per dimostrare l’ Amore più grande
Monopoli, 26 dicembre ai Diaconi nella cappella di san Giuseppe
Soltanto poche parole, non tanto per sottolineare ciò che è accaduto nel raccoglimento di questa piccola casa del Signore per voi carissimi che siete ordinati e per tutti noi, ma semplicemente per continuare la nostra preghiera che deve essere riflessione, meditazione, contemplazione, risoluzione in forza della grazia di Dio.
Indubbiamente davanti al nostro spirito sta la Chiesa che inizia, dopo la nascita del suo fondatore, con il suo primo martire: Stefano, Diacono della chiesa come voi.
La Chiesa santa di Dio! la sposa del Verbo che si è fatto carne, il prolungamento di quel corpo che oggi contempliamo bambino, ma che crescerà, si dilaterà, compaginerà tutti quelli che credono in lui in un unico Corpo, il corpo che nessuno può avere in odio ma che ciascuno deve amare come se stesso; il tempio santo del Signore nello Spirito che si edifica con pietre viventi; il popolo eletto di Dio ricolmo delle sue benedizioni e custode delle sue promesse, che cammina nel deserto della vita guidato dalla sua presenza, sostenuto prodigiosamente con l’acqua che sgorga dalla roccia e che è Cristo, sostenuto con la manna che è il pane disceso dal cielo di cui, se qualcuno mangia, vivrà in eterno; è il popolo elevato come segno in mezzo a tutti i popoli perché anche essi camminino nello splendore della luce di cui è investito. E’ investito da Cristo luce del mondo.
E voi cari diaconi – e anche tu che sei entrato a far parte del corpo sacerdotale con il primo passo di una rinuncia al mondo per rivestirti dell’uomo nuovo che deve essere creato secondo giustizia e verità – siete stati eletti prima da Dio e poi dal popolo che è stato interpellato perché diventiate gli edificatori della Chiesa santa di Dio, soprattutto per mezzo della vostra carità e del vostro amore.
La liturgia con una insistenza singolare vi richiama al dovere della castità, all’amore per la castità, allo splendore della castità proprio per la edificazione del popolo santo di Dio. La vostra castità è l’impegno di un amore più grande di quello dei vostri fratelli. Umilmente ma fiduciosamente dovete porvi davanti a loro con la prerogativa che voi – oggi giovani ma che maturerete giorno dopo giorno – sarete capaci di un amore più grande di quello di un padre e di quello di una madre. Ed è tutto dire! La vostra castità ha questo significato: rendervi più liberi, più aperti, più disponibili più pronti al servizio dei vostri fratelli che sono i figliuoli di Dio i quali hanno bisogno di essere nutriti col latte se piccoli, col pane e col vino se grandi ed hanno bisogno di essere fortificati nello spirito. Voi sarete in grado di esercitare questo ministero se sarete del tutto liberi nei vostri sensi, nel vostro cuore, nel vostro spirito. Il servizio della carità è oggi tanto inculcato e reclamato nella Chiesa e fuori di essa.
Nel mondo della scienza, della tecnica, della potenza atomica, non hanno più senso le parole ornate e sapienti, le tradizioni più venerabili, un’apologia della fede basata sulla sapienza umana. Soltanto la carità ha senso e ascendente, e s’impone all’ammirazione di tutti coloro che cercano un regno su questa terra. Noi, per grazia di Dio, cerchiamo un regno che si edifica sì su questa terra, ma che ha un coronamento in cielo. Questa edificazione è resa possibile quando a differenza degli altri non per distinguerci orgogliosamente ma per disporci con umiltà al servizio a cui il Signore ci chiama, mostriamo in pratica di essere distaccati dall’interesse della terra e di essere tutto presi dall’interesse del regno di Dio.
Per questo vi è stato dato lo Spirito Santo, lo avete ricevuto con certezza in forza di un gesto sacramentale il giorno del Battesimo, e in questo siamo accumunati a tutti i nostri fratelli. Così pure il giorno della Cresima ma oggi voi siete stati investiti dalla sua azione , oggi si è stabilito in voi per la prima volta, per disporvi ad essere servitori nella Chiesa a disposizione dei vostri fratelli per dimostrare a loro un amore più grande. Vi è stato dato sacramentalmente per la imposizione delle mani, lo stesso gesto compiuto da Gesù e poi dagli Apostoli e che ha la forza misteriosa di servire da strumento perché sia in voi con certezza.
Davanti allo Spirito Santo fermatevi e fermiamoci in adorazione : è l’anima della Chiesa; è l’anima della nostra anima, è l’anima del nostro servizio; è il compimento del ciclo della vita divina in seno alla Trinità, è il compimento dell’azione di Dio per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo, in noi, si dispone ad esercitare e a svolgere questo compimento per mezzo del nostro servizio. Quanta umiltà! .
“Il più grande tra di voi faccia come il più piccolo”
“Non sono venuto per essere servito ma per servire” ;
“Vi ho dato l’ esempio affinché facciate come faccio io”..
E Gesù si era posto in ginocchio davanti ai suoi apostoli e aveva lavato loro i piedi. Teniamoci in questa disposizione: inginocchiati a lavare i piedi dei nostri fratelli perché siamo servitori di Dio per la edificazione della Chiesa nel suo Spirito.
Stefano, pieno di grazia e di Spirito Santo, compiva prodigi in mezzo al popolo. Anche noi siamo chiamati a compiere gli stessi prodigi in mezzo al popolo, non le cose miracolose o miracolistiche, ma le cose meravigliose di Dio per la edificazione della sua Chiesa. E, questo sarà possibile se saremo come Stefano pieni di grazia e di Spirito Santo.
Tutto questo ci conceda la misericordia di Dio per la intercessione della Madre della Chiesa che è madre nostra: Maria Santissima.
OM 51 Diaconi 1966