Castiglione delle Stiviere – Vicariato di S. Luigi- 28-3-1968
siamo davanti a San Luigi, per essere illuminati dal senso della sua santità. Ci troviamo qui, dinanzi all’urna che custodisce il capo di S. Luigi per compiere il nostro atto di omaggio ad un giovane santo, noi che nella Chiesa portiamo la responsabilità del Popolo di Dio. Non a caso abbiamo ascoltato dei brani particolari del Libro Sacro estremamente illuminanti per la nostra vita spirituale e per il nostro impegno.
S. Luigi è un capolavoro della grazia, è un capolavoro dell’opera di salvezza, che Dio ha prefigurato e preparato in tutto il tempo che ha preceduto la venuta del suo Figliuolo, che ha compiuto nel suo Figlio e che continua nella sua Chiesa per l’azione misteriosa dello Spirito Santo e attraverso il nostro ministero sacerdotale.
San Luigi non è nato senza peccato anche se si può pensare che non l’abbia commesso: San Luigi è stato redento e salvato dalla potenza della grazia di nostro Signore Gesù Cristo di cui noi siamo i ministri e, senza la potenza di questa grazia possiamo solo immaginare chi sarebbe stato Luigi Gonzaga. Siamo davanti a questo capolavoro della grazia per essere illuminati dalla sua presenza nella Chiesa, per essere illuminati dal senso della sua santità, per essere illuminati su quelle leggi della grazia di Dio che hanno operato in lui e che lo hanno reso tanto grande da diventare l’oggetto della nostra venerazione particolare. Uno studio più attento della personalità di San Luigi ci farà scoprire tante cose. Intanto inquadriamo la sua santità nella parola di Dio che stiamo celebrando insieme.
C’è, nell’antico testamento il fatto di un giovane senza vita che riceve nuovamente la vita per l’azione dell’inviato dal Signore: una azione che si ripete sette volte attraverso il contatto personale del profeta e del bambino privo di vita. C’è nel vangelo il fatto di Gesù a Naim quando restituisce vivo a sua madre il figlio unico morto. I Santi Padri non avrebbero difficoltà a dire: – ciò che è accaduto nel passato è preannunzio della realtà futura. La realtà futura è nostro Signore Gesù Cristo in persona, il quale espressamente dichiara di essere capace di restituire la salute e la vita del corpo, perché ha il potere di rimettere i peccati, perché ha il potere di restituire integra la vita di figli di Dio alle creature degli uomini. La vita che è venuto a portare su questa terra è se stesso: “ego sum vita” “ego sum ressurrectio et vita”.
Noi, di questa vita siamo i ministri.
Noi continuiamo nella Chiesa e nel mondo l’opera stessa compiuta da nostro Signore Gesù Cristo attraverso quegli atti di ministero del nostro sacerdozio, che é la continuazione nel tempo del sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo. Questo importa: che la nostra persona sia conforme a ciò che compiamo e sia conforme a colui che rappresentiamo. Rappresentiamo nostro Signore Gesù Cristo
In quei sette gesti compiuti dal profeta possiamo ben intravedere l’azione dei sette sacramenti. Sappiamo molto bene che non siamo noi che battezziamo ma che è Cristo stesso che battezza, non siamo noi che trasformiamo il pane e il vino nel corpo e nel sangue di nostro Signore Gesù Cristo, ma che Gesù Cristo stesso compie questo nella nostra persona, per mezzo nostro. C’è dunque una sintonia di azione tra Gesù e noi.
Evidentemente ci deve essere una sintonia di vita, di disposizioni, di modi di pensare e di sentire e di comportamento. “Sacerdos alter Christus”! Quante volte ce lo siamo sentito ripetere e quante volte lo abbiamo riferito ad altri! Davanti al problema, alla responsabilità della resurrezione a una vita nuova e della santificazione particolarmente dei nostri giovani, deve essere imperioso e insistente questo richiamo alla conformità con nostro Signore Gesù Cristo.
Nell’episodio dell’Antico Testamento c’è un particolare molto indicativo: il contatto della persona del profeta con il bambino morto. Evidentemente il miracolo lo ha compiuto Dio, ma questo contatto è un richiamo molto forte. Si ha quasi l’impressione che il calore di un corpo vivo abbia dato la vita ad un corpo morto. E’ il calore della carità che esiste nel nostro cuore, attraverso un contatto di ministero, che compie i miracoli invisibili ma autentici della grazia redentrice di nostro Signore Gesù Cristo. Perciò, oggi, la Parola di Dio è un esplicito richiamo alla conformità di vita con nostro Signore Gesù Cristo ed è un richiamo alla fedeltà a nostro Signore Gesù Cristo nell’opera del ministero che esercitiamo in nome suo.
Noi siamo quanto mai incerti sul come muoverci, quali strumenti vitali usare, quali metodi adottare nei confronti dei nostri fedeli e figli spirituali e in particolare nei confronti della gioventù. Dobbiamo ritenere con assoluta certezza che nella economia della grazia, nella economia della salvezza c’è qualche cosa, voluta esplicitamente da nostro Signore Gesù Cristo, che non cambia. A tutto quello che ha istituito, nostro Signore Gesù Cristo si è impegnato di attribuire una forza, che è la forza della salvezza operante in tutti e in tutte le situazioni.
