Libiola – 22 Novembre 1968 – festa patronale
Questa mattina siamo qui riuniti nella vostra chiesa restaurata e accogliente, per celebrare prima di tutto la festa della vostra protettrice: avete davanti al vostro sguardo -un po’ impedito dal crocifisso- un quadro restaurato di notevole valore artistico.
E poi siamo qui per stare insieme con uno di voi, che celebra il suo cinquantesimo di Messa. E’ uno di voi che incontrate in una data significativa della sua esistenza di sacerdote e che si dedica a continuare nella chiesa l’opera del suo fondatore, don Orione. Don Orione stabiliva, fin da quando non ci conoscevamo personalmente, una certa parentela tra il vostro vescovo e don Martini: lui è andato a finire a Tortona e io sono venuto a finire qui, un po’ per via di don Orione.
Siamo in chiesa, e facciamo festa e si sente intorno un’atmosfera di festa religiosa e cristiana, perché nel modo più semplice e comprensibile e alla portata di tutti. Qualcuno prima di noi si è mosso, ci è venuto incontro per determinare questi fatti singolari della nostra esistenza, per realizzare questo complesso di sentimenti e d’atteggiamenti che sono la nostra fede e la nostra religione.
Chi si è mosso per primo per venire incontro a noi e determinare questo fatto?
Per comprendere il significato di ciò che avviene questa mattina e che si ripete tante volte nella nostra esistenza, bisogna risalire al fatto centrale della storia dell’umanità, bisogna risalire a Dio che viene incontro agli uomini.
Il Padre da tutta l’eternità ci viene incontro procurandoci questa nostra esistenza, questa nostra vita e tutti i doni che accompagnano la nostra esistenza e la nostra vita. E’ un Padre che ci ama infinitamente e, anche se ci siamo dimenticati di lui e lo abbiamo escluso dalla vita che egli stesso ci ha donato, non ci lascia andare lontani. Un padre non può sopportare che i figli vadano lontano e allora, per quell’amore infinito che porta a noi anche se lo abbiamo dimenticato, manda sulla terra il Figlio unigenito, Gesù Cristo.
Gesù, il Figlio di Dio ci viene incontro, prima ancora che noi andiamo incontro a lui, per essere all’origine della nostra festa, per raccoglierci, per raccogliere con noi i figli dispersi di tutta l’umanità e riportarci alla casa del Padre, e darci la gioia di stare insieme ricordandoci la nostra dignità di figli di Dio e la nostra qualità interiore di fratelli che si devono amare fra loro. Nostro Signore Gesù Cristo è venuto per questo: incontrarci, richiamarci, radunarci, farci stare uniti nella carità più sincera, nell’amore più profondo.
Non solo il Padre si è preoccupato di noi, non solo il Figlio è venuto per compiere la volontà del Padre. C’è anche lo Spirito Santo che compie il disegno del Padre, continua l’opera di nostro Signore Gesù Cristo, che viene da ciascheduno di noi per portarci la vita di figli di Dio che ci ha meritato nostro Signore Gesù Cristo, che viene per confermarci la vita di figli di Dio e di fratelli fra di noi, che ci ha meritato nostro Signore Gesù Cristo, che viene per ridonarci, se la perdiamo, la vita di figli di Dio che Gesù Cristo ci ha meritato col suo sangue versato per noi. Lo Spirito Santo è sempre presente e vuole essere sempre presente nei nostri cuori, per darci la capacità di essere i figli di Dio.
Miei cari, noi celebriamo la festa di santa Cecilia. Santa Cecilia ha avuto dallo Spirito Santo il coraggio di affrontare la morte per amore di nostro Signore Gesù Cristo, quindi Santa Cecilia è santa perché aveva lo Spirito Santo, è martire perché aveva la fortezza che le veniva dallo Spirito Santo. Quante volte dimentichiamo lo Spirito Santo per i santi! Vedo che nella vostra chiesa c’ è anche Sant’ Antonio. E’ più importante S. Antonio oppure lo Spirito Santo.? E’ S. Antonio che ha fatto lo Spirito Santo oppure è lo Spirito santo che ha fatto sant’Antonio?
