CT16 Natale 3
Omelia – Natale 1970 in S. Andrea – terza Messa – ore 18 –
Noi dobbiamo essere di quelli che accolgono
Nostro Signore Gesù Cristo
Come sapete, fratelli cari, la Chiesa in questo giorno ci concede la facoltà di celebrare tre sante Messe. Ciascheduna ha una sua intonazione particolare. Quest’ultima le riassume tutte e mette in evidenza, particolarmente l’aspetto fondamentale decisivo della persona del Bambino che noi veniamo ad incontrare, ad adorare nelle nostre chiese, che noi veniamo ad ascoltare perché egli parla. Parla oggi come ha parlato tutti i giorni della sua vita mortale.
Egli era prima dei secoli. E’ venuto nel tempo e vive nella eternità perché é Dio. Era preso Dio, é stato presso noi, é ritornato a Dio -per esprimerci secondo le nostre capacità di intendere – ma il gesto che ha compiuto di venire in mezzo a noi, é un gesto che non ha una portata semplicemente storica, racchiusa in uno spazio di tempo. La venuta di Gesù, del Figlio di Dio in mezzo a noi, é una venuta definitiva che vale per sempre.
E abbiamo udito dal Vangelo di san Giovanni la sorte del Figlio di Dio che viene nel mondo. Il Verbo che é Dio, che é presso Dio, il Verbo per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte e senza di lui non esiste nulla di ciò che é fatto, é venuto nel mondo e il mondo non lo ha riconosciuto.
E’ venuto più precisamente in mezzo ai suoi e i suoi non l’ hanno accolto. Eppure egli veniva pieno di grazia e di verità, cioè veniva con una pienezza di vita da portare agli uomini. Veniva per questo. E’ venuto per questo, e viene ancora per questo: perché gli uomini abbiano la Vita.
Abbiano la loro Vita e l’abbiano in sovrabbondanza come uomini, come creature di Dio trasformati mirabilmente dalla loro trasfigurazione operata dal peccato che ha cancellato l’immagine della somiglianza di Dio, in una somiglianza rinnovata che li rende partecipi della natura stessa di Dio e li rende figli di Dio. Di fatti, continua l’evangelista dicendo: “A quanti lo hanno ricevuto ha dato il potere di diventare figli di Dio”.
Giovanni chiarirà più insistentemente questo pensiero nella sua prima lettera dicendo che noi siamo figli di Dio non di nome, non per modo di dire ma in realtà e la realtà consiste in questo: che noi siamo nella condizione di condividere l’esistenza di Dio: la comunione con la vita di Dio, di essere in comunione di vita con Dio. E’ per questo siamo figli di Dio.
Lo sappiamo questo, ma ancora non lo vediamo. Quando lo vedremo saremo nella pienezza di questa vita, che nessuno può immaginare perché nessuno può neppure lontanamente immaginare le cose di Dio, che cosa sia Dio e le ricchezze che Dio ha riservato per i suoi.
Ma questo, che noi annunciamo leggendo la parola di Dio, celebrando la parola di Dio, come già ho accennato non é un fatto che appartiene al passato.
Appartiene agli uomini di tutti i tempi, appartiene all’umanità, appartiene alla nostra storia, entra nella nostra storia perché il Padre ha mandato il Figlio suo. E Gesù Cristo, il bambino di Betlemme, é venuto per essere il Dio con noi, per non abbandonarci mai più, e per essere con noi in un modo misterioso ma reale e comunicarci quella vita che é venuto a portare nel mondo.
Ora noi dobbiamo chiederci: veniamo in Chiesa, siamo in Chiesa, siamo in ascolto della parola di Dio, ci prepariamo a celebrare quella parola estrema di Dio, la parola estrema del suo amore, il suo sacrificio, il sacrificio eucaristico, che rende presente il sacrificio, della passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo.
In che atteggiamento siamo rispetto alla persona di Nostro Signore Gesù Cristo che é presso il Padre, ma che é altrettanto presso ciascheduno di noi e vuole essere in noi, e vuole essere per noi?
Ho già fatto notare, il mondo non l’ha riconosciuto.
E il mondo -possiamo dire – continua non riconoscere Nostro Signore Gesù Cristo, continua ad ignorare Nostro Signore Gesù Cristo, fa anche degli sforzi alle volte immani per cancellare, se fosse possibile, dalla storia, la presenza di Nostro Signore Gesù Cristo. Si oppone alla presenza di Nostro Signore Gesù Cristo perché é una presenza -come si suol dire- scomodante che non ci lascia scivolare nella china verso cui siamo inclinati in conseguenza del nostro egoismo e del nostro peccato, ma
ci vuole frenare, ci vuole far ritornare indietro, ci vuole riportare a Dio,
ci vuole fare stare dinanzi a Dio come dei figli stanno dinanzi al loro Padre e si riconoscono nel loro Padre e perciò hanno bisogno di togliere tutto ciò che sfigura l’immagine del Padre in mezzo a loro.
E noi che viviamo in questo mondo che non riconosce Nostro Signore Gesù Cristo, come ci lasciamo condizionare da questo mondo?
Come ci lasciamo influenzare da questo mondo?
Come ci difendiamo da questo mondo?
E più ancora, come operiamo in questo mondo perché la presenza di Nostro Signore Gesù Cristo sia avvertita, sia riconosciuta, sia accolta per la salvezza di tutto il mondo?
