incontro con i sacerdoti
Loano 15 – 19 Febbraio 1971
sacramentalità della persona
La lettura del prologo di San Giovanni non solo ci introduce nel senso che deve avere questa giornata, ma ci svela il nostro rapporto tra il Figlio di Dio fatto uomo e noi uomini fatti figli di Dio, attraverso un evento analogo a quello per cui il Figlio di Dio si è fatto uomo.
Ieri abbiamo parlato della parola di Dio e la pienezza della parola di Dio, l’abbiamo visto e sentito stamattina, è il Verbo che risplende in mezzo a noi nel mistero dell’Incarnazione.
La Parola di Dio raggiunge la sua pienezza di manifestazione a noi uomini, raggiunge la forza della proposta che Dio fa agli uomini e raggiunge il compimento del disegno della volontà di Dio in Cristo nel mistero dell’incarnazione in noi, attraverso l’azione dei sacramenti.
Oggi ci soffermeremo su questo aspetto della nostra fede. Questo aspetto della vita cristiana è un primo punto intorno al quale noi fermeremo la nostra attenzione, guidati sempre da una parte dalla Parola di Dio scritta e interpretata dalla Chiesa, dall’altra mettendoci sotto l’azione dello Spirito, perché ci illumini e ci introduca nella verità di quanto stiamo per meditare.
Il mistero dell’incarnazione definisce radicalmente il senso di sacramento, cioè di una realtà sensibile, visibile, sperimentabile, nella quale è nascosta un’altra realtà invisibile, soprannaturale, divina, presente, operante. Questo si verifica in modo mirabile, in modo ineffabile in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Quante lotte nella Chiesa e in tutti i tempi della Chiesa (possiamo dire che se non sono lotte scoperte, sono lotte attuali anche oggi) per affermare la verità di Cristo uomo-Dio, questo uomo è il Figlio di Dio! San Giovanni inizia il suo Vangelo con la solennità, la grandiosità del prologo. Nella sua prima lettera dice: -noi l’abbiamo visto, l’abbiamo udito, le nostre mani l’ hanno toccato, noi abbiamo mangiato con lui.
Più visibile, più sensibile, più sperimentabile, più concreto, più reale di così non poteva essere. Dice al discepolo incredulo: -metti la tua mano sul costato aperto, metti il tuo dito nella piaga aperta e non essere incredulo, ma fedele, sii sicuro, non ti trovi davanti ad un fantasma. Quest’uomo è il Figlio di Dio, è il Verbo, è Colui per mezzo del quale è stato fatto tutto ciò che esiste e senza del quale niente può esistere. Quest’uomo è’ la parola di Dio, è l’espressione infinita, perfetta, completa di ciò che è Dio, è la figura della sua sostanza, è lo splendore della sua gloria, è Dio.
Questa realtà nuova di un uomo che è veramente Dio, è la realtà che si introduce nell’universo, nell’ambito del cosmo, nella storia, in un momento determinato del tempo, in un punto preciso dello spazio, in un luogo. Ecco in che senso il mistero dell’incarnazione è sacramento, è realtà misteriosa, sensibile, carica di divino, destinata a nascondere il divino e nello stesso tempo a manifestarlo. Questo evento che ha tutta una preparazione dai tempi dell’eternità e dai primordi della storia è ormai consegnato alla storia e segnerà con la propria presenza decisiva tutta la storia. Gesù, prima di ritornare al Padre, tranquillizza e conforta i suoi discepoli dicendo: “Io sarò con voi fino alla fine dei secoli”
La presenza di Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo è garantita per tutti i tempi in mezzo ai suoi, nella sua chiesa. E’ per questo che la chiesa diventa, a sua volta, sacramento di Cristo, che si mette sulla linea del mistero dell’incarnazione per essere strumento e segno della presenza di Gesù e della sua azione redentrice. La Chiesa è sacramento reale. E’ sacramento perché è una realtà umana e divina, presente nel tempo e destinata all’eternità: spirituale e materiale, possiamo dire.
Per una descrizione esatta io vi rimando al 1° e al 2° numero della Sacrosanctum Concilium, dove si parla appunto della natura della Chiesa in questo senso. Ma la Chiesa non è un’astrazione. Adesso, a passo a passo, un po’ stentatamente, ci avviciniamo a quello su cui dobbiamo incentrare tutta la nostra attenzione. La Chiesa non è qualcosa di astratto, la chiesa non è legata alle strutture perché le strutture in astratto non esistono, non è legata neppure ai segni perché i segni debbono essere espressi. La chiesa in concreto è fatta dalle persone che credono in nostro Signore Gesù Cristo, che sono nati da Dio attraverso l’acqua e lo Spirito Santo.
