messa pontificale
Natale 1977 in sant’Andrea
Vi voglio invitare a prendere il posto dei pastori. Non vi sembri strano questo appello che viene dalla parola di Dio. Anche noi ci troviamo qui perché, non un angelo ma la tradizione viva della chiesa ci ha annunciato che è nato il Salvatore e siamo qui per vedere, come i pastori, Maria, Giuseppe e il Bambino che giace nella mangiatoia.
Questo videro i pastori e fu tutto. Non discussero, non opposero nessuna difficoltà. Si prostrarono e adorarono il grande mistero, ritornarono pieni di gioia lodando e magnificando Dio, e dicendo a tutti ciò che avevano visto.
Questa mattina anche noi dobbiamo incontrare e vedere Maria, Giuseppe e Gesù nella mangiatoia. Direte: è una parola vedere! Noi non vediamo niente. Certo, gli occhi della nostra fronte non vedono niente. Anche gli occhi della nostra ragione non vedono, però tutti noi siamo battezzati e abbiamo il dono della fede. Cosa ne facciamo tutti i giorni di questo dono della fede? Forse non lo conosciamo neppure o non ci facciamo caso, ma questo dono è in noi.
Il dono della fede è il dono col quale Dio ci apre gli occhi del cuore per intuire le meraviglie del suo amore. Il dono della fede è quel dono che è stato custodito attraverso i tempi, e le generazioni, e le vicende della storia. Il cristianesimo si è diffuso non solo come un bell’annuncio, ma come una vita di fede che stroncata da una parte è rispuntata dall’altra senza soluzione di continuità, ed è sempre rigogliosa nel mondo anche quando si parla di crisi, nonostante che in noi e attorno a noi ci possano essere delle crisi. Questa è la fede su cui ci appoggiamo per vedere Maria.
Di Maria, si dice nel Vangelo che è Vergine, che è pura, che è casta, che è tutta grazia, che è la Madre di Dio. Ma al di sotto di tutte queste caratteristiche che definiscono la persona di Maria c’è un atteggiamento di fondo: il suo orientamento totale, radicale verso Dio. Maria è tutta di Dio. Questa è la verginità di Maria: riconosce che Dio è tutto; riconosce che essa è tutta di Dio e che riceve tutto da Dio. Questa e la purezza di Maria: tutta orientata verso Dio. Questa è la Maternità di Maria: tutta disponibile all’azione di Dio in Lei.
I pastori hanno visto Giuseppe. Anche noi dobbiamo vedere con la fede questo personaggio abbastanza trascurato nelle espressioni della vita della chiesa. E’ stato raffigurato come un vecchio. E’ un giovane che ha dinnanzi a se tutta una esistenza da vivere. Ebbene questo giovane, robusto artigiano, è l’uomo della fede semplice ma non semplicistica. Giuseppe si abbandona totalmente alla volontà di Dio quando è certo che la Parola che gli viene attraverso i segni o attraverso i sogni, è veramente Parola di Dio. Allora si fida di Dio, si conforma al suo disegno. La fede infatti è abbandonarsi a Dio, fidarsi di Dio, lasciare che il disegno di Dio si compia in noi.
I pastori hanno visto il Bambino nella mangiatoia. Ecco il mistero ineffabile. Questo bambino è nato misteriosamente. Non è soltanto un bambino: è il Figlio di Dio. Intorno a Lui si muove tutto l’universo e gli angeli cantano: “gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace agli uomini ai quali Dio vuole infinitamente bene”. Per Lui si muoveranno i sapienti da tutte le parti della terra per offrirgli l’omaggio della propria riverenza e i doni del proprio affetto.
Questo bambino è un bambino ma è il Figlio di Dio, è il Principe della pace, è il Forte, è il Salvatore, è l’Atteso, è Colui che viene per dare una vita nuova agli uomini immersi nel limite e nella umiliazione del peccato.
Questo bambino è l’unico nostro Salvatore. Dalla storia conosciamo molti personaggi eminenti che hanno compiuto opere straordinarie, ma ne conosciamo Uno solo che ha compiuto cose meravigliose e non grandiose, Uno soloche ha detto parole semplici ai semplici, Uno soloche ha parlato agli umili di cuore e non ai sapienti, Uno solo che si è comportato con dolcezza, umiltà e semplicità. Uno solo che ha detto di amare il mondo e ha salvato il mondo con un atto di amore grande come la sua morte in croce. Ecco il Bambino Gesù che noi siamo invitati a vedere questa mattina.
Miei cari, siamo disposti veramente a vedere Maria e perciò a intonare le nostre decisioni più intime secondo una indicazione di rettitudine, dirigendole verso Dio, verso il bene, verso l’onestà, verso la giustizia e il rispetto di tutti? Questo richiede da noi la celebrazione del Natale.
Incontriamo Giuseppe. Se fosse in mezzo a noi sarebbe uno tra i più semplici, tra i più umili di noi, eppure è uno tra i più grandi nella fede perché si è fidato di Dio. Abbiamo noi il coraggio di abbandonarci nelle mani di Dio incondizionatamente, perché faccia di noi secondo il disegno del suo amore?
Dio è il grande, Dio è il potente, Dio è il saggio. E Dio vuole con tutto se stesso il nostro bene, attraverso il mistero delle vicende della esistenza.
Lo vediamo Gesù nella storia? Lo vediamo Gesù nella nostra vita? Lo vediamo Gesù nei nostri fratelli? Nei sofferenti, in tutti i sofferenti: poveri o ricchi, potenti o deboli?
Tutti hanno il loro carico di sofferenza e Gesù è venuto per prendere sulle sue spalle tutte le pene del mondo, indistintamente, per trasformarle in un atto di amore nella sua morte in croce.
Noi la accettiamo la croce, nella vita? A dire il vero noi cerchiamo di stare bene. Diciamo persino con una espressione poco cristiana: “Quando c’è la salute c’è tutto”. Sì, la salute è un grande dono ma non è tutto. C’è anche la nostra coscienza e c’è il nostro spirito. Ci sono i nostri affetti, i nostri rapporti con i fratelli. Ci sono gli altri? Allora si che c’è tutto!
E al di là, e al di sopra, e nel più intimo di tutto e di tutti, c’è Dio con il suo amore che vuole salvarci. Vuole che la nostra persona sia realizzata in tutte le sue dimensioni non secondo i nostri piani, ma secondo il piano di un bene che tante volte ci sfugge.
Noi incontriamo questa mattina, così Gesù nella sua parola, nel sacramento della riconciliazione, nella eucaristia, nella preghiera? Ve lo auguro.
Auguro a ciascuno di voi che avvenga questo incontro con Gesù, con Maria e con Giuseppe perché il nostro sia veramente il Natale come lo è stato per i Pastori. E fare come loro: andarcene dalla chiesa magnificando Dio, ringraziandolo con il cuore pieno di gratitudine e con il bisogno di parlar anche con gli altri della rettitudine della Madonna, della fede di Giuseppe, dell’amore di Gesù.
In questo senso vi auguro di gran cuore: buon Natale per voi, per le vostre famiglie, per la nostra città, la nostra Diocesi, l’Italia e per il mondo intero.
S. Andrea Messa pontificale
ST 351 Natale 77
Stampa “La Cittadella” 8 Gennaio 1978