Monopoli – Cattedrale – Festa dell’Assunta
Carissimi, cerchiamo di entrare nell’attualità di quelle parole che il Vangelo ci riferisce e che sono pronunciate in un momento, di umilissima riconoscenza da parte di Maria nei riguardi di Dio altissimo e onnipotente, che opera in lei le cose stupende della sua sapienza e della sua misericordia.
“L’anima mia magnifica il Signore”, dice Maria e lo ripete in questo momento in cielo e in mezzo a noi, nell’intimo della chiesa e che sentiamo nei nostri cuori.
“Il mio spirito esulta in Dio mio salvatore”. Maria, la creatura eccelsa, la madre di Dio sente la forza, la grazia, la misericordia di essere da Dio salvata, redenta prima di diventare la madre stessa dei redenti!
“Egli ha posto lo sguardo alla pochezza della sua ancella”. Sentire lo sguardo di Dio rivolto espressamene su di sé! Miei cari, lo sguardo di Dio rivolto su di noi! Siamo immensamente più deboli, siamo immensamente più piccoli, siamo immensamente più miseri di Maria ma lo sguardo di Dio, appunto, si fissa su ciò che é umile, su ciò che é “poco”, su ciò che non vale per manifestare la potenza del suo amore.
“E, da questo momento”, – dice Maria, ed é un momento che continua, che dura, che é attuale -, tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Quante generazioni! Tutte le generazioni, dopo di nostro Signore Gesù Cristo, hanno chiamata “beata” la Madonna. Noi siamo qui per dire a nostra volta, per dire noi personalmente: la grandezza, la fedeltà, la pienezza di grazia di Maria santissima, ricolma di tutte le benedizioni del Signore.
Noi, ai giorni nostri, possiamo dire qualche cosa dal momento che l’ingegno dell’uomo ha sollevato il velo su molti misteri della creazione, questa opera di Dio, della sua sapienza e della sua infinita potenza, appare ai nostri occhi più stupenda. Ma il genio ha appena sfiorato ciò che Dio ha fatto nella creazione, ha appena sollevato un velo che lentamente lascia intravedere ciò che la Rivelazione ci dice che Iddio ha fatto nella sua creatura prediletta: nell’uomo per mezzo della redenzione. Maria ne é un frutto di armonia, di equilibrio, di profondità spirituale, di ricchezza, di umanità perfetta, di soavità, di mitezza, di amore senza limiti e senza confini, che si esprime nel gesto di una madre che dà il proprio figlio per la salvezza di quelli – che per lei sarebbero estranei – ma che per la volontà di Dio sono i suoi figlioli.
“Grandi cose ha operato in me -dice Maria- Colui che é potente”, Colui che ha un nome grande, un nome che produce ed opera il bene.
Miei cari, queste realtà espresse dalle parole della Madonna, questi avvenimenti che si diffondono nella creazione e rispondono nella storia della salvezza, sono l’oggetto della nostra fede, della nostra celebrazione d’oggi. Noi festeggiamo, celebriamo, onoriamo Maria santissima, colei che ha pronunciato queste parole e che ha raggiunto il culmine cui tende l’opera della potenza di Dio, che sta in cielo corpo e anima, beata ma anche madre di noi che siamo qui, in questo momento della nostra esistenza, per meditare, per comprendere, per disporci all’avvenimento definitivo della nostra esistenza, che avrà come termine la meta cui Maria é già giunta. E’ questo il motivo per cui noi facciamo festa: Maria in cielo, primizia di coloro che sono chiamati alla salvezza, di coloro che sono chiamati al cielo.
Una brevissima riflessione, miei cari.
Quest’oggi festa della nostra città, festa eminentemente monopolitana, pensiamo al significato di questo avvenimento che si ripete tutti gli anni e che noi, tutti gli anni, celebriamo con entusiasmo rinnovato senza segni di incertezza, senza segno che qualche cosa può essere tramontato. Mentre tutto si rinnova all’esterno, il significato della nostra fede rimane ed é sempre più vivo, ed é sempre più pieno. Noi vogliamo stare, insieme, con lo sguardo fisso a Maria che é in cielo dove ci attende. Tutti noi, in questi giorni, siamo stati in movimento per trasferirci da un posto all’altro. Immagino quanti monopolitani stanno qui oggi, venuti da lontano per onorare la Madonna. Tanti monopolitani che stanno tutto l’anno lontani dalla città, ieri sera tentavano di fissare l’immagine della Madonna non solo con lo sguardo ma anche con l’obbiettivo per portare lontano il ricordo della Madonna, della Madre, della Protettrice.
Ricordiamo il significato della nostra festa. Noi, con tutti questi spostamenti, con tutti questi incontri che durano qualche giorno o forse poche ore, siamo in cammino, non possiamo sostare. C’è qualche cosa davanti a noi che si svolge. C’è qualcuno dinnanzi a noi che ci attende. C’è la madre nostra Maria santissima. Questa vita presente, questa vita terrena, questa vita d’oggi così intensa, così interessante, così ricca di motivi é il luogo del nostro passaggio, del nostro transito, é il luogo del nostro cammino, é lo spazio della nostra breve esistenza.
C’è qualche cosa d’altro, c’è una meta, c’è un punto d’arrivo. Tutto deve essere riferito a quel punto, tutto deve essere orientato a quella meta. E’ così che siamo impegnati? E’ così che pensiamo? E’ così che concepiamo la nostra esistenza? E’ in questo senso che celebriamo la nostra festa? La nostra festa, la comprendiamo in tutta la pienezza del suo significato e della sua grazia?
Dinnanzi a Maria sostiamo un momento in questi giorni non soltanto per contemplarne il volto in un’immagine, ma esprimendo il desiderio di giungere a contemplare il suo volto bello, vero, reale, infinitamente più bello del bel volto nella nostra immagine. Così deve essere, miei cari. E così ci conceda di essere, la Madonna nostra protettrice.
OM 70 Assunta 1967