Messa della cena del Signore, Giovedì santo ore 17,30 in Sant’ Andrea
Miei cari, noi celebriamo quello che leggiamo, quello che annunziamo. Le letture che hanno colpito il nostro orecchio e che con il loro significato in qualche misura sono entrate nel nostro spirito, sono delle realtà presenti nelle quali noi siamo coinvolti ed immersi, perché diventino per noi personalmente una realtà di vita.
Il ministero del vescovo é impegnato nel senso di aiutare i propri fratelli ad entrare in queste realtà, ad accoglierle, a custodirle nel proprio cuore, cioè nell’intimo di se stessi, per poi poterle vivere. Siamo nel vivo di una storia lunga, direi prefigurativa, di ciò che sarebbe dovuto avvenire nella pienezza dei tempi.
La pasqua degli ebrei, segno della loro liberazione, si celebrava mangiando l’agnello. L’agnello che mangiavano gli ebrei era in figura Gesù Cristo, venuto nel mondo per compiere la vera liberazione. “Ecco l’agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo”. Questo agnello non fu ucciso per volontà di uomini. Lui stesso, Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, dà la sua vita e poi la riprende perché ha il potere di riprendere la vita. Dà la sua vita liberamente per una scelta, e lo fa per noi e crea per noi le condizioni perché questo dono sia tangibile, affinché noi possiamo coglierlo secondo le esigenze della nostra natura.
Nel pane e nel vino che possiamo vedere e toccare e dei quali ci nutriamo, ci dà il suo corpo offerto per noi e il suo sangue sparso per noi. E noi rendiamo presente questo gesto di Gesù dal momento che stiamo qui insieme, uniti, intorno all’altare cui presiede il vescovo circondato dai suoi sacerdoti e dai suoi diaconi. Egli sapeva ciò che doveva accadere. Mentre si avviava a verso la sua passione e morte pensava questo gesto del suo amore e voleva fosse perpetuato in mezzo ai suoi con l’intensità del desiderio con cui Egli aveva desiderato celebrare la sua Pasqua con i suoi.
Questa sera “i suoi” é ciascheduno di noi. Con noi Gesù vuole celebrare il “passaggio”, la Pasqua, con l’offerta del dono di se stesso, perché si realizzi il frutto della liberazione: la salvezza, la vita nuova. “Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore, che vi amiate a vicenda come io ho amato voi”. Sono parole chiare di nostro Signore Gesù Cristo, che forse non sono sempre chiare nel nostro spirito nel momento della celebrazione della Messa, nel momento in cui ci accostiamo all’altare per cogliere il dono del corpo e del sangue di nostro Signore Gesù Cristo.
Perché questo dono? Perché diventiamo simili a Lui. Egli dice, ” Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io facciate anche voi”. Queste parole sono riportate nell’episodio della lavanda dei piedi. Il gesto di Gesù di lavare i piedi ai suoi discepoli é la premessa indispensabile perché sia lavato dal nostro spirito ogni sentimento di superbia, di orgoglio, di egoismo e si faccia il posto al comandamento nuovo, al sentimento nuovo di amarci a vicenda come ci ha amato Gesù. La celebrazione eucaristica porta con sé questa esigenza.
Miei cari, voi lo sapete, non si va alla Messa per assistere a qualche spettacolo, non si va alla Comunione per prendere qualche cosa. Si va alla Messa per prendere parte alla celebrazione eucaristica. Si va alla Messa per accogliere nostro Signore Gesù Cristo con tutte le esigenze della sua persona, della sua vita, della sua missione, che è quella di portare l’amore nel mondo che è quella di portare una vita nuova, alimentata da Lui stesso in persona col suo corpo e col suo sangue.
Non si può celebrare la Pasqua di quest’anno, non si può commemorare il dono dell’Eucarestia quest’anno, senza che il suo significato diventi chiaro nel mondo in cui viviamo. Non ve lo descrivo questo mondo. I vostri occhi le vostre orecchie sono sature fino a una misura quasi insopportabile, dell’odio che si scatena nel mondo, della malvagità che serpeggia in mezzo a noi, in mezzo ai nostri fratelli.
Non c’é salvezza per questo mondo? ì Non c’è salvezza per questi nostri fratelli? ì Che cosa manca in questo mondo, ai nostri fratelli? ì Evidentemente manca l’amore. ì Saranno tante le cause per cui nel mondo non c’è l’amore, ma la causa radicale sta nel fatto che nel mondo ì non ci siano persone che amano, ì non ci siano persone che portano nel mondo un supplemento di amore, ì non ci siano persone che amano al posto dei propri fratelli, ì non ci siano persone che amano al di là di ogni misura dando la propria vita per questi nostri amici. ì Questi nostri fratelli. comunque si definiscano, li dobbiamo considerare nostri amici perché, se facciamo delle distinzioni non siamo più cristiani. Gesù ci ricorderebbe che siamo come i pagani.
Ecco miei cari, l’impegno di questa concelebrazione del memoriale del dono della santa Eucarestia.
E, sia lodato Gesù Cristo.
OM 546 cena 77
Messa della cena del Signore.
Giovedì santo, ore 17,30 in S. Andrea.