Cattedrale, ore 11
E‘ Natale. Lo deve essere per ciascheduno di noi personalmente e, per mezzo nostro lo deve essere per tutti coloro che oggi incontriamo, per tutti coloro che oggi pensiamo, e per tutti coloro che pensano a noi. E il nostro pensiero oggi, se è ispirato al Natale, deve raggiungere tutti gli uomini di qualunque luogo, razza, nazione e fede. Se la nostra persona accoglie la grazia del Natale di Gesù, tutto il mondo, nel mistero di quei legami che lo vincolano a tutti i fratelli sparsi nel mondo, deve sentirne l’efficacia.
Avete ascoltato ciò che accadde la prima volta: gli angeli annunziarono ad un piccolo gruppo di pastori che avrebbero trovato il Salvatore in una grotta, vicino a Betlemme. I pastori andarono frettolosi e festanti e trovarono il bambino e la madre sua. Adorarono e poi con il cuore pieno di stupore, di letizia, di gratitudine andavano ripetendo a tutti, quello che era stato loro annunziato e che avevano visto.
Miei cari, noi che celebrando il Natale, celebriamo lo stesso fatto che non si è verificato solo storicamente venti secoli or sono, ma che accade continuamente perché quel Bambino è nato nel tempo ma è fuori del tempo, è nato come uomo ma è Dio da tutta l’eternità; è piccolo nelle sembianze, ma e grande nella potenza, è fragile nelle sue membra, ma porta agli uomini un amore infinito, è appena nato alla vita ma costituisce la vita per il mondo intero.
Allora, miei cari, si tratta di accogliere Gesù Salvatore che è arrivato pieno di benignità e di amore per offrirci i suoi doni, per aprirci alla sua vita, per farci vivere della sua vita stessa per diventare a nostra volta -come Lui- figli di Dio, per essere, per mezzo suo, salvati dai nostri peccati e per costituire nel mondo un fermento di vita nuova per la salvezza dei nostri fratelli. L’apostolo Paolo scrivendo al suo discepolo Tito dice: ” carissimi si è manifestata la benignità e l’amore per gli uomini di Dio Nostro Salvatore”. Questo è il fatto centrale della celebrazione liturgica di tutti i giorni, ma è il fatto caratteristico della celebrazione odierna: la manifestazione dello amore di Dio.
Dietro a tutto quello che noi chiamiamo religione, dietro a tutte le nostre abitudini, i nostri costumi, le nostre tradizioni non ci sta semplicemente un avvenimento storico, ma la motivazione più profonda che è l’amore di Dio per noi. Tutto nel creato è manifestazione dell’Amore di Dio il quale, incontenibilmente buono, ha voluto manifestarsi e donarsi alle creature che egli stesso ha tratto dal nulla. Ma di tutte le creature noi siamo i privilegiati. Per noi tutto il mondo è stato disposto. A noi l’amore di Dio personalmente è venuto incontro nel Figlio suo fatto uomo. Ecco la realtà straordinaria, impensabile, del tutto nuova alla quale poco pensiamo.
In questo creato meraviglioso in cui Dio ci ha posto, in queste meraviglie al cui termine noi stiamo, ci troviamo nella limitatezza delle nostre capacita e di tutto il nostro essere, nella limitatezza di una imperfezione che è connaturata al nostro essere di creature intelligenti, coscienti e libere che ad un certo punto della loro esistenza sono venute meno alla fede nell’Amore, sono venute meno alla fede nel loro Dio e si sono allontanate da Lui, e si sono costruite altre divinità in cui hanno creduto e si sono trovate nel buio dell’errore, nel labirinto del disordine: nel vuoto del male.
Così è la vita se dimentichiamo l’infinito amore di Dio dal quale abbiamo ricevuto tutto, per pensare di più al nostro interesse, al nostro egoismo, ai nostri disordini che sono il peccato. Iddio per amore ci è venuto incontro, per amore viene a salvarci dal peccato e si chiama Gesù, cioè Salvatore. San Paolo continua nella sua lettera a Tito “Egli ci ha salvato non per merito delle nostre opere perfette, ma per la sua misericordia mediante il lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello spirito”. Notate la realtà di questa affermazione: “mediante il lavacro di rigenerazione”.
