Raccolti in un volume gli scritti e i discorsi
del Vescovo Carlo Ferrari
Circa dieci anni fa, durante il suo primo incontro personale con i sacerdoti e i religiosi della nostra diocesi, tenutosi in episcopio nella fredda mattinata del 14 dicembre 1967 il nuovo vescovo di Mantova Mons. Carlo Ferrari, tra le molteplici o interessanti confidenze o anticipazioni programmatiche esposte nella sua familiare conversazione, richiamò questa precisa indicazione pastorale contenuta nella costituzione dogmatica «Lumen Gentium » al n. 25: « Tra i principali doveri del vescovo, eccelle quello della predicazione del vangelo ». Volle anche accompagnare l’autorevole citazione conciliare, con una esplicita e impegnativa affermazione in prima persona: « Nel mio ministero in mezzo a voi io intendo riservarmi, non dico esclusivamente, ma con una prevalenza molto marcata, proprio questa parte».
Senza dubbio, dopo oltre un decennio di ministero episcopale nella nostra diocesi, tutti dobbiamo onestamente riconoscere che mons. Ferrari nella sua azione pastorale ha tenuto pienamente fede al proposito manifestato con tanta chiarezza in quel lontano primo incontro presbiterale. Non s’è infatti lasciato sfuggire alcun momento favorevole, ha colto e sfruttato ogni occasione propizia per annunciare, proclamare, diffondere, celebrare la parola di Dio in una continua ricerca di evangelizzazione, di catechesi, di orientamento, di formazione spirituale del clero, dei laici, del presbiterio e delle comunità parrocchiali.
Che tale forma di “servizio” episcopale non sia stata una improvvisa scelta fatta da Mons. Ferrari soltanto dopo il suo trasferimento a Mantova, ma abbia invece costituito la sua costante caratteristica pastorale — da sacerdote e da vescovo, prima, durante e dopo il concilio Vaticano II° — ci e stato confermato da un suo confratello nell’episcopato che lo conosce molto bene fin “dai banchi del seminario”. E’ l’attuale vescovo di Novara mons. Aldo Del Monte, che espressamente rese testimonianza alle « intuizioni preconciliari di cui è ricco tutto l’episcopato di mons. Ferrari », sia a Monopoli che a Mantova: un ministero pastorale — quest’ultimo — contrassegnato da omelie, contrassegnato da omelie, predicazioni, catechesi, conversazioni discorsi d’occasione, in cui “si nota il continuo affiorare dei nuclei fondamentali dei contenuti conciliari: I’essere con gli uomini, condividerne la sorte, per celebrare con loro il ministero che salva, utilizzando i doni di tutti (preti, religiosi e Laici) e così realizzare una chiesa viva, animata e rinnovata continuamente nello Spirito, fonte di vita interiore e di santità”.
Un così autorevole e attendibilissimo riconoscimento lo troviamo nelle note di presentazione di un libro, uscito in questi giorni, che appunto raccoglie e coordina discorsi, scritti e articoli, pronunciati o pubblicati nell’ampio e multiforme arco dei 25 anni di episcopato di Mons. Ferrari. Il volume, edito con tanta cura e dignitosa proprietà, reca un titolo originale assai significativo: « Da Dio a Dio, un cammino di popolo e di persone».
Spetta a una volonterosa e qualificata « équipe » pastorale — composta da Mons. Mantovani, mons. Volta, don Faglioni, prof.ssa Bozzini, don Regis — il merito di aver attuato, dal copioso materiale disponibile l’attenta raccolta, la suddivisione e la presentazione degli scritti pubblicati, tenendo come unico criterio di scelta un preciso intento di “rilevare e documentare i tratti emergenti di un magistero e di un orientamento pastorale”.