E’ perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ci sono venuti incontro che noi siamo cristiani, vale a dire: siamo persone che conoscono il senso della vita, che conoscono il significato dell’esistenza non semplicemente alla luce dell’intelligenza o delle intelligenze dei grandi uomini, ma alla luce di Dio che ha rivelato quello che siamo, e lo ha dimostrato non a parole ma attraverso i fatti. Iddio Padre ci rivela che siamo figli suoi, non tanto di nome ma, di fatto, attraverso suo Figlio il quale lo fa intendere con la sua vita data per noi e ci rivela attraverso le parole e i fatti che siamo i figli di Dio e che, se siamo figli di un unico Padre perché riceviamo un’unica vita dall’unico autore della vita soprannaturale che è Gesù Cristo stesso, ne viene in conseguenza che fra di noi siamo fratelli nella famiglia dei figli di Dio
Quest’espressione “fratelli carissimi” nel linguaggio ecclesiastico è – in un certo senso- talmente abusata che quando il sacerdote si volta e vi dice “fratelli carissimi” voi non ci date quasi nessun’importanza. Eppure miei cari, se noi veramente comprendiamo qualche cosa del nostro cristianesimo, della nostra fede, quando il sacerdote ci dice fratelli carissimi, quando la chiesa ci dice fratelli carissimi, ci dice la cosa più essenziale, più fondamentale, più importante della nostra vita di cristiani.
Se non riconosciamo – a titolo unico, singolare, soprannaturale, divino – che noi siamo fratelli:
è lo stesso che negare che Dio è nostro Padre,
è lo stesso che negare che Gesù Cristo è morto per noi;
è lo stesso che negare nel Battesimo l’opera lo Spirito Santo.
Così si è per la cresima, per i sacramenti, azioni di Gesù Cristo che lo Spirito Santo porta a compimento in ciascheduno di noi.
Se c’è la prerogativa d’essere fratelli fra di noi, la conseguenza è che noi siamo cristiani quando c’è questa fratellanza, che non ci viene dal sangue e dalla carne ma dalla grazia di nostro Signore Gesù Cristo, e la esprimiamo nel nostro comportamento, e la traduciamo in pratica.
Quali sono i fatti che esprimono questa nostra fratellanza? Sono i fatti attraverso i quali noi dimostriamo di volerci bene.
Perché don Orione è stato un gran sacerdote, che domani credo potremo dire un grande santo? Perché ha capito l’amore per i propri fratelli specialmente per quelli più bisognosi, più abbandonati, per i quali gli uomini dimostrano pochissimo interesse. Facciamo le proporzioni fra don Orione e noi. Lui è santo perché ha capito l’amore per i propri fratelli e ha speso la propria esistenza e ha dato la sua vita per loro. Don Orione è morto di stanchezza relativamente giovane. Don Orione è veramente morto di stanchezza! Il suo cuore non ne poteva più, perché aveva palpitato troppo per gli altri. Tra lui e noi rimarrà sempre una distanza non perché è un santo, ma perché ha amato in un modo del tutto singolare, straordinario ed eroico.
Ma ci deve pur essere qualche cosa che ci fa assomigliare ai santi che ci rende capaci d’amare dando qualche cosa di noi stessi, o molto o tutto di noi stessi per gli altri. Il cristianesimo viene incontro alle esigenze della nostra esistenza; il cristianesimo consacra e rende possibile le esigenze fondamentali della nostra persona; il cristianesimo esalta e dà consistenza ai valori fondamentali della nostra vita con la risposta dell’amore.
Vi piace di più un papà che ha molti soldi o un papà che vi vuole bene
Un papà, che ci vuole bene.
Avete capito? Con la bocca degli innocenti, il Signore fa sentire le grandi verità… E voi papà, preferite avere dei figlioli che fanno una grande carriera e poi se ne vanno per la loro strada o dei figlioli che si comportano bene e che vi vogliono bene? I papà non rispondono, ma hanno la risposta. E’ capitato di incontrare dei figli che hanno avuto vergogna di presentare il loro papà perché aveva le mani ruvide.
Se il cristianesimo ci dà questa possibilità, questa grazia, questa forza interiore, questo dono di Dio per i meriti di nostro Signore Gesù Cristo, e per l’azione dello Spirito santo in noi, non vi sembra qualche cosa di molto importante, d’essenziale per la nostra esistenza?
Qualcuno potrebbe obiettare: noi siamo qui per celebrare anche il 25° di Messa del nostro compaesano sacerdote. Tanto il sacerdote che compie i 25 anni di Messa, come il parroco, come il vescovo, sono nella chiesa prima di tutto e soprattutto per predicare il vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, per ricordare che siamo figli di Dio, per ricordare che siamo fratelli fra di noi, per ricordare quindi che dobbiamo volerci bene ed onorare così il Padre nostro che sta nei cieli.
OM 168 Libiola 68 – 22 Novembre 1968- festa patronale