E’ bello contemplare Gesù Bambino. E’ bellissima e suggestiva la poesia del Natale. Andiamo ripetendoci – forse illudendoci – che a Natale siamo più buoni perché il nostro sentimento è colpito dall’immagine di Gesù Bambino che vediamo in chiesa, perché siamo commossi dal fascino dell’innocenza. Questo, ripeto, sarebbe semplice poesia, puro sentimentalismo che non ha niente da vedere con la serietà e l’impegno della nostra vita e con i misteri della religione che celebriamo.
Questo bambino ci salva mediate il lavacro di rigenerazione. Questo bambino diventerà adulto e per mezzo della sua morte in croce distruggerà il peccato, ci renderà giusti e ci salverà, ma la sua giustizia non è quella delle nostre opere, non è quella di questo mondo semplicemente, ma è quella che entra in noi mediante lo Spirito. San Paolo continua: Egli ha effuso lo Spirito Santo in abbondanza su di noi per mezzo del nostro Salvatore, affinché giustificati dalla sua grazia diventiamo gli eredi della vita eterna di nostro Signore Gesù Cristo. Non si tratta semplicemente di cancellare i peccati. La salvezza è il frutto dell’incontenibile amore di Dio verso di noi.
Quando incominciamo a diventare eredi della vita eterna? Quando la vita di Dio è entra in noi, quando questo bambino dopo la morte risorgerà a nuova vita, quando la sua vita sarà comunicata a noi per mezzo del Suo Spirito.
E lo Spirito Santo è entrato nei nostri cuori il giorno del Battesimo e si è stabilito più radicalmente in noi il giorno della cresima.
E’ lo Spirito Santo che, stabilendosi in noi, ci comunica la vita soprannaturale, la vita di grazia e illumina le nostre intelligenze.
E’ lo Spirito Santo che dà vigore al nostro cuore e forza alla nostra volontà, perché compiamo veramente opere di giustizia, perché viviamo veramente della vita del nostro Salvatore e quindi siamo cristiani non soltanto di nome!
Lo Spirito Santo oggi, vuole prendere il suo posto nella celebrazione del Natale: per essere una presa di coscienza col mistero del Figlio di Dio che ci ama, per essere un’apertura del nostro cuore alla voce di Dio che ci viene incontro, per essere abbondanza di vita di grazia e possiamo diventare, secondo l’intenzione di Gesù, luce del mondo e sale della terra, così che tutti quelli che ci incontrano e ci vedono abbiano, oggi, a ricevere una ripercussione di quel rinnovamento che si è compiuto in noi attraverso la celebrazione liturgica.
Carissimi, in questo Natale la nostra attenzione è stata richiamata più volte alla situazione del mondo. < Prendiamo coscienza di questa situazione in cui si trovano i nostri fratelli: in pericolo per la guerra, per la fame, per l’ignoranza, per lo sfruttamento, per l’ingiustizia, per i disordini morali, per la disonestà spicciola che diventa purtroppo moneta corrente in tutti gli ambienti. Il mondo deve andare meglio e lo desideriamo tutti. Ma il mondo non è costituito da uomini singoli.
Sì, è costituito da singoli uomini, ma che sono legati fra di loro e si influenzano fra di loro, e sono condizionati gli uni gli altri, e c’é una parte di questi uomini che ha il compito di unificazione e che deve quindi dar luogo nel mondo alla presenza del Salvatore, perché egli possa davvero salvare tutti gli uomini. Questa parte responsabile, dobbiamo essere noi: che accettiamo di essere cristiani, che accettiamo di stare nella chiesa, che accettiamo quindi di essere il popolo di Dio, che accettiamo di essere quella nazione santa, non semplicemente terrena, innalzata come un segno perché tutti gli altri possano accogliere il Salvatore, la sua salvezza, la sua grazia.
Buon Natale in questo senso. Nel senso giusto: affinché questa celebrazione non sia soltanto un momento di commozione buona, ma durante tutto un anno sia un momento forte in cui ci sentiamo con il Cristo come il tralcio alla vite, per portare frutti di giustizia e di giustificazione davanti a tutti i nostri fratelli, a tutti gli uomini della terra.
OM 49 Natale 66