Perché, non c’é nessun altro salvatore se non quello costituito da Dio, che è appunto Gesù Cristo. Non c’é altra salvezza se non quella portata nel mondo da Gesù Cristo. Tutte le salvezze che vengono da tutti gli uomini, da tutte le civiltà, da tutti i sistemi, non sono salvezze, che valgono totalmente per la persona di ognuno di noi, che valgono per tutti e che valgono per tutte le nostre esigenze, che valgono per la vita presente e che valgono per il mistero della vita futura. Solo Gesù Cristo ci porta questa salvezza.
I suoi non lo hanno accolto.
Noi che veniamo in Chiesa -ho già ricordato in altre circostanze più di una volta – possiamo considerarci dei “suoi”. Almeno il mondo ci considera dei” suoi”, ci addita come i discepoli di Nostro Signore Gesù Cristo: i cristiani.
Portiamo la responsabilità di rendere presente quello strumento, quel segno che Egli ha voluto istituire come mezzo della sua presenza nel mondo, cioè della Chiesa?
Che cosa può dire il mondo vendendo noi, la nostra persona, il nostro comportamento, i nostri atteggiamenti?
I nostri atteggiamenti, nella vita di ogni giorno, non il nostro atteggiamento di quando siamo in Chiesa: se stiamo in piedi o seduti o in ginocchio o con le mani in un modo o nell’altro composte.
Il mondo ci guarda ed ha il diritto di guardarci perché noi, professandoci discepoli di Nostro Signore Gesù Cristo, ci prendiamo una responsabilità grande rispetto al nostro Maestro, al nostro Salvatore, al nostro Dio e alla Chiesa.
Noi dobbiamo essere di quelli che accolgono Nostro Signore Gesù Cristo.
Direte: ma noi che siamo qui per accogliere Nostro Signore Gesù Cristo, siamo attenti, cerchiamo di essere devoti?
Forse molti di voi si accostano anche al sacramento del corpo e del sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, proprio per accoglierlo in se stessi, ma é questa l’accoglienza che vuole Gesù?
Vuole anche questa accoglienza.
Ma l’accoglienza – vedete- di Nostro Signore Gesù Cristo, attraverso la conoscenza della sua parola, attraverso i mezzi della sua vita che ha portato nel mondo: i mezzi della grazia, i santi Sacramenti, l’accoglienza nella preghiera e l’accoglienza anche delle così dette- opere buone, non é tutto. Anzi, questi sono dei mezzi per un’accoglienza più vera, per un’accoglienza più totale, più autentica.
Dice Gesù: “Chi accoglie voi accoglie me”.
Chi dà un bicchiere d’acqua fresca ad uno di questi che credono in me, non perde la sua mercede.
Noi siamo abituati a vedere la presenza di Nostro Signore Gesù Cristo nella sua Parola, nei suoi Sacramenti, particolarmente nell’Eucaristia. Facciamo bene, ma c’é una presenza che gli sta molto a cuore. Quelli sono dei mezzi, – ripeto- questa invece é il fine per cui é venuto. Tutti gli uomini sono suoi fratelli.
Per tutti gli uomini egli é venuto,
per tutti gli uomini egli é morto in croce
per tutti gli uomini egli é risuscitato da morte,
per tutti gli uomini siede alla destra del Padre per intercedere per loro.
E’ nei nostri fratelli che noi dobbiamo incontrare Gesù Cristo.
E’ per i nostri fratelli che noi dobbiamo avere riguardo, dobbiamo avere devozione, dobbiamo metterci in un atteggiamento di dedizione, in un atteggiamento di servizio.
Dare loro il bicchiere d’acqua fresca del vangelo, che é più del bicchiere d’acqua fresca, proprio per esprimere concretamente la nostra fede!
Quanto é indispensabile che noi, celebrando il Santo Natale ci mettiamo nella disposizione di accogliere Nostro Signore Gesù Cristo e di accoglierlo là dove vuole essere accolto: nei suoi fratelli, nei nostri fratelli che con Lui sono figli del Padre, che con noi sono figli dello stesso Padre.
Facciamo un piccolo esame di coscienza, miei cari, e chiediamoci:
il Natele che celebriamo, lo celebriamo solo per noi stessi?
per assolvere a un nostro dovere, a un nostro bisogno?
oppure lo celebriamo il santo Natale nel senso vero dell’accoglienza di Nostro Signore Gesù Cristo?
Accogliendo i bambini di tutto il mondo,
accogliendo i poveri di tutto il mondo,
accogliendo i diseredati di tutto il mondo,
accogliendo gli oppressi di tutto il mondo e
mettendoci dalla loro parte come Gesù Cristo sta dalla loro parte?
Così noi dobbiamo celebrare il Natale.
Ma quando si dice: i bambini di tutto il mondo, i poveri di tutto il mondo ecc; può diventare un’affermazione molto astratta. In concreto, ci sono dei bambini che possono sgattaiolare in mezzo alle nostre gambe, ci sono dei bambini che incontriamo tutti i giorni, che sappiamo dove abitano.
Così dei poveri.
Così degli oppressi.
Così di coloro che soffrono ingiustizie.
Che cosa facciamo?
Diciamo le nostre preghiere.. Facciamo la nostra comunione…
Ci confessiamo… Veniamo alla Messa …
Sì, veniamo alla Messa . Facciamo la nostra comunione, confessiamoci, preghiamo, ma per andare verso”questi” nei quali Gesù Cristo vuole essere riconosciuto, e vuole essere accolto.