Gesù Cristo il Figlio di Dio
può fare di noi i figli del Padre
i fratelli che si amano
Fratelli carissimi, permettete che vi dica un mio rammarico e capitemi! Noi sacerdoti dimostriamo sovente una certa insoddisfazione. Nei nostri tempi, in cui le sacre funzioni, la santa Messa sono celebrate in italiano, si pensa che ci debba essere anche una vostra partecipazione esteriore evidente, si pensa che si debba anche rispondere alle invocazioni liturgiche che, poi, non é un rispondere ma é un prendere parte, é il compiere la propria parte nella celebrazione della Messa.
Forse la celebrazione del santo Natale non é l’occasione più adatta per farlo notare ma, voi comprendete che capita raramente di incontrarvi così numerosi per dirvi di prendere parte anche con la voce e con il canto alla nostra celebrazione liturgica.
Sia lodato Gesù Cristo! Ho colto appena un brusio qui nelle vicinanze. Si risponde: sempre sia lodato. Mi pare sia legittimo esigere una risposta dal momento che vi ho salutato al principio del ministero della Parola che é per la vostra persona.
Cerchiamo di ritornare alla Parola di Dio che abbiamo ascoltato e che e in questo momento ci fa stare insieme come dei fratelli.
Cerchiamo di capire perché questa Parola di Dio é stata proclamata nella solennità del Natale, una festa che tutti sentono, alla quale quasi tutti indistintamente partecipano. Magari ci sono presenti anche quelli che vengono a Messa solo una volta l’anno, ed hanno scelto il Natale. E’ una grande cosa che si vada a Messa almeno nel giorno di Natale. E’ ancora un aggancio alla fede, a nostro Signore Gesù Cristo, al nostro Salvatore.
Evidentemente se noi, sulla scorta della Parola del Signore, abbiamo la grazia di capire il significato di questa celebrazione dovremmo fare qualche cosa di più perché Dio, dal momento che ha dato per la nostra salvezza il suo Figlio Gesù Cristo, non poteva fare di più per noi.
Avete udito il brano della lettera agli ebrei dove si legge – é Parola del Signore – dopo avere parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio che ha costituito erede di tutte le cose e, mediante il quale ha creato anche il mondo.
Quello che ci commuove del Natale é la fragilità, la piccolezza, l’umanità di questo bambino. E’ bello questo sentimento! Vuole dire che in ciascuno di noi c’é un richiamo a questa umanità tenera, innocente e debole. Ma, il bambino del presepio di Betlemme, nato dalla vergine Maria, é il Figlio di Dio, é colui per mezzo del quale furono fatte tutte le cose, per mezzo del quale sono stati creati tutti i mondi. Quando l’autore della lettera agli ebrei scriveva ai suoi contemporanei, queste parole avevano una risonanza di molto più limitata rispetto quella che possiamo avere noi perché il mondo di allora era estremamente limitato da confini geografici circoscritti.
Sì, anche allora si vedevano le stelle, anzi, si contemplavano di più. Anche allora si godeva il Sole, si ammirava la Luna ma, parlare del Figlio di Dio, mediante il quale tutte le cose sono state create, aveva un significato più limitato di quando non lo abbia per noi. Noi, per mezzo delle scoperte, della scienza e degli strumenti tecnici, conosciamo il mondo infinitamente piccolo della materia e spaziamo nel mondo infinitamente grande oltre l’orizzonte delle stelle e dei pianeti.
Noi che abbiamo raggiunto la possibilità di mandare delle sonde su Marte, noi che abbiamo posato il piede sulla Luna e che possiamo comprendere cosa può significare l’universo con tutti i mondi, noi che conosciamo dalla scienza che l’universo é in continua espansione, che i suoi confini non si possono misurare perché questo universo é misterioso, noi dovremmo comprendere meglio chi é questo Bambino per mezzo del quale tutto é stato fatto, tutto é stato concepito, tutto ha avuto consistenza, tutto ha ordine e leggi.
Questo bambino é grande non soltanto riguardo al mondo. Questo bambino é lo splendore della gloria di Dio. Quando noi parliamo di gloria, pensiamo a qualche cosa che soddisfa la nostra immaginazione di bellezza. No. La gloria é la manifestazione della grandezza di Dio che, nessuno la può misurare e Gesù Cristo ne é lo splendore.
Questo Bambino é immagine dello splendore di Dio.
Questo Bambino é Dio come il Padre.
Questo Bambino é Dio da Dio.
Questo Bambino è Dio che sostiene ogni cosa con la potenza della sua Parola.
