incontro con i sacerdoti
Loano 15 – 19 Febbraio 1971
Siamo talmente solidali che se Gesù Cristo, uomo e figlio di Dio, partecipa alla vita di Dio, anche tutti gli uomini partecipano alla vita di Dio e sono figli di Dio
Questa mattina abbiamo cercato di mettere in evidenza la situazione del cristiano nei confronti di Dio: Dio è nostro Padre e noi siamo suoi figli.
In questi giorni deve avvenire un incontro del tutto particolare, carico di grazia, perché l’incontro sia vero, si approfondisca e quindi avvenga la nostra conversione.
Dio ci mostra la sua faccia, Dio è convertito verso di noi; siamo noi che abbiamo bisogno di convertirci verso di Lui, ma di convertirci come figli.
E allora abbiamo cercato di dire qualcosa della natura, del movimento, del dinamismo, dell’impegno della nostra persona di figli nel Figlio e quindi dei nostri rapporti con i fratelli, che debbono essere rapporti di comunione a una stessa vita, di comunione agli stessi beni.
Questo fatto nuovo, questa situazione nuova porta con sè una dimensione della vita personale che è essenziale. Se la persona è relazione, se la persona è capacità di relazione, se la persona è attuazione di rapporti ne viene che la persona non è una monade che si muove per suo conto, che esiste per conto suo, che è “campata” nell’universo per suo conto, ma ha dei legami con tutto ciò che esiste, a cominciare da Dio per terminare a tutte le creature.
Abbiamo già detto come l’insegnamento del Concilio si incentri sul tema della chiesa e noi, mi pare in un certo qual senso, non abbiamo fatto niente altro che mettere le premesse per intendere la vita e il mistero della Chiesa. Dice la Lumen Gentium al n.1: “La Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio (relatio ad Deum) e dell’unità di tutto il genere umano (relatio ad homines). La Chiesa è il popolo adunato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo”.
“Sempre la Lumen Gentium al n.9: fa un’affermazione molto decisiva in ordine ad un rinnovamento della nostra mentalità, della nostra vita spirituale e del nostro ministero: “In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la giustizia. Tuttavia (c’è un tuttavia che sconvolge) Dio non volle santificare e salvare gli uomini individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse”. Dio non ha concepito per noi una salvezza individuale. Dio non ci salva come individui senza alcun legame tra di noi. Dio ci salva come persone che sono legate, che sono vincolate, per essere se stesse con tutti gli altri e con tutte le cose.
Ricordiamo l’ insegnamento della Scrittura: Dio costituisce l’uomo signore di tutte le cose, “dominus” di tutte le cose perché trasformi le cose e le faccia progredire con tutti gli esseri creati. Questo è estremamente importante perché questo è il piano di Dio, questa è la volontà di Dio. Noi diciamo che non si dà salvezza al di fuori della Chiesa. Non si dà salvezza al di fuori del piano di Dio, al di fuori del progetto di Dio, al di fuori della volontà di Dio: “Dio volle salvare e santificare gli uomini non individualmente, senza nessun legame tra loro, ma volle di tutti gli uomini costruire un solo popolo, volle costituire degli uomini la sua chiesa, volle costituire degli uomini il suo regno, di cui la chiesa è una manifestazione, un segno, uno strumento, un luogo, un tempo della edificazione del Regno di Dio.
Egli che vuole essere un Padre in mezzo ai suoi figli, questa non è dottrina e non è una teoria del Concilio, come ormai siete abituati a sentire. Questa affermazione è un fatto, è storia, è la storia dell’Antico Testamento, è la storia dell’Incarnazione, è la missione del Figlio di Dio fatto uomo, è la missione dello Spirito Santo.
Dio che cosa ha fatto nell’antico Testamento? Ha liberato i figli di Israele dalla schiavitù di Egitto per riportarli nella terra promessa ai loro padri, ma prima di introdurli nella terra promessa li costituisce “popolo”, li costituisce “suo popolo”, perché sia un popolo che lo riconosca in mezzo a tutte le nazioni, perché lo adori in mezzo a tutte le nazioni, per poter essere il Dio di questo suo popolo. La vicenda o le vicende di tutta la storia dell’Antico Testamento, in certo qual senso, è una vicenda anonima che si rivolge proprio di proposito, più al popolo che agli individui.
