Il piano del Padre non termina alla singola persona, ad avere dei figli sparsi nel mondo ognuno per proprio conto. Tutto il disegno che il Padre ha preparato lungo i tempi della storia sacra fino alla venuta del Figlio, tende a far sì che gli uomini stiano insieme a modo di popolo suo. Egli é il Dio del suo popolo. Tutti i rapporti descritti, degli uomini con Dio, interpretati e approfonditi dai libri dell’Antico Testamento, sono rapporti di Dio col suo popolo, sono rapporti di un Padre con gente chiamata a stare insieme.
Questo popolo nasce storicamente ai piedi del monte Sinai dove Dio dà una costituzione al suo popolo:i grandi comandamenti dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo esplicitato dai dieci comandamenti. Iddio stabilisce con questo popolo la sua alleanza, il suo patto: “Se voi osserverete la mia legge, voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. Io sarò Dio con voi”.
Nella pienezza dei tempi viene il Figlio a compiere la volontà del Padre. Gesù cerca di riunire tutti i figli dispersi, “Come la gallina raccoglie i pulcini sotto le sue ali”. Gesù si propone di fare un solo ovile sotto un solo pastore. Gesù, soprattutto, realizza l’opera del Padre quando sarà innalzato sulla croce. ” Quando sarò innalzato sulla croce attirerò tutti a me”. Da Gesù che muore in croce scorre nel mondo una forza d’attrazione verso di lui. Questa energia, questa grazia ci unisce al Padre e nello stesso tempo ci unisce tra noi.
Lo Spirito Santo porta a compimento l’opera del Figlio unificando i credenti tra loro per mezzo della carità, che é l’amore di Dio nel cuore degli uomini, con la quale essi amano Dio sopra a tutto e sopra a tutti e si amano tra loro come Cristo li ha amati. Perciò dal Piano di Dio nasce il Popolo di Dio nel quale tutti hanno la stessa dignità di figli, tutti godono la libertà di cui sono dotati dalla liberazione compiuta nel sangue del Figlio di Dio, tutti godono gli stessi beni di Dio: della sua parola, della sua grazia, della sua carità; tutti ugualmente hanno la responsabilità di lavorare perché venga il Regno di Dio sulla terra e si compia il Regno di Dio nei cieli.
Dall’opera del Padre nasce il Corpo di Cristo. Noi siamo come tralci nella vite che é Cristo. Questa é la figura biblica del vangelo. Noi siamo come membra del Corpo di Cristo.Questa è figura biblica cara a san Paolo. In questo corpo che é la chiesa ognuno ha la sua funzione, ognuno ha il suo dono, ognuno ha la sua grazia, ognuno ha il suo carisma.
Dall’azione dello Spirito Santo che unifica i figli di Dio sorge, si edifica il Tempio santo dello Spirito. Questa è una immagine biblica cara a Pietro. Noi siamo le pietre viventi cementate dalla carità per costituire l’unico tempio santo del Signore. Perciò dall’alleanza delle Divine Persone e dalla nostra corrispondenza al Piano di Dio, nasce quella unità meravigliosa che cresce nella fede, nella speranza delle promesse di Dio e nella carità.
Noi abbiamo il dovere, che deriva dal piano concepito dal Padre, attuato dal Figlio, portato avanti dallo Spirito Santo, di corrispondere alla chiamata del Padre, di corrispondere all’attrazione del Figlio, di corrispondere all’azione unificante dello Spirito Santo di conservare il vincolo della pace nell’unità dello Spirito. Essere una cosa sola, come il Padre e il Figlio sono una cosa sola.
I credenti sono i figli del Padre.
I credenti sono coloro che partecipano alla natura divina, alla comunione di vita preparata da Dio.
I credenti sono coloro che stanno insieme e che, di fatto, si impegnano a stare insieme per vivere la loro vita di figli di Dio, per crescere nella partecipazione alla natura di Dio, per entrare sempre di più addentro alla comunione di vita con Dio e alla comunione di vita tra di loro.
La chiesa, che é mistero, può essere vista da parte di Dio e può essere vista da parte degli uomini.
Può essere vista come tempo in cui si realizza la volontà di Dio, può essere vista come luogo dove tutto questo avviene, ma può essere vista anche come segno, sacramento, strumento di unione degli uomini con Dio e degli uomini tra di loro. Tra le varie espressioni della vita della chiesa, così concepita, sta al primo posto la preghiera: la preghiera nella chiesa, la preghiera della chiesa.
La preghiera nella chiesa
Abbiamo già detto che ognuno non deve mai sentirsi solo o pensarsi solo o stare da solo dinanzi al Padre. Abbiamo già detto che colui che si presenta al Padre, per stare con Lui e per stabilire con Lui un rapporto più vivo e più forte, non é solo, é figlio di un Padre che ha una moltitudine di figli, é un figlio nella famiglia dei figli di Dio. E’ nella chiesa.