Uno che non nasce dall’acqua e dallo Spirito Santo, non può entrare nel Regno. La difficoltà di Nicodemo è questa: come è possibile che uno possa rinascere quando è vecchio? Può egli forse rientrare nel seno materno e rinascere? ” Ciò che non è possibile agli uomini, è possibile a Dio e Dio ha compiuto questa cosa impossibile di farci nascere nuovamente e noi, allora: convocati da Dio, uniti per mezzo di Cristo, unificati dall’azione dello Spirito Santo, costituiamo il sacramento della continuità di Cristo in mezzo a noi, della continuità della sua azione salvifica in mezzo a noi. E, a noi presi personalmente!
Vedete come la Chiesa è stata definita dal Concilio attraverso le varie immagini. Il Concilio per definire la chiesa proprio come sacramento, cioè come mistero, come qualche cosa che si vede ma che ha la sua parte migliore nella profondità di se stessa, usa l’immagine del Corpo di Cristo, l’immagine del tempio santo dello Spirito, l’immagine di popolo di Dio, eccetera. Sono tutte immagini che rimandano ad una realtà sensibile, portatrice di una realtà invisibile, divina.
Il popolo di Dio è adunato nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono all’esterno di questo popolo, non sono elementi estrinseci a questo popolo. Il popolo di Dio è chiesa perché i suoi membri ubbidiscono: all’attrazione del Padre, all’azione del Figlio che innalzato sulla croce attira tutto a se stesso, all’azione dello Spirito Santo, che diffonde la carità che è vincolo perfetto.
Questo è la Chiesa con i suoi compiti, con la sua missione legata ai diversi membri del Corpo di Cristo, ciascuno dei quali deve appunto esplicare la sua funzione in questo organismo vivente, ripeto, visibile, ma divino. Allora siamo noi personalmente impegnati.
Allora, voi capite che siamo ognuno di noi, personalmente, che ha una costituzione sacramentale. Noi siamo noi, ma non siamo più semplicemente noi: “vivo ego ima non ego; vivit vero in me Chistus”. Ciò che ci costituisce così, sono appunto i sacramenti.
Il nostro essere nuovo composto di umano e di divino di per sé inseparabili (non al modo dell’unione ipostatica si capisce!) deriva dai sacramenti, deriva dall’azione sacramentale. Quindi, il nostro essere, la nostra natura trasformata ontologicamente per una partecipazione ad un’altra natura, che è la natura di Dio, possiamo dire che è sacramento e deriva dal sacramento Quindi la mia persona, che non ha più semplicemente dei vincoli naturali con Dio e con gli uomini, ma che ha dei vincoli nuovi, divini, per cui io sono diventato Figlio del Padre e fratello degli uomini, per una realtà nuova, per un modo di esistenza nuovo che mi viene da Dio, possiamo dire che è sacramento e deriva dal sacramento.
Guardate: quando si entra nel mistero non c’è più contraddizione nei termini e nei fatti. Noi siamo sacramento e deriviamo dal sacramento, quindi la nostra realtà personale ha una costituzione sacramentale, il nostro essere è un essere sacramentale. Conseguentemente poi il nostro agire è un agire che deriva da questo fondamento del nostro essere. Conseguentemente la nostra condotta è definita dai sacramenti che ci costituiscono figli di Dio. Conseguentemente la nostra morale deriva dai sacramenti che ci costituiscono figli di Dio, e non di nome, ma, di fatto, realmente, concretamente, in tutta verità, in tutta pienezza.
Diamo uno sguardo rapido ai sacramenti costitutivi della nostra personalità
Battesimo.Per mezzo del battesimo noi entriamo nel mistero della morte di nostro Signore Gesù Cristo, perché sia distrutto l’uomo del peccato, perché si realizzi l’uomo nuovo della sua Risurrezione, l’uomo secondo Dio. Il Battesimo ci inserisce nel mistero di Cristo, nella totalità del mistero di Cristo, nella totalità del suo essere Figlio dell’Uomo e nella totalità del suo essere Figlio di Dio. Egli è il Figlio di Dio fatto uomo. Noi siamo i figli dell’uomo, fatti figli di Dio.
Direte: è dal primo giorno che diciamo queste cose! Le diremo fino all’ultima ora! Se deve avvenire una conversione come conseguenza di questi giorni di grazia, la conversione deve avvenire in questo senso e secondo il piano di Dio, secondo una costituzione divina, come ci costituisce Dio. Non insisto oltre sul battesimo.
La Cresima.
Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo nel mistero dell’incarnazione, all’inizio della sua vita pubblica, pur essendo stato concepito per opera dello Spirito Santo, riceve ufficialmente, – diciamo così – lo Spirito Santo: “lo Spirito Santo discende sopra di lui in forma di colomba”; e c’è una dichiarazione ufficiale: ” Ecco il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo” . Seguitelo!