Sì, attraverso la predicazione dei profeti Iddio forma anche la coscienza della responsabilità personale e quindi fa nascere la coscienza del valore di ogni persona, ma le grandi vicende della storia di Israele sono le vicende del “popolo” d’Israele. Quando il popolo è infedele e subisce i castighi di Dio, viene distrutto come popolo. Da questo popolo disperso, da questo popolo che non è più un popolo, Dio raccoglie sempre un resto, un piccolo gruppo sul quale edifica nuovamente il suo popolo. Al colmo della pazienza Iddio non si scoraggia, anzi fa intravedere un popolo nuovo, perché a questo popolo “darà il suo Spirito” , a questo popolo darà un cuore di carne al posto di un cuore di pietra e tutti i figli e le figlie di questo popolo profeteranno (Gioele)
Non c’è dubbio che l’Antico Testamento non abbia questo senso.
Il Figlio di Dio fatto uomo è costituito Primogenito di tutto il creato. Noi lo sappiamo dall’Antico Testamento, ma particolarmente dalla riflessione che gli Apostoli, in modo particolare Paolo e Giovanni, fanno di Cristo Colui nel quale il Padre volle ricapitolare tutto ciò che è in cielo sulla terra e anche sotto terra. Tutto ha ricapitolato in Cristo. – La lettera ai Colossesi, il primato di Cristo in tutta la creazione- .
La dottrina di Paolo del Corpo di Cristo che è la Chiesa, dove ogni membro ha la sua funzione, ma le membra pur essendo molte formano un solo corpo. Noi che siamo animati da uno stesso spirito, formiamo un unico corpo.
E qual è la missione di nostro Signore Gesù Cristo, l’opera che egli svolge durante il periodo della così detta vita pubblica? Annuncia la buona novella, il Regno di Dio in mezzo a noi e sappiamo il significato di Regno di Dio.
Gli uomini sono figli di Dio.
Dio è Padre.
Convertitevi, ritornate al vostro Padre!
Poi, nel modo più costante e intenzionale, Gesù prepara coloro che continueranno l’opera sua, l’opera che il Padre ha dato a lui da compiere.
Egli compirà l’opera del Padre nel momento in cui sarà innalzato sulla croce e attirerà tutto a se stesso.
Gli apostoli hanno questo compito di convocare il popolo di Dio, di unificare il popolo lo dí Dio, di fondare la chiesa, di edificare la Chiesa, di fare dilatare la Chiesa.
Ricordiamo la parabola di Gesù del Buon Pastore che ha la preoccupazione di fare un solo ovile. Noi diamo un senso molto moralista alla cosiddetta pecorella smarrita. Dobbiamo dare un senso ecclesiale, il senso che ha nel pensiero di Dio e cioè che tutti siano una cosa sola. Non ha detto che le 99 che stavano nell’ovile erano tutte degli agnellini, delle pecorelle dal pelo liscio e dalle corna non di gomma piuma, ma erano quello che erano e stanno insieme, l’altra invece se n’è andata, non era più nell’ovile.
La preghiera di Gesù, il senso della cosiddetta preghiera sacerdotale, potrà avere anche questo significato, la si potrà chiamare anche preghiera sacerdotale, lo si dovrà dire nel senso che Gesù pronunciato questa preghiera nel momento dell’esercizio del suo sacerdozio, ma non che è una preghiera per i sacerdoti. E’ anche una preghiera per i suoi discepoli, ma per la sua chiesa. Quante volte ritorna l’aspirazione, l’invocazione “ut unum sint”! Costituire una unità tra di noi, come esiste una unità tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo! Anche se l’evangelista non nomina lo Spirito Santo, lo nomina nel contesto dove la sua missione ha questo compito di unificare. “Ut unum sint”, ut mundus credat”.
Dov’è la credibilità della chiesa? Oggi si parla tanto della Chiesa credibile. E’ giusto. La Chiesa è credibile se è – sarà – umile, mite, come il suo fondatore e salvatore, povera come Colui che l’ ha istituita, ma deve essere Chiesa e per essere Chiesa deve essere costituita da gente che si vuole bene. Qui è il punto della credibilità della Chiesa. Si potrebbe fare l’ipotesi che tutti gli abitanti del mondo abbiano la “mercedes” e la villa al mare e ai monti, ma se non si vogliono bene tra di loro non costituiscono chiesa. Cioè, non esiste più il problema della povertà inteso in senso sociale ed economico, ma esiste sempre il problema dell’unita di coloro che, essendo discepoli di nostro Signore Gesù Cristo adempiano il precetto di Gesù Cristo.