Perciò, pregare nella chiesa significa che nessuno può pregare veramente da solo, che ognuno é solidale con tutti i membri del Popolo di Dio, che ognuno é solidale con tutte le membra del corpo di Cristo, che ognuno é solidale con tutte le pietre viventi del tempio santo che si costruisce nello Spirito.
Nella chiesa non c’é “la mia preghiera, ” come non c’é il “Padre mio”. Nella chiesa c’é la nostra preghiera come c’é il “Padre nostro” che sta nei cieli. Questo mette in maggiore risalto il rapporto personale. La preghiera, come atto personale nei confronti del Padre é personale, é unica, ma é insieme agli altri, é con tutti i fratelli.
La preghiera della chiesa
Noi possiamo chiederci dove é la chiesa per sapere: dove si prega nella chiesa e quando si prega nella chiesa.
Abbiamo già ricordato ciò che dice la Costituzione sulla Sacra Liturgia che la chiesa si attua dove due o più sono uniti nel nome di nostro Signore Gesù Cristo, dove due o più stanno uniti perché convocati dal Padre, perché animati da un unico e medesimo spirito. Qui c’é la chiesa.
Pregare con il vescovo
L’espressione più viva e più piena della preghiera della chiesa, la Costituzione sulla Sacra Liturgia, al numero 41, la pone nella celebrazione presieduta dal vescovo particolarmente nella sua chiesa cattedrale.
Non si può concepire la chiesa che non sia in comunione con il centro visibile della sua unità, Non si può concepire la chiesa senza il segno e lo strumento della sua unità che é il vescovo. Non si può concepire la preghiera della chiesa, prescindendo da questa comunione con i fratelli e con il vescovo che fa le veci di Cristo.
Il vescovo che prega nella sua chiesa, con la sua chiesa, per la sua chiesa! Qui ci sarebbero tante cose da dire:
— é la manifestazione della chiesa più autentica e più vera,
— è il momento privilegiato nel quale il Padre convoca i suoi figli dovunque dispersi perché costituiscano quel popolo che si aduna nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo;
— è il momento più efficace della incorporazione delle membra nel corpo di Cristo;
— è il momento più specificante dei vari compiti che ci sono nella chiesa;
— è il momento della varietà dei doni di grazia e di carismi che sono la ricchezza della chiesa.
— è il momento forte dell’azione unificante dello Spirito Santo.
Il vescovo che nasce dalla imposizione delle mani per l’azione dello Spirito Santo, annuncia la parola di Dio all’esterno, mentre la parola riceve forza ed efficacia e testimonianza interiore dello Spirito e nello Spirito;
Il vescovo che santifica, per l’azione dello Spirito santificatore di cui é segno e strumento, è il “segno” che esprime questa santificazione, è lo “strumento” che deve essere docile e fedele a ciò che vuole compiere lo Spirito.
Il vescovo – particolarmente con la sua azione di governo – ha il compito e soprattutto la grazia di costruire l’unità nel senso dell’azione propria dello Spirito Santo che é azione unificante. Il potereé dello Spirito Santo! La forza della sua autorità é la grazia dello Spirto Santo! Il senso del governo di condurre verso l’unità é una grazia dello Spirito santo per aprire i cuori affinché siano un cuore solo e un’anima sola!
La preghiera liturgica
La sorgente più profonda, il culmine più alto dell’azione della vita della chiesa é la celebrazione liturgica, é la preghiera liturgica. In questa preghiera c’é l’impegno di nostro Signore Gesù Cristo di essere presente nella sua chiesa che si rivolge al Padre per essere santificata, che é presentata al Padre come sposa senza macchia, adornata degli abiti più preziosi. Gesù Cristo si é preso questo impegno ed ha legato la sua fedeltà a determinati segni, a determinati momenti per garantire che lui é presente, perché il Padre sia glorificato attraverso la santificazione degli uomini, purificati col prezzo del suo sangue.
Nell’ambito della preghiera liturgica ha il primo posto la celebrazione eucaristica.
La parte più innovativa del nuovo rito della Messa é costituita – oso pensare – non dai riti più chiari, dalle preci più varie e più ricche e più belle, ma dalla prospettiva del tutto nuova in cui ci pone la parte introduttiva. Sentite la Instructio Generalis Messalis Romani al n 7: ” La Messa, o cena del signore, é la santa assemblea o riunione del Popolo di Dio convenientis in unum sotto la presidenza del sacerdote per celebrare il memoriale del Signore” Perciò, per quanto riguarda la chiesa locale vale in modo eminente la promessa di nostro Signore Gesù Cristo. Là dove si trovano due o tre radunati nel mio nome io mi trovo in mezzo a loro”.