E’ in questa prospettiva di magistero pastorale che giustamente si è voluto aprire il libro con l’argomento che fa da obiettivo primario e da elemento catalizzatore dell’intera raccolta: la Chiesa, considerata nella sua natura specifica di popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Questo afflato trinitario — che nel presbiterio diocesano ben presto procurò a mons. Ferrari il bonario appellativo di “Padre Carlo della santissima Trinità”. — ha animato e costantemente anima la sua frequente presentazione del ministero e della missione della Chiesa, quale fondamentale realtà comunitaria, dono di grazia all’umanità segno e sacramento di salvezza per il popolo di Dio in cammino. Proprio da tale dinamica visione di amore divino, di comunione fraterna, trae origine e matura l’indicazione pastorale in ordine al problema della salvezza e della santità personale, rivolta dal vescovo a tutti, ma specialmente ai preti e a quanti compiono nella chiesa opera missionaria di evangelizzazione: “Noi dobbiamo essere più preoccupati di mettere la nostra gente in uno ” stato di carità ” che in uno ” stato di grazia”; far sentire che la cosa più importante non è di presentarsi a Dio con l’anima pulita, ma insieme con gli altri, spiritualmente uniti con i più piccoli, i più poveri, i più bisognosi. Solo così Dio ci ama, riconoscendoci come suoi figli nel Figlio, venuto per annunciare la buona novella ai poveri e sacrificato sulla croce per i peccatori. Solo nella carità si è ” casti ” davanti a Dio ».
Per suscitare, sostenere questo “stato di grazia” ecco indicata, nella seconda parte del libro, la “vita liturgica”, come fonte autentica di vera spiritualità. Nella consistente conversazione —riportata integralmente come venne pronunciata durante gli incontri vicariali con i sacerdoti e laici quando entrò in vigore il nuovo rito della messa — mons. Ferrari analizza la natura la finalità, il valore, le motivazioni, le prospettive, i compiti dell’assemblea liturgica, adunata dalla parola del Signore per celebrare un avvenimento di salvezza, che è azione di Cristo e del popolo di Dio;una celebrazione che è partecipazione pienamente gratuita perché frutto dell’iniziativa divina, e necessariamente viva, cosciente, attiva, fruttuosa, comunitaria perché l’espressione della presenza reale dei fedeli coinvolti nel memoriale del Signore.
Da queste considerazioni di natura teologica, logicamente il vescovo fa discendere l’indicazione pastorale sul piano concreto: « Si rende indispensabile e urgente tutta una azione, tutta una pastorale per educare l’assemblea Iiturgica, per far si che quelle persone che sono la Messa diventino realmente un’assemblea liturgica, perché non siano degli spettatori di fronte a un avvenimento, ma degli attori impegnati in un’azione; per far si che ognuno dei presenti non ci sia solo per conto proprio, ma ci sia per tutti gli altri e agisca con tutti gli altri; per far si che ognuno dei presenti faccia la sua parte: cantare, leggere, servire all’altare, guidare e animare l’assemblea, ecc.; in particolare per dare il sigillo ecclesiale alle preghiere del sacerdote con consapevolezza”. Tutto questo salutare rinnovamento si potrà ottenere quando sempre più si diffonderà in diocesi la consapevole esigenza di una pastorale liturgica maggiormente impegnata ad accentuare la catechesi del contenuto delle azioni liturgiche, più che preoccupata quasi esclusivamente a preparare delle buone esecuzioni di riti.
Dopo l’attenzione dedicata alla «vita liturgica », nella sua terza parte il libro offre spunti di riflessione interiore e concrete indicazioni operative sulla “vita spirituale”: una componente essenziale e un requisito indispensabile per “essere Chiesa e sentirsi chiesa”. Di questa realtà fondamentale per il cristiano, il vescovo — nei numerosi scritti pubblicati— parla non dalla cattedra di letterato o poeta, ne dall’ambone di dotto teologo che specula o di esperto filosofo e psicologo che elucubra e teorizza saputamente, ma con la « sapientia cordis » del pastore che si rivolge ai fratelli in Cristo per offrire a tutti, l’evangelico messaggio di speranza, la buona novella della salvezza, la parola di Dio che redime e santifica.
