L’Ordine sacro deve operare in noi la salvezza che si è proposta il Padre per mezzo di Gesù Cristo nella potenza dello Spirito Santo
mercoledì 21 maggio 1981 ore 9.30
Sento forte la responsabilità di rendere fruttuoso questo incontro che avviene sotto lo sguardo di Maria, madre del Signore e madre nostra. Sgombriamo il terreno da false attese: non ho nessuna comunicazione importante da fare. Ho soltanto il dovere di dire la parola che possa sostenerci in questa nostra ora. Abbiamo toccato con mano come sono pochi quelli che aderiscono alle indicazioni del vangelo. Ce ne siamo rammaricati e, più ci pensiamo più c’è pericolo che entri in noi un senso di stanchezza e di sfiducia, come se il nostro ministero fosse vano.
Avete sentito, dal giorno di Pasqua ad oggi, i brani della parola di Dio che ci narrano quello che è avvenuto dopo la risurrezione. Avete sentito dei primi passi della chiesa, questa novità nella quale si sono trovati particolarmente gli apostoli. Non avevano mai pensato di dover portare avanti la missione dì nostro Signore Gesù Cristo e si trovano ad affrontare l’ostilità dei giudei e l’incredulità dei pagani. Ma la loro fiducia era ben riposta nella parola del Signore che aveva affermato “Io sarò con voi fino alla fine dei tempi” e “Vi manderò un altro Consolatore”, un Altro che vi starà alle spalle per suggerirvi tutto quello che il Padre vuole rivelare al mondo e che ora non potete comprendere.
Allora, è giusto e doveroso da parte mia, dirvi una parola di speranza, non speranza quiescente, non speranza disimpegnata, ma speranza della fede, speranza che opera attraverso la carità.
Queste tre virtù sono sempre strettamente legate tra loro e generano la fiducia, la sicurezza che l’impresa che noi portiamo avanti con l’azione del nostro ministero non è nostra, ma è di Gesù Cristo e del suo Spirito. Neppure è nostra principalmente rispetto a tutti i membri della chiesa ma è di Gesù Cristo e del suo Spirito. Quello che importa è che noi, giorno per giorno, sappiamo scomparire perché emerga nostro Signore Gesù Cristo. Nel ministero della Parola, nel ministero della Grazia, nel ministero della carità è Gesù Cristo che deve emergere. Da parte nostra ci deve essere la preoccupazione di dire le parole di nostro Signore Gesù Cristo non le nostre parole.
Si fa questione di linguaggio. E’ una questione reale. Si fa questione di mediazione. Anche questa è una questione esistente, ma io vi dico davanti alla Madonna, confortatrice dei discepoli e degli apostoli, che questo linguaggio e queste mediazioni incominciano dalla nostra fedeltà a Gesù Cristo, dalla nostra comunione con Gesù Cristo, dal nostro saperci nascondere perché emerga Gesù Cristo, emerga la sua parola che è parola di salvezza.
Convinciamoci saggiamente, secondo la sapienza dello Spirito Santo che il cristianesimo è nel mondo per la salvezza dell’uomo in ordine alla vita eterna. Che la salvezza, in ordine alla vita eterna possa anche segnare la strada per la salvezza in questo mondo mi pare evidente, ma il fine principale, esplicito, insistente è quello della salvezza eterna.
Noi abbiamo bisogno di essere salvati da Gesù Cristo e Gesù Cristo ci ha dato tanti segni della sua volontà per salvarci. Ci ha dato il Battesimo e la Cresima come a tutti i nostri fratelli. L’Ordine sacro non è rivolto “fuori di noi”. L’Ordine sacro, prima di tutto deve operare in noi la salvezza che si è proposta il Padre per mezzo di Gesù Cristo nella potenza dello Spirito Santo. Cerchiamo di scomparire, cerchiamo di lasciare emergere i sentimenti dello Spirito e non i nostri sentimenti. Lo Spirito è dato perché ci difenda, ci conforti, ci sostenga, ci illumini e ci dia il grande dono della carità: dell’amore vicendevole. Non spendo parole per raccomandarvi l’amore vicendevole. Ha ancora da crescere e noi dobbiamo essere nella disposizione di costruire l’unità nella carità.
Poi dobbiamo rivolgerci ai nostri compiti preliminari rispetto alla nostra persona e al popolo di Dio che ha bisogno di essere catechizzato e sostenuto. Mi rifaccio principalmente – lasciate che ve lo dica esplicitamente con chiarezza- alla nostra vita spirituale. Noi abbiamo bisogno di usare i mezzi che nella chiesa si sono sempre dimostrati insostituibili per sostenere una vera vita spirituale. Mi riferisco al sacramento della riconciliazione che non solo dobbiamo proporre ai nostri fratelli con più insistenza, ma che noi stessi dobbiamo praticare con più fedeltà.
Il sacramento della riconciliazione non è dato solo per la remissione del peccato.
Il sacramento della riconciliazione è dato per una grazia che va nel senso opposto del peccato.
Il sacramento della riconciliazione è un atto di giudizio sulla nostra coscienza, sulla nostra situazione spirituale.
Chi è ministro di questa riconciliazione è anche ministro di quella grazia che ci guida secondo le esigenze del Vangelo e non secondo le nostre esigenze. Parlo di confessione frequente fra noi. Parlo di direzione spirituale per noi. Va bene che vi incontriate. Ho sempre considerato i vostri incontri un fatto positivo. Va bene che coltiviate le amicizie e ne sono contento, ma è anche necessario che ognuno non si faccia sempre giudicare dal gruppo. Una revisione di vita avviene a “tu per tu” con la chiesa santa di Dio personificata, come è personificato nostro Signore Gesù Cristo nel momento sacramentale. E’ nel momento sacramentale che fluisce una grazia di illuminazione e di sostegno per una vita cristiana più autentica, più evangelica.
