Omelia alla Messa vespertina del giorno di Pasqua 1977
La chiesa, accogliendo la parola del Signore e custodendola nel proprio cuore, ne trae il significato più profondo e lo esprime nella celebrazione liturgica, in cui noi oggi siamo coinvolti.
Tutti, noi, indistintamente, stiamo facendo un’azione che ci impegna personalmente con nostro Signore Gesù Cristo, il quale rimane in mezzo a noi e ci conduce verso il Padre perché prendiamo coscienza di essere suoi figli e poi ci rivolgiamo verso il mondo, verso i nostri fratelli, tutti chiamati ad essere figli di Dio.
Ma qual’è la riflessione che fa la Chiesa oggi, nel giorno di Pasqua, nel giorno della resurrezione del Signore, nel giorno della della vittoria della vita sulla morte?
Essa dice così come avete udito – “il Signore della vita era morto, ma ora vive, trionfa” (Sequenza).
Ecco miei cari, noi siamo qui perché Gesù Cristo è vivo, è in mezzo a noi per comunicarci una vita nuova, la sua vita di Figlio di Dio. Noi, allora, dobbiamo comprendere il valore della vita, come si difende questo valore come si deve affermare nel mondo.
E’ detto nel Libro Sacro, che il nostro Dio non è il Dio dei morti ma il Dio dei viventi (Marco 12,27).
Gesù Cristo che ha accettato volontariamente la morte, volontariamente è venuto nel mondo per portare la vita, per garantire la vita, per darla sovrabbondantemente, e conferma questa realtà primordiale, questo valore che sta alla base di tutti i valori, dimostrando di essere Lui l’autore e il Signore della vita.
Con la vittoria, che egli riporta sulla morte, assume su di se tutte le forme di morte a cui noi andiamo soggetti. E sappiamo molto bene che non c’è soltanto la morte fisica.
Dunque la Pasqua è l’affermazione della vita.
Se non ci fosse nostro Signore Gesù Cristo, se Gesù Cristo non fosse il Figlio di Dio e se il Figlio di Dio non avesse rivelato questo valore e non fosse venuto per comunicare la sua vita, noi saremmo le creature più infelici dell’universo (cfr. 1 Cor. 15,14), perché ci affacciamo all’esistenza e poi non ne troviamo il senso, oppure lo perdiamo.
Certamente tutti noi che siamo qui, ci accorgiamo che nel mondo capita un fenomeno, mai verificato nella storia dell’umanità: la svalutazione della vita e le forme di attentato alla vita. Ma perché?
-Perché l’uomo, pur avendo coscienza che la vita vale più di ogni altro valore, dinnanzi alle proposte martellanti di tutti i mezzi di comunicazione, che assecondano le sue già vive propensioni sganciate dalla visione evangelica, perde addirittura il “buon senso “. -Perché l’uomo, in conseguenza del peccato, in conseguenza del fatto che si è distaccato da Dio, che volta le spalle all’autore della vita, ne perde il significato, rimane senza il metro di giudizio, di valutazione di questo valore e di conseguenza arriva ai punti veramente aberranti che si manifestano nel mondo di oggi.
Questi mezzi di comunicazione ubbidiscono ad una loro legge che non è certamente la legge del Vangelo e, si può dire tranquillamente, non è la legge della verità anche quando professano di voler essere obiettivi.
Noi, in questi ultimi tempi (credo che il riferimento sia al suo posto), abbiamo assistito e da nessuna parte è stato notato, ciò che è avvenuto in mezzo a un popolo forse più numeroso del mondo, tra i meno sviluppati economicamente, il quale però, ha un grande senso religioso. Parlo dell’India, che ha rovesciato il governo che si era posto in una forma brutale contro la vita.
A questo popolo non importa la sua povertà. Gli importa il valore della vita, gli importa la dignità della vita e della persona, anche quando la persona può appartenere alla casta degli ‘intoccabili’. Anch’essi hanno una coscienza e un loro senso del valore della vita e della sua dignità.
Permettete che richiami la vostra attenzione su quanto capita nel mondo oggi per dirvi che noi dobbiamo rivolgerci, per essere illuminati e sostenuti, al Rivelatore e al Restauratore della vita, a Colui che è venuto per salvare tutto noi stessi, qui su questa terra e per garantire alla nostra vita una continuità che è sul piano della immortalità stessa del Dio vivente.
E’ così che noi celebriamo la nostra Pasqua. Non vi sembri una forzatura. lasciandoci illuminare da nostro Signore Gesù Cristo sul valore della vita per affermare la quale Egli ha dato tutto se stesso e ha detto espressamente che è venuto per portare la vita nel mondo e portarla sovrabbondante.
Questa sovrabbondanza è proprio quella che ci viene dalla Risurrezione di Cristo, alla quale partecipiamo attraverso il Battesimo, attraverso i sacramenti che ci congiungono alla sua umanità come tralci alla vite, perché la linfa di questo Dio vivente, di questo vincitore della morte si trasfonda in noi, circoli in noi e salvi ogni cosa di noi: la nostra vita naturale e ogni condizione di vita, a qualunque costo, a costo -ecco il paradosso – della vita stessa.
< Se uno non arriva fino al punto di dare la vita per colui che ama, non é un amico, non accoglie il comandamento di Nostro Signore:”Amatevi come io vi ho amato” (cfr. Gv. 13,34).
Ecco miei cari, il significato della Pasqua che è molteplice, ma poi si riassume in qualche cosa di essenziale e non ci può essere nulla di più essenziale di ciò che illumina il valore della vita,
di ciò che sostiene e garantisce la vita,
che ci dà la forza, anzi il coraggio di affermare sempre la vita.
Qui sta l’essenziale della nostra fede e, come già ho ripetuto, il motivo fondamentale per cui ci troviamo in Chiesa.
Io non voglio rimproverare nessuno. Ci sono tante forme di religiosità. Rispettiamole.
Ma non veniamo in Chiesa per accendere delle candele,
non veniamo in Chiesa per assistere a delle cerimonie,
non veniamoci in chiesa per ascoltare delle parole più o meno interessanti,
veniamo in Chiesa perché ci incontriamo con l’Autore della vita e
vogliamo garantirci sulla vita in questo mondo,
la vogliamo garantire per i nostri fratelli e vogliamo garantirci la vita eterna.
Questo è il mio augurio:
la vita di ciascuno di noi,
la vita che può dipendere dalle decisioni di ciascuno di noi,
la vita che ci ha portato nostro Signore Gesù Cristo,
l’impegno di custodirla, di favorirla di difenderla,
non può essere che il voto che, tutti insieme, esprimiamo al Signore nella nostra liturgia, nella nostra preghiera.
ST 346 Pasqua 77
Omelia alla Messa vespertina del giorno di Pasqua
Stampa “la Cittadella” il 17 Aprile 1977