Sant’Andrea 1 gennaio 1980 giornata della pace
Oggi concludiamo la festa del Natale ricordando la maternità di Maria Santissima.
Per volontà dell’immortale pontefice Paolo VI questa giornata è dedicata anche alla celebrazione della pace in tutto il mondo, non soltanto nel mondo che prega o nel mondo che spera, ma anche nel mondo che è nell’afflizione e nell’angoscia, nel mondo che subisce tutte le conseguenze della mancanza della pace. Il Natale porta con sé, come primo dono, la pace tra gli uomini che Dio ama. La pace del Natale è quella della coscienza, è quella del cuore. Non c’è nessuna pace al mondo che possa prescindere dai cuori pacifici, dalle coscienze limpide, pure e serene.
Miei cari, volgiamo un breve sguardo al mondo di oggi per comprendere come il tema della pace è un tema eminentemente evangelico e costatare quanto è urgente. Forse non ce ne accorgiamo sufficientemente perché non prestiamo tutta l’attenzione che dovremmo prestare per vedere intorno a noi, nel mondo intero, le conseguenze della mancanza di pace che si chiamano: oppressione, discriminazione, guerra, eccidio, esilio con tutti i nomi della violenza e del terrorismo.
Pensiamo ai paesi del sud asiatico; pensiamo a quei mari dove galleggiano senza possibilità d’approdo migliaia e migliaia di profughi che fuggono dagli orrori della persecuzione della guerra. Pensiamo ai paesi nei quali c’è una divisione profonda, un’oppressione insopportabile che toglie ogni possibilità di libertà e di dignità della persona e della stessa vita. Pensiamo ai paesi dell’Africa, ai molti paesi della America latina e altri, che alla apparenza possono sembrare liberi ma non lo sono perché portano al loro interno dei focolai esplosivi di violenza.
Il quadro mi pare che non sia esagerato, ma le sue tinte sono molto oscure, drammatiche, angoscianti, preoccupanti non solo per la sorte del mondo -come si dice- ma per la sorte di milioni di persone che si trovano nel vortice della mancanza della pace, nel vortice di una guerra in qualunque modo essa si manifesti. Grazie a Dio, il messaggio che è stato annunziato al momento della nascita di Gesù non si è spento. Con uguale imponenza ed evidenza un altro fatto sta dinnanzi alla nostra considerazione – se siamo attenti- ed è la realtà della chiesa, è la vita della chiesa come si è manifestata in questi ultimi mesi.
Ricordiamo la voce tormentata di Paolo VI che ha parlato nel deserto per indurre gli uomini alla pace; ricordiamo la voce di speranza e di fiducia di Papa Lucani; ascoltiamo la fermezza e la consapevolezza dell’attuale pontefice che attira l’attenzione di tutto il mondo non tanto sulla sua persona, ma su questo messaggio: trovare l’umanità nel cuore. Capite? Trovare l’umanità nel cuore in tutti gli uomini. Vedete come questa chiesa si rivela depositaria e custode ed annunciatrice del messaggio del Natale, che è un messaggio di pace e di umanità?
E’ apparsa l’umanità del Salvatore nostro Gesù Cristo. E’ apparsa la sua benignità: la bontà del suo cuore, la tenerezza del suo cuore. Tutti questi valori sono vivi, attuali, presenti ed insistenti nel ministero di Giovanni Paolo II°. Egli insiste per liberare l’umanità dell’uomo. Dio in ogni uomo! Richiama la nostra attenzione in un modo classico, prendendo in braccio i bambini, accettando la mano di coloro che gliela tendono, stando con gli ammalati per dire: qui c’è l’umanità, guardate l’umanità, questa è l’umanità: è quella dei cuori, è quella dei sentimenti, è quella della sensibilità, della dignità, della grandezza della creatura, che è uscita dal cuore infinitamente buono di Dio e persino dalla sua misericordia.
Questa è l’umanità. Il papa non solo la rivela ma la rivendica per tutti: per quelli che l’ hanno perché la possano custodire e alimentare come il più grande dei doni e per quelli che non l’ hanno. Rivendica l’umanità nell’uomo, rivendica quindi l’essenziale dell’uomo: il diritto di essere in pace con se stesso, il diritto di essere in pace con la sua vocazione e il diritto di essere in pace nel rapporto con tutti i suoi fratelli ma, diventa anche il vindice della umanità dell’uomo, mette davanti nostro Signore Gesù Cristo – come del resto è chiaro nel vangelo-
chi tocca l’uomo tocca Cristo,
chi tocca l’uomo tocca Dio,
chi tocca l’uomo tocca qualche cosa di sacro,
chi tocca l’uomo tocca ciò che c’è di più grande nella creazione.
Allora per rivendicare questa umanità dell’uomo -ammonisce ancora il papa- tutti i sistemi, tutte le culture, tutti gli strumenti della politica dell’economia devono essere al servizio della umanità dell’uomo e quindi al servizio della pace dell’uomo.
Mi pare che appaia molto evidente ai giorni nostri che, là dove c’è Dio, là dove c’è il vangelo, là dove c’è la chiesa c’è anche l’umanità dell’uomo al sicuro e garantita. Dove non c’è Dio, dove di Dio ci si serve per una copertura, l’umanità dell’uomo è inesistente, l’umanità dell’uomo è strumentalizzata, l’umanità dell’uomo è distrutta perché è distrutta con la libertà la vita stessa. Dunque è chiaro che, chi vuole servirsi di Dio per il potere, per il prestigio non serve a Dio, chi vuole servirsi di Dio per il potere e per il prestigio è contro l’uomo, non in un modo astratto, ma nel modo più concreto mai tanto dimostrato nella storia.
Siamo impressionati per i campi di concentramento nazisti. Ma come si sono moltiplicate, in tutto il mondo, queste espressioni inumane! In tutto il mondo civile ma senza Dio o che strumentalizza Dio! Invece, in quel mondo dove Dio ha la possibilità di entrare, dove Dio può mandare il suo Figlio unigenito, dove Dio può inviare i suoi rappresentanti come annunciatori del vangelo, qui c’è pace, qui c’è rispetto, qui c’è amore, qui c’è giustizia.
Noi siamo posti dinnanzi a questa visione del mondo, perché si faccia più chiara ai nostri occhi, per avere un motivo in più per approfondire l’impegno della nostra fede. “Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”. Noi siamo i figli di Dio. Il battesimo ci ha fatto figli di Dio. La cresima ci ha confermato figli di Dio, dunque dobbiamo essere operati di pace. Non importa a quale livello, ma operatori di pace nello spazio e nel tempo in cui ogni giorno viviamo.
Dobbiamo essere dei pacifici e dei pacificatori con i nostri modi di fare e con le nostre parole, che si ispirano al comportamento di nostro Signore Gesù Cristo e che si manifestano nel trattarci con riguardo, nel comportarci con dolcezza, nell’operare con bontà, nel sopportarci vicendevolmente.
Quanta guerra c’è nei nostri normali rapporti quotidiani che dovrebbero essere i più pacifici! Non lo sono perché, appunto, nascondono la mancanza della ricerca della umanità nell’uomo – in ogni uomo – la mancanza di attenzione per quello che esige questa umanità, la mancanza di attenzione di quello che vale questa umanità, la mancanza di attenzione di quello che offre questa umanità.
Ecco miei cari, questo è motivo per cui tutti siamo chiamati a celebrare la giornata della pace all’inizio dell’anno nuovo. E il Vescovo fa questo augurio: sia l’anno in cui noi, i figli di Dio, diventiamo operatori di pace.
OM 676 Pace 80