Certamente non è facile, di fronte a tanta ricchezza di dottrina, di intuizioni, di esperienza pastorale, avventurarsi in tentativi di sintesi. Tuttavia la copiosa raccolta di omelie e di meditazioni riportate, chiaramente può ricondursi a quattro parti ben distinte e articolate: la prima, tutta rivolta a ricuperare i princìpi teologici che stanno alla base della vita spirituale, di tutti i cristiani, e della « unica santità, coltivata—come insegna la “Lumen Gentium ” — da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio »; la seconda, indirizzata ai Pastori del gregge di Cristo, particolarmente chiamati a essere fedeli dispensatori della parola di Dio e imitatori di Cristo; la terza rivolta ai laici impegnati nel mondo alla ricerca delle realtà e dei valori eterni, realizzando la vera santità che consiste nell’esercizio della fede della speranza e della carità « fino alla comunione più intima con la vita di Dio » – la quarta, costituita da un invito rivolto ai religiosi per un serio approfondimento, per una volontà sempre maggiore di comunione e di servizio nella comunità ecclesiale.
Il successivo capitolo del libro è totalmente dedicato a un motivo ecclesiale di fondamentale importanza — il”ministero pastorale” — affrontato direttamente con la presentazione al lettore dei testi integrali di due ampie relazioni svolte in tempi e luoghi diversi da Mons. Ferrari: la prima, tenuta a Roma nel 1968, durante la XVIII Settimana nazionale di aggiornamento pastorale, sul tema « Pastorale organica nella comunità ecclesiale » La seconda, pronunciata a Mantova nell’agosto 1973, all’apertura della V Settimana diocesana di aggiornamento pastorale, sul tema « Famiglia e comunità locale per l’iniziazione cristiana ».
Questi due discorsi « impegnati » di mons. Ferrari tracciano, con chiarezza e organicità, le linee essenziali dell’azione pastorale, intesa nella sua vera natura di ricerca e accettazione del progetto divino reso operante in Cristo, da attuare molto concretamente nella realtà ecclesiale del nostro tempo, alla luce dello Spirito, in una dinamica di salvezza che si fa analisi, partecipazione, vita, esperienza, intuizione profetica, missione, presenza attiva, coinvolgimento personale e comunitario, secondo le indicazioni, gli insegnamenti, le istanze dei documenti conciliari
” Il cristianesimo non si compone da verità astratte e di indicazioni pratiche; il cristianesimo — si legge nelle note conclusive della prima relazione -— è essenzialmente una nuova creazione, una nuova vita, capace di esprimere creature nuove, che vivono la vita dl Dio per mezzo di Cristo nello Spirito: chi si ostina a distinguere tra teoria e pratica può fare anche una certa teologia, ma è fuori del Vangelo di Cristo. La Chiesa nella sua realtà di mistero, di sacramento, di comunione gerarchica è il cristianesimo”.
Ricca di motivi, varia, stimolante, particolarmente cara al cuore del vescovo è la quinta parte del libro che spazia e si articola in mirabili riflessioni su ” il ministero laicale e la famiglia”. Questo riscoperto campo del l’azione pastorale postconciliare — tanto insistentemente e con amorosa partecipazione percorso da mons. Ferrari mediante il ministero della parola e degli scritti — offre al lettore suggestive sollecitazioni operative e lucide proiezioni dottrinali, protese a compiere una salutare opera di educazione e di formazione dei laici a una fede adulta, e contemporaneamente a stimolare nei sacerdoti una cosciente e illuminata disponibilità a riconoscere e a rispettare la presenza attiva, il « servizio » responsabile, il « ministero di edificazione » che spetta ai laici nella vita e nell’attività della chiesa
Una così aperta affermazione di specifici mandati e di carismi particolari balza chiaramente dagli articoli, dai discorsi, dalle relazioni, dalle omelie, dalle meditazioni nei ritiri spirituali al clero, dagli interventi nei convegni, dalle conversazioni con gruppi e categorie professionali: come negli incontri con gli operai della OM di Suzzara o con i maestri cattolici di Mantova, con le donne del CIF raccolte nella Rotonda di San Lorenzo o con i giovani della diocesi riuniti a Castiglione delle Stiviere per il centenario aloisiano, con i soci del Rotary Club cittadino o con i dirigenti dell’Azione Cattolica durante l’assemblea diocesana in seminario.