In mezzo ai gruppi delle vostre comunità e in mezzo a “resto fedele” che dà prova di seguirvi siate maestri di vita spirituale. Ve lo ho già detto tante volte e ve lo ripeto, guardate che nella chiesa, oggi, si rende sempre più evidente che, là dove esiste un’autentica direzione spirituale fiorisce la vita cristiana profonda e autentica e perfino germogliano le vocazioni all’impegno del ministero e della vita consacrata.
Cerchiamo di dare un giusto valore ai diversi impegni in cui siamo immersi per il nostro lavoro apostolico. Ci sono dei principi, delle fondamenta che nessuno può togliere. Questa base evidentemente è Gesù Cristo. Gesù Cristo toglie i peccati dal mondo. Gesù Cristo dice “Amatevi come lo vi ho amato”.
Come possiamo togliere il peccato dalla nostra persona e dalle persone che si accostano al nostro ministero?
Come possiamo crescere nella carità vincendo tutti i nostri egoismi?
Come possiamo proporre una carità vera ai nostri fedeli al di sopra di tutti gli egoismi nel mondo in cui viviamo?
Questo mezzo della direzione spirituale vi raccomanderò sempre con tutto il cuore, con tutta l’insistenza di cui sarò capace.
Avendo accennato alla vocazione e alla consacrazione per il ministero, permettete che vi faccia presente la situazione del nostro seminario perché le vocazioni sono poche. Cercate di capirmi bene. In mezzo al popolo di Dio e soprattutto nell’ambito del “resto fedele” ci sono delle vocazioni che dobbiamo cercare di fare emergere, che dobbiamo chiarificare e sostenere non perché le religiose o i seminaristi sono pochi, ma perché ci sono dei tesori di grazia in mezzo al popolo santo di Dio e noi abbiamo la responsabilità di questi tesori e di queste grazie.
Facciamocene carico. Dedichiamo a questi tesori il meglio del nostro tempo, delle nostre energie, della nostra fede – ecco un’espressione che rischia di essere fraintesa – non in attività ricreative o sociologiche, ma – a fare crescere nel senso del Vangelo il nostro popolo di Dio, – a discernere con il dono dello Spirito Santo le grazie e i doni di cui tutti i membri del popolo di Dio sono dotati, – per farli emergere ed eventualmente entrare come membra attive nella missione apostolica del vangelo.
Ricordate cosa diceva il concilio? Noi siamo pastori che sappiamo chiaramente che non siamo ordinati per portare avanti da soli la missione di nostro Signore Gesù Cristo e sappiamo chiaramente che ci deve essere la presenza, la corresponsabilità, la partecipazione di tutti i membri della chiesa, incominciando dal momento forte della eucaristia a tutti i momenti, in particolare quello della catechesi, quello dell’azione caritativa – che non sia soltanto assistenza ed elemosina!- come azione per fare fruttificare il dono dello Spirito Santo che è diffuso nei nostri cuori.
Troverete una busta con due opuscoli, uno sulle vocazioni e avete capito cosa intendo ed un altro più singolare. Non credo che tutti siano a conoscenza di un fatto positivo della vita della nostra chiesa mantovana. Si è scoperto quasi per caso l’esistenza di alcuni scritti del sacerdote, don Angelo Bertani, parroco di Volta Mantovana. E si è scoperta una miniera di sapienza cristiana, di antiveggenza cristiana, di zelo apostolico attuato quasi sulle linee del Concilio in antecedenza di tanti decenni.
Questi scritti sono raccolti nei quaderni che saranno distribuiti. Poi, eventualmente, senza fretta e senza presunzione, questo materiale verrà offerto alla Santa Sede perché dia un suo giudizio sulla eventualità di un processo canonico. Sarebbe bello e ricco di significato per la nostra chiesa mantovana che un presbitero, un parroco, salisse alla gloria dei beati.
Indubbiamente dopo che avrò finito di parlare mi verranno in mente altre cose, ma questo soprattutto mi premeva di dirvi: -una parola di fiducia, di incoraggiamento, -una parola che si fonda sulla potenza che Dio ha dispiegato, per mezzo dello Spirito, per far risorgere dalla morte nostro Signore Gesù Cristo. -Questa forza è consegnata alla Chiesa. -Questa forza è consegnata alle nostre mani. -In questa forza noi dobbiamo avere fiducia e poggiare le nostre speranze.
Abbiamo letto più volte nel tempo pasquale: “La pace sia con voi” “Non si turbi il vostro cuore”, “Credete io sono con voi”. Noi diremmo: coraggio, non perdetevi d’animo perché abbiamo un avvocato nell’intimo della nostra persona e nell’intimo profondo del nostro ministero. Guardate che è pericoloso fare una analisi soltanto sociologica della situazione in cui ci troviamo. E’ una situazione che risponde veramente ad un “piccolo resto” fedele. Gli altri sono nella ignoranza. Gli altri sono strumentalizzati soprattutto dalla potenza dei mezzi di comunicazione. Queste sono le potenze da evangelizzare. Noi non ci possiamo mettere in concorrenza con queste potenze. La nostra forza non è da quella parte. La nostra forza è dalla parte del Signore. Noi ci dobbiamo affidare a lui.
Maria che ci ha chiamato a stare insieme questi pochi istanti con me davanti al suo sguardo, illumini i nostri cuori con la sapienza del cuore perché possiamo trovare la via giusta per la santificazione della nostra persona e poi portare un messaggio
di gioia, di liberazione, di santità in messo al nostri fedeli.
OM 688 Grazie 81
Con i Sacerdoti al santuario delle Grazie nel mese di Maggio, come tutti gli anni.