Questo vuole dire che la celebrazione della Messa é azione di Cristo e del Popolo di Dio
gerarchicamente ordinato. ” Actio Christi et populi Dei”. Non é una azione del sacerdote. Il sacerdote ordina gerarchicamente il Popolo di Dio, presiede il Popolo di Dio, esercita in mezzo a questo popolo il suo ufficio caratteristico, determinate se si vuole, ma l’attore di questa azione rimane Cristo con il Popolo di Dio. Rimane il Popolo di Dio con Cristo.
La celebrazione della Messa costituisce il centro di tutta la vita cristiana per la chiesa sia universale che locale, sia per i singoli fedeli. La celebrazione della Messa è il centro di tutta la vita cristiana per ognuno di noi, per quanti di noi si adunano in un determinato luogo, per tutti quelli che si adunano in nome di Dio. In essa, infatti, si ha il culmine dell’azione con cui Dio santifica l’uomo in Cristo.
Non c’é un’azione più importante attraverso la quale Dio “santifica il mondo in Cristo”. Non penso che sia caduta per caso questa parola: “il mondo” e non semplicemente gli uomini. Si ha il culmine del culto che gli uomini danno al Padre, che essi adorano per mezzo del Cristo Figlio di Dio, nello Spirito. Tutte le altre azioni sacre e ogni attività della vita cristiana sono ad essa strettamente connesse. Anche la preghiera personale, anche i pii esercizi sono connessi con la Messa e da essa derivano.
Se non hanno un rapporto con la Messa, se non possono essere rapportati alla Messa é segno che non hanno una autenticità cristiana. Se non ci dispongono a partecipare più attivamente alla Messa, possiamo dire che non sono autentici.
Una riga, prima dell’Instructio Generalis dice: ” Nella celebrazione della Messa inoltre si commemorano nel corso dell’anno i misteri della redenzione in modo da renderli in certo modo presenti”. Qui mi vengono da dire due cose. La più importante é questa. Per via della spontaneità, della storicità, della incarnazione, della situazione,… c’é un certo desiderio di cambiare i testi, le letture, le orazioni. Non dico che questo non possa avvenire, tanto é vero che il nuovo messale lo prevede, ma ogni evento della piccola storia di quei piccoli uomini che siamo noi davanti a Dio, non può mai essere paragonato all’evento della storia salvifica, agli eventi che sono i misteri di Dio.
Guardate che, noi abbiamo fatto cose orribili per via di questa tendenza, ma aveva tutto un altro senso e penso di essere capito. Quante volte é capitato che si sia sostituita la liturgia di Sant’Antonio alla liturgia di Pentecoste? Noi, mentre con uno spirito aggiornato diciamo inconcepibili queste deviazioni, cerchiamo di non crearne delle altre che possono sembrare più autentiche ma che non lo sono se si allontano proprio da questo andamento della celebrazione, che tiene conto del succedersi dei tempi in cui si commemorano i misteri di nostro Signore Gesù Cristo.
L’altra cosa per me importante – non dico che sia legata alla vita eterna! – é questa. Se é vero che tutte le altre azioni e ogni altra attività della vita cristiana sono strettamente connesse con la celebrazione liturgica, da essa derivano e ad essa sono ordinate, mi pare che tra queste il rosario sia molto ordinato alla celebrazione liturgica, perché al centro di questa preghiera ci sono i misteri di nostro Signore Gesù Cristo.
Noi abbiamo catalogato i misteri e regolamentato il numero delle ave Maria, ma questa preghiera ha un senso proprio perché ci riporta continuamente ai misteri di nostro Signore Gesù Cristo. Perché non si commemora mai il mistero della epifania? il mistero della trasfigurazione sul Tabor? il miracolo della moltiplicazione dei pani, il miracolo di Cana? Si possono commemorare tutti i misteri di nostro Signore Gesù Cristo.
Quante devono essere le ave Maria? Devono essere tante quante bastano per esaurire la meditazione di un mistero. Potrebbero anche essere cinquanta per un mistero solo, oppure può essere una sola ave Maria per i cinque misteri. Direte: che rivoluzione! No. Io sono preoccupato di fare intendere la sostanza da salvare.
La forma é meno importante della sostanza. La forma ha le sue indicazioni anche autoritative da parte della chiesa la quale annette determinati privilegi alla recita del santo rosario. Ma non contano tanto i cinquanta giorni di indulgenza!… Conta che questa azione è rapportata all’azione culminante di tutta la vita della chiesa che é la celebrazione della Messa, nella quale si commemorano i misteri della vita, passione e morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.
Il quale sia sempre lodato!
OM 335 preghiera 70
Montecastello