E’ sbagliato pensare che la forza del male sia più potente della forza della grazia di nostro Signore Gesù Cristo. Dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia di Dio ma noi dobbiamo essere preoccupati di liberare – come si dice ai nostri giorni – questa potenza della grazia di nostro Signore Gesù Cristo, perché diventi operante in quelli che sono chiamati alla salvezza. Perciò: fedeltà al nostro ministero: fedeltà al ministero della parola di Dio, fedeltà al ministero sacramentale, fedeltà all’azione della carità.
Abbiamo studiato insieme, quest’anno, la natura, l’efficacia, la forza della Parola del Signore. C’è un risveglio in tutta la Chiesa che, in un certo qual modo, riscopre questo mezzo di salvezza sempre riconosciuto ma che non è stato oggetto di attenzione come merita. All’azione sacramentale bisogna prepararci. Il sacramento non agisce magicamente; agisce per le disposizioni di chi lo riceve ma anche – non sappiamo quanto – per le disposizioni di chi lo amministra. I testi della rivelazione profeticamente dicono: -sia Giuda o Pietro che battezza, il battesimo è sempre lo stesso – , ma solo per mettere in evidenza che si tratta di una azione di nostro Signore Gesù Cristo però non ha voluto servirsi delle cose; ha posto le cose nelle mani delle persone e le persone devono impegnarsi per essere conformi a ciò che vuole compiere nostro Signore Gesù Cristo.
Il ministero della carità. In passato lo abbiamo denominato giustamente “ministero di governo o di guida, ma Gesù Cristo che ha voluto esplicitamente questo ministero nella sua Chiesa, ha parlato di pastori e di pastori che danno la vita per le pecorelle. Questo ci richiama alla pienezza della carità che deve esserci nei nostri cuori per i nostri fratelli. Gesù Cristo ha lasciato un suo testamento esplicito rivolto principalmente a noi: “amatevi come io vi ho amato”; “perché il mondo creda” bisogna che voi siate una cosa sola come io e il Padre siamo uno solo”. Accogliamo questo richiamo ai piedi di San Luigi, alla sua presenza, perché egli è presente in mezzo a noi. Vede Dio, parla con Dio, è in comunione con tutti gli eletti del cielo ma anche con tutti gli eletti della terra e in particolare con noi che ne celebriamo la memoria… ( difficoltà di lettura della cassetta) …alla carità sacerdotale fra di noi.
L’efficacia del nostro ministero non è legata tanto alle nostre capacità personali o alla nostra santità personale ma è legata a quella comunione che ci stringe nella carità di nostro Signore Gesù Cristo come fratelli. In questo noi saremo riconosciuti come discepoli di nostro Signore Gesù Cristo. Dal fatto di una carità sincera, autentica, vera, il mondo avrà il motivo per credere in nostro Signore Gesù Cristo. La forza istituzionale è nella parola stessa di nostro Signore Gesù Cristo. “ut unum sint ut mundum credat”. Noi entriamo in particolare nel mondo dei giovani, in quel mondo in cui diventa legge il toccare con mano, l’esaminare la validità delle cose, il pretendere che siano autentiche.
Tutto questo viene a noi dalla parola del Signore che abbiamo celebrato insieme. E’ un momento è una responsabilità che in molte circostanze può diventare tanto grave da essere scoraggiante ma Gesù Cristo ci dice: “Io sono con voi”. Pensiamo allo sforzo che fa nostro Signore Gesù Cristo per comunicarsi con le nostre persone, alla forza potenza dello Spirito che vuole trasformare i nostri cuori e renderli simili al suo. Pensiamo a quest’impeto della carità di nostro Signore Gesù Cristo per ciascuno di noi: è molto più quello che fa lui per noi, per la nostra santificazione, per la nostra fedeltà al ministero che ci affida, di quello che possiamo fare noi con i nostri piccoli sforzi. Mettiamoci dinanzi al suo amore che ci esprime ogni giorno al momento della celebrazione eucaristica, al momento in cui si dona totalmente a noi. < Mettiamoci nella disposizione che troviamo nei santi. Mettiamoci nella disposizione di Maria Santissima che dice: “ecce adsum”; “ecce ancilla domini”: con umiltà, con sincerità, con una grande fiducia.
Apriamo il nostro cuore alla consolazione dello Spirito Santo che vuole inondare dei frutti della carità il nostro cuore con la sua gioia. E’ Gesù del vangelo, è Gesù in mezzo a noi che dice le cose del regno del Padre, le cose della salvezza del mondo perché il nostro gaudio sia pieno. “Vi ho detto queste cose perché il vostro gaudio sia pieno”. Chiediamo questo dono dell’amore al Signore e mentre meditiamo sulla santità di San Luigi pensiamo ai nostri giovani. Intanto pensiamo a loro nella nostra preghiera durante questa celebrazione e poi la luce della grazia ci verrà incontro.
OM 097 Castiglione ST 68 – Castiglione -Vicariato di S. Luigi- 28-3-1968