Sappiamo che questo bambino diventerà adulto, darà compimento alla sua missione di agnello innocente per togliere i peccati del mondo, morirà in croce in un atto di amore infinito per noi, per liberarci dal nostro peccato. Sappiamo che, dopo avere compiuto la purificazione del peccato, siede alla destra della maestà di Dio. Queste sono parole umane che tentano di dire l’ineffabile mistero della grandezza di questo Gesù Bambino, Dio come il Padre che partecipa a tutta la vita di Dio.
” E’ diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccelso del loro é il nome che ha ereditato”
Qual é questo nome? E’ il nome di Figlio di Dio. Tutto questo preambolo dove vuole condurci? Vuole condurci alla constatazione che confonde la nostra logica, che sconvolge i limiti della nostra intelligenza e anche le esigenze della nostra razionalità perché, questo Bambino é il Figlio di Dio, é Dio come il Padre, é Dio come lo Spirito Santo, é il Principio e il sostentamento di ogni cosa, é il fondamento di ogni cosa e quindi anche della nostra persona, della vita di ciascuno di noi.
Ma che cosa abbiamo ancora letto questa sera della Parola di Dio? Nel prologo del vangelo di Giovanni ci incontriamo con queste parole: “Gesù venne nella sua casa e i suoi non lo accolsero”. Venne nella sua casa, venne nella casa del mondo, venne nella casa dell’universo e non semplicemente nella casa della grotta di Betlemme. Venne nella sua casa costruita con la potenza della sua Parola, con la sapienza e la ricchezza infinita del suo amore e i suoi non lo hanno accolto. Capite? I suoi non lo hanno accolto.
Lo hanno accolto i pastori che sono corsi a vedere.
Lo hanno accolto gli angeli che lo hanno adorato.
Lo hanno accolto i magi che erano lontani dalle rivelazioni di Dio nella storia del Vecchio Testamento.
Ma i “suoi”, i suoi sacerdoti, gli scribi e i farisei non l’accolsero.
L’evangelista non conclude qui. L’Evangelista fa una constatazione che non termina nei limiti del suo tempo, fa una constatazione che si può verificare in tutti i tempi della storia e ci dice l’aspetto positivo della venuta di nostro Signore Gesù Cristo: “Venne nella sua casa e a quelli che lo accolsero diede il potere di diventare figli di Dio”. Miei cari, non ci sorprenda questa affermazione. Non riteniamola esagerata. Se Dio ha compiuto l’esagerazione di diventare uno di noi, di diventare un piccolo bambino come questo che mi viene incontro in questo momento, noi non dobbiamo ritenere esagerato che abbia dato il potere agli uomini – la capacità e la grazia – di pensarsi figli di Dio.
Qui é la prova della nostra fede.
Qui dobbiamo impegnare la nostra fede.
Qui é il cristianesimo.
Qui é la vita di Cristo comunicata a noi.
E’ venuto per portare la vita ed ha voluto che questa vita fosse abbondante. A quelli che l’accolgono dà il potere di diventare figli di Dio. Dà questo potere a quelli che credono nel suo nome, a quelli che, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo ma da Dio sono nati. C’é una nascita nuova che viene da Dio, per cui diventiamo i suoi figli e, poiché Dio é nostro padre, tutti gli uomini sono fratelli.
Se c’é questa realtà nuova che é un potere, Se c’é questa forza divina capite che: se accogliamo Gesù Cristo accogliamo la sua salvezza e noi siamo salvi da parte di Dio, in rapporto a Dio, perché siamo dei figli di Dio, quindi delle persone amate, infinitamente di più di quanto un padre e una madre possono amare i propri figli, delle persone salvate anche nei confronti della nostra esistenza su questa terra.
Soltanto così siamo salvati.
Fin tanto che non trionfa la potenza del Figlio di Dio che ci fa fratelli tra noi, perché ci ha assegnato un unico destino, perchè ci ha dato un’unica eredità, perchè ci ha rivestito di un potere che supera tutti i nostri gli egoismi, noi non siamo salvi.
Sapete che viviamo in un mondo progredito e civile dove si compiono meraviglie ma dove noi, giorno dopo giorno, siamo sempre più mortificati, sempre più scoraggiati da quello che gli uomini sanno fare o non vogliono fare. Molte volte non lo vogliono fare! E allora ci sono le guerre, le ingiustizie, la fame, le discussioni, le divisioni. Non aggiungo altro perché proprio in questa settimana siamo stati spettatori di qualche cosa che non funziona perché, si mette “il proprio io” sopra di Dio e dei fratelli, sopra della coscienza e del bene comune di una nazione intera. Non pronuncio un giudizio. Faccio una constatazione.
Vi dico: fratelli cari, noi abbiamo bisogno di nostro Signore Gesù Cristo, noi abbiamo bisogno che ci salvi Lui che é il Figlio di Dio, Lui che può fare di noi i figli del Padre, Lui che può fare di noi i fratelli che si amano.
OM 485 Natale 71