Il cristiano nato dall’acqua e dallo Spirito Santo, costituito Figlio di Dio nel battesimo, è reso partecipe della missione pubblica di nostro Signore Gesù Cristo, che continua nella chiesa per mezzo del dono ufficiale dello Spirito Santo nella Cresima. Perfetti cristiani e soldati di Gesù Cristo! Una terminologia. Notate che siamo sempre nel mistero. Non possiamo distribuire come in caselle lo Spirito Santo del Battesimo, lo Spirito Santo nella Cresima. Non possiamo definire cosa fa prima, cosa fa dopo. Ci sono delle indicazioni nella esistenza terrena del Figlio di Dio fatto uomo. Ci sono delle indicazioni nella costituzione della Chiesa. Il cresimato partecipa alla missione di Cristo affidata alla Chiesa, è Figlio di Dio e membro del suo popolo che è un segno levato in mezzo alle genti per la salvezza di tutti, che è segno, strumento, sacramento, della salvezza di tutte le genti, di tutto il mondo.
L’eucaristia: Cogliamo il senso dell’eucaristia nella persona di Gesù Cristo, nel momento della sua istituzione e nei gesti della sua istituzione. Evidentemente l’eucaristia è il momento esplicito, forte della esercizio del sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo consumato sulla croce per procurare la gloria del Padre e la salvezza degli uomini. Evidentemente l’eucaristia è la più grande lode al Padre, perché in questo consiste la lode che Gesù Cristo poteva compiere per riconoscere Dio come Padre, dal momento che c’è di mezzo il peccato. Questa misura eccessiva e traboccante di amore riparatore, che si esprime con l’annientamento di se stesso, umiliato sino alla morte di croce, è un atto sacerdotale, è un atto di culto, è la massima glorificazione che il Padre riceve dal Figlio suo, che ha come risposta la glorificazione del sacerdote, di Gesù Cristo, nel mistero della sua Risurrezione.
Ma è questo che mi interessa di dire: partecipare all’eucaristia è diventare sacrificio di lode verso il Padre, è consumare la nostra risposta di figli prodighi che ritornano alla casa del Padre e apprezzano l’ineffabile dono di essere figli di questo Padre. Ecco come ci costituisce l’eucaristia. Ecco in che senso opera in noi l’eucaristia: opera in un senso sacerdotale. L’eucaristia mette in opera, consuma, esplica totalmente il nostro sacerdozio nel sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo, il quale celebra il sacrificio del nuovo testamento non per mezzo delle cose, ma nella propria persona e noi siamo chiamati all’altare non per offrire delle cose, ma per offrire noi stessi, per unirci a nostro Signore Gesù Cristo ed essere un’unica lode per il Padre.
Ecco un elemento costitutivo della nostra personalità di cristiani: essere “in laudem Dei”. La lettera agli Efesini – provate a leggerla, naturalmente qui non c’è tempo- vedrete come ad ogni affermazione di ciò che il Padre ha fatto per noi, torna il motivo: “a lode della sua grazia”, “a lode della sua gloria”, “a lode e gloria della sua grazia” Qui si adempie il piano di Dio: essere lode del Padre, dare lode al Padre, glorificare Dio Padre. Purtroppo non è una dimensione corrente della vita cristiana.
Si diceva essere l’uomo di una vita morale, essere moralmente a posto ecc. No, la dimensione cristiana è la totalità della nostra persona in tutta la sua estensione, in tutta la sua profondità. La dimensione cristiana è Dio nella unione più stretta operata dallo Spirito Santo con il Figlio di Dio, con Gesù Cristo, e noi siamo figli nel Figlio. Qui è lo scopo della nostra esistenza, questa è la dimensione della nostra vita di cristiani.
Noi l’abbiamo tradotta in altri termini, che adesso sono meno conformi al modo che concepire il piano di Dio. Si diceva: essere santi, essere perfetti. Naturalmente il santo glorifica Dio, la perfezione torna a lode di Dio, ma sembra qualche cosa di aggiunto, di estrinseco, mentre invece è costitutivo del nostro essere, è costitutivo della nostra persona. Ecco perché esiste una vocazione alla santità di ogni battezzato, che partecipa all’eucaristia, che ha un compito nella chiesa.
Questo momento altissimo, noi lo raggiungiamo in un modo ecclesiale, cioè corale, tutti insieme come ci vuole il Padre, che non può non volere tutti i figli insieme il momento in cui ci sediamo alla mensa, perché il “sacrificium laudis”, che è il suo Cristo, diventi elemento vivificante del nostro Spirito e della nostra carne, cioè di tutta la nostra persona. Sì: fare comunione, partecipare alla messa, però in questo senso, quindi secondo una dimensione orizzontale, se volete, ma che sale poi verticalmente verso il Padre.
Ho letto sull’immagine di uno degli ultimi vescovi che è stato consacrato: gloria Dei homo vivens”. Ecco l”homo vivens”: se noi ci realizziamo totalmente, secondo il disegno del Padre, diventiamo gloria di Dio. Chi è la gloria di un Padre? Colui che lo fa Padre: il Figlio. E quanto più il Figlio é Figlio in tutto il suo essere e in tutte le manifestazioni del suo comportamento, tanto più é glorificato il Padre.
OM 353 Loano 71