Giovanni vecchio cadente, come racconta san Girolamo, portato nelle assemblee, ripeteva: filioli mei, diligite alterutrum”.
– Non hai nient’altro da dire vecchio rimbambito che non sai quello che dici e ripeti sempre le stesse cose che sappiamo già?
– Ma questo ve lo dico e ripeto perché è il precetto del Signore, il mandato nuovo, il segno attraverso il quale gli altri ci riconosceranno “In hoc cognoscent omnes quia discipuli mei estis”, se vi amerete gli uni gli altri come io vi ho amato”.
Qui non vale né la filosofia né la teologia, qui valgono i fatti e i fatti sono questi.
La missione dello Spirito santo ha il suo inizio ufficiale, diciamo così, il giorno di pentecoste. E che cosa opera lo Spirito santo? Prima di tutto opera una trasformazione profonda in mezzo agli Apostoli , che finalmente sono capaci di stare insieme tra di loro. Egli vuole che stiano insieme tra di loro per arrivare a far di loro un solo corpo, il corpo apostolico, che è segno e strumento dell’unità di tutta la chiesa.
E allora leggiamo le prime pagine degli Atti degli Apostoli, dove la Chiesa muove i suoi primi passi e si caratterizza da questo fatto: attraverso l’ascolto della parola di Dio, l’insegnamento degli Apostoli e la frequenza alla celebrazione eucaristica sono un cuore solo e un’anima sola: “unanimes unanimiter, cor unum et anima una”. Ecco qui la Chiesa, la chiesa definita nella sua natura, nella sua vita e nella sua struttura come comunione, che trova il suo modello e la sua sorgente nella comunione tra il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo.
Qui prende luce l’affermazione della Genesi: Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” Che quelle parole abbiano questo significato esegeticamente io non lo so; ma che siano vere è indubitato.
L’ uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, in quanto come il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo costituiscono un Dio solo, così tutti gli uomini attingendo alla vita di Dio, debbono essere un cuore solo ed un’anima sola, modellandosi sulla vita di Dio. Quindi si spiega molto facilmente ed è molto chiaro il primato della carità.
Il primato della carità è proprio intrinseco alla vita della Chiesa e diventa intrinseco alla vita spirituale: volersi bene! Cosicché la vita cristiana è una vita di comunione con Dio, non semplicemente di unione con Dio. E’ giusto anche dire unione con Dio, ma con Dio Padre, Figlio e Spirito santo, che comunicano ad una stessa natura, ad un’unica vita, e allora è piuttosto una comunione quella col Padre per mezzo del Figlio nello spirito Santo. E’ comunione ad un’unica vita, è partecipare ad una unica natura, è lasciarci coinvolgere in quella determinata esistenza che è comunione di cui lo Spirito santo è -in un certo qual senso- l’anima.
Noi balbettiamo quando parliamo delle cose di Dio. Noi diciamo delle cose anche improprie, inesatte, per intenderci.
Lo Spirito Santo è l’amore che il Padre porta al Figlio, è l’amore che il Figlio porta al Padre, che è sussistente. -Abbiamo coniato questa parola, va bene, è buona.- Comunione con Dio: è molto diverso da un rapporto quasi giuridico di dipendenza, rapporto tra il trascendente e il contingente. Possiamo dire: Iddio ha superato storicamente queste categorie, le ha travalicate.
Quante difficoltà hanno opposto al cammino dello svolgimento del Concilio questi modi di concepire: il non ammettere un principio che potrebbe sembrare lapalissiano, naturalissimo, che Dio trascende anche le leggi dell’essere, non per distruggerle, ma per elevarle -in certo qual senso- al suo livello, dove tutto è ineffabile.
La vita spirituale del cristiano è una viva di comunione con i fratelli.
Noi siamo stati educati ad una vita spirituale individualistica: unione con Dio, preghiera, penitenza, fede, speranza, carità fino a un certo punto e poi, l’ubbidienza, la castità, la povertà, la pazienza -e andate dicendo- , ma tutte concepite individualisticamente, ognuno per conto proprio. Perfino gli atti più ecclesiali, come potrebbe essere la ricezione dei sacramenti.
Il Battesimo dato perché, – non muoia prima- così lo facciamo subito cristiano. Non entriamo in queste discussioni.
