Con i miei sacerdoti intendevo prendere sul serio le disposizioni restrittive che caratterizzano questi nostri tempi e abbiamo anticipato la Messa di mezzanotte. Non so se abbiamo indovinato. Comunque, noi siamo qui per celebrare il mistero della notte santissima nella quale una luce è rifulsa per tutti. Questa realtà, questo avvenimento, questo fatto che forma l’oggetto della nostra celebrazione, la Chiesa ce lo esprimere con la preghiera che insieme abbiamo fatto a Dio e che io brevemente commento dinanzi a voi.
“O Dio che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo”.
Miei cari, c’è qualcuno che ci viene incontro questa sera, come tutti i giorni, ma particolarmente in questa celebrazione, ed è il nostro Dio che illumina: la notte del mondo, la notte della storia, la notte dell’esistenza perché veramente il mondo, la storia, l’esistenza sono avvolti nelle tenebre.
Non è vero che, andando avanti con la civiltà e con il progresso, si vede sempre più chiaro nel senso dell’esistenza, nel senso della direzione della storia, nel significato del creato stesso. L’uomo ha bisogno di un occhio più penetrante, che non può essere il suo, perché non è stato lui a creare l’universo e non è sempre lui – anzi, come lo è poco! – a dirigere il destino per se stesso e della storia.
Ognuno di noi quanto è un mistero! Ognuno di noi quanto è un interrogativo! Queste sono verità che hanno bisogno di essere illuminate per vederle non tanto con gli occhi della fronte o con gli occhi della intelligenza, ma con gli occhi della fede. Dio ci viene incontro per illuminarci con lo splendore di Cristo: luce del mondo che porta un’illuminazione del tutto particolare e completa, un’illuminazione che posiamo dire veramente storica anche se tanto misteriosa.
Miei cari, noi che questa sera siamo venuti in chiesa per celebrare il santo Natale, abbiamo pensato che veniamo incontro a Cristo vera luce del mondo? Noi, che da tanti anni veniamo in chiesa il giorno di Natale, veramente consideriamo Cristo vera luce che illumina ogni uomo?
Crediamo, siamo convinti che la luce che è Cristo nella sua persona, che la luce che è Cristo nel suo insegnamento, che la luce che è Cristo nel comportamento della sua esistenza, che la luce che è Cristo nella potenza dello Spirito che ha lasciato nel mondo, è veramente la luce di cui abbiamo bisogno tutti? Di cui ha bisogno l’umanità intera? Non facciamo un’astrazione dell’umanità. Noi siamo l’umanità. Ciascheduno di noi è l’umanità. Ciascheduno di noi, quindi, ha bisogno di incontrarsi con Cristo vera luce del mondo. Ciascheduno di noi ha bisogno di incontrarsi con il suo Vangelo.
Fino a che punto collima la nostra esistenza con il Vangelo di Gesù Cristo? Fino a che punto il comportamento di Gesù Cristo illumina il nostro comportamento? Fino a che punto ci appoggiamo, abbiamo fiducia, nella forza di salvezza che ci viene da nostro Signore Gesù Cristo, nel mistero della sua passione, morte, risurrezione e nel dono dello Spirito? Natale non è una rievocazione sentimentale o poetica. Si ripete sempre nelle chiese che Natale è l’incontro con Cristo vera luce del mondo. Natale è l’incontro con Cristo dal quale abbiamo bisogno di essere illuminati.
Continua la preghiera:>“Concedi a noi che sulla terra lo contempliamo nei suoi misteri, di partecipare alla sua gloria in cielo”. Insisto ancora: contempliamo Gesù Cristo, non la sua immagine raffigurata in qualche quadro. Contempliamo Gesù Cristo nell’intimo di noi stessi, dove si rivela alla nostra coscienza attraverso la sua parola, attraverso l’azione della sua grazia, attraverso gli avvenimenti della storia. Tutti gli avvenimenti della storia sono sempre un richiamo al dramma della presenza di questa luce gigantesca che è Cristo luce del mondo, e che le tenebre cercano in tutti i modi di avvolgere e di soffocare.
C’è in noi un tempo, uno spazio, un momento nel quale accogliamo Cristo che vuole essere la nostra luce? Abbiamo la consuetudine di riferirci a lui al mattino quando ci alziamo, quando iniziamo le nostre occupazioni, quando siamo con gli altri? Quando dobbiamo assumere una posizione ed esprimere un apprezzamento ci riferiamo a Cristo? Questo significa, in qualche modo, contemplare il Cristo. I cristiani debbono essere dei contemplatori di Cristo. I cristiani devono essere quelli che si riferiscono a Cristo. I cristiani sono coloro che si rifanno sempre a Gesù Cristo.
Il Natale ci richiama al dovere della nostra fede di cristiani, a questo impegno del nostro battesimo. In questa sera, nella celebrazione della liturgia della prima Messa di Natale, domandiamo al Signore la grazia di contemplare Cristo, vera luce del mondo, qui su questa terra: nella nostra vita, nella nostra esistenza, quindi nella nostra preghiera, nelle nostre partecipazioni alle funzioni liturgiche, nello sforzo di imitare nostro Signore Gesù Cristo, e poi di partecipare alla sua gloria nel cielo.
Cioè, miei cari, diamo alla nostra esistenza il senso finale, il senso ultra-storico, il senso ultra-mondano, il senso vero che ha l’esistenza. La nostra esistenza non si conclude su questa terra. Guai a noi se fosse così! Poveri noi se fosse così! Non avrebbe senso la fede su questa terra se non ci fosse la vita eterna. Allora, orientiamo le nostre preoccupazioni, i nostri impegni verso questo nostro destino finale. Non casualmente camminiamo con Cristo: con la coscienza di Cristo, che è la coscienza di ritornare al Padre, con la sicurezza di Cristo, che è la sicurezza che gli ha fatto affrontare l’agonia del Getzemani, la povertà e il disagio di Betlemme. Sapeva, era sicuro, ed era sicuro per tutti noi, che c’era un posto accanto al Padre per sé e per noi.
Miei cari, buon Natale in questo senso: ognuno di noi con questa celebrazione rinasca, per aprirsi sempre di più alla visione della vita vera, che è quella di Cristo su questa terra e che si consuma in cielo.
OM 496 Natale 73
Natale in sant’Andrea