Molto opportunamente nel libro viene anche riportato l’intervento fatto dal vescovo nel giugno 1970 durante la riunione inaugurale del primo consiglio pastorale diocesano, quando suggerì la proposta di lavoro, molto concreta e impegnativa: porre « la Famiglia » come comunità di base per un’organica attività pastorale, come « momento e strumento privilegiato della educazione dei membri della comunità ecclesiale». Ed è appunto a tale precisa « scelta» pastorale della famiglia che si riferiscono altri articoli e testi di conversazioni, con giusta insistenza riproposti in questa ampia e privilegiata parte del libro.
« Nel solco del giorni » è il titolo della sesta e ultima parte del volume: un titolo agreste che rende quasi plasticamente l’ideale e suggestiva figura del seminatore evangelico, accostandola al terreno esistenziale della vita, degli avvenimenti, dei luoghi, degli uomini del nostro tempo. In ben 137 pagine — precedute da una chiara e valida sintesi introduttiva di don Regis — viene offerto al lettore l’ autentico campionario dei motivi più familiari al magistero e al ministero pastorale di mons. Ferrari: motivi affidati a un rigido criterio di scelta cronologica, che li rende più vari, vivi, personali, partecipati.
Ovviamente non è qui possibile abbandonarsi a una allettante analisi del dialogo, delle iniziative pastorali, delle istanze di comunione che i numerosi testi proposti esigerebbero; è doveroso tuttavia riconoscerli insieme e singolarmente come momenti di luce e di grazia del venticinquennale « servizio » episcopale del vescovo: momenti che — a Mantova come Monopoli— scandirono e collocarono scelte, vicende, attese del gregge e del pastore, nel misterioso dono d’amore e nel disegno di salvezza che Dio, in Cristo e nello Spirito, continuamente propone al suo popolo con la materna mediazione della chiesa.
Se poi si volesse azzardare un elenco incompleto di questi ” momenti “, si potrebbero citare ricorrenze ed eventi ecclesiali particolarmente significativi: il commiato dalla diocesi di Monopoli, l’ingresso a Mantova, il primo incontro con i sacerdoti diocesani e quello successivo con le religiose, le celebrazioni centenarie della nascita di San Luigi Gonzaga, la festa della Madonna della Madia a Monopoli, il decimo anniversario della morte di don Mazzolari,la giornata del seminario,l’apertura della visita pastorale, la consacrazione episcopale di mons Amari, l’ordinazione sacerdotale di don Rubini, l’apertura dell’Anno Santo, la scomparsa di Primo Poli, il viaggio in Polonia, il centenario della nascita di Mons. Bertazzoni, la festa di San Pio X, la morte di don Marchesini, la visita « ad Limina» e tanti altri fatti e circostanze.
Ma credo proprio possa bastare. Piuttosto come pensiero conclusivo di queste note, molto affrettate, amo citare quanto mons. Del Monte affermò nella presentazione del libro, rilevandone non soltanto la validità pastorale ma anche il suo valore di documento storico: « Quando fra venti o trent’anni, gli studiosi vorranno esaminare il post-concilio e, in esso, il ritmo con il quale siamo riusciti ad attuarne le prospettive, in pubblicazioni come queste troveranno documentata la misura dello zelo dei pastori e della fedeltà delle nostre chiese ».
Mons. Luigi GIGLIOLI
Da: ‘La gazzetta di Mantova 6 ottobre 1978
a