La comunione: io mi sono fatto la mia comunione. Se tu hai fatto la tua comunione, tu non hai fatto la comunione, perché non comunichi. Ma comunico con Gesù Cristo…! Ma con quale Gesù Cristo? Gesù Cristo è costituito, è costituzionalmente capo del suo corpo: non lo si separa, non lo si può separare. C’è una certa unione ipostatica che riguarda individualmente l’umanità che egli ha assunto, ma altrettanto realisticamente tutta l’umanità.
Per la teologia orientale questo punto di dottrina è corrente: tutto è santificato dal fatto dell’Incarnazione, perché siamo talmente tutti solidali che, se un uomo che è Cristo, è Figlio di Dio, e partecipa alla vita di Dio,
anche tutti gli uomini partecipano alla vita di Dio e sono figli di Dio.
Non che gli orientali facciano confusione tra l’unione ipostatica, unica singolare dell’umanità fisica di nostro Signore Gesù Cristo e quest’ultima.
Comunque siamo tutti destinati dal Padre ad essere membra del corpo di Cristo. Non si comunica a Cristo, senza comunicare con le membra di Cristo: “unum corpus efficimur”. –Innestati in Cristo Gesù nel Battesimo, –più profondamente radicati nel cristo nella Cresima, –rivivificati attraverso l’azione dello Spirito nell’unico cibo, nell’unico alimento che è l’Eucaristia, –costituiti in uno stato di vita, in cui la materia del sacramento è l’amore tra gli sposi nel Matrimonio, –inseriti nella preghiera di tutta la Chiesa e nella speranza della Chiesa, che è già certezza per i beati, col sacramento dell’Unzione degli infermi, noi attraverso tutta l’azione sacramentale, per un’azione sacramentale siamo costituiti una cosa sola. Ecco com’è l’essere cristiano.
Se questo è l’essere nostro, il nostro operare deve essere giudicato secondo questa misura: la nostra unità, l’unità fra di noi.
Che cos’è questa storia della collegialità dei vescovi, dell’unita del presbiterio intorno al vescovo, della comunità cristiana? Non è una cosa da nulla. E’ una storia, è qualcosa che storicamente vuole Dio. Pensate: leggiamo nei documenti del Concilio: “Uno è costituito vescovo per la consacrazione episcopale e la comunione con il corpo episcopale” Due sono gli elementi: consacrazione episcopale e comunione con il corpo episcopale. Mancasse uno di questi elementi, uno,non è costituito vescovo. Guardate che con molta analogia si può dire del presbitero, perché siamo sempre nello stesso ordine di cose.
Il prete per proprio conto!
Il prete che fa il prete, il santo prete, che si alza al mattino alle 5, alle 4,30, e fa un’ora di meditazione e poi mangia solo le patate, e fa penitenza, e osserva tutte le virtù insegnate da nostro Signore Gesù Cristo e da Santa Teresa del bambino Gesù, ma poi ignora gli altri,… non fa niente con gli altri, decide per proprio conto, magari è anche ubbidiente al vescovo e gli bacia l’anello, e gli fa la triplice genuflessione, e usa tutti i titoli di questo mondo (non quelli che il professore dava a me quando mi chiamava a recitare la lezione), per il vescovo, e poi mette in pratica il principio della imitazione di Cristo: tutte le volte che sono stato in mezzo agli uomini (o ai preti) ne sono uscito meno uomo… Una bella bestialità! …No, no. Leggete pure l’Imitazione di Cristo. Ci sono delle cose da imparare, però rispecchia una certa mentalità.
Quale influsso ha avuto nella nostra formazione e nel nostro ministero questa immagine di prete!
Noi abbiamo parlato in termini di salvezza delle anime, abbiamo contato le anime, salvato le anime e non c’è neppure passato per l’anticamera del cervello di costituire la Chiesa.
Oggi i giovani per lo meno parlano di comunità. Qualche volta non intendono gran che bene le cose, ma sono più vicini alla verità di quanto non lo pensiamo. Pensate: nella nostra formazione che posto ha avuto l’amicizia? Almeno ai miei tempi l’unica preoccupazione che si aveva a riguardo dell’amicizia era che non ci fossero le amicizie particolari. Se due andavano d’accordo, cominciava il prefetto a denunciare al vice-rettore, il vice-rettore denunciava al rettore. Erano cambiati di posto, poi cominciava la separazione più o meno legale. E allora, adesso, si capisce quanto sia difficile fare andare d’accordo i preti.
