio così senza preoccuparmi di ciò che faccio e di approfondire il significato del gesto che compio? -Che cosa sono queste confessioni che si ripetono all’incirca alla stessa maniera, magari per una vita intera che non incidono profondamente nella nostra condotta quotidiana? -Che cos’è questo partecipare alla celebrazione liturgica quando, usciti dalla chiesa, siamo ancora come quando siamo entrati, come se non fosse accaduto nulla?
Voi capite dove voglio arrivare. Ci manca la conoscenza di tutti questi gesti che compiamo. Noi abbiamo letto la Parola di Dio, ma non abbiamo approfondito la parola di Dio, non abbiamo meditato la parola di Dio a sufficienza. Direte: ma il vescovo che cosa ha questa sera? In questo incontro dovrebbe trattarci diversamente, dovrebbe dirci qualche cosa di più incoraggiante. Miei cari, capisco bene di trovarmi qui davanti a voi, col pensiero di quelli che ho incontrato e di quello che ho ascoltato. So che io devo preoccuparmi di predicare a voi la parola del Signore e non la mia parola. So che questa parola la devo dire in tutta umiltà perché io per primo devo tenere conto della parola del Signore, meditarla ed approfondirla perché la mia esistenza, il mio ministero, il mio comportamento sia quello voluto da Dio. Ma certo!
So che questa parola ve la devo rivolgere con tutta carità, tenendo conto degli ostacoli che potete avere incontrato nella vostra vita per accostarvi alla parola di Dio, al Libro Sacro, alla Sacra Scrittura. So che io devo tenere conto di una certa mentalità molto diffusa in mezzo a noi, come dire, la Sacra Scrittura la leggono i preti, noi abbiamo altro da fare. Guardate che, il cristianesimo non lo debbono studiare soltanto i preti, il cristianesimo non lo debbono praticare soltanto le suore, il cristianesimo lo dobbiamo praticare tutti. Iddio non si è scomodato a rivolgere la sua parola agli uomini perché la intendessero soltanto i preti e le suore. Iddio vuole che tutti noi siamo gli amici ai quali fare le sue confidenze, proprio attraverso la sua parola che ci ha rivolto e ci rivolge in tutti i momenti. Allora, il ricordo del nostro primo incontro sia questo discorso un po’ sconfusionato, fatto sotto una certa impressione ma che vuole dire: volete essere dei cristiani che corrispondono alla propria vocazione? Volete essere degli uomini che fanno coincidere i gesti che compiono con il significato di questi gesti? Ebbene rendete sempre più familiare nella vostra vita il libro di Dio.
Mi auguro che in tutte le case di Rodigo ci sia la Sacra Scrittura, che ci sia per lo meno il santo Vangelo in modo che abbiate la possibilità di leggere questo libro importantissimo. Noi ci interessiamo delle notizie del giornale e della televisione, e sta bene, ma è evidente che c’è un giornale, che c’è una lettera – come ho detto al principio – che viene da Uno che sa le cose molto meglio di tutti gli uomini messi insieme e che è preoccupato non di fare una propaganda ma di fare del bene, del bene a tutta la nostra persona, del bene a tutta la nostra esistenza. Allora, questo sia il ricordo del nostro primo incontro: in ogni casa ci sia il libro di Dio perché possiate aprirlo e sapere che cosa dice il Signore a ciascuno di noi in ogni circostanza della nostra esistenza.
E adesso facciamo la cresima ai vostri piccoli. La cresima è un rito, è un avvenimento: è il vescovo che impone le mani ma è lo Spirito di Dio che scende su di loro a portare i suoi doni, doni che soprattutto riguardano la capacità di comprendere la parola di Dio.
Non so se il catechismo insegna ancora quanti sono i doni dello Spirito Santo. -Li insegna ancora? -Si? -Allora il vostro arciprete è fedele alle tradizioni e fa molto bene. -Guardate che, quattro su sette dei doni dello Spirito Santo, danno proprio la capacità di comprendere la parola di Dio. -Me li dite? -Sapienza, intelletto, scienza, pietà, consiglio, timore di Dio, fortezza. -Vedete che intelligenza, sapienza, scienza, consiglio, riguardano la capacità di comprendere, di assaporare, di vivere la Parola di Dio?
Anche questo, che adesso vi dico, è fondamentale della cresima: tutti insieme con la preghiera, come comunità che esprime la chiesa, noi conferiamo la cresima a queste bambine e a questi bambini.
OM 418 Rodigo 71