Per me il problema pastorale più difficile, più difficoltoso per un vescovo è quello di costituire l’unità in mezzo al presbiterio. Che discepoli di Gesù Cristo siamo se non ci vogliamo bene tra noi? Guardate – penso di non esagerare anche se forse insisto troppo- che siamo lontani dal Vangelo che esige la comunione con tutti gli uomini.
Il campanile… il campanilismo…i confini. Io credo che nel diritto canonico il capitolo più tormentato sia quello dei diritti di “stola” specialmente nera a riguardo della limitazione dei confini territoriali nelle parrocchie. Così,almeno nel passato, adesso ci possiamo ridere sopra, però…!
Comunione con tutto il creato.
Direte: ma che pallino è? Guardate: io mi permetto di dirlo una volta,spero per sempre. Magari ci torno ancora sopra. Abbiate pazienza una volta tanto e tutte le altre volte che sarà necessario. Insomma, questo benedetto creato è opera di Dio, entra nella comunione della sapienza, della potenza, della ricchezza straordinaria di Dio che lo ha realizzato, entra nell’ amore di Dio che l’ha concepito così bello e così buono, entra nella vita di Dio. Perché allora non deve entrare nella nostra vita? Deve entrare nella nostra vita, perché è nella vita di Dio.
Ma poi ci sono anche dei motivi particolari, dei motivi contingenti, se volete, storici. Oggi l’uomo attraverso la scienza e i mezzi tecnici, diventa sempre più padrone dell’universo. Se questo universo non è concepito nel movimento di comunione con Dio, l’uomo che si immerge nell’universo si allontana da Dio. Invece di trovare una strada che lo conduce a Dio, trova un muro che gli impedisce di vedere Dio. Sì, lasciamo stare la demitizzazione, la dissacrazione, la secolarizzazione, ma la creazione è opera delle mani di Dio e l’uomo non fa nulla, fa delle cose stupende, ma non le crea lui, le scopre perchè ci sono già. E guardate che è un motivo importante, perché la gente comune e anche lo scienziato che non ha un atteggiamento religioso, ritengono che la scienza serva per andare lontano da Dio, mentre invece dovrebbe servire ad avvicinarci a Dio.
C’è un altro elemento: gli uomini con la cosiddetta civiltà (è una cosiddetta civiltà) sono allontanati, cioè sono impediti di comunicare con la creazione; non comunicano più con le opere delle mani di Dio, ma con le opere delle mani dell’uomo: il televisore, la lavatrice, l’aspirapolvere, la macchina, ecc. la città, i rumori. Meno male che un certo bisogno quasi fisico nasce di uscire, ma la gente che viene in spiaggia (parlo della spiaggia adriatica) che mare vede con tutto quel marasma? Vanno in montagna… Ma sì, dovremo anticipare la messa al sabato perché ascoltino almeno una volta alla settimana la santa messa. Cerchiamo di non essere formalisti, feticisti in queste cose, perché hanno bisogno di andare in montagna. Va bene, vadano in montagna piuttosto che fermarsi in città e andare nei bar.
Comunque bambini che crescono senza sapere che cosa sia un albero, che cosa sia un animale, sono creature private di elementi essenziali per la loro costituzione non tanto fisica, perché la carne la mangiano ugualmente, quanto psichica, che viene attraverso il rapporto col canto degli uccelli, e con il guizzo dei pesci, col colore dei fiori e con tutti gli spettacoli della natura.
Allora noi siamo chiamati ad edificare la Chiesa, e attraverso l’edificazione della Chiesa salvare gli uomini: “Dio volle salvare e santificare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse” (LG9)
Teniamo presenti le leggi della crescita della Chiesa, cioè della comunione nella Chiesa. E qui vorrei dire tante cose ma non le dico. Se mi verranno in mente le dirò.
Ci riempiamo la bocca di “popolo di Dio”, di “comunità ecclesiale” eccetera, ma c’è una certa legge per la crescita del popolo di Dio, per l’edificazione e la dilatazione della Chiesa, che Gesù ha espresso per mezzo delle parabole: il granello di senape piccolo piccolo, diventa un grande albero… ma da piccolo! La parabola del lievito: alla massa, il “popolo di Dio”… occorre il lievito!
Ecco perché chiedevo ad alcuni – qui ci sono due assistenti di gioventù femminile di AC. – se credono all’A.C. come lievito.
Tutta questa crescita si compie attraverso il mistero della croce.